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𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟻

❝𝐸' 𝑑𝑖 𝑛𝑜𝑡𝑡𝑒 𝑐𝘩𝑒 𝑠𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑐𝑒𝑝𝑖𝑠𝑐𝑒 𝑚𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑖𝑙 𝑓𝑟𝑎𝑠𝑡𝑢𝑜𝑛𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒, 𝑖𝑙 𝑡𝑖𝑐𝑐𝘩𝑒𝑡𝑡𝑖𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙'𝑎𝑛𝑠𝑖𝑎, 𝑖𝑙 𝑏𝑟𝑢𝑠𝑖𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙'𝑖𝑚𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑒 𝑖𝑙 𝑠𝑖𝑙𝑒𝑛𝑧𝑖𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜.❞

||𝐹𝑎𝑏𝑟𝑖𝑧𝑖𝑜 𝐶𝑎𝑟𝑎𝑚𝑎𝑔𝑛𝑎||

Dire che aveva messo a soqquadro la stanza era alquanto limitato.

Nel tentativo di trovare la collana Ryoko aveva aperto ogni cassetto del comodino posto accanto al letto, passando poi a controllare sotto quest'ultimo, addirittura alzò il cuscino e guardò sotto le coperte.

Aprì la borsa e tirò tutto fuori, ma non era nemmeno lì.

Girò varie volte per la camera, però dovette fermarsi quando si accorse che non c'era più alcun posto dove cercare.

Non poteva credere di aver perso qualcosa di così importante per lei, oltretutto in un momento come quello, in cui era perseguitata da incubi che non la lasciavano dormire la notte.
Quell'oggetto, tanto semplice all'esterno, le dava un aiuto incommensurabile. Non se ne sarebbe mai separata.

Da quando si era svegliata era come se tutte le sue debolezze, i suoi timori, fossero tornati a galla. Li aveva nascosti agli occhi degli altri, camuffando il tutto con delle scuse, ma non intendeva perdere uno dei suoi appigli, che l'aveva aiutata a superare molte delle sue difficoltà.

Quella non era una semplice collana. Era un simbolo di speranza per la corvina.
E non glie l'aveva regalata una persona qualunque, ma Todoroki.

Si sedette a peso morto sul letto, sospirando e passandosi entrambe la mani tra i capelli, continuando a pensare a dove poteva averla messa.

Quando si trovava nei boschi era sicura di averla al collo, ma dall'istante nel quale aveva aperto gli occhi era stata così occupata ad analizzare quanto successo da non far caso se l'aveva oppure no con lei.

Il rumore della porta le fece alzare il viso. Todoroki era appena entrato e si stava guardando in giro abbastanza confuso.
«Quando è uscito Bakugou mi ha detto che eri ancora qui.» Diede un'altra occhiata a ciò che lo circondava.
«Sembra sia passato un uragano, cosa è successo?» Si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò di qualche passo.

Ryoko seguì il suo sguardo, effettivamente non aveva badato molto al disordine che aveva creato.
«Stavo cercando una cosa...» Si morse leggermente il labbro inferiore.

«La collana che mi hai regalato, credevo di averla con me, invece non la trovo da nessuna parte» spiegò evitando il suo sguardo e portandosi, inconsciamente, la mano tra il collo e il petto, dove una volta vi era il ciondolo dell'ancora unita alla nota musicale.

«Ei...» La richiamò lui, ma la ragazza si alzò e lo fermò.

«Si, lo so, non è proprio da me perdere le cose in questo modo...» Sospirò.
«In ogni caso, ora sistemo qui, non so dove sia ma non è in questa stanza.»

Iniziò con il riporre gli oggetti tirati fuori dalla borsa e sparsi per tutto il letto.
«Mi dispiace di averla persa...» Mormorò con rammarico, si sentiva incredibilmente in colpa.

Shouto non disse niente, si limitò a mettere una mano nella tasca della giacca e tirare fuori qualcosa.
«La prossima volta non saltare a conclusioni affrettate» le disse il bicolore, avvicinandosi ulteriormente e scostandole i capelli, portandoli tutti su un lato.

Successivamente poggiò la catena di una collana attorno al suo collo, allacciandola e lasciandola andare subito dopo, in modo da far ricadere il ciondolo sulla pelle di Ryoko.
Con delicatezza le risistemò i capelli, fermando poi le mani sulle spalle di lei.

Aveva ripetuto esattamente lo stesso gesto fatto quando glie l'aveva regalata, con l'unica eccezione che in quel momento il suo tocco era molto più amorevole nei suoi confronti.

La ragazza afferrò subito il pendente, avvertendo dentro di lei una sensazione di sollievo nel constatare che si era fatta tanti problemi per nulla.

Per tutto quel tempo la collana era stata al sicuro, nelle mani di colui a cui l'avrebbe affidata senza batter ciglio.

«Forse prima di ridurre la stanza in questo stato avresti dovuto chiedere a qualcuno se sapeva dove fosse» affermò il giovane facendola ridacchiare lievemente.

Aveva ragione, si era fatta prendere dal panico in men che non si dica, il suo cervello era andato in palla, pensare lucidamente si era improvvisamente fatto complicato.

«È che non me ne separo mai, quindi ho creduto fosse qui» spiegò lei, voltandosi verso Todoroki, ancora con le mani sulle sue spalle.
«Grazie.»

«So quanto ci tieni, per questo ho preferito tenerla fino a quando non ti saresti svegliata» disse il ragazzo.

In ogni caso non l'avrebbe persa, nessuno sarebbe andato lì per prenderla o rubarla, alla fine è qualcosa di importante solo per i due ragazzi nella stanza.
Però per il bicolore tenere quell'oggetto che li univa era una luce di speranza su tutte le incertezze che avevano volteggiato attorno a loro durante quei giorni.

«È stato un gesto carino» rispose lei prima di lasciargli un bacio sulle labbra, per poi poggiare la testa sul suo petto.
«Ora dovrei sistemare tutto, di nuovo» disse lentamente, non osando guardare cosa l'aspettava dietro di lei.

Todoroki rise appena.
«Ti aiuto, e per essere più veloci credo ci convenga chiamare anche tuo fratello.»

Anche Ryoko rise, contagiata dal ragazzo.
«Già, aveva detto non sarebbe tornato indietro per non rischiare di finire in un'altra situazione imbarazzante.»

L'espressione di Takeshi alla vista della stanza era da riprendere tanto era esilarante.
Aveva sbarrato gli occhi e aperto leggermente la bocca dalla sorpresa, non capacitandosi di come fosse stato possibile ridurre così la stanza, quando lui era uscito tutto si trovava al suo posto.

«Che- Che cosa è successo qui?» Con la coda dell'occhio vide un'infermiera dirigersi verso la loro direzione, dettaglio che fece scattare il corvino dentro la camera, chiudendosi di botto la porta dietro le spalle in modo da nascondere quanto più possibile il macello presente lì dentro.

«Stavo cercando una cosa-» Cominciò a spiegare la sorella, trattenendo un sorriso per la reazione avuta da parte sua.

«Spero tu l'abbia trovata visto come hai rivoltato la stanza.» Improvvisamente sentirono bussare alla porta, provocando in Takeshi un piccolo spavento, tanto che fece un leggero salto.

Era l'infermiera, andata lì per controllare che la stanza fosse liberata nell'immediato.

Nell'istante in cui il fratello di Ryoko vide la porta aprirsi iniziò a fare gesti confusionari, cercando di far capire alla corvina di andare e bloccarla prima di farle vedere lo stato della camera.

I due ragazzi la video affrettarsi ad andare davanti l'entrata.
«Buongiorno!» Disse la giovane sfoggiando un sorriso verso la donna.

«Buongiorno.» La guardò un secondo, ma senza provare ad entrare.
«Devo sistemare le ultime cose, poi lascerò la stanza libera» disse Ryoko, immaginando il motivo per il quale era andata lì.

L'infermiera sorrise con dolcezza, era stata lei a visitarla durante i giorni in cui era rimasta lì per gli ultimi controlli, e aveva potuto constatare quanto la giovane fosse intuitiva.
«Va bene, ma non metterci troppo.»

Ryoko annuì.
Quando richiuse la porta si girò verso i ragazzi, rimasti in silenzio per tutto il tempo.
«Misa proprio che dobbiamo sbrigarci» disse prima di ridere, trasportata dall'atmosfera allegra del momento.

«Tu dici?» Le domandò Takeshi, non riuscendo a trattenersi dal non ridacchiare.

«Beh» disse Todoroki guardandosi attorno.
«Allora ci conviene cominciare, prima che ci facciano una lavata di capo.»

xxx

L'orario sul display della sveglia, posta sul comodino vicino al letto, scorreva con una lentezza disumana.

L'unica, e fioca, luce presente era proprio quella della sveglia.
L'unico suono avvertibile era il respiro di Ryoko, regolare, ma sveglio.

Ci aveva provato a dormire, però anche quella notte si era svegliata di soprassalto, sudata come se avesse corso una maratona e con il cuore che andava a mille.

Un altro incubo.
Ormai era diventata una routine notturna, ogni volta che tentava di riposarsi quest'ultimo andava a farle visita, impedendole, di conseguenza, di chiudere occhio per il resto del tempo.

Inizialmente si era rigirata il telefono tra le mani per parecchi minuti. Avrebbe desiderato sentire la voce di Todoroki per calmarsi, ma non voleva disturbarlo a quell'ora.

Telefono che ora giaceva sul cuscino, con lo schermo spento.

Si ritenne fortunata a non aver disturbato Aizawa. Ultimamente accadeva spesso che si svegliasse molto più bruscamente di come era successo quella volta, ed era proprio il professore ad andare da lei per tranquillizzarla.

Quest'ultimo aveva già iniziato a domandarsi il perché di tutti quegli incubi, ma la risposta della ragazza quando glie lo chiedeva era sempre la stessa, li giustificava dicendo che quanto successo l'aveva scossa più del previsto.

Ma lui non ci credeva. Si vedeva lontano un miglio che fosse una grande bugia, dettata dal fatto che non ne volesse parlare apertamente.

Aizawa non poteva di certo costringerla a raccontargli ogni cosa, ma non avrebbe smesso di chiederglielo, sperando di vederla aprirsi e buttare fuori tutto ciò che la tormentava.

Un sospiro uscì dalle labbra della corvina mentre appoggiava la testa contro il muro dietro di lei, mantenendo le gambe incrociate tra di loro sulle morbide coperte che aveva precedentemente buttato di lato a causa del sudore che l'incubo le aveva provocato.

Si sentiva gli occhi stanchi, quasi tendevano a chiudersi da soli, però la paura di tornare in quel posto era così grande che Ryoko si costrinse a non addormentarsi di nuovo.

Le braccia erano abbandonate sulle sue gambe, se le sentiva così pesanti ed esauste tanto da non muoverle per afferrare il telefono e metterlo in carica quando questo si accese, avvertendola della batteria scarica.

Lo lasciò lì dov'era, fissandolo con sguardo assente.

I pensieri non lasciavano vie di fuga. Era impossibile sfuggire da essi.
E la noia. Lei rallentava ulteriormente lo scorrere delle ore.

L'ennesimo sospiro spezzò quel pesante silenzio.

Quanti giorni erano che non dormiva?

Non era passato molto da quando era uscita dall'ospedale, ma essendo le giornate più lunghe per la corvina sembrava fosse passata un'eternità.

Il suo non era dormire. Svegliarsi nel bel mezzo della notte dopo aver chiuso occhio si e no per un paio d'ore non era dormire.
Il suo era solo un misero tentativo. Tentativo che ogni volta andava incontro al fallimento.

Più tempo trascorreva e più era complicato nascondere la sonnolenza che si trascinava dietro durante la giornata.

Todoroki, Takeshi e gli altri suoi compagni, soprattutto coloro che erano spesso con lei, si facevano sempre più preoccupati.

Esattamente come Aizawa, avevano cercato di parlarle per comprendere cosa stesse passando in realtà. Avevano cercato di scoprire cosa c'era dietro alle sue risposte così meccaniche e ingannatrici.

Ma a niente era servito il loro sforzo. La determinazione di Ryoko di mascherare la vera situazione che stava vivendo era difficile da scavalcare.

In quell'istante la sua attenzione si era spostata sul suo piccolo gattino, che a differenza di lei dormiva beatamente nella cuccia ai piedi del letto.

Lo invidiava, il suo sonno era così tranquillo e continuo. Avrebbe tanto voluto potersi riposare come lui.

A distogliere la ragazza da quei pensieri fu il cinguettio degli uccellini, fuori dalla finestra.

Alzò lo sguardo verso le tende, notando una leggera luce fare capolino oltre di esse.

Stese le gambe e si spinse giù dal letto, dirigendosi poi verso il vetro, con passo lento e trascinato.

Scostò le tende e vide i primi raggi di sole spuntare all'orizzonte, segno che un nuovo giorno stava per iniziare.

Ryoko sperava che quel giorno sarebbero solamente andati al dormitorio, senza fare nessun tipo di esercizio di routine, non credeva di riuscire a tenere il passo visto quanto si sentiva fiacca.
Era sicura avrebbe fatto qualche errore di distrazione, o semplicemente a causa della debolezza che aveva in corpo, e non voleva ricevere altre domande sul come si sentisse.

Girò appena lo sguardo verso la valigia che avrebbe portato nella sua nuova abitazione. Teoricamente avrebbe dovuto controllare se aveva messo tutto, però non lo fece. Si limitò a rivolgere nuovamente gli occhi su ciò che accadeva fuori da casa sua.

Rimase lì fino al momento in cui i raggi del sole non la colpirono completamente, costringendola a stringere gli occhi per la troppa luce ed evidenziando le occhiaie sotto di essi.

Occhiaie che avrebbe nascosto grazie alla magia, in modo da non ricevere altri sguardi apprensivi.

Aveva provato ad usarla anche per la stanchezza, ma non aveva funzionato, quindi si era fatta andare bene il fatto di poter coprire solamente i segni di quell'affaticamento.

Abbassò leggermente le palpebre, per poi riaprirle con cautela.
Doveva iniziare a prepararsi, da quel giorno sarebbe partita la loro vita all'interno dei dormitori della Yuuei.

Afferrò il telefono per metterlo finalmente in carica.
Quando quest'ultimo si accese ciò che saltò all'occhio di Ryoko fu un messaggio, arrivato da pochi minuti.

Todoroki le aveva dato il buongiorno, cosa che le ricordò che da quella mattina avrebbero passato molto più tempo insieme.
Si sarebbero ritrovati sotto lo stesso tetto per l'intera giornata e per un periodo indeterminato.

Nel farci caso un leggero sorriso si formò sulle labbra della corvina, che si sedette sul letto poco dopo per potergli rispondere.

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Angolo autrice:
Buonaseraa :3

L'ultima parte è interamente descrittiva, però mi serviva per rendere il più chiaro possibile come sta vivendo Ryoko tutta la situazione.
Ma anche per cercare di farvi entrare mentalmente all'interno delle sensazioni che ha provato lei e di come si sentiva.

Non è stato facile scriverlo, spesso mi sono venuti dubbi, ma ho cercato di fare del mio meglio~

Spero vi sia piaciuto il capitolo ^^

Ilas

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