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𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟷𝟸

❝𝐴𝑓𝑓𝑟𝑜𝑛𝑡𝑎 𝑔𝑙𝑖 𝑜𝑠𝑡𝑎𝑐𝑜𝑙𝑖 𝑒 𝑓𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑢𝑝𝑒𝑟𝑎𝑟𝑙𝑖.
𝑆𝑐𝑜𝑝𝑟𝑖𝑟𝑎𝑖 𝑐𝘩𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝘩𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑛𝑒𝑎𝑛𝑐𝘩𝑒 𝑙𝑎 𝑚𝑒𝑡𝑎̀ 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑓𝑜𝑟𝑧𝑎 𝑐𝘩𝑒 𝑝𝑒𝑛𝑠𝑎𝑣𝑖 𝑎𝑣𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑜.❞

||𝑁𝑜𝑟𝑚𝑎𝑛 𝑉𝑖𝑛𝑐𝑒𝑛𝑡 𝑃𝑒𝑎𝑙𝑒||

Quel giorno in palestra alleggiava nell'aria un misto tra agitazione e attesa, dovuta al controllo dei voti di metà semestre.

Non incidevano sul voto finale, ma nella loro scuola veniva stilata una graduatoria, nella quale gli ultimi cento sarebbero stati costretti a seguire i corsi di recupero.

Quest'ultime, svolgendosi di sabato, erano una bella spina nel fianco per i giocatori, non avrebbero permesso loro di prendere parte alle partite.
Ragion per cui la Seirin aveva deciso di aiutare chi tra loro possedeva la media più bassa.

Kayla era stata così occupata a recuperare i vari programmi scolastici che non aveva curiosato tra i voti del suo migliore amico, e questo la preoccupava.

Non era mai stato una cima nello studio, molte volte, quando ognuno dei due viveva nella propria città, aveva cercato di aiutarlo quando si sentivano al telefono, per quanto le fosse possibile.

Lo osservava con la coda dell'occhio ormai da qualche minuto, voleva chiedergli se le verifiche fossero andate bene, ma allo stesso tempo non era sicura di voler conoscere la risposta.

Si poteva dire lo stesso degli altri, erano impalliditi quando avevano notato che i primini ancora dovevano consegnare i loro fogli.

La ragazza li aveva dati da poco e non c'era stato nulla da dire, era andata bene in tutte le materie.
Dopotutto i suoi genitori le avevano dato un'ottima preparazione in quel campo, per lei studiare non risultava complicato.

«63 punti in storia del Giappone» cominciò a dire Kagami, quando videro i voti di Kuroko.

«Kuroko, non pensavo fossi così intelligente.» Il suo tono era così serio che nessuno poteva anche solo sperare che stesse scherzando.

Kayla si mise una mano sulla faccia, sospirando appena, iniziare con quella frase non dava di certo delle ottime prospettive.

«Vi prego ditemi che questo è un incubo...» Era uno degli elementi fondamentali e rischiava di non riuscire a partecipare alla finale del campionato.

Il resto della squadra era sconvolta, tanto che andarono a guardare i voti del rosso ancora più scoraggiati.

«Come fai ad andare così male in inglese?!» Esclamò scioccato Izuki, allungando il foglio davanti a lui.

«Kagami-kun, non hai vissuto all'estero?» Domandò Kuroko, cosa che fece scattare l'amico sulla difensiva.

«Qui in Giappone badate troppo alla forma! L'importante è farsi capire» replicò incrociando le braccia al petto, indispettito.

«Campbell... Ma tu non vivi con lui?» Chiese invece Hyuga, lanciandole un'occhiata sconcertata.

La diretta interessata fece un innocente sorriso.
«Già, però io ho pensato a recuperare le spiegazioni a cui non ho potuto assistere... E solitamente me le chiede le cose quando non capisce, quindi pensavo che stesse andando bene, per una volta.» Spiegò con una risatina.

Nel frattempo Riko aveva atterrato il rosso, non osava immaginare la forza che aveva nelle braccia per essere riuscita a buttare giù uno come lui. Era meglio non farla arrabbiare.

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«Allora, perché non mi hai chiesto aiuto?» Chiese Kayla, mentre uscivano di casa per andare dall'allenatrice.

Kagami scrollò le spalle.
«Eri già abbastanza occupata a correre per non rimanere indietro, non ti ho voluta disturbare.»

«Sei un idiota» commentò lei con un leggero sorriso, non le dispiaceva che l'amico si preoccupasse di quanto fosse indaffarata, ma non gli avrebbe mai negato un aiuto nello studio.

«Come?» Lui la guardò confuso.
«Non crearti problemi la prossima volta, se ti serve una mano sono più che felice di aiutarti.»

L'altro si sistemò la tracolla prima di rispondere.
«Oh lo so, e chi se le scorda quelle lunghe telefonate... Non finivano più.»

Questo provocò in Kayla una risata.
«Non dirlo a me! Spiegarti le cose tramite telefono è stato complicato, e fartele capire è stato anche peggio.» Mantenne un lieve sorriso sul volto, per poi continuare a parlare.

«Però così era come se vivessimo nella stessa città, gli amici si vedono per studiare insieme dopo scuola. Noi lo facevano in un modo alternativo.»

Incontrarsi di persona era tutt'altra cosa, lei lo sapeva benissimo, ma di tutti i compagni di scuola che aveva conosciuto in Scozia, da quando i genitori avevano deciso di tornarci, nessuno era come Kagami.

Nessuno di loro poteva sperare di prendere il posto del suo migliore amico.
Quindi si era accontentata di studiare tramite telefono, immaginandosi la sua faccia imbronciata davanti a lei.

Lungo il tragitto che li avrebbe portati a casa di Riko i due ragazzi incontrarono Kuroko, il quale, come tutti gli altri, si stava unendo al gruppo di studio che si era venuto a creare.

Tutti erano pronti ad aiutare Kagami nella sua battaglia contro i libri scolastici, e ognuno di loro aveva un compito preciso da svolgere.

«Kayla, tu che farai?» Domandò il rosso voltandosi nella sua direzione, i ragazzi che dovevano spiegargli le cinque materie erano lì, c'era già chi avrebbe pensato a colpirlo se si fosse addormentato e c'era anche chi avrebbe supervisionato.

Quindi si chiedeva che ruolo avesse l'amica in quel contesto.

«Lei è brava in tutte le materie, darà il cambio ad uno di noi quando qualcuno si sentirà stanco.» Spiegò l'allenatrice.

«Quindi non sperare minimamente di liberarti anche solo un po' di qualsiasi materia» aggiunse con tono minaccioso.

La diretta interessata si sedette accanto a lui, poggiando la schiena contro il letto dell'allenatrice.

«E mentre aspetto credo proprio che coccolerò Numero 2» affermò con un sorriso, prendendo il cucciolo tra le braccia.

Adorava come gli stesse la piccola maglietta della Seirin che avevano fatto su misura per lui.

«Deve per forza stare così vicino a me?» Le domandò Kagami, non staccando gli occhi dal cagnolino, era un incubo per il ragazzo.

«In questo momento è così beato che non scenderà molto presto» rispose Kayla, sollevando lo sguardo su di lui.
«Puoi stare tranquillo e concentrarti sui libri.»

Il giovane spostò gli occhi su quelli della ragazza, viola come il colore dei suoi capelli.
«Tu sei pericolosa.»

«Non hai di che preoccuparti» affermò Kayla accarezzando il soffice pelo di Numero 2.
«Almeno fino a che non ti distrarrai» concluse, cercando di trattenere una risatina.

Lo vide alzarsi di scatto e fare qualche passo indietro.

«Questa non è più una sessione di studio, è una gabbia di matti!» Esclamò esasperato, proprio non capiva perché doveva ridursi a seguire un piano che non prevedeva nemmeno del tempo per riposarsi come si deve.

«Non cercare di scappare!» Lo avvertì Riko, ma l'altro stava già provando a raggiungere la porta.

Non era arrivato da nemmeno un'ora e già voleva uscire da quella stanza.

«Izuki! Fermalo!» Disse poi la coach, indicando colui che tentava in tutte le maniere di sfuggire a quel suo incubo.

«Mitobe! Blocca l'uscita!» Esclamò il giovane che era appena stato interpellato.

Kayla nel vedere quella scena scoppiò a ridere, questa volta proprio non ce la fece a trattenersi.

«Se perde tempo è peggio» commentò Kuroko avvicinandosi a lei, Numero 2 fece un balzo dalle sue braccia al pavimento per andare incontro al ragazzo.

«Per quanto sia divertente tutto ciò... Hai ragione» rispose lei, asciugandosi le lacrime causate dalla risata.
«Ora li aiuto, ti unisci anche tu?»

L'altro scosse lentamente la testa.
«No, credo che ve la caverete benissimo.»

La ragazza annuì prima di alzarsi, si stiracchiò appena per poi prendere la rincorsa e saltare addosso a Kagami, che pur avendola vista non riuscì ad evitarla.

Ogni giorno si ripeteva quella situazione, e ogni volta i ragazzi si sforzavano di tenere il loro amico fermo in quella stanza a studiare.

Sapevano quanto volesse giocare a basket, ma in quel momento doveva dare anima e corpo per superare gli esami e sgombrare una volta per tutte la strada verso la finale del campionato.

«Kayla.» La chiamò una sera Kagami, tutti si erano addormentati, incapaci di resistere oltre alla stanchezza che si portavano dietro, ma non la ragazza.

Lei era rimasta sveglia a fare compagnia all'amico.

«Dimmi» rispose, finendo di controllare gli appunti che poi avrebbe dovuto dare al rosso, per facilitargli lo studio.

«Secondo te riuscirò veramente a ricordarmi tutta questa roba? In testa non ho altro che caos, mi state buttando addosso troppe informazioni tutte insieme.» Le disse, facendo roteare la penna tra le dita.

Kayla lo guardò per qualche secondo, poco dopo posò i fogli sul tavolino e si trascinò accanto a lui.

«Pensa al motivo per cui ti stai stancando così tanto per memorizzare tutto.» Gli disse la giovane a voce bassa, così da non svegliare i loro amici.

Kagami spostò gli occhi su di lei.
«Perché lo stai facendo?» Gli domandò la ragazza poggiando le braccia sulle ginocchia, tirate verso il petto.

«Per non saltare la finale» rispose il rosso senza alcuna esitazione.

«Bene, allora quando senti di non farcela pensa a questo, tieni bene a mente il tuo obiettivo e di a te stesso che puoi farcela, esattamente come fai mentre giochi a basket» concluse, facendogli un occhiolino e sorridendo lievemente.

«Devo ammetterlo, è un buon consiglio» affermò lui ridendo appena.

Lasciò andare la penna, che cadde sul libro.
«È quello che fai anche tu, non è così?» Chiese subito dopo all'amica, che lo guardò leggermente confusa.

Nel notare quella nota spaesata nei suoi occhi, Kagami si spiegò meglio.
«Con il tuo amico d'infanzia, quello con cui ti è difficile comunicare.»

«Oh» disse solamente Kayla, non ci aveva mai prestato molta attenzione, ma effettivamente era quello che faceva anche lei con Akashi.

«Ti ricordi dell'obiettivo che vuoi raggiungere, per questo motivo continui a provarci.» Andò avanti il ragazzo.

«Già... Non importa quanto lui sia evasivo, non importa se ha sempre quell'aria di superiorità stampata in faccia... Non sarà questo a farmi mollare, non mi farà allontanare da lui.» Fece una breve pausa.

«Quindi si, non mi dimentico del mio obiettivo. Con un po' di pazienza forse riuscirò a raggiungerlo, forse riuscirò a fargli abbassare il muro che ha tirato su.»

Kayla non intendeva romperlo e farlo crollare quel muro, non è quello il modo di approcciarsi ad una persona che lo usa come scudo.

Ad occhi esterni può risultare una seccatura, ma non lo è per chi lo utilizza come protezione dal mondo, che spesso e volentieri non fa altro che buttarti addosso sensazioni ed emozioni negative.

Distruggerlo con un colpo secco avrebbe significato far crollare anche la persona stessa, perché invasa da tutto quello da cui si nascondeva.

La mente umana è molto delicata, e ci si deve avvicinare con cautela.

Ciò che voleva fare la ragazza era aprire uno spiraglio per poter arrivare da lui, senza la presenza di quell'invisibile lastra di vetro che li separava.

Un piccolo spazio attraverso il quale Kayla sarebbe riuscita a passare.

E per farlo non avrebbe dovuto abbandonarlo, non doveva mollare, non doveva perdere le speranze.

«Determinata e testarda come sei ci riuscirai sicuramente» commentò Kagami, per poi sospirare pesantemente.

«Non ce la faccio più a stare chiuso qui dentro.» Si lamentò buttando la testa all'indietro, scontrandola contro il letto.

«Vuoi prenderti una pausa? Non lo dirò alla coach.» La giovane spostò gli occhi su di lui, voltandosi appena.

«Se ne accorgerà...» Poco dopo lo vide tirarsi su di scatto, sembrava aver avuto un'idea.

«Ma certo! Ripeterò mentre farò qualche tiro! Almeno starò fuori di qui.» Guardò l'amica speranzoso, ma non c'era bisogno di chiedere, lo avrebbe coperto e lo avrebbe seguito senza alcuna esitazione.

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