𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟷𝟼
❝𝑃𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒 𝑐𝘩𝑒 𝑡𝑖 𝑓𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑠𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑏𝑒𝑛𝑒.
𝑄𝑢𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑙𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒 𝑠𝑝𝑒𝑐𝑖𝑎𝑙𝑖.❞
||𝐹𝑜𝑛𝑡𝑒: 𝐴𝑛𝑜𝑛𝑖𝑚𝑜||
Il viaggio da casa a scuola non era mai stato pieno di incertezze come in quel momento.
Kayla batteva incessantemente il dito sul braccio, incrociato all'altro, mentre Kagami non accennava a dire nulla.
«Se ne accorgerà» affermò ad un certo punto la ragazza, lanciando un'occhiata all'amico.
«Mi sono riposato abbastanza dalla sfida contro Aomine, dovrei essere apposto.»
Il rosso tentò di convincersi con quella frase, ma la verità era che entrambi sapevano che una lavata di capo stava per arrivare.
Si avvicinava sempre di più e non c'era niente che potessero fare per evitarla.
«Fidati, se ne accorgerà.» Sciolse le braccia, lasciandole pendere lungo i fianchi.
«È la nostra allenatrice e ha una vista incredibile, me lo hai detto anche tu quando mi hai raccontato di come vi ha esaminati il primo giorno.»
«Posso sempre dire che ho dovuto pulire casa e che tu mi hai aiutato.» Provò ad inventarsi una scusa, però Kayla non ci ripose molte speranze.
Voleva unirsi alla positività di Kagami, ma il suo sesto senso glie lo impedì.
Infatti, come volevasi dimostrare, quando arrivarono Riko non ci mise molto a capire che si fosse allenato.
L'allenatrice glie le suonò di brutto e nel frattempo l'altro non faceva che scusarsi.
Kayla invece fece lentamente dei passi lontano dai due, teoricamente avrebbe dovuto tenerlo d'occhio, cosa che non aveva fatto al cento per cento, una ramanzina se la sarebbe beccata anche lei.
«Campbell! Non andartene! Devo dire una cosa anche a te.» La diretta interessata tirò fuori l'espressione più innocente che potesse fare.
«Tu lo sapevi?!»
«Io?» Si portò una mano dietro il collo.
«Ecco, come dire- Si, ma l'ho scoperto dopo.» Era inutile mentirle, tanto li aveva già scoperti.
«Dovevi tenerlo d'occhio! Non doveva assolutamente sforzarsi troppo!» Si avvicinò per dare una tirata d'orecchie anche a lei, visto che ci viveva insieme e non lo aveva fatto rimanere a riposo.
Vani furono i tentativi di Kayla di sfuggirle, alla fine dovette subirsi in silenzio la lavata di capo della loro coach.
Dopo quell'episodio mandò i due, accompagnati da Kuroko, a prendere un impacco caldo per Kagami.
Quest'ultimo prese molto seriamente il discorso dell'andarci camminando sulle mani, scese e tornò con i piedi a terra solo quando l'amico lo chiamò.
«Kagami, sei stupido, ma...» Cominciò a dire il giovane, ma l'altro lo fermò.
«E questo da dove è uscito?» Fu completamente ignorato da Kuroko, che andò avanti con la sua supposizione.
«Non penso però che tu faccia qualcosa di così imprudente senza motivo. Inoltre Campbell non ti avrebbe lasciato da solo se avesse avuto anche il minimo dubbio che tu potessi allenarti.» Li guardò a turno, con quell'espressione a cui era impossibile negare qualcosa.
«È successo qualcosa?»
Kagami distolse lo sguardo e prima che potesse dire qualcosa Kayla parlò.
«Hai ragione, non lo avrei lasciato da solo se avessi avuto dei dubbi... Ammetto che quando l'ho scoperto sono rimasta sorpresa anche io.» Fece una breve pausa.
«Ma dopo averci pensato bene mi sono resa conto che probabilmente avrei fatto la stessa cosa.»
«Tu sei rimasta sorpresa anche perché nel tuo caso l'hai dovuto costringere a giocare-» Le fece notare il rosso assottigliando gli occhi.
«Oh, anche per quello, si» confermò con nonchalance la ragazza.
«Comunque sia, ho giocano con Aomine» disse voltandosi nuovamente verso Kuroko, che invece prese a guardare Kayla.
«Lo conosci anche tu?» Le chiese, avendo ascoltato con attenzione le loro ultime frasi.
«Si, ci ho parlato un paio di volte e l'ho anche convinto a farmi da avversario in un'occasione.»
Kuroko non rimase sorpreso nello scoprire che era riuscita a far toccare palla ad Aomine in un contesto differente da uno scontro ufficiale.
Non era con loro da molto, ma il ragazzo aveva avuto il tempo necessario per osservare la nuova arrivata e capire la sua attitudine.
Sicuramente non era una che si tirava indietro facilmente, volendo riusciva anche a tenere a bada il temperamento irruento di Taiga, esattamente come aveva fatto insieme a lui durante la partita contro la Shutoku.
«Ha detto che una volta era la tua "luce".» Kagami interruppe il flusso di pensieri che stava scorrendo nella mente di Kuroko.
«Mi è sembrato che non foste solo dei normali compagni di squadra. Cos'è successo tra voi due alle medie?»
L'amica gli lanciò una breve occhiata, la sua espressione era seria, come se non riuscisse a togliersi dalla testa ciò che Aomine gli aveva detto.
Sia lei che il rosso avevano le proprie ragioni per scoprire di più su di lui.
Kayla per una motivazione diversa, voleva sapere perché era arrivato a non mostrare più passione per quello sport, ma entrambe portavano alla stessa domanda: Cosa era successo durante gli anni delle medie?
Quando Kuroko cominciò a raccontare loro qualcosa sull'argomento la giovane fece quasi fatica ad immaginarsi Aomine come lo stava descrivendo l'amico.
Non sembrava affatto il ragazzo freddo e scontroso che avevano conosciuto lei e Kagami.
Nella sua mente si era formata l'immagine di uno studente energico e sorridente, con un amore per il basket così grande da sovrastare quello degli altri.
Passione che lo aveva condotto ad essere un fenomeno in quello sport.
Divenne talmente forte che alla lunga trovare un avversario all'altezza delle sue capacità risultò impossibile, cosa che lo aveva portato a definire il basket noioso.
Ad Aomine serviva qualcuno che non avrebbe perso la voglia di combattere, che avrebbe continuato a giocare fino allo stremo pur di fare anche solo un canestro.
Gli serviva uno stimolo per poter tornare ad amare nuovamente il basket.
«Beh, se posso dire una cosa...» Cominciò a dire Kagami, portandosi una mano dietro la testa.
«"Non farti strada da solo, idiota!"» Esclamò prima di continuare.
«"È noioso perché sei troppo forte"?
"Il solo che possa battermi sono io"?» Disse con tono canzonatorio.
«La Generazione dei Miracoli pullula di questi tizi!»
Kayla piegò le labbra in segno di approvazione, annuendo appena.
Non aveva torto, da quello che aveva potuto vedere ognuno dei componenti della Generazione dei Miracoli si sentiva il più forte di tutti, tanto da considerare gli altri delle piccole formiche sotto la suola delle loro scarpe.
Il rosso alzò il pugno in direzione di Kuroko.
«Battiamolo e diamogli una svegliata.» L'amico rispose al gesto, appoggiando la sua idea.
«Ci stai anche tu?» Chiese, voltando lo sguardo sulla ragazza.
Lei sorrise e avvolse le braccia attorno a quelle dei due giovani, tirandoli verso di se.
«Certo che ci sto! Facciamogli ritrovare la passione per il basket!»
xxx
Quel giorno, durante l'allenamento con Akashi, ci fu una svolta.
Kayla riuscì a prendere palla, anche se si trattò di un evento isolato.
Sapeva che il rosso non stava usando tutte le sue abilità contro di lei, sembrava volesse andare per gradi, ma rimaneva il fatto che aveva raggiunto uno dei suoi obiettivi.
Si erano poi fermati per un po'.
Fino a prima del loro incontro a Kyoto non si era mai trattenuto come in quel momento, la ragazza si domandava se il tempo passato insieme avesse inciso in qualche modo.
«Non stavi usando tutta la tua forza.» Gli disse lei, facendogli capire di essere consapevole di non aver completamente vinto.
«Però ti ho comunque rubato palla, quindi...»
Akashi la guardò.
«Quindi puoi soddisfare una tua curiosità.» Completò la frase al posto suo, non negando la prima affermazione fatta dalla giovane.
Se avesse giocato come avrebbe fatto in partita Kayla avrebbe perso sempre, per questo aveva deciso di procedere a piccoli passi, così da rompere quella monotonia che alla lunga lo stava annoiando.
Avrebbe potuto benissimo lasciar perdere tutta quella faccenda dell'allenamento e delle sfide, dopotutto nessuno lo costringeva a rimanere se non vi era un valido motivo.
Una parte di lui però scelse di scartare quell'eventualità, non andando a troncare la ruotine che si era venuta a creare.
Non era poi così fastidiosa come credeva all'inizio, ci si stava abituando.
Inoltre sapeva che Kayla poteva migliorare ancora, conosceva le sue abilità, quindi era disposto ad aspettare per vederle uscire fuori.
Ma la sua considerazione finiva lì, non essendo ancora pronto ad ammettere che quella non si era trasformata solo in una semplice abitudine.
||Play: Embrace - Sappheiros||
Stava diventando piacevole. Un modo per staccare la spina e lasciare dietro di se il peso dello stress che si portava sulle spalle.
Eccellere in ogni campo è tutto fuorché semplice.
È stata proprio questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso, dando ufficialmente vita all'altra sua personalità.
Kayla lo faceva sentire come prima che tutto quello accadesse, motivo per il quale per lui era difficile, se non impossibile, ammettere la vera ragione per cui andava avanti nel vederla.
Si riempiva di scuse.
Provava del rispetto nei suoi confronti, di conseguenza accettava di spendere il suo tempo con lei, questo si diceva il ragazzo.
Ma era tutto un modo per mascherare il fatto che quella sensazione lo faceva stare bene.
L'aveva sempre vista come una debolezza.
Ripensare e provare nostalgia per il passato non fa altro che influire negativamente sul proprio futuro, così la pensava Akashi.
«Ti va di fare un giro a cavallo?» Quella richiesta lasciò sorpreso Seijuro, per la prima volta da quando si erano rivisti non aveva previsto ciò che la giovane stava per domandargli.
«Pensavo volessi farmi una domanda.» Le fece notare lui.
«A quella devo ancora pensarci.»
Seijuro accennò ad un sorrisetto.
«Furbo da parte tua, ma potrei benissimo prendere questa che mi hai appena fatto, ignorando quella a cui stai pensando.»
«Ti sbagli, la mia era una proposta, posta sotto forma di domanda» replicò lei spostando gli occhi sul ragazzo.
«Allora, ti va?»
Akashi non rispose subito, lasciandola in attesa.
«Tanto non credo che avremmo cominciato un'altra sfida» disse, non dandole una risposta diretta, cosa che costrinse la ragazza a fargli un'altra domanda.
«Quindi è un si? Con te è sempre tutto così enigmatico.» Mise entrambe la mani sui fianchi, continuando ad osservarlo.
«Ti conviene iniziare ad incamminarti, prima che cambi idea.» Kayla fece un lieve sorriso prima di voltarsi per tornare indietro.
Vederlo incline a fare altro oltre che a sfidarsi sul campo le faceva avvertire un senso di leggerezza, ciò rendeva più semplice comunicare con lui.
«Mi sembri abbastanza serena, considerando la partita che dovrai affrontare a giorni.» Le disse Akashi, affiancandola in pochi secondi.
«È inutile farsi prendere dall'agitazione» rispose la ragazza con pacatezza, sapeva le difficoltà che avrebbero incontrato, ma non la spaventavano.
«Non posso fare altro che concordare.»
Quando giunsero a destinazione Kayla si avvicinò a Pioggia, era un po' che voleva fare un giro con lei e finalmente ne aveva l'occasione.
«Tiro ad indovinare, da quando sei qui non sei mai andata a cavallo» affermò Seijuro osservando gli occhi dell'amica. Essi brillavano di luce propria.
«Si nota così tanto?» Kayla ridacchiò prima di accompagnarlo verso il cavallo che avrebbe usato lui.
«Diciamo solo che non lo hai nascosto bene.»
«Non ce ne era motivo.» Spostò gli occhi sul ragazzo e sorrise.
«Sono felice, da quando sono tornata non ho mai trovato il tempo per poter fare un giro con Pioggia, perché avrei dovuto nasconderlo?»
Akashi non disse nulla in proposito, limitandosi a guardarla.
È così abituato a mascherare il suo stato d'animo che certe volte vedere come fosse genuina Kayla lo portava a non poter far altro che ascoltarla senza ribattere in alcun modo.
In alcuni momenti non si riconosceva nemmeno, da quando era diventato così disponibile nei suoi confronti?
Non cercava nemmeno più di troncare le conversazioni come faceva prima.
La risposta non era poi così difficile da trovare. La giornata passata insieme a Kyoto lo aveva ammorbidito, anche se di poco, in un modo così spontaneo da passare inosservato.
«Ho pensato alla domanda da farti» affermò improvvisamente Kayla, interrompendo il silenzio che si era venuto a creare.
Saliti a cavallo i due non avevano detto più nulla, entrambi immersi nella tranquillità del momento e nei propri pensieri.
Ma la ragazza con quella frase aveva deciso di disturbare il dolce silenzio, eccezion fatta per il rumore degli zoccoli sul terreno, che alleggiava attorno a loro.
Akashi girò appena lo sguardo verso di lei, in attesa di sentire cosa gli avrebbe chiesto.
«Mi è tornato in mente che quando eri piccolo avevi una cavallo, mmh... Si chiamava Yukimaru se ricordo bene.»
«Ricordi bene» confermò il ragazzo.
«È ancora con te? Mi piacerebbe rivederlo» disse accarezzando la criniera di Pioggia con fare delicato.
L'altro colse al volo l'intenzione di Kayla.
Una domanda glie l'aveva posta, ma in verità erano due, la seconda era più una richiesta.
«Si, è ancora con me.» La ragazza si aspettava una risposta breve e secca, ma prima che potesse dire qualcosa Seijuro l'anticipò.
«Per come sta andando tutta questa situazione immagino che avrai l'occasione di rivederlo.»
Ancora una volta la disinvoltura che trasmisero quelle parole la lasciò sorpresa.
Akashi aveva un modo tutto suo di comunicare, era diretto nelle risposte derivanti da domande dirette, ma quando si trattava di fare o accettare una proposta andava sempre su una risposta indiretta, lasciando intendere quello che voleva dire, ma senza dirlo chiaramente.
Kayla lo guardò con un sorriso.
«È gentile da parte tua farmi questa promessa.»
Un leggero vento li avvolse, muovendo lievemente l'orecchino a forma di piuma che la giovane portava sempre con se, oggetto della promessa fatta quando erano piccoli.
«Ti sbagli» disse Akashi, puntando gli occhi sul prato davanti a loro.
«Non è gentilezza. È solo facile prevedere quello che accadrà.»
«Ah si?» Lo guardò con un sorrisetto.
«Quindi significa che a te sta bene, visto che non stai facendo niente per impedirlo.» Gli fece notare la giovane.
Gli occhi dei due ragazzi s'incontrarono nuovamente.
«Non è qualcosa che richiede questo tipo di sforzo» disse, credendo che non fosse così importante da influenzare in maniera drastica quello che era il loro rapporto attuale.
Però ogni cosa, anche la più insignificante, porta ad un cambiamento.
Possiamo non percepirlo.
Possiamo credere che non ci sia stato.
Possiamo illuderci quanto vogliamo, ma il cambiamento è lì, e ogni scelta che facciamo su quella questione non fa altro che renderlo più evidente.
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