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𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟺

❝𝑁𝑖𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑓𝑖𝑠𝑠𝑎 𝑢𝑛𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑖̀ 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑛𝑠𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑚𝑒𝑚𝑜𝑟𝑖𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑖𝑙 𝑑𝑒𝑠𝑖𝑑𝑒𝑟𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑑𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖𝑐𝑎𝑟𝑒.❞

||𝑀𝑖𝑐𝘩𝑒𝑙 𝑑𝑒 𝑀𝑜𝑛𝑡𝑎𝑖𝑔𝑛𝑒||

A differenza delle superiori, dove Ryoko è costantemente circondata da compagni di classe e amici, alle medie la giovane non aveva conosciuto altro che la solitudine, in parte autoimposta per paura di non controllare il suo potere e far del male a qualcuno.

Aveva sempre avuto la sensazione che i genitori l'avessero abbandonata per tale motivo, quindi non voleva rischiare.
Solo con Aizawa si permetteva di avere quel lusso, avendo la capacità di bloccarla in qualsiasi momento la corvina non si faceva problemi ad allenarsi con lui.

Ma a scuola era tutto un altro paio di maniche.
Se a casa con Aizawa si mostrava sorridente ed energica, nell'ambiente scolastico era tutto l'opposto: silenziosa, distante, irraggiungibile.

Per questo motivo quando ha conosciuto Todoroki si è rivista nel suo modo di fare. Quel loro collegamento li aveva avvicinati, perché lei lo capiva.

«Si chiama Kodama Yusuke, andavamo alle medie insieme» disse come prima cosa ai due che la stavano ascoltando.
«Quando ero al primo anno lui era già al terzo, la prima cosa di cui presi nota fu quella di stargli il più lontano possibile. Faceva parte di un gruppetto di bulletti, sapete, i soliti che si trovano in quasi tutte le scuole.»

«A quanto pare però qualcosa è andato diversamente» commentò il fratello.
«Già, prima che me ne accorgessi lui aveva cominciato a darmi fastidio, voleva che tirassi fuori il mio potere, la magia...» Si bloccò per un momento.

Notando il silenzio della ragazza, Todoroki decise di prendere parola.
«Ed è quello che ha cercato di fare durante l'attacco dei villains al ritiro.» L'altra annuì.
«Si, ma è stato diverso.»
«Diverso come?» Domandò Takeshi.

Ryoko abbassò per un momento lo sguardo sulle sue mani prima di riportarlo su di loro, non aveva intenzione di dirgli che gli incubi avuti erano a causa di quello che le aveva fatto, quindi quella che avrebbe detto sarebbe stata una mezza verità, esattamente come aveva raccontato ad Aizawa.

«Non lo so, mi ha sussurrato qualcosa all'orecchio e sono svenuta... Poi mi sono svegliata qui.»

Una parte della sua coscienza le stava dicendo di non omettere alcun dettaglio, ma come aveva già pensato, non intendeva parlare di quei sogni. Voleva solo metterli in un angolo e dimenticarli.

Ogni volta che ci si ritrovava buttata dentro sentiva la pressione della magia nera farsi sempre più forte, sempre più dominante, e la cosa la spaventava a morte.
Quasi aveva paura di addormentarsi nuovamente.

«Alle medie cosa hai fatto per allontanarlo?» Chiese il fratello.

Per tutto quel tempo in cui è stata alla Yuuei, Ryoko non ha mai avuto problemi con il nuovo arrivato, quindi significava che in qualche modo era riuscita a tirarlo fuori dalla sua vita.

«Inizialmente niente, mi limitavo ad ignorarlo come facevo con tutti, forse è anche a causa di questo se nessuno si è mai messo in mezzo per difendermi.» Ipotizzò lei.

Se l'era sempre dovuta cavare da sola, ma questo non aveva fatto altro che aumentare l'interesse di Yusuke nei suoi confronti, più il tempo passava e più questo dettaglio diventava sempre più un problema.
Il ragazzo aveva fatto nascere una specie di ossessione per lei e il lato oscuro che tentava disperatamente di sopprimere.

«Ma le cose sono cambiate quando per poco non lo colpivo con la magia nera» spiegò Ryoko mordendosi leggermente il labbro inferiore.

«Ero arrivata ad un punto in cui la mia soglia di sopportazione aveva superato il limite, ma stavo anche per perdere il controllo.» Si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Mi sono spaventata così tanto quel giorno che ho deciso di parlarne con Aizawa, grazie a lui Yusuke è stato espulso dalla scuola.»

«Però ha deciso di ritornare...» Cominciò a dire Todoroki.
«Perché è così interessato alla magia?» Domandò poi il ragazzo, osservando la corvina.

«Il Quirk di Yusuke si basa sul controllare le ombre, non solo quelle create da lui, ma anche quelle che albergano nell'animo di una persona. Controllare o far uscire fuori la parte più oscura di noi lo gratifica, lo fa sentire forte, è per questo che lo fa» rispose con un sospiro, la situazione non era rivolta a loro favore.
«È ossessionato dal potere.»

«Tu come ti senti al riguardo?» Il bicolore spostò l'argomento sullo stato d'animo della corvina, non era un colpo facile da digerire il ritorno di una sua vecchia conoscenza, soprattutto considerando il fatto che ora è un villain.

«Mi riprenderò dallo scombussolamento.» Quella risposta indiretta fece capire a Shouto che non stava benissimo, ma neanche così male come credeva. Non voleva farlo preoccupare ancora.

«So che lo sai, ma per qualsiasi cosa noi ci siamo.» Iniziò a dire il fratello.
«Non devi fare altro che chiedere!» Sorrise, ricevendo da parte di Ryoko lo stesso gesto.

«Oh, beh, perché non approfittarne allora» disse con una leggera risata, dopodiché si alzò e si voltò verso il suo borsone.
«È ora di uscire da qui e tornare a casa.»

«Ti aspettiamo fuori» affermò Takeshi, alzandosi e dirigendosi verso la porta, ma non prima di aver rivolto alla sorella un altro piccolo sorriso, come a rassicurarla che tutto sarebbe andato per il meglio.

Todoroki stava per seguire l'amico, ma si fermò quando Ryoko mise una mano sul suo braccio.

Si girò verso di lei, avvicinandosi nuovamente.
«Ho detto che sono ancora un po' provata da quanto è successo, ma tutto sommato sto bene» disse la ragazza guardandolo con dolcezza.

«Si, lo so» rispose lui, afferrandole la mano libera con la sua.

«Mh.» La corvina inclinò appena la testa.
«Mi sembri ancora preoccupato però.»

Shouto spostò gli occhi, dapprima posati sulle loro mani, su quelli di Ryoko.
«Pensavo di essere riuscito a nasconderlo, almeno un po'» ammise il bicolore.

«Il tuo intento non è andato a buon fine» disse lei con una lieve risatina, voleva cercare di alleviare l'apprensione del ragazzo, non le piaceva vederlo così a causa sua. Durante quei giorni era stato in pensiero per lei fin troppo, si meritava un po' di tranquillità.

«Lo sono anche io, non lo nego, ma andrà bene» affermò Ryoko, però la verità era che non ci credeva più di tanto.
Non aveva un buon presentimento in merito, ma non intendeva addossare quelle preoccupazioni sulle spalle dell'eterocromatico, come non voleva farlo con il fratello.

Todoroki la guardò per qualche altro secondo prima di attirarla a se e cingerle la vita con le braccia.
La ragazza ricambiò lo sguardo con un lieve sorriso, poggiando entrambe le mani sul suo petto.

«Se lo dici tu, allora mi fido. Spero veramente che vada tutto bene.» Per una volta voleva che le cose fossero semplici.
Il suo sesto senso continuava a dirgli di rimanere all'erta, ma una parte di lui inevitabilmente voleva godersi quel momento di pace, senza stare a pensare troppo a quello che il futuro aveva in serbo per loro.

Proprio per mettere a tacere la sua mente chinò il viso verso quello della corvina, prendendo possesso delle sue labbra.
Prima dolcemente, successivamente con maggior trasporto.

Ryoko rispose schiudendo la bocca e lasciandogli libero accesso, spostando poi le sue mani nell'incavo del collo del bicolore, così da aggrapparsi e stringersi di più a lui.

Di tutti i baci che avevano avuto nessuno era mai stato come quello.
Fino a quel momento erano sempre rimasti sul casto e classico bacio, non si erano mai spinti chissà quanto oltre.

In quell'istante però era diverso. Era più passionale, più desiderato.

Si strinsero ancora di più l'uno all'altra, come se non ne avessero mai abbastanza, volevano che quel contatto durasse in eterno.
Lo volevano così ardentemente che si dimenticarono di trovarsi in una stanza d'ospedale, dalla quale qualsiasi persona sarebbe potuta entrare.

Fu esattamente quello che accadde qualche minuto più tardi, non era di certo la prima volta che venivano interrotti, però in quell'occasione ci vollero dei secondi per far rendere conto ai due ragazzi di essersi lasciati andare nel posto meno adeguato.

«AH! La prossima volta non tornerò indietro, lo giuro!» Cominciò ad esclamare Takeshi, colui che li aveva involontariamente disturbati.
«Non ho più visto Todoroki, pensavo sarebbe uscito subito dopo di me e sono tornato indietro quando non l'ho visto. Sul serio, la prossima volta non mi volterò indietro!» Il suo continuo parlare energicamente e senza prendere fiato fece scappare una risata a Ryoko.

«Ei, non agitarti così, tanto non è la prima volta che succede.» Con la coda dell'occhio vide Shouto sorridere appena.
«In effetti, è già capitato» concordò il bicolore.

In quell'occasione i due nemmeno stavano insieme, ma sentivano l'uno per l'altra un'attrazione impossibile da contrastare.
Il loro primo bacio, ecco cosa si stavano per dare quel giorno, però il destino ha voluto rimandare il momento visto che era stata la sorella di lui ad averli interrotti.

Buffo come in entrambi i casi fossero stati i fratelli dei due ragazzi ad essere arrivati nel momento sbagliato.

«B-Beh, comunque sia, credo proprio che tornerò giù» annunciò Takeshi passandosi una mano dietro al collo.
«Aspetterò senza tornare indietro.» Ryoko continuò a sorridere nel vederlo comportarsi in quel modo impacciato, non era proprio da lui. Lo trovava dolce.

La corvina si girò e diede un altro bacio a Todoroki prima di allontanarsi e andare verso la sua borsa.
«Okay, ora dovrei seriamente finire di sistemare, prima che ci caccino fuori da qui a calci» Affermò ridacchiando appena.

«Tornata a casa riposati, a quanto hai detto non hai dormito molto qui.» Le ricordò il bicolore.
«Si, si, tranquillo. Mi butterò sul letto non appena avrò varcato la soglia di casa» gli rivolse un leggero sorriso.

Quando uscirono dalla stanza gli occhi della corvina finirono su qualcuno che stava sbraitando davanti ad una macchinetta degli snacks.

Chi altro poteva essere se non Bakugou?

«Ti raggiungo subito» disse a Todoroki, che annuì e proseguì fino a fermarsi fuori dall'ospedale, ad aspettare la ragazza.

Ryoko si avvicinò al biondo, che se avesse potuto avrebbe dato fuoco alla macchinetta solo con il potere dello sguardo.

«Ti si è bloccato qualcosa dentro?» Domandò affacciandosi e costatando di avere ragione.

«Supida macchina! Non prenderò più niente da una di queste!» Il ragazzo aveva proprio perso le staffe.

La corvina prese dalla sua borsa delle monete e le inserì, mettendo poi il numero letto sotto lo snack che si era incastrato.

Si accovacciò per prenderlo e nel momento in cui si rialzò lo porse al compagno di classe.
«Non c'è bisogno che mi ridai i soldi, non costava tanto.»

Bakugou brontolò un ringraziamento forzato.
Il suo orgoglio ha un'influenza talmente considerevole su di lui da rendergli complicato anche dire un semplice "grazie".

«Vedo che stai bene» commentò lui, cambiando argomento.
«Pensavi di trovarmi in condizioni peggiori?» Rispose la giovane.

«Sinceramente? Si.» La osservò, visto quanto era rimasta in uno stato di coma si aspettava di vederla più debilitata. Invece sembrava la solita di sempre, eccezion fatta per quel cenno di stanchezza negli occhi, come se in quei giorni avesse dormito poco.

«Comunque era ora che ti svegliassi, non ne potevo più di sentire gli altri continuare a parlare di quanto fossero preoccupati» aprì la barretta e gli diede un morso.

«Già, posso immaginare» sorrise appena.
«A proposito, che ci fai qui? Non pensavo fossi rimasto ferito così gravemente nello scontro tanto da dover tornare qui.»

«Non lo sono infatti» rispose senza aggiungere altro.

Ryoko lo osservò attentamente, arrivando poi alla conclusione che fosse andato lì per farle visita, esattamente come avevano fatto gli altri suoi compagni di classe.

«Non ti piace proprio fare le cose insieme al resto della classe, vero?» Disse lei, facendogli capire di aver compreso il motivo della sua presenza lì.

L'altro sbuffò, provocando nella ragazza una breve risata.

Anche se non passava mai del tempo con il gruppo di amicizie nella quale si trovava Ryoko, i due avevano in qualche modo legato.
Ormai la loro si poteva definire amicizia. Una strana amicizia considerando il carattere di Bakugou, ma andava bene così.

La corvina si sistemò la borsa sulla spalla.
Quel gesto però le fece rendere conto che mancava qualcosa.

Non sentì il contatto con la collana che le aveva regalato Todoroki quando lei ancora stava cercando un'ancora a cui aggrapparsi per controllare la magia nera.

«Cavolo, devo averla lasciata nel cassetto... O da qualche parte in camera.» Solitamente non perdeva le cose, e nemmeno le lasciava in posti incustoditi, soprattutto con oggetti così importanti per lei.

«Devo tornare indietro» guardò il biondo.
«Ci vediamo a scuola.» Lo salutò e corse in camera, mettendosi a cercare ovunque la collana, senza però trovarla.

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