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𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟷𝟶

❝𝐷𝑎 𝑠𝑜𝑙𝑖 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑓𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑖̀ 𝑝𝑜𝑐𝑜; 𝑖𝑛𝑠𝑖𝑒𝑚𝑒 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑓𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑖̀ 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑜.❞

||𝐻𝑒𝑙𝑒𝑛 𝐾𝑒𝑙𝑙𝑒𝑟||

La seconda metà della partita si poteva dire che fosse cominciata bene.

Kagami aveva preso a saltare nel momento stesso in cui Midorima lanciava la palla per fare canestro.
Inizialmente non andò bene, ma ad ogni salto, ad ogni prova, il rosso si avvicinava sempre di più alla meta, fino a che non riuscì a bloccare definitivamente la sua azione.

Sapeva quanto l'amico volesse non contare solamente sui suoi compagni, in particolar modo fare affidamento solo sui passaggi di Kuroko. Alla ragazza, il più delle volte, bastava un'occhiata per capire quello che gli passava per la testa.

Il resto della Seirin nel frattempo non aveva permesso che il divario tra i due punteggi diventasse sempre più evidente.

Però sia lei che Kuroko avevano una brutta sensazione in proposito.
La ragazza aveva visto quanto stesse saltando Kagami pur di bloccare tutti i loro tiri, non credeva che a lungo andare gli avrebbe fatto bene.

Alle spalle si portava un'altra partita, anche se non aveva giocato per tutti e quattro i tempi era arrivato già con parte delle energie utilizzate.

Quando giunsero alla pausa Kagami cominciò a fare discorsi assurdi secondo ogni componente della squadra, tanto che Kayla non riuscì a stare zitta.

«"Abbiamo bisogno che io segni".
"Al momento non ci serve il gioco di squadra".
"Sono l'unico che ha qualche possibilità contro la Shutoku"» ripeté le sue parole con molta enfasi.

«Hai forse battuto la testa mentre io mi riscaldavo? Stai esagerando, se continui così ci creerai solo dei problemi.» Non le importava se di fronte aveva il suo migliore amico, la sua sincerità di certo non veniva frenata a causa di quel dettaglio.

Qualcuno doveva pur dirgli quelle parole. Qualcuno doveva fargli rimettere le idee al posto giusto.

Poco dopo, senza dare al ragazzo il tempo di rispondere, Kuroko si alzò e gli mollò un pugno in piena faccia, lasciando la giovane senza parole, non pensava avrebbe mai visto il loro amico reagire così.

«Non puoi giocare a basket da solo.» Prese a dire Kuroko quando l'altro lo afferrò per il colletto della maglia, alterato da quel gesto inaspettato, ma che Kayla pensasse si fosse meritato.

«Basta che giochiamo bene insieme, non t'importa se perdiamo? Non ha senso se non vinciamo!» Esclamò Kagami.

«Non ha alcun senso se vinci da solo.» Quello sembrò farlo cominciare a ragionare.
«Mi hai detto di voler battere la Generazione dei Miracoli, ma i tuoi pensieri non sono diversi dai loro. Anche se battessimo ora la Shutoku con una squadra che non si fida l'uno dell'altro, nessuno sarebbe felice.»

Ma come sospettava, quella era solo una mera apparenza. Improvvisamente il rosso gli restituì il pugno, facendolo cadere a terra.

«Se non vinceremo, queste non saranno altro che delle belle parole!»

Kayla si mosse subito per mettersi tra lui e Kuroko, poggiando una mano sul petto dell'amico, come a fermarlo dal proseguire.

«Stai superando i limiti, Taiga. Vedi di darti una calmata.» Lo sguardo che gli rivolse non voleva ammettere repliche, ma l'altro decise di ignorarlo e andare avanti.

«Se non avessi fatto tutto questo, sicuramente ora avremmo avuto la certezza della nostra sconfitta!» Quel suo temperamento non ne voleva sapere di placarsi.

«Ti sei forse dimenticato che abbiamo ancora una mossa da tirare fuori? Non so se l'hai notato, ma io e Kuroko non siamo ancora entrati, se tu ti sfianchi in questo modo non riusciremo mai a vincere.» Lo guardò seriamente.
«E non pensare minimamente di poter fare tutto da solo, capito? Il basket non si gioca da soli, la squadra non esiste per hobby!» Lo vide stringere i denti.

A quel punto Kuroko riprese a parlare.
«Allora cos'è la vittoria?» Disse riferendosi a quello che Kagami gli aveva detto prima di buttarlo a terra.
«Non importa quanti punti in più si abbiano alla fine della partita.» Alzò lo sguardo su di lui, per niente intimorito da quell'atteggiamento.

«Se non sei felice, non può considerarsi una vittoria» concluse, e a quel punto il rosso non disse nulla per replicare.

Aprì bocca nel momento in cui il capitano gli domandò se avesse qualche obiezione, dopo che tutti gli altri appoggiarono le parole appena udite da Kuroko.

«In realtà, no...» Rispose Kagami calmandosi.
«Mi dispiace» aggiunse dopo alcuni secondi, per poi continuare a parlare.
«Di certo preferirei essere felice quando vinciamo.»

Poi spostò gli occhi su Kayla, che aveva incrociato le braccia al petto e lo fissava aspettando che fosse lui a dire qualcosa per primo.

«Scusa, non avrei dovuto reagire così... So che abbiamo ancora una mossa e so che siamo una squadra.»

La ragazza si avvicinò e gli diede un piccolo colpetto alla testa, alzandosi leggermente sulla punta dei piedi.
«Stupido, sai che puoi contare sulla tua squadra, sai che puoi contare su di me. Non voglio più sentirti fare discorsi del genere.» Fece un leggero sorriso.
«E ora vinciamo questa partita.»

Sapevano quello che dovevano fare, la loro prima mossa sarebbe stata effettuare il tiro combinato dei tre ragazzi, così da dare il via a quella catena di eventi che sperava si verificassero senza troppi intoppi.

Mettersi la divisa, mettere piede all'interno del campo, era una sensazione indescrivibile.
Kayla sentiva l'adrenalina diffondersi per tutto il suo corpo. La sua voglia di giocare era alle stelle, non vedeva l'ora di sentire il fischio che avrebbe dato il via al quarto tempo.

«È la prima volta che vedo una ragazza giocare ufficialmente con una squadra maschile.» Quando si girò verso la direzione della voce vide Takao.
«Sarà interessante.» Continuò a dire lui.

La giovane accennò ad un sorriso.
«Già, sai com'è, non siamo tutti uguali, gioco meglio con loro» rispose poggiando una mano sul fianco, squadrandolo.
«Anche io credo che sarà interessante.»

La sua entrata aveva attirato gli sguardi della maggior parte delle persone, anche di chi faceva parte del pubblico. Era inusuale vedere una ragazza giocare nella squadra maschile di basket, quindi la curiosità si fece largo nella loro mente.

Quando la partita ricominciò Kayla si limitò, in un primo momento, ad osservare il campo. Come previsto Takao rimase a marcare Kuroko, il che dava a lei più libertà di movimento.

Kagami aveva solo due salti a sua disposizione, ma sarebbero riusciti a fare quel tiro. Se riusciva a passargliela come voleva lei non avrebbe dovuto nemmeno saltare così tanto, ma solo accompagnare la palla a canestro, così da conservare quelli che possedeva per dopo.

Palla che in quel momento stava andando verso Kuroko.
Kayla sorrise e scattò nella sua direzione, se fino a quell'istante era rimasta in disparte, facendo quindi distogliere l'attenzione da lei, ora avrebbe fatto l'esatto opposto.

Takao era lì pronto a fermare il passaggio, ma la ragazza si mise in mezzo.

In ogni allenamento fatto dopo le lezioni scolastiche aveva sempre cercato di seguire la palla molto più del solito, in modo da non perdere troppo di vista Kuroko.

L'aveva aiutata, perché in quell'istante era riuscita ad individuarlo e raggiungerlo in tempo per far si che quel passaggio andasse a buon fine.

Kagami si era già posizionato, ad una calcolata distanza da loro.
Alla giovane bastò un'occhiata, giusto per vedere dove sarebbe stato meglio passare.

Pochi palleggi ed uno scatto improvviso la portarono ad eludere il tentativo di Takao di riprendere il controllo del gioco.

Kayla lanciò la palla verso il canestro nell'esatto momento in cui si liberò, permettendo così all'amico di segnare il primo punto di quell'ultimo tempo.

Come era solita fare i suoi movimenti furono veloci e puliti, eseguiti senza alcuna fretta.

«Un altro asso nella manica, eh?» Commentò Takao con un cenno di entusiasmo nella voce.

«Non ve lo aspettavate? Mi sottovalutavate così tanto?» Replicò la ragazza, voltando lo sguardo su di lui.

Il corvino aveva sul viso un leggero sorrisetto.
«È stato un ottimo inizio, devo ammetterlo, ma non vincerete.»
«Noi non ci fermeremo, non ci siamo ancora arresi.»
«Certo che non lo farete, ma d'ora in poi non riuscirai più ad eludere la mia vista così.»

Cosa che Kayla sapeva di non poter fare due volte, non al livello in cui era in quel momento.

L'ennesima svolta a loro favore arrivò quando Kagami usò il suo primo salto per fermare il tiro di Midorima.
Quest'ultimo ne rimase sorpreso, non poté nasconderlo in alcun modo, credevano che il rosso avesse esaurito tutte le sue energie, che non potesse più saltare.

Da lì in poi riuscirono a partire con la rimonta.
Una volta trovato il metodo per andare avanti, difficilmente lo si lasciava andare, si andava avanti, si superavano i propri limiti, tutto pur di portare la vittoria a casa.

I ruoli quasi si invertirono, Takao tentava di contrastare Kuroko, ma veniva bloccato da Kayla, la risposta della ragazza era sempre repentina, la sua rapidità era d'intralcio ai piani del corvino.

Ma quest'ultimo riusciva a sua volta a bloccare le mosse della giovane, grazie alla sua incredibile vista, tra i due si stava alimentando il desiderio di competizione.

Più i secondi scorrevano e più ogni giocatore correva fino a non avere più fiato, chi per tenere il punteggio così com'era, chi per aumentare il proprio.

Tutti sfogavano in quel modo l'agitazione degli ultimi minuti, giocando senza fermarsi un attimo.

Il fischio al termine della partita segnò la fine di quello scontro.

Kayla puntò gli occhi sul tabellone, incredula.
«Abbiamo vinto» sussurrò, sbattendo più volte le palpebre.

Si girò poi verso Kuroko, che era vicino a lei.
«Abbiamo vinto!» Esclamò nuovamente con un tono di voce più alto.
«Si, abbiamo vinto» rispose lui con un leggero sorriso sul volto.

A quel punto la giovane prese e lo abbracciò, non riuscendo a contenere la gioia per quel loro primo successo.
Il ragazzo non si aspettava un gesto del genere, infatti ne rimase sorpreso, ma nonostante quello non l'allontanò.

Era così contenta che poco dopo andò anche da Kagami.

Dire semplicemente che lo abbracciò è riduttivo, con lui ha un rapporto diverso che con gli altri, quindi prese e gli saltò direttamente in braccio, gettandogli le braccia al collo.
«Ce l'abbiamo fatta! Ce l'abbiamo fatta!»

Lui sorrise gioiosamente e ricambiò l'abbraccio dell'amica.
«Certo che ce l'abbiamo fatta!» Tutti attorno ai due urlavano in preda all'esultanza, sorridevano, e anche i loro occhi lo facevano.

Quando si staccarono il rosso si prese alcuni secondi prima di parlare ancora.
«Si, è molto meglio vincere ed essere felici.»

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