𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟸𝟸
❝𝑁𝑜𝑖 𝑐𝑖 𝑖𝑛𝑛𝑎𝑚𝑜𝑟𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑡𝑟𝑜𝑣𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑢𝑛𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑓𝑒𝑡𝑡𝑎, 𝑚𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑎𝑟𝑟𝑖𝑣𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑖𝑑𝑒𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑓𝑒𝑡𝑡𝑎 𝑢𝑛𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎 𝑖𝑚𝑝𝑒𝑟𝑓𝑒𝑡𝑡𝑎.❞
||𝑆𝑎𝑚 𝐾𝑒𝑒𝑛||
Prendersi un raffreddore, o peggio, la febbre, in quella parte dell'anno è sempre stato impensabile per Kayla.
Si ammalava raramente, e quando lo faceva era sempre durante il periodo invernale, non in prossimità dell'estate.
Le temperature ormai erano salite, tanto da portare alcune giornate calde, quindi non si spiegava proprio come fosse finita sul divano di casa, con una coperta ad avvolgerla e Kagami che le preparava qualcosa di caldo per farla stare meglio.
Il rosso pur di farla migliorare si occupava di tutto, praticamente lei non si era mai alzata per fare qualcosa di produttivo.
Odiava avere la febbre.
La cosa che le dava più fastidio era non potersi allenare con il resto della squadra, quel giorno nemmeno si sarebbe recata a lavorare.
Però doveva comunque andarci, visto che Akashi l'avrebbe aspettata per l'allenamento.
Si diede dell'idiota per non aver pensato di scambiare il numero di cellulare con lui.
Una parte di lei avrebbe voluto chiederglielo, ma l'altra la frenava, quel gesto poteva essere interpretato dal giovane come un ulteriore avvicinamento, argomento che il ragazzo toccava con delicatezza.
Non appena Kagami uscì di casa, per andare ad allenarsi, Kayla si alzò e piegò la coperta, riponendola poi sul divano.
Sapeva che l'amico le avrebbe fatto la ramanzina una volta tornata a casa, come lei aveva fatto quando il ragazzo si era allenato, andando contro ciò che il medico gli aveva consigliato, ma non poteva perdere in alcun modo l'incontro con Akashi.
Credeva di poter gestire un allenamento.
Quel pensiero però si rivelò essere errato. La sua prestazione fu compromessa dallo stato di malessere che si portava dietro, tanto che erano stati costretti a fermarsi.
Ci aveva provato, ma non era riuscita a nascondere il fatto che non stesse bene quel giorno.
Aveva tentato di combattere la stanchezza che la invadeva, la fiacchezza che sentiva nei muscoli delle braccia e delle gambe, ma era stato tutto inutile.
«Si può sapere cos'hai? Oggi non ti stai impegnando come si deve.» La rimproverò Akashi, osservandola.
Se doveva essere sincero aveva notato il suo non essere in forma, ma secondo lui se riusciva a giocare allora non c'era motivo di bloccarla.
«Non sto molto bene» rispose Kayla sedendosi a terra, sotto l'ombra di un albero.
Lì si stava decisamente meglio, non battendoci il sole era un pelo più fresco, cosa che l'aiutò a non avere altri giramenti di testa.
«Questo l'ho visto anche io.» Le disse Seijuro, non staccandole gli occhi di dosso e cercando di capire quanto effettivamente stesse male.
«Se stavi così allora perché sei venuta lo stesso? È molto meglio saltare l'allenamento piuttosto che farlo diventare una perdita di tempo.» Il suo tono si era fatto duro e tagliente.
Quando avevano deciso di allenarsi insieme lui era stato chiaro su quel dettaglio, doveva essere qualcosa di produttivo, non il contrario.
Spingersi così al limite era una cosa che non concepiva.
Il capogiro che aveva appena avuto la giovane era un segnale d'allarme che il corpo le stava mandando, aveva sbagliato ad insistere con l'allenamento e questo non doveva essere di certo lui a dirglielo, avrebbe dovuto saperlo da sé.
«Non sono ammessi cenni di debolezza» disse ancora Akashi.
Kayla sospirò pesantemente.
«Senti, al momento non ho le forze per risponderti a tono, quindi evita di sparare giudizi.»
La ragazza si strinse nelle spalle. Sentiva freddo nonostante la giornata mite, quasi calda.
La febbre era sicuramente salita e la sua mente continuava ad immaginare il discorsetto che le avrebbe fatto Kagami, prevedendo anche tutte le volte in cui si sarebbe scusata.
«Ti sto solo dicendo quello che penso.»
«Non mi importa» mormorò sottovoce, ma era sicura che Akashi l'avesse sentita.
Il rosso non disse nulla per un po', cosa che a Kayla parve strana, però non ci si soffermò, non voleva mettersi ad analizzare ogni suo comportamento, non quel giorno.
Con la coda dell'occhio lo vide prendere la sua giacca.
Si fermò un momento, dando l'impressione di star meditando sul da farsi.
La ragazza arrivò a credere che se ne volesse andare, ma non è quello che fece. Dopo poco si girò verso di lei, avvicinandosi.
«È leggera, ma è sempre meglio di niente.» Si abbassò per metterle la giacca sulle spalle, evitando di incrociare gli occhi di Kayla con i suoi.
Perché evita il mio sguardo?
Lei cercò di guardarlo negli occhi, ma l'ombra prodotta dai rami e dalle foglie dell'albero non le permisero di raggiungere quello a cui mirava.
C'era qualcosa di diverso.
Akashi non ha mai evitato il suo sguardo, l'ha sempre guardata direttamente, mostrando ogni volta la sua sicurezza.
Anche quando vivevano dei momenti che nessuno dei sue si sapeva spiegare, lui la guardava negli occhi.
L'aveva sempre fatto, ma non in quel momento.
Improvvisamente le tornò alla mente di quando, da piccola, rimaneva a studiare con lui con tutta la febbre.
Anche in quelle occasioni Akashi le copriva le spalle con qualcosa che potesse scaldarla, una coperta o una sua giacca.
[ℱ𝓁𝒶𝓈𝒽𝒷𝒶𝒸𝓀]
«Tu proprio non sai quando è tempo di riposarti, vero?» Le domandò Akashi, continuando a dondolare le gambe, seduto sulla sedia.
La piccola Kayla alzò lo sguardo su di lui, distogliendo l'attenzione dalla materia che stava studiando.
«Perché?»
«È da prima che me lo sto chiedendo... Kay-chan, hai la febbre?»
La bambina si sorprese nuovamente dell'occhio acuto dell'amico, non era chissà quanto malata, infatti era riuscita a nasconderlo anche ai suoi genitori, ma nonostante ciò Akashi lo aveva notato.
«Forse ne ho un po'» ammise lei con una buffa espressione in viso.
«Però non rischio di attaccartela, non è chissà cosa, fidati.»
Il rosso la guardò per dei secondi senza replicare, attorno a loro si sentiva solamente il ticchettio dell'orologio in legno, posizionato su una parete del grande salotto in cui si trovavano.
«Così rischi di farla alzare» constatò lui con tono basso.
«Resti sempre con me quando studio, anche se è per l'intero pomeriggio e tu hai già finito... Perché lo fai?» Era un po' che pensava di farle quella domanda, non voleva si sentisse costretta a seguire i suoi ritmi di studio, a dir poco sfiancanti per dei bambini.
«Perché?» Ripeté Kayla, tirando fuori un sorriso.
«Perché penso sia brutto studiare e fare i compiti da soli, è noioso» rispose con sincerità, poi portò lo sguardo sui libri che dovevano ancora toccare.
«E poi... Hai così tanto da studiare, se lo faccio anche io possiamo aiutarci a vicenda e magari il carico risulterebbe più leggero.»
Akashi la osservò con dolcezza. Con lei lì tutto era molto più sopportabile, anche la quantità esorbitante di cose che il padre gli dava da imparare appariva più fattibile.
La sua sola compagnia bastava a dargli la forza di impegnarsi e non cedere alla stanchezza.
Non sapeva come ringraziarla, quindi fece la prima cosa che gli venne in mente: si alzò e andò nella sua stanza.
Kayla dovette aspettare qualche minuto prima di vederlo tornare.
Era confusa dal gesto dell'amico, se ne era andato chissà dove senza dire nulla, ma lei decise di aspettarlo lì seduta, curiosa di sapere cosa fosse andato a fare.
Quando tornò il piccolo aveva in mano una grande coperta, presa tra quelle che erano appena state lavate.
«Almeno cerca di non prendere altro freddo.» Le disse prima di sistemargliela sulle spalle.
L'altra lo guardò e poi sorrise.
«Grazie.» Portò le mani su di essa e la strinse attorno al suo corpicino, sentendosi a poco a poco più calda.
Quella fu la prima di tante volte.
Quando Kayla si ammalava Akashi era sempre lì, pronto a coprirla per farla stare meglio.
Era un gesto che alla lunga cominciò a fare in automatico e lei non se ne lamentava, le piaceva ricevere quelle attenzioni da lui.
[ℱ𝒾𝓃𝑒 𝒻𝓁𝒶𝓈𝒽𝒷𝒶𝒸𝓀]
La ragazza dai lunghi capelli viola si alzò di scatto, andando ad afferrargli il braccio quando lo vide allontanarsi e voltarsi, dandole le spalle.
A quel contatto lui si fermò, ma continuò a non girarsi verso di lei.
«Kayla...» Anche il suo tono di voce era cambiato, era più dolce.
Sembrava le stesse chiedendo di non insistere, cosa che invece la giovane avrebbe fatto.
La diretta interessata lo guardava come non aveva mai fatto prima, con la speranza di vedere qualcosa che aspettava da tempo.
«Guardami» sussurrò lei non lasciando il suo braccio.
«Per favore... Guardami.» Fece dei passi nella sua direzione.
Ci fu esitazione da parte di Akashi, però poco dopo decise di guardarla, incrociando così i suoi occhi.
Kayla non riuscì a non sorridere.
Un sorriso di quelli liberatori, sinceri ed emozionati.
Portò una mano sulla sua guancia e questa volta Seijuro non la bloccò, come invece aveva fatto la prima volta che si erano visti, quando lei aveva provato ad avvicinarsi.
«Sei tu...» Disse piano la ragazza osservando i suoi occhi, ora entrambi rossi.
Credeva non li avrebbe più rivisti in quella maniera, credeva non avrebbe più rivisto lui in quel modo.
«Quindi l'avevi capito» affermò Akashi con un leggerlo sorriso.
Il suo cambiamento era così evidente che non vi era spazio per i dubbi.
Per la prima volta da quando era tornata Kayla stava guardando la persona da cui voleva tornare.
«Certo che l'ho capito, eri così diverso che quella era l'unica risposta logica...» Fece correre la mano fino a quella del ragazzo, per poi stringerla delicatamente, lasciando l'altra posata sulla sua guancia.
Kayla aveva capito quasi immediatamente il problema della doppia personalità del rosso.
Proprio come ha sempre pensato: una persona può cambiare, ma non nel modo in cui lo aveva fatto lui.
Non aveva detto nulla perché già conosceva la risposta, non c'era bisogno di chiedere conferma.
«Rimani.» Gli disse ad un certo punto.
Quella era la persona con cui aveva passato parte della sua infanzia. La persona che conosceva e che aveva disperatamente cercato.
Ma il suo cuore era diviso a metà, perché in tutto quel tempo si era affezionata anche all'altra parte della sua personalità.
Stava cominciando a provare le stesse cose che sentiva per colui che aveva davanti in quel momento.
«Non posso, non ancora.» Le rispose Akashi.
«Perché?»
«Perché è una parte di me che c'è sempre stata.» Il rosso, con la mano libera, afferrò delicatamente la sua, ancora sulla guancia.
L'allontanò appena, ma senza lasciarla.
«Tu riuscirai a farglielo capire.»
«Cosa?» Kayla non staccò gli occhi dal suo viso e dalla sua espressione, sapeva che non sarebbe durata ancora molto, quindi voleva ricordare ogni minimo dettaglio di quell'istante.
«Potremmo vivere entrambi in equilibrio solamente quando l'altra parte subirà una sconfitta, o almeno, quando ci andrà vicino.» Spiegò lui.
«E tu ci credi veramente?»
«Ne sono sicuro, e tu riuscirai a fargli capire che non può andare avanti da solo.»
«È strano sentirti parlare di te stesso in terza persona» commentò la ragazza con una leggera risata.
||Play: Fading - Sappheiros||
Akashi sorrise dolcemente, continuando a guardarla.
Le era mancata. Anche se quelle settimane era stato con lei, alla fine non era propriamente lui ad averci passato del tempo.
La questione della doppia personalità spesso mandava in confusione lo stesso Akashi, era un discorso complesso e tortuoso, da farti venire il mal di testa solo provare a comprenderlo nella sua interezza.
E mentre lui vagava i quei suoi pensieri Kayla fece una cosa che avrebbe voluto fare da tempo, ma che aveva sempre rimandato, attendendo l'arrivo dell'occasione giusta.
Avvolse entrambe le braccia attorno al suo collo e lo abbracciò.
Prese un grosso respiro, sollevata.
Era da così tanto che desiderava stringerlo a se in un abbraccio.
Il contatto più recente, ed il primo vero e proprio, lo aveva avuto quando gli era caduta addosso, ma non era la stessa cosa di quello che stavano avendo in quel momento.
Le era mancato.
Entrambi stavano provando quella sensazione, nonostante avessero trascorso molti momenti insieme continuavano a sentire la mancanza l'uno dell'altra, e questo a causa del diverso tipo di rapporto che la giovane aveva con le due personalità di Akashi.
Si strinse ancora contro di lui quando lo sentì ricambiare l'abbraccio.
Fu come prendere una boccata d'aria fresca. Improvvisamente tutti e due si sentirono più leggeri.
«Sei bollente... Dovresti andare a casa» sussurrò Akashi facendola ridere appena.
«In questo momento è l'ultima cosa che vorrei fare» commentò la ragazza contro di lui.
Nonostante le parole del rosso, nessuno dei due voleva lasciar andare l'altro.
Ma Kayla era veramente calda e non era opportuno che rimanesse ancora fuori, doveva tornare a casa per riprendersi.
«Che ne dici allora di fare così...» Il ragazzo si scostò appena per poterla guardare in viso.
«Ti accompagno.» Non voleva separarsi da lei tanto presto, voleva almeno usare anche il tempo del viaggio di ritorno verso la città.
«Mi sta bene.» Kayla aveva compreso la vera motivazione di quell'offerta, non si trattava solo di un gesto che un amico avrebbe fatto, era per stare insieme ancora un po'.
Amico.
La ragazza rifletté attentamente su quel suo pensiero.
Lo vedeva veramente come un semplice amico? Quello che sentiva non era forse qualcosa di più?
Aveva avvertito quelle sensazioni quando gli era finita contro, e le stava provando anche in quell'istante.
Quella era la prova lampante che Kayla era stata completamente rapita non solo dal ragazzo che ora aveva accanto, ma anche dall'altra sua personalità.
Si era detta di voler procedere con calma e analizzare meglio la situazione, ma non poteva più negare a se stessa qualcosa di cui era già sicura.
Si stava innamorando di Akashi, in tutto e per tutto. Amando i pregi e i difetti alla stessa maniera.
Amando anche quello che gli altri potevano vedere come delle complicazioni, cose troppo difficili da risolvere.
Ogni volta che lo incontra il suo petto si riempie di talmente tante emozioni che afferrarne una si presenta assai complicato.
Un confortevole tepore si impossessa di lei quando gli è accanto. È il sole che scalda il suo cuore.
Kayla si stava innamorando di Akashi, e ne stava pian piano prendendo atto.
Non sapeva dove quella strada l'avrebbe portata.
Gioia? Delusione? Vane speranze? Verso il "vissero felici e contenti" di una favola?
La risposta appariva sbiadita ai suoi occhi, che davanti a quell'argomento sembravano essere diventati miopi.
Visualizzare chiaramente la soluzione a tutte le sue domande era qualcosa che richiedeva tempo.
Però l'attesa non è qualcosa che la spaventa.
Ha aspettato anni per poterlo rivedere, attendere ancora per capire quello che si stava creando tra di loro non era di certo un problema.
Kayla era ignara di cosa avrebbe trovato su quella strada, ma aveva tutte le intenzioni di percorrerla.
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