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𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟷

❝𝐼𝑙 𝑚𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜𝑟𝑒 𝑎𝑚𝑖𝑐𝑜 𝑒̀ 𝑢𝑛 𝑓𝑟𝑎𝑡𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑐𝘩𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑎𝑖 𝑑𝑖 𝑎𝑣𝑒𝑟𝑒, 𝑚𝑎 𝑐𝘩𝑒 𝑟𝑖𝑡𝑟𝑜𝑣𝑖 𝑙𝑢𝑛𝑔𝑜 𝑖𝑙 𝑐𝑎𝑚𝑚𝑖𝑛𝑜 𝑛𝑒𝑙 𝑚𝑜𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑏𝑖𝑠𝑜𝑔𝑛𝑜.❞

||𝑀𝑖𝑐𝑜𝑙 𝑀𝑎𝑛𝑧𝑜||

Quasi un giorno di viaggio per arrivare a Tokyo da Edimburgo.

A Kayla sembrava che le ore non passassero più, attendeva con ansia il momento in cui sarebbe scesa dall'aereo.

Sapeva che il viaggio sarebbe stato lungo, ma la voglia di arrivare rallentò la sua percezione del tempo.

Per fortuna le era capitato il posto vicino al finestrino, almeno poteva ammirare il paesaggio sotto di lei.
Le era sempre piaciuto vedere il mondo da lì sopra, era tutto così calmo e pacifico.

Distolse lo sguardo giusto per rimettere nella borsa la bottiglia d'acqua, che aveva preso qualche istante prima.

Nel farlo il suo orecchino scese, pendendo lungo il suo viso.

«Umh... Signorina?» La chiamò la donna anziana seduta di fianco a lei.

Kayla le rivolse un sorriso gentile, riappogiandosi contro lo schienale della sedia. Stava per rispondere, ma l'altra fu più veloce.

«Ho notato che ti manca un orecchino... Forse si è perso qui da qualche parte» continuò guardandosi attorno.
«È un peccato perderlo, è molto bello. Quando ero giovane mi è successa una cosa simile, se solo me ne fossi accorta prima.»

«Oh, no non si preoccupi, non l'ho perso.» Si affrettò a dire Kayla, non voleva che si preoccupasse inutilmente, però era stato carino da parte di quella signora l'intento di ritrovarlo, raramente si trovano persone così, sopratutto se si tratta di completi estranei.

«Ah no?» Rispose l'anziana.
«No, ce l'ha un mio vecchio amico, per una promessa, lo riavrò indietro una volta che ci saremo rivisti.» Spiegò portando la mano verso la piuma.

La sua compagna di viaggio sorrise dolcemente, per poi dire:
«Unmei no akai ito, la leggenda del filo rosso del destino.»

«Come?» Kayla non capiva perché la signora avesse tirato fuori quella leggenda Giapponese.

«Credi alle leggende di questo tipo?»
«A dire la verità non ci ho mai pensato» rispose la giovane dopo un momento di silenzio.

«Dovresti, tutte le leggende hanno un fondo di verità» disse l'altra con orgoglio.

Non le era mai capitato di pensare alla veridicità delle leggende, il pensiero non le aveva mai nemmeno sfiorato la mente.

In quel momento però la cosa attirò la sua attenzione, forse perché cercava di capire come potesse collegarsi al discorso che stavano affrontando poco prima.

Conosceva quella leggenda, quando era piccola sua nonna le aveva raccontato l'intera storia.
L'aveva colpita, la trovava affascinante.

Però, per quanto le fosse piaciuta, non si era mai chiesta se crederci o meno, nessuno glie lo aveva domandato e lei non le aveva dato molto peso.

«Non importa il tempo che dovrà passare, le circostanze o le distanze che le separano, quelle due anime destinate l'una all'altra prima o poi si ricongiungeranno.» L'anziana sorrise.
«Il filo non si spezza, può aggrovigliarsi, ma sicuramente non si romperà, non si sfugge al destino.»

«Quindi lei pensa che ognuno di noi abbia legato al mignolo un invisibile filo rosso, collegato a quello della persona a cui siamo destinate?» Domandò Kayla, quella conversazione non le stava dispiacendo per niente.

Le aveva ricordato le infinite chiacchierate fatte con sua nonna riguardo leggende di quel tipo.
Ne aveva sempre una nuova da esporre alla sua piccola nipotina.

La sua mancanza si sentiva anche a distanza di anni, avrebbe tanto voluto rivederla, anche solo per una giornata.

«Non tutte le persone.» La guardò negli occhi.
«Tu hai qualcos'altro al posto del filo rosso.» Concluse indicando la piuma.

«L'orecchino?» Chiese la ragazza, portando la mano sull'oggetto in questione.

«Si, tu e il tuo amico vi siete fatti una promessa, vincolata da quell'orecchino, l'altro ce l'ha lui, no?
È come se fosse il vostro filo, che vi sta portando a rincontrarvi nuovamente»

xxx

Una volta scesa dall'aereo Kayla fece un profondo sospiro, uno di quelli liberatori.

Alzò lo sguardo verso il cielo e socchiuse gli occhi a causa della luce del sole, non c'era alcuna nuvola in vista.

Per la testa le passò il pensiero di controllare il telefono, giusto per vedere se i suoi genitori l'avessero chiamata.

Non avrebbero scoperto della sua partenza ancora per qualche giorno, ma potevano sempre chiamare da un momento all'altro.

Non sapeva nemmeno se avrebbe risposto. Probabilmente non era una buona idea.

Se voleva ricominciare con la sua vita allora la decisione migliore da prendere era quella di non subire ulteriormente le loro imposizioni.
Alla lunga diventava sfiancante e soffocante.

Si sistemò la giacca bianca e dopo aver preso le valigie si diresse verso l'uscita.

Non appena arrivò vide il suo migliore amico seduto su una panchina, intento a trafficare con il telefono per passare il tempo.

Decise di non farsi vedere subito, non era facile camminare con le quattro valigie che si stava portando dietro, ma c'era così tanto caos che non doveva preoccuparsi troppo del rumore che avrebbe procurato.

Quando fu alle sue spalle lasciò la presa sui bagagli, per poggiare le mani davanti al suo viso, coprendo gli occhi del ragazzo.

«Ei straniero!» Esclamò scherzosamente Kayla, facendosi scappare una risata.

Vide spuntare sul viso del rosso un sorriso.
«È buffo detto da te, sai?»

La ragazza sorrise a sua volta e tolse le mani.
Nello stesso momento il giovane si alzò e fece il giro della panchina per andare a salutarla.

«Sono così felice di rivederti Taiga!» Non riuscendo a trattenersi oltre prese e lo abbracciò.

Kagami ricambiò il gesto, e quando si staccarono gettò un'occhiata veloce alle valigie.

«Giuro che mi sono contenuta, potevo portare molta più roba» affermò la ragazza mettendo su uno sguardo innocente.

«Ammetto che conoscendoti mi aspettavo come minimo l'intero aereo pieno di bagagli.» Scherzò l'amico.

Kayla gli diede un leggero pugno sulla spalla.
«Non dire scemenze, come minimo avrei occupato due aerei, non uno solo.» Ribatté ironica.

Kagami scosse la testa divertito, poi la giovane riprese a parlare.
«Comunque non mi sono dimenticata, avevi detto che volevi provare qualche cibo tipico scozzese, so come prepararne alcuni.» Lo informò facendogli un'occhiolino.

Neanche il tempo di finire la frase che lo stomaco del rosso cominciò a brontolare.

«Il solo pensiero mi ha riaperto lo stomaco» disse Taiga portandosi una mano sulla pancia.

«Che tempismo» commentò Kayla fissandolo.
«Ero sicura avessi già mangiato.»

«L'ho fatto infatti.»

Entrambi si guardarono per qualche secondo senza dire nulla, l'amica sapeva che mangiava molto, ma ogni volta rimaneva sorpresa dalla sua fame incontrollata.

«Il tuo non è uno stomaco, è un vero e proprio pozzo senza fondo» affermò lei guardandosi attorno, alla ricerca di un posto per mangiare.

«Ne sono consapevole, ma non è una cosa che controllo.» Il suo sguardo si fermò su un fast food.
«Ho trovato il posto perfetto» disse con decisione.

Senza aspettare una sua risposta prese due valigie, così da aiutarla, e si incamminò.

«Cosa-? Ei, aspettami!» Lo richiamò, seguendolo senza perdere troppo tempo.

xxx

Kayla stava fissando l'elenco da qualche minuto ormai, indecisa su cosa prendere, ma improvvisamente si vide sfilare dalle mani il menu.

«No» disse Kagami, al che lei lo guardò confusa.
«No?»
«Non provare a prendere qualcosa di leggero come tuo solito.»

Era appena stata smascherata. Però immaginava di non poterlo ingannare, la conosceva troppo bene.

Sorrise prima di rispondere.
«Lo sai che non mangio molto.»
«Si, tranne quando si tratta di liquirizie.»

Kayla poggiò la guancia sul palmo della mano, con aria sognante.
«Già, di quelle potrei mangiarne un camion intero.»

Successivamente provò a riprendersi il menu, ma il rosso tirò indietro la mano, impedendole di afferrarlo.

«Taiga...» Lo chiamò lei sporgendosi sul tavolo per guardarlo negli occhi.
«Kayla» rispose allo stesso modo Kagami.

«Non vuoi vedermi esplodere a causa di tutto il cibo che ordinerai, vero?» Domandò assottigliando lo sguardo.

«Non esploderai, e poi...» Si sporse anche lui, ricambiando lo sguardo.
«Non credo che con i tuoi genitori mangiavi in posti come questo, devi recuperare.»

Non fece in tempo a rispondere che Kagami andò ad ordinare.

Lo seguì con gli occhi, per poi sospirare rassegnata, con lui andava sempre a finire così, non poteva farci niente.

Ogni volta la faceva mangiare per un esercito, era un miracolo il fatto che non fosse diventata tonda come una palla da basket.

Proprio come sospettava, il suo migliore amico tornò con un vassoio pieno di pianini.

Kayla si passò una mano sul viso, scuotendo il capo.
«E come al solito l'hai avuta vinta.»

Lui sorrise vittorioso prima di afferrarne uno, intimandola a fare lo stesso.

La ragazza lo osservò per un paio di secondi, a pensarci bene avrebbe potuto mangiare comunque quanto voleva lei. Kagami era molto più veloce ad ingurgitare cibo.

«A proposito, per quanto riguarda i tuoi genitori, cosa pensi che faranno quando scopriranno che te ne sei andata?» Domandò Taiga dopo aver mandato giù il primo morso.

«Ho lasciato loro una lettera, non ho scritto dove sarei andata, ma visto che sto insistendo da molto sul mio desiderio di tornare qui non c'è bisogno che glie lo dica io.» Abbassò per un momento lo sguardo sul panino, poi lo riportò sul ragazzo seduto davanti a lei.

«Non so cosa potrebbero fare, chiamarmi? Sicuramente. Venire qui a riprendermi? Non credo, è molto più probabile che non mi considerino più della famiglia... Sai che con queste cose sono molto rigidi.» Finì di dire prima di cominciare a mangiare.

«Sai che non ho mai sopportato questo loro atteggiamento, mi fa innervosire, ma addirittura buttarti fuori dalla famiglia? Non è una cosa che puoi semplicemente cancellare» disse irritato dal comportamento dei genitori dell'amica.

Kayla fece un leggero sorriso.
«La tua ultima frase suona così profonda, quando sei diventato così?»

«Ah, ah, divertente!» Rispose con tono ironico Taiga.

«Comunque...» La ragazza fece un sospiro.
«Li conosco, questo non è il futuro che loro hanno pensato per me, quindi potrebbero benissimo farlo, ma arrivati a questo punto... Va bene così.»

«Davvero ti va bene così?» Kagami la sondò con lo sguardo.

I due si erano conosciuti durante le vacanze estive di pochi anni prima, poi non si erano più rivisti fino a quel giorno.

Si erano tenuti in contatto tramite telefono, e molte chiamate.
Il ragazzo ormai si era abituato a capirla senza il bisogno di guardarla in viso.
In quel momento fu molto facile, quindi, notare che non aveva detto tutto.

«È un pensiero che fa male emotivamente, ma non possono decidere loro della mia vita, non fino a questo punto» rispose sinceramente prima di bere un po' di coca cola.

«Beh!» Esclamò Kagami appallottolando la carta dell'ennesimo panino che aveva finito.
«Allora non pensiamoci, ora sei qui, dove vuoi essere, l'importante è questo» disse per poi prenderne un altro dal vassoio.

Kayla stava giocherellando con la cannuccia, che teneva tra i denti.
«Ma quanti te ne sei mangiati? Non ci ho fatto nemmeno caso per quanto sei stato veloce.»

«Mh?» Gli occhi del rosso passarono dal panino all'amica, e viceversa.
«Ho perso il conto, anzi... Se devo essere sincero non stavo nemmeno contando.» Indicò con un cenno del capo quello della ragazza.
«Tu piuttosto, stai ancora al primo? Sei incredibile!»

La giovane alzò le spalle, riprendendo a mangiare.
«Si, abituati a vedermi mangiare così lentamente.»

«Credo non mi ci abituerò mai» affermò assottigliando lo sguardo.

«Che esagerato!» Esclamò, per poi ridere a causa della faccia che stava facendo l'amico nel vedere quanto mangiasse piano.

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