2. Room n°117
Luciano era completamente sconvolto. Sperò di aver capito male, ma ovviamente non andò come aveva sperato.
"M-Ma.. dicono che sia un caso perso! Perché ti hanno assegnato proprio lei?!".
"Potrà anche essere un caso perso, ma io sono convinto che ci sia ancora speranza. Quella ragazza ne sta passando di tutti i colori e io ho intenzione di farla stare meglio".
"E cosa dovremmo fare? Insomma.. tu cosa dovresti fare?".
"Il mio lavoro consiste nel parlare con i pazienti per capire quale sia il loro disturbo mentale, cosa lo genera e, una volta trovato, curarlo, anche con medicinali se necessario".
"E.. non è pericoloso?".
"Dipende".
"Ma dicono che lei~".
"Sì, lo so, Seira ha molti problemi".
"E si sa perché?".
"Lei non si è mai confidata con nessuno, in certi casi non ha nemmeno spiccicato mezza parola, se non per cacciare fuori le persone che entravano nella sua stanza. In più non è molto pacata nei modi, si dice che sia decisamente aggressiva".
"A-Ah.. davvero?".
"Sì, ha picchiato diversi infermieri" rispose con naturalezza.
Luciano spalancò nuovamente gli occhi: "E-E lo dici così?!".
"In quale altro modo dovrei dirlo? L'ha fatto e basta, e quindi? Dovremmo farne una questione di stato?".
"No, ma.. come fai ad essere così tranquillo?".
"Luciano, so che per te è tutto nuovo e capisco che tu possa essere leggermente spaventato da questo mondo, perché effettivamente non lo conosci ed è normale che tu stia reagendo in questo modo. Ma c'è una cosa che dovresti sapere: Seira è una persona esattamente come te perché mangia, dorme e cammina esattamente come lo fai tu, l'unica differenza tra te e lei è il modo in cui il vostro cervello lavora. Il tuo è molto più indipendente perché viene guidato da te, mentre il suo è molto più legato alla sua sfera emotiva, è questo il motivo per cui quando cerca di esternare quello che prova, lo fa come se qualcosa dentro di lei fosse esploso, ma alla fine, se ci pensi, è una semplice ragazza come tutte le altre. Quindi non avere paura di lei, anche perché l'ultima cosa di cui ha bisogno è essere giudicata da persone che non riescono a capirla.. come ti sentiresti tu, se provassi costantemente a parlare, ma nessuno riuscisse a comprenderti e per questo motivo cominciasse a tormentarti con insulti e brutte parole?".
Luciano rimase senza parole. Mirko aveva ragione, eccome se ne aveva. Si stava lasciando sopraffare dalla paura e dal fatto che non avesse mai incontrato una persona con disturbi mentali, ma Mirko riuscì ad impedirgli di fare un passo indietro e di commettere un bruttissimo errore.
"Sono d'accordo, Mirko, non vorrei assolutamente attaccarla o farla sentire a disagio in qualche modo, perché.. non è bello quando ti senti circondato da persone che non ti capiscono".
"Bravo Luciano, vedo che hai afferrato il messaggio" sorrise.
"Ma.. io che dovrei fare? Non so comunque come dovrei comportarmi, cosa dovrei dirle.. e se sbagliassi qualcosa e lei si sentisse offesa? E se addirittura mi volesse picchiare? Oh mio Dio, Mirko, non mi sento pronto~" andò nel panico.
Mirko subito lo interruppe: "Non ti ucciderà mica! Mantieni la calma e vedrai che non succederà nulla".
"Dici che non morirò?".
"Ma no che non morirai!" gli diede una pacca sulla spalla per rassicurarlo.
Pochi minuti dopo Mirko e Luciano arrivarono di fronte a quella stanza, il secondo dei due aveva una paura matta di varcare la soglia di quella porta. Circolavano diverse dicerie su quella ragazza: tutte inquietanti e quasi paranormali. Nessuno, però, sapeva il vero motivo per cui fosse giunta in ospedale, nessuno conosceva il suo passato.
"Sai come ci sia finita in questo posto?".
"Gira una nuova voce ogni giorno. La gente ha bisogno di parlare qui dentro, nonostante non ci sia molto da raccontare, e dato che nessuno è mai riuscito a parlarle, si buttano tutti su quella povera ragazza, inventando cavolate di tutti i colori".
"E tu cosa pensi?".
"Io penso che lei non sia pazza come credono tutti, io credo che si comporti così perché in passato ha dovuto vivere esperienze terrificanti e che adesso se ne stia in disparte perché è spaventata. Però una cosa è certa: quella ragazza ha sofferto prima di essere chiusa qua dentro, deve avere un brutto e doloroso passato alle spalle".
Luciano ingoiò la sua stessa saliva.
In un certo senso Mirko aveva ragione, ma nonostante ciò le voci di corridoio che aveva sentito lo inquietavano ancora.
Poco tempo dopo aprirono finalmente la porta ed entrarono nella stanza.
"Seira? Sei qui?" domandò lo psichiatra.
Il silenzio era padrone della stanza.
"Seira?".
Un'anta dell'armadio si aprì lentamente, scricchiolando, facendo spaventare Luciano. All'interno di esso intravide, poi, la figura di una ragazza che nascondeva la testa tra le ginocchia scorticate.
Luciano pensò che fosse una ragazza bellissima, nonostante le piccole ferite che aveva sul corpo: aveva una carnagione abbastanza chiara che faceva risaltare i suoi lunghi e ondulati capelli scuri, ma sfumati con il lilla.
Quando alzò lo sguardo da terra, Luciano riuscì ad osservare anche il suo viso. Se non fosse stato per il loro rossore e gonfiore, avrebbe sicuramente detto di non aver mai visto occhi così scuri e profondi. Ci si stava perdendo dentro, tanto erano profondi, non riusciva neanche a distinguere la pupilla dall'iride.
La pelle quasi nivea e candida di quella ragazza non si sposava bene con quegli occhi così distrutti. Indossava un semplicissimo pigiama composto da un pantaloncino e una camicietta di cotone rosa, sotto alla quale indossava, poi, un top floreale.
Tutto sommato, era convinto di non aver mai visto una ragazza così bella.
"CHIUDI QUELLA CAZZO DI ANTA! SE MI TROVA, MI FARÀ DEL MALE!!" gridò la ragazza.
"Tranquilla, siamo solo in due qui dentro e abbiamo solo buone intenzioni" rispose lo psichiatra con calma.
"Non deve sapere che mi sono nascosta, altrimenti finirà male! E io non ho intenzione di rimetterci per colpa di due idioti! Andatevene subito e dite che non mi avete vista!".
"Vogliamo solo parlarti.. esci da quell'armadio, per favore".
"NOO!!".
"Chiudiamo le persiane delle finestre se vuoi, così non ci vede nessuno".
"HO DETTO CHE VI DOVETE LEVARE DAL CAZZO! CI SENTITE O NO?!".
"Seira, devi uscire. Ho davvero bisogno di parlarti".
"IO INVECE NO! VATTENE, SENNÒ TI UCCIDERÒ CON LE MIE STESSE MANI!".
"Seira, cerca di ascoltarmi, ti prego".
In quel momento Seira si precipitò fuori dall'armadio per avventarsi contro Mirko. Gli saltò addosso e cominciò a riempirlo di schiaffi, pugni e calci mentre gli urlava contro.
"NON DEVI PERMETTERTI DI DARMI ORDINI! DECIDO IO COSA FARE E COSA NO! NESSUNO DI VOI PUÒ CONTROLLARMI! È CHIARO?!".
Luciano era rimasto paralizzato. Quella scena l'aveva inizialmente turbato, ma quasi subito dopo aveva iniziato ad aver paura sul serio. Mirko la fece cadere sul letto e le bloccò i polsi contro il materasso.
"Sta' calma! Sono qui per aiutarti!".
"Non sparare cazzate! Io non mi piegherò ad ascoltare le tue stronzate per farti finire su tutti i giornali! Non sarai tu quello che mi guarirà, nessuno riuscirà a farlo e tantomeno ti aiuterò a fare carriera!".
"A me non interessa la carriera, io voglio davvero aiutarti!".
"SAI SOLO SPARARE MINCHIATE! VATTENE! VATTENE ADESSO!" urlò a squarciagola.
Seira si liberò dalla presa dello psichiatra e salì nuovamente sulla sua schiena, ricominciando a picchiarlo. Luciano aveva notato che un calcio avesse fatto abbastanza male a Mirko.
Non sapeva cosa fare, se stare lì impalato o andare a chiamare qualcuno, ma entrambe le opzioni non gli sembravano adatte al momento: da una parte non voleva restare lì impalato perché non voleva che Seira facesse ulteriormente del male a Mirko, ma dall'altra non voleva andarsene perché temeva che lei potesse fargli ancora più male, così agì d'istinto. Ad un certo punto, con un coraggio che non aveva mai avuto, si avvicinò ai due, prese di peso Seira e la bloccò tra le sue braccia.
"DACCI UN TAGLIO, PORCA MISERIA! LUI VUOLE SOLO AIUTARTI!" urlò Luciano contro la ragazza.
Seira spalancò gli occhi per un momento: "E tu chi cazzo sei?!" mentre parlava serrò i pugni e li strinse fortissimo "COME TI PERMETTI DI TOCCARMI?! LASCIAMI SUBITO!".
"Ma non ti rendi conto di che cosa gli stavi facendo?! Devi darti una calmata! Lo stavi massacrando!".
"NON SONO CAZZI TUOI!".
"Invece lo sono! Stavi davvero esagerando! Ma sei pazza?!".
Seira liberò i pugni, rilassandoli, e si fermò, ammutolendosi subito dopo.
Luciano si rese conto di quello che aveva detto subito dopo e si sentì davvero un emerito idiota per aver fatto uscire quelle parole dalla propria bocca.
Voleva schiaffeggiarsi.
"Tu non puoi capire.." rispose la ragazza pacatamente.
"Non posso, è vero, ma posso dirti con sicurezza che la violenza non aiuta a risolvere i problemi".
"E sentiamo.. perché?".
"Se fossimo stati a scuola, sarei stato io quello ad essere pestato! E da vittima posso dirti che la vita di uno come me diventa talmente uno schifo che non si riesce più a trovare nemmeno una ragione per restare su questo mondo! Puoi anche provare ad esternare quello che provi, se sei fortunato potresti anche trovare qualcuno disposto ad ascoltarti, ma è veramente difficile essere compresi fino in fondo, per questo motivo ti cominci a sentire mano a mano sempre più solo, fino a che arrivi al punto di non sopportare più nulla e nessuno. Non è una bella situazione quella in cui ti ritrovi, così inizi a lottare contro te stesso per poterne uscire fuori, ma lottando contro te stesso, finisci per autodistruggerti.. perché nessuno ti conosce meglio di te stesso, proprio per questo sai dove attaccarti, sai alla perfezione quali sono i punti che ti fanno più male e che ti conduranno alla sconfitta. Però c'è una cosa che dimentichi quando lotti: tu sei il tuo primo punto di appoggio, sei la tua forza, di conseguenza se riesci ad autodistruggerti, cadrai inevitabilmente e non riuscirai più ad alzarti.." le spiegò, innervosendosi un po' nel momento in cui ripensò a Lorenzo, ma compatendosi allo stesso tempo quando cominciò a parlare di come, effettivamente, si sentiva lui.
La ragazza, sentendo quelle parole, si calmò e rilassò per un secondo la mente. Nel frattempo Luciano aveva continuato a tenere salda la presa al corpo della ragazza. Quel contatto, visto dall'esterno, sembrava un tenero abbraccio da dietro.
"E ti giuro che non è bello.." aggiunse Luciano.
"Lo so, anche io.. ho provato quel tipo di dolore.." confessò Seira.
Mirko, di fronte a quella scena, rimase completamente paralizzato.
Come aveva fatto quel ragazzo a calmare Seira con tanta facilità?
COME?!
"...soffri tanto anche tu?" domandò.
Inconsapevolmente Luciano aveva iniziato a stringere la ragazza sempre più forte, era come se non volesse lasciarla andare.
"Il dolore fisico non era niente in confronto al resto, niente mi ha mai fatto così male come quella.. cosa..".
"Quella cosa, cosa?" domandò.
"L-Lei.. l-lei mi perseguita continuamente, non mi lascia mai sola. Ho provato a nascondermi così tante volte, ma ogni volta riesce a trovarmi. N-Non riesco a liberarmi di lei, mi fa sentire così~".
"In trappola" affermarono all'unisono.
Di fatto Luciano approfondì l'abbraccio perché, per la prima volta, aveva trovato una persona in grado non di ascoltarlo, bensì di comprenderlo.
"Chi è a perseguitarti?".
"Lei si chiama~ NO, NON POSSO!" si liberò dalla presa e corse a chiudersi in bagno.
"Seira!" urlò lo psichiatra "Apri la porta!".
Luciano era completamente scioccato, cosa diavolo era appena successo?!
"Come cavolo hai fatto?! Lei.. lei non ha mai detto una parola riguardo se stessa!" gli chiese Mirko.
"Non lo so.." rispose "Io.. le ho solo detto quello che sento..".
"E lei ti stava ascoltando! Non l'aveva mai fatto con nessun'altro. Dobbiamo farla continuare a parlare!".
"Aspetta, no".
"NO?!".
"Per oggi lasciamola stare. Adesso è spaventata.. non credo se la senta ancora di parlare".
"Ma~".
"Mirko.. per favore, diamole il suo tempo".
"E va bene..".
Mirko uscì dalla stanza, seguito un po' di tempo dopo dal ragazzo. Prima di uscire, però, Luciano sentì un flebile "grazie" provenire dal bagno. Si bloccò ancora una volta, ma questa volta con un grosso sorriso sulle labbra.
Di una cosa era certo: si sarebbe ricordato di quella giornata per sempre.
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