1. Me myself
Era da un paio di giorni che a Milano non c'era il Sole, non pioveva e non c'era neanche la nebbia. Il cielo era semplicemente coperto da nuvole grigiastre che non lasciavano fuoriuscire neanche un raggio di Sole.
Ci fosse stata una persona in grado di alzarsi dal letto con questo tempaccio! Una giornata del genere toglierebbe la voglia di vivere anche alla persona più solare del mondo. Non si riuscirebbe ad attivare nessuno, figuriamoci Luciano!
La mattina ha sempre rappresentato il momento più traumatico della giornata per lui, dato che era obbligato ad alzarsi dal letto per andare a scuola, quando, in realtà, non avrebbe voluto fare altro che restare sotto le coperte e non uscirne mai più.
Odiava andare a scuola quando c'era brutto tempo, anzi, odiava proprio andare a scuola, purtroppo però la sveglia aveva vinto anche quella volta, di conseguenza si ritrovò per l'ennesima volta indaffarato a cercare qualcosa da mettere nel suo armadio.
"Mondo! Se hai deciso di odiarmi anche tu, fallo! Non ne farò mai più una questione di stato, ma dammi almeno una gioia e fammi prendere una febbre da cavallo, così me ne sto a casa!" quasi gridò, innervosito, mentre apriva le persiane della finestra, affinché entrasse quel poco di luce che c'era fuori nella stanza.
Era stufo dello stile di vita che conduceva, ne aveva fin sopra i capelli della monotonia che, ormai, caratterizzava ogni singolo giorno della sua vita.
Faceva sempre le stesse cose: mangiare, andare a scuola e poi all'ospedale, una volta terminate le lezioni.
Era anche stufo di essere costretto a fare volontariato nell'ospedale in cui lavorava suo padre. Non ne poteva più di essere comandato a bacchetta da tutti, perché era questo che facevano i dottori e gli infermieri non appena si presentava loro l'occasione, in particolar modo suo padre, che gli assegnava diversi incarichi come se fosse un suo effettivo dipendente.
Quell'uomo sperava che un giorno suo figlio diventasse come lui: un colto e rinomato chirurgo, ma Luciano era completamente convinto che quella non sarebbe mai stata la strada giusta per lui, ma purtroppo non poteva farci nulla.
Da quando suo padre era andato via di casa, aveva cominciato a decidere il futuro della vita del figlio e Luciano non poteva neanche azzardarsi a contraddirlo, non era in grado di ribellarsi alle imposizioni dei suoi genitori. Era un ragazzo tranquillo e obbediente che preferiva di gran lunga lasciar perdere, ma lamentarsi internamente, piuttosto che prendere una posizione e ribellarsi.
Era ancora troppo immerso nei suoi pensieri per rendersi conto che in tutto quell'arco di tempo si era lavato e vestito, così, quando scese dalle nuvole, afferrò prontamente lo zaino e uscì di casa, ma non prima di aver mangiato una brioches al volo.
"È già iniziata male questa giornata?".
"Lasciamo perdere. Più il tempo passa e più mi sembra che il mondo stia alimentando sempre più odio nei miei confronti" asserì Luciano.
"Però è da un bel po' che ti vedo sempre triste, è ancora per quella storia?".
"Già, non sono ancora riuscito a capacitarmi del fatto che mio padre ci abbia lasciati".
"I tuoi litigavano in continuazione, forse hanno divorziato anche per non farti assistere alle loro continue discussioni".
"Però adesso smettiamo di parlare di loro, okay? Non ho voglia di rovinare ancora di più questa giornata. Piuttosto.. tu come stai, Noemi?".
"Non riesco a raccontare cose felici, se tu sei in questo stato!".
"Ti prego, sei la mia migliore amica! Raccontami qualcosa di bello, magari riesci anche a farmi distrarre".
"Okay, okay. Ascolta questa: ieri Davide è venuto a casa mia e mi ha regalato un mazzo di rose per festeggiare i nostri sette mesi insieme!".
"Che dolce.." sorrise, commosso.
"E tu invece? Dove l'hai lasciata la ragazza?" domandò con un piccolo ghigno stampato sul volto, mentre tirava piccole gomitate al braccio del suo amico, cercando di esortarlo a rispondere.
"Smetti di cercare di farmi parlare di argomenti che voglio ignorare!" scherzò.
Noemi ridacchiò dopo aver sentito quella risposta: "Dai, non mi dire seriamente che nessuna ragazza è riuscita a conquistare il tuo cuore!".
"Ma anche se fosse, sarebbe inutile parlarne. Sono troppo sfigato per essere guardato dalle ragazze!".
"È perché nessuna di loro capisce nulla. Non pensare mai di essere inferiore agli altri, Luciano. Tu sei la persona più bella che io abbia mai visto, sia fuori che dentro, e solo una pazza ti lascerebbe andare..".
"Lo dici solo perché mi vuoi bene..".
"No, Luciano. Lo dico perché è davvero quello che penso. Sono tua amica, cosa ci guadagnerei mentendoti? Ed è anche per questo motivo che non riesco ad essere felice se tu sei completamente distrutto..".
"Niente è più come prima e non posso fare nulla per cambiarlo. Sono solo sempre più succube dei miei genitori".
Una volta giunti alla fermata della metro, scesero le scale e andarono verso il binario dove sarebbe presto arrivato il mezzo di trasporto che li avrebbe portati a scuola. Infatti dopo cinque minuti la metro arrivò e i due ragazzi si andarono a sedere nei primi posti liberi che avevano trovato.
"Ti piace fare volontariato all'ospedale?".
"Lo detesto! Non faccio altro che stare con persone che cercano di risolvere i propri problemi, ma visto che da sole non ce la fanno, chiedono aiuto ad altre persone" asserì tutto d'un fiato, cercando di sfogarsi "Io non ho bisogno di aiuto, ho solo bisogno di~" si interruppe improvvisamente.
"Di?".
"Di andarmene da questo posto! Qui non sto bene, mi sento come se fossi rinchiuso dentro una gabbia e che le sbarre di questa siano tutte le persone che mi stanno attorno: sono lì, ferme, vicine a me e non fanno assolutamente niente, mi tengono soltanto bloccato nella straziante monotonia della mia vita!" sbraitò "Mi sento come se fossi sempre solo, non riesco a parlare con nessuno di come sento, non riesco a spiegarmi e nessuno riesce a capirmi! Mi sento come se stessi per impazzire!" afferrò la sua testa tra le mani e la strinse mentre chinava il proprio corpo verso il basso.
"Lu.. ma cosa stai dicendo?!" si sporse in avanti per alzargli la testa e guardarlo in faccia.
"Perdonami, Noemi, ho detto cose orribili. Non riesco a fare più niente, so solo combinare casini.." confessò tra le lacrime.
"Non chiedere scusa, cerca di stare tranquillo, Lu. Anche se non riesco ad aiutarti come vorresti, puoi contare su di me. Io resterò, amico mio, resterò per starti vicino".
"Perdonami.. perdonami".
Per quanto Noemi potesse volergli bene, neanche lei riusciva a capirlo.
Luciano era fermamente convinto che non ci fosse nessuno al mondo che potesse immedesimarsi nella sua situazione, per questo motivo la sua frustrazione cresceva sempre di più e non gli dava mai pace.
Dopo una buona mezz'ora di metro, Luciano e Noemi arrivarono alla fermata vicino alla scuola. Scesero e si diressero verso quella prigione.
"Io vado un attimo al bar, vieni con me?" gli domandò l'amica.
"No, non mi va. Ti aspetto fuori".
"Va bene, tornerò tra qualche minuto" gli disse prima di andare via.
"Ehy, piccolo principe! Dove hai lasciato la tua principessa?! È già scoccata la mezzanotte e ti ha lasciato?" urlò a gran voce un ragazzo che di bello aveva soltanto l'aspetto.
Luciano, come al solito, ignorò le prese in giro, perché non voleva assolutamente che condizionassero le sue azioni e che, di conseguenza, lo spingessero a rispondere a quelle provocazioni, ma allo stesso tempo perché non aveva neanche abbastanza coraggio per reagire.
"Ehi! Ti stiamo parlando!" ripetè il ragazzo, circondando Luciano insieme ad alcuni suoi amici "È scortese non rispondere! Dove hai lasciato le buone maniere, piccolo principe?! È scoccata la mezzanotte anche per te e sei diventato un servetto sfigato anche tu?".
Luciano decise di non rispondere. Dentro di sé stava sperando, come al solito, che quei ragazzi si stufassero e che se andassero.
"Odio quando non mi rispondi! Mi fai salire i nervi!" quasi urlò il ragazzo, afferrandolo per la sciarpa "Hai un visino così tenero, sarebbe un peccato rovinarlo!" ghignò.
Luciano sentì un pugno infrangersi contro il suo zigomo, che diventò subito rosso, e nel frattempo ne attese un secondo, che però non arrivò. Senza che se ne fosse neanche reso conto era arrivato Davide, il fidanzato di Noemi, ad aiutarlo.
"Lorenzo, dacci un taglio! Vedi di lasciarlo andare e di portare il tuo culo lontano da qui!" gridò Davide.
"Buongiorno anche a te, Davide! Cominci già da adesso a rompere le palle?".
"Ti conviene sparire adesso, dal momento che sono ancora calmo! Non farmi perdere la pazienza o giuro che ti faccio ritrovare la testa sotto le mie scarpe!".
"Tsk!" sputò sul terreno del cortile scolastico e poi se ne andò, seguito dai suoi amici.
"Grazie Davide.." lo ringraziò Luciano.
"Quando posso aiutarti è sempre un piacere farlo, Luciano" sorrise "Non è che hai visto Noemi?".
"Sì, è andata un momento al bar qui di fronte. Le avevo detto che sarei andato ad aspettarla lì fuori, ma ti cedo volentieri l'appuntamento".
"Grazie Luciano, sei un vero amico!" gli sorrise, prima di andare a raggiungere la propria ragazza.
Una delle tante belle caratteristiche di Davide era che lui non era assolutamente geloso dell'amicizia tra Luciano e Noemi. Sapeva perfettamente che loro due fossero amici già da quando erano nei pancioni delle loro mamme e che non fossero mai stati più che amici. Davide era davvero un bravo ragazzo e Luciano era contento che al fianco della sua migliore amica ci fosse un tipo come lui.
Quando Luciano rimase solo, infilò le auricolari nelle orecchie e alzò il volume della musica al massimo per non essere costretto a parlare con altre persone. Le mantenne anche durante le lezioni, quella non era proprio giornata e stare attento per cinque ore non rientrava affatto fra i suoi programmi.
Al termine delle lezioni, come suo solito, il padre lo stava aspettando nel parcheggio della scuola per andare a lavoro. La campanella suonò e intravide dal finestrino diversi ragazzi, tra cui suo figlio, che salì in macchina pochi secondi dopo.
"Ciao papà".
"Ciao Luciano, com'è andata oggi?".
"Bene dai, ma non ho fatto granchè. Hanno solo spiegato nuovi argomenti, quindi non sono neanche tanto stanco".
"Sono contento perché oggi ti voglio assegnare un compito piuttosto complesso".
"Non mandarmi di nuovo in oncologia, ti prego!".
"No, non lo farò. Oggi starai con un nuovo arrivato: uno psichiatra".
"Wow, grandioso.. quindi oggi si va in psichiatria".
Il padre avviò il motore della macchina e dopo pochi minuti giunse in ospedale. Prese l'ascensore con suo figlio e giunse all'ultimo piano dell'ospedale, dove il nuovo psichiatra lo stava già aspettando.
"Ciao Mirko, lui è mio figlio Luciano".
"Oh, quindi tu sei il famoso Luciano, il figlio del chirurgo Spinelli!".
"Sì, molto piacere" rispose.
"Vi lascio al vostro lavoro, divertitevi!" esclamò il padre prima di andarsene.
"Allora Luciano, ti piace la medicina?".
"Affatto, ma mio padre mi costringe ugualmente a dare una mano qui. Spera che io, un giorno, prenda la redini di questo posto, quando lui non ci lavorerà più".
"E tu non vuoi?".
"No e purtroppo non posso neanche oppormi. Decide tutto lui della mia vita".
"Dovresti opporti invece, insomma, questa è la tua vita, non la sua".
"Ma devo obbedire per forza, lui è più potente di me..".
"Sai chi dice così? I pazienti dell'ospedale".
"Loro hanno dei problemi, io no".
"Sei sicuro?".
"Sicurissimo. A proposito, cosa dobbiamo fare oggi?".
"Vedi Luciano, io sono uno psichiatra, di conseguenza lavoro nel campo della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei disturbi mentali".
"Quindi lavori con i pazzi".
"In un certo senso.. ma non definirli così, è poco educato".
"Ohh, perdonami, non era assolutamente mia intenzione" rispose, dispiaciuto.
"Non fa nulla".
"Ma.. non ti fanno un po' paura?".
"Fino a ieri no..".
"Perché hai detto "fino a ieri no"?! Così mi spaventi..".
"Mi hanno assegnato una nuova paziente e mi hanno detto che è una veterana di questo posto. Si dice che lei stessa non ricordi da quanti anni sia ricoverata qui, perché nessuno è mai riuscito a curarla".
"Non starai mica parlando di..".
"..Seira, la misteriosa paziente della stanza numero 117".
A quelle parole Luciano sbiancò.
Vi auguro una buona lettura e spero che la storia possa piacervi :)
Vi presento gli amici di Luciano: Noemi (Peyton List) e Davide (Jacob Bertrand). Non so voi, ma io li shippo da morire nella vita reale.
Axera♤
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