𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟷𝟹
❝𝑁𝑜𝑛 𝑒𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒 𝑠𝑒𝑝𝑎𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑓𝑖𝑛𝑖𝑡𝑖𝑣𝑎 𝑓𝑖𝑛𝑐𝘩𝑒́ 𝑒𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒 𝑖𝑙 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑜.❞
||𝐼𝑠𝑎𝑏𝑒𝑙 𝐴𝑙𝑙𝑒𝑛𝑑𝑒||
Un'altra notte era giunta, ma con essa non arrivò anche il suo tipico silenzio.
In quel palazzo c'era molta più tranquillità di giorno che di notte, quando calava il sole tutti sembravano cominciare la loro giornata.
Non doveva sorprendersene, alla fine chi viveva lì svolgeva i propri affari in quelle ore, e come aveva detto Yusuke, la loro vita non era onesta.
Nel pensare al ragazzo Ryoko volse il suo sguardo verso di lui, che dormiva beatamente sul divano, in quei giorni entrambi si erano stancati a forza di stare dietro alla magia nera.
L'unica cosa che la giovane si chiedeva era come facesse a riposarsi ora che non c'era tranquillità in quel posto.
Forse però la spiegazione era più semplice di quello che pensava.
Yusuke non era un tipo che dormiva molto, nel tempo che aveva passato con lui lo aveva visto riposarsi pochissime volte, quindi lo faceva solo quando era veramente stanco, e probabilmente quello era uno di quei momenti.
Deve fidarsi se se ne sta così tranquillo. Pensò la ragazza, continuando ad osservarlo.
Un sospiro uscì dalle sue labbra, dopodiché lasciò quei pensieri in un angolo della sua mente e afferrò il suo diario, c'era una cosa che voleva fare.
Aveva visto Yusuke parlare del suo passato come se la cosa non lo influenzasse più in alcun modo, come se stesse semplicemente raccontando una storia. Lui era riuscito a liberarsi di quel peso.
Per lei non era così, e forse il motivo era proprio che non ricordava precisamente come fossero andate le cose.
Però il suo potere l'avrebbe potuta aiutare a scoprire esattamente cosa fosse successo quando aveva scoperto di avere anche la magia nera, oltre che a quella bianca.
Fece un sospiro e mise una mano sulla copertina del diario, doveva superare quella sua paura di sapere, ora non era più debole come prima, avrebbe potuto benissimo vedere e reggere il colpo.
Chiuse gli occhi e si concentrò su ciò che aveva imparato precedentemente da quel diario, utilizzando la magia nera per scavare nei suoi ricordi, più precisamente in quelli chiusi da qualche parte della sua testa.
Davanti a sé si materializzarono vari oggetti, che andarono a formare l'interno di una casa.
Ryoko si trovava lì come una specie di proiezione, poteva osservare, ma non poteva toccare niente, ne tantomeno modificare ciò che era successo, alla fine quelli non erano che semplici ricordi.
Si rese conto che quella era casa sua, o quella che sarebbe dovuta essere casa sua, quando vide una piccola se stessa correre verso la cucina.
«Mamma! Papà! Guardate!» Stava esclamando in prenda all'eccitazione, con le mani protese difronte a se.
«Ei! Come mai tutta questa felicità?» Disse la madre con una piccola risata, voltandosi poi verso di lei.
«Cosa è successo?» Chiese ancora, con un piccolo sorriso sulle labbra.
La ragazza si soffermò sulla figura della donna, quella era la prima volta che vedeva il volto di sua madre.
Con il passare degli anni il ricordo del suo viso era sbiadito sempre di più, fino a sparire, cosa che era successo anche con il padre, ed esattamente come era accaduto con il fratello.
Era talmente piccola quando Aizawa l'aveva trovata che era inevitabile che avrebbe dimenticato i suoi familiari con il tempo.
Ryoko non riusciva a staccare gli occhi dalla figura della madre, sembrava così gentile e amorevole, allora perché farsi sopraffare dalla paura e abbandonarla senza provare ad aiutarla?
«Anche io ho un Quirk! L'ho appena scoperto!» Informò i suoi genitori con entusiasmo.
Anche il padre si girò verso di lei, dopo aver finito di preparare delle verdure da cucinare.
«Deve essere qualcosa di fantastico se ne sei così felice!»
Entrambi sembravano dei normali genitori, eppure avevano avuto il coraggio di abbandonarla.
«Guardate!» La piccola Ryoko prese un pastello e lo spezzò a metà, poggiandolo poi a terra.
«L'ho scoperto così, prima ho rotto per sbaglio un pastello mentre coloravo. Ho pensato di aggiustarlo e quando l'ho toccato è successo!»
Mise una mano sul colore e si concentrò, visualizzando nella sua mente ciò che intendeva fare.
Sotto gli occhi sorpresi dei genitori il pastello tornò ad essere come poco prima, non sembrava aver subito alcuna crepatura o rottura, era come nuovo.
«Wow, incredibile!» Esclamò la madre meravigliata.
«È come se fossi la maga delle favole! Posso aggiustare le cose e fare chissà quante altre cose con il mio Quirk!» Disse la bambina con gioia.
«La nostra piccola maga!» Le disse il padre prendendola in braccio e ridendo insieme a lei.
I due genitori avevano visto quel segno come qualcosa di positivo, Ryoko non aveva mostrato segni di oscurità derivanti dal suo potere, quindi ne erano più che felici.
Quello che non sapevano era che la magia nera si sarebbe sviluppata poche settimane dopo, improvvisamente e senza alcuna ragione, semplicemente arrivò in ritardo rispetto alla magia bianca.
Quel giorno Ryoko era andata dai genitori dopo aver visto del fumo nero avvolgere le sue braccia, aveva provato a mandarlo via, ma non ci era riuscita, quindi aveva deciso di chiedere aiuto a loro.
Però per sbaglio aveva ferito la madre quando quest'ultima si era avvicinata per verificare, l'aveva scaraventata via senza averne la minima intenzione, cosa che la spaventò.
Ma quanto successo spaventò anche i genitori, che in un primo momento le dissero di non avvicinarsi.
La piccola non faceva altro che scusarsi, e voleva rimediare in qualche modo, ma non la lasciavano avanzare, anzi, le intimarono più volte di non andare verso di loro.
Ryoko a quel puntò scappò in camera sua, in lacrime per quanto successo, non voleva fare del male a sua madre, ma non riusciva a controllare quanto le stava accadendo.
«Ryoko...» Una tenera voce la chiamò, e quando lei si girò vide suo fratello.
Subito la piccola fece dei passi indietro, andando quasi a finire contro la parete della sua stanza.
«No! Takeshi non toccarmi! Ho fatto male a mamma prima... Non voglio farne anche a te» cominciò a dire singhiozzando, incapace di arrestare le lacrime che rigavano sul suo viso.
Il bambino però fece dei passi in avanti, e Ryoko notò i suoi occhi.
«Perché anche i tuoi occhi sono rossi?» Domandò lei.
«Perché siamo gemelli, i nostri poteri sono collegati»
«Però non ti avvicinare comunque, potrei farti male!» Non aveva idea di come fermarlo, il corvino sembrava non voler sentire ragioni.
«No invece, lo sento, so che non volevi farlo.» Le sorrise.
«E so che non mi farai del male, ma devi lasciarmi avvicinare.»
Ryoko non disse più nulla, facendo ricadere le braccia lungo i fianchi, rassegnata all'idea che tanto non sarebbe riuscita a convincerlo.
Però voleva fidarsi di lui, quindi gli permise di arrivare a poca distanza da lei.
Lo guardò insicura, aveva ancora paura di potergli far del male per sbaglio, ma quando Takeshi avvolse le braccia attorno alle sue spalle, abbracciandola, non successe nulla.
Non venne respinto, ne scaraventato via.
«Te l'avevo detto che non sarebbe accaduto niente.» Le fece notare lui stringendola a se.
«Io lo so che non volevi, è stato un incidente, ma la mamma sta bene.»
«La mamma è spaventata, e anche papà...» Sussurrò con voce debole.
«Non mi vorranno più vicina a loro.»
L'altro scosse la testa contro di lei.
«Non è vero, non pensarlo nemmeno.»
A quel punto Ryoko aveva ricambiato l'abbraccio, vedendo sparire il fumo nero che avvolgeva le sue braccia.
Però il fratello aveva sperato nell'impossibile, poco dopo la piccola venne abbandonata per via di quella paura che i genitori si stavano portando dietro.
Improvvisamente tutto attorno a lei iniziò a sparire e una voce si fece sentire, era lontana, ma riusciva ad udirla.
La stava chiamando.
Si voltò verso la direzione della voce e allungò una mano verso di essa, così da uscire dai suoi ricordi.
Quando aprì gli occhi vide che Yusuke le stava tenendo le spalle e la stava guardando con rimprovero.
«Finalmente! Si può sapere che stavi facendo?!»
Ryoko alzò lentamente lo sguardo su di lui.
«Perché te la prendi tanto? Non stavo facendo niente di così pericoloso.»
«Ah no?» La guardò attentamente.
«Tu non ti sei minimamente accorta di quello che stavi provocando, vero? Perché non provi a guardarti attorno?» Le suggerì, lasciandola andare.
La corvina spostò gli occhi attorno a lei, vedendo una densa nebbia nera come il petrolio che li circondava.
La sua espressione da neutra che era assunse una nota, marcata, di sorpresa.
«L'oscurità è stata liberata da poco, non puoi pretendere di poterla utilizzare come ti pare e piace credendo di riuscire a controllarla alla perfezione.» Le fece notare Yusuke, indicando ciò che il suo potere aveva prodotto.
«Stavi perdendo il controllo della magia nera, le stavi lasciando troppa libertà, non sei ancora pronta per quello» continuò a dire, afferrandole poi le mani e unendole alle sue.
Il ragazzo chiuse gli occhi e iniziò a manipolare l'oscurità della ragazza, così da farla rientrare in Ryoko, in modo che potesse ricontrollarla senza problemi.
«Sei fortunata che ci sia io» disse Yusuke in un sussurro, continuando con ciò che stava facendo.
«E poi, davvero, si può sapere che stavi facendo?» Domandò poi il ragazzo una volta che ebbe finito, ora la stanza era tornata ad essere come prima, senza nessuna nebbia di oscurità che l'avvolgeva.
L'altra sospirò.
«Magari dopo te lo dirò, ora ho solo voglia di farmi un giro.»
Yusuke la guardò per qualche secondo, cosa che fece parlare Ryoko prima che lui potesse risponderle.
«Che c'è? Non ti fidi forse?»
Lo vide fare un sorrisetto.
«Credi mi sarei permesso di dormire se non mi fossi fidato?» Chiese alzandosi da terra.
«L'importante è che tu non ti faccia vedere da chi ti conosce.»
Ryoko alzò gli occhi al cielo.
«Si, si, va bene» disse prima di uscire dall'appartamento.
xxx
Todoroki e Takeshi passato parecchio tempo a pensare ad una scusa da poter utilizzare con Aizawa, ma alla fine erano arrivati alla conclusione che non dovevano sforzarsi troppo, bastava che alcuni di loro andassero da lui con l'intenzione di insistere sull'uscire per cercare Ryoko.
Quella era decisamente la via più sicura, era qualcosa che avrebbero sicuramente fatto, quindi i sospetti gli sarebbero venuti dopo.
In quel modo Todoroki riuscì ad uscire dal dormitorio, finalmente poteva provare a cercarla.
Il ragazzo sperava che quel piano sarebbe andato a buon fine, non voleva tornare senza nemmeno averla vista.
Non sapeva come l'avrebbe trovata, ma voleva fare un tentativo nel riportarla a casa.
I minuti passarono, così come le ore, fino a che il sole non iniziò a calare.
Shouto sospirò pesantemente, per tutto quel tempo non aveva avuto successo, non c'era traccia di Ryoko, da nessuna parte.
Fece scontare la schiena contro il muro dietro di lui, non aveva nessun'altra idea su dove andare a cercare.
Per tutta la giornata non aveva fatto altro che girare per le vie della città, invidiando coloro che gli passavano accanto, così tranquilli e per niente preoccupati, che vivevano la loro giornata serenamente.
Anche Todoroki avrebbe voluto farlo. Avrebbe tanto voluto tornare a trascorrere delle calme giornate all'interno del dormitorio, con Ryoko.
Ma il destino sembrava non volergli concedere quel tipo di tranquillità.
Deve esserci un posto dove ancora non ho controllato. Pensò il bicolore, con gli occhi puntati in basso, verso la strada.
Trascorsero dei minuti prima che un pensiero sfrecciò nella sua mente, facendogli rendere conto che effettivamente c'era ancora un luogo dove non era ancora andato.
Credeva fosse così scontato che la ragazza non ci sarebbe mai andata, però tanto valeva fare un tentativo.
Senza perdere altro tempo Todoroki si mise a correre verso il posto che aveva in testa.
Correva, correva e correva. Senza fermarsi un attimo, quasi sembrava un ragazzo che stava per perdere l'ultima corsa del treno.
Quando arrivò si piegò, poggiando le mani sulle ginocchia, nel tentativo di riprendere fiato.
Alzò subito lo sguardo verso il punto che desiderava controllare e la vide, con la schiena contro il tronco dell'albero e le braccia dietro di essa.
In quel parco, sotto quell'albero, i due ragazzi si erano scambiati il loro primo bacio.
Sembrava passata una vita da quel momento, che ora appariva così lontano. Erano successe talmente tante cose in quei mesi che il tempo sembrava esser stato moltiplicato.
E quei giorni, senza sapere dove fosse finita, erano trascorsi con una lentezza disarmante.
Ma ora l'aveva vista. Lei era lì, sotto quell'albero che per loro due aveva un significato, in quel parco che per i due ragazzi era speciale.
Lei era lì, con gli occhi rivolti verso il cielo, chiusa nei suoi pensieri, e Todoroki non poté fare a meno di ammirarla.
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