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#𝟬𝟵 ⫷ 𝗡𝗜𝗚𝗛𝗧 𝗖𝗥𝗔𝗪𝗟𝗜𝗡, 𝗦𝗞𝗬 𝗙𝗔𝗟𝗟𝗜𝗡 ⫸




























































𝕲𝖔𝖙𝖙𝖆 𝖑𝖎𝖘𝖙𝖊𝖓 𝖜𝖍𝖊𝖓 𝖙𝖍𝖊 𝖉𝖊𝖛𝖎𝖑'𝖘 𝖈𝖆𝖑𝖑𝖎𝖓'





























La mancanza di un buon sonno ristoratore fece comparire nella mente di Fay della gustosa frutta esotica, ricoperta con pimiento sotto l'ombra frastagliata di un ombrellone di paglia; sognò Tulum, le gonnelline a fiori e qualche bacio umido e speziato di un messicano locale. Avrebbe accettato volentieri quella vita, scambiandola con qualsiasi cosa, pur di non ritrovarsi a fissare i quadri monocromatici di Kim Seokjin, appesi da lui stesso sul muro dell'appartamento della 108 St.

L'orologio segnava le quattro in punto; si accarezzò la guancia immusonita e stancamente studiò i volti adombrati di persone asiatiche nel ciglio di qualche montagna sperduta da Dio.

«Quelle le ho scattate a Yunnan due anni fa» il proprietario di casa si accomodò vicino al suo fianco. Seokjin fece un sorriso leggero. Fay cercò di mascherare le sue vistose occhiaie con i capelli e annientò all'istante uno sbadiglio vagabondo.

La ragazza annuì distratta: «Sono... tuoi parenti?» domandò, fissando un vecchio asiatico rugoso e con il cappello di paglia.

Seokjin ridacchiò e le porse una grossa tazza di caffè. «Mio nonno é molto vecchio ma fidati: non ha questo aspetto» indicò l'intera fotografia, «Sono tutti quanti sconosciuti del posto, gente che lavorava dalle cinque del mattino e rincasava al tramonto. Questa è la mia preferita...» passò alla fotografia accanto, mostrò un bambino in mezzo a una risaia, con le guance consumate dal sole, insieme ad altri dettagli che arricchirono l'immagine con amarezza.

«É molto piccolo...» sussurrò Fay.

«Era il nipote di un contadino, quando la scattai aveva nove anni e già sapeva adoperare un aratro di ferro» pronunciò più dolcemente.

«Hai sofferto vedendo tutto ciò?»

Seokjin si mise una mano in tasca, guardò gli occhi scuri e in penombra del bambino: «Non dormivo bene la notte. Riposavo su brandine del posto e mi lamentavo per quanto fossero scomode. Però poi mi svegliavo la mattina e vedevo tantissimi bambini ammucchiati su letti piccoli grandi come il mio» le dita intorno al suo caffè si irrigidirono, «ho sofferto ogni giorno, credo»

Fay notò immediatamente quel gesto e l'uomo ci fece caso, rilassò le mani e cercò di sdrammatizzare: «Sono pesante per colpa di questo caffè, nonné per niente buono»

La co-manager assaggiò il suo e fece una smorfia disgustata: «Chi diavolo l'ha fatto?»

«Temo Yoongi» la conferma arrivò nell'esatto momento in cui una sottile imprecazione si elevò dalla cucina, susseguita da una risatina da parte di Jimin.

«Qualcuno dovrebbe tenerlo lontano dalla macchinetta prima che faccia esplodere la cucina» ironizzò, «in più c'è Jimin con lui e quei due insieme sono come...»

Seokjin tentò di indovinare: «Bonnie e Clyde asiatici?»

Fay rise: «Pensavo a qualcuno di più idiota e meno sveglio»

«Okay allora... Scemo e più Scemo?»

«Mmh sì, ma più tossici. Litigano di continuo, si provocano e sembrano dei pessimi enemies to lovers degli anni 90'. Tipo means girls»

«Ce l'ho!» alzò un dito e la guardò, «Sana e Akito»

La donna per poco non capitolò per terra, scoppiò a ridere mentre lo guardò sconvolta. Lui trattenne un sorriso imbarazzato: «Cosa? Sconvolta perché guardo gli anime?»

Lei scosse la testa, cercando di trovare le parole giuste ma le risate la bloccavano di continuo: «No. Non é per questo. Sono sconvolta perché conosci Kodomo No Omocha»

Seokjin si strizzò il ponte del naso con le dita per mascherare un po' d'imbarazzo. «Non sono io quello poco virile, te lo giuro» si giustificò, «ma é la mia ragazza che mi obbliga a guardarli con lei dopo il lavoro» sospirò.

Fay trovò la cosa adorabile e al contempo molto femminista tant'è che, con un sorriso malandrino, gli disse: «Scommetto che allora ti sei guardato anche Nana»

Seokjin strinse le labbra mentre esitò a risponderle. «Assolutamente no! Ci ha provato. Ma ho avuto il coraggio di oppormi»

Non crebbe a una sola parola, si mise la mano sul fianco e finse di guardare i quadri: «É un peccato. Il finale ti sarebbe piaciuto molto, nonostante le vicende spiacevoli che subiscono le protagoniste... c'è un bel happy ending»

Seokjin si tradì immediatamente: «Oh andiamo lo sanno tutti che in realtà il manga é rimasto incompiuto perché Ai Yazaw—» si fermò immediatamente non appena capì il tranello; la faccia di Fay fu palesante, come ricevere un grosso schiaffo con delle unghie smaltate di rosa shock.

«Continua ti prego, era interessante» affogò il sorriso dietro al bicchiere del caffè.

L'uomo piagnucolò: «Direi più "imbarazzante» sussurrò dopo essere stato scoperto, «Sei malefica»

«In realtà sono contenta. La tua ragazza ha buon gusto e tu sei...» sorrise cordiale e poco dopo Seokjin la interruppe: «Un sottone?» mise le mani avanti, con il testosterone sotto i piedi. Si sentiva con le palle strette in un fiocchetto di Natale.

«Volevo dire dolce. Sei molto dolce. Ma sì, anche un sottone» allungò il caffé mezzo pieno verso il tavolino ma l'uomo di casa, con uno scatto fulmineo, lo prese al suo posto. «No! Lo prendo io, se la mia ragazza dovesse vedere le tracce dei bicchieri, senza sottobicchieri da qualche parte, scioglierebbe il mio corpo nell'acido»

«Cosa?» forse recepì male. Ma Seokjin, con tono fin troppo tranquillo si spiegò: «Se vede un bicchiere senza sottobicchiere va in escandescenza. Potrebbe scaricare tranquillamente il mio cadavere dentro a un fiume e sigillato in un bidone» alzó le spalle, «ma é una ragazza dolcissima, sono sicura che andreste d'accordo»

Fay boccheggiò: «O-Okay, sì certo» forzò un sorriso, mentre un brivido le attraversò il corpo «é sempre la stessa ragazza che vedo in questa foto?» indicò una donna minuta e mora, alta un metro e quarantotto, stretta al corpo del fidanzato e vestita da Sailor Moon.

«Esatto. Non é carina?» domandò retorico mentre sorrideva come un ebete. Fay guardò meglio il sorriso a trentadue denti della mora e gli occhi castani, grossi come noci, pensando che effettivamente sembrasse più una ragazzina. Ma conosceva quel tipo carattere, magari non sfiorava il metro e cinquanta ma lo sguardo da maniaca del controllo fu lampante.

In parole povere: era lei che poteva i pantaloni in casa.

«Sì... molto carina» si mostrò gentile per non fare una pessima figura con il medico personale della Billion Of Hopes; si abbracciò con le maniche coperte dalla vecchia giacca, fissò lo sguardo sui piedi e sentì di essere grata a Seokjin.

Per imparare il suo nome ci mise almeno una decina di minuti però fu felice di trovare una persona sana e cordiale, dopo Kim Namjoon, ben distante dai caratteri burberi della band.

«Comunque...» Seokjin si grattò il retro del capo, «sei la prima persona, dopo la mia ragazza, che apprezza questa mia vena artistica» mormorò un po' imbarazzato riferendosi alle foto.

La bontà d'animo alleggerì lo stomaco di Fay da una miriadi di farfalle bagnate di catrame.

«É un peccato. Perché sono davvero molto belle. Un po' forse mi inquietano»

«E perché mai?» la curiosità gli sfuggì.

A Fay si seccò la bocca: «Ci sono giorni in cui sento che mi manca qualcosa. Mi guardo intorno e realizzo però che effettivamente non mi manca niente; sono andata via da Washington; faccio un lavoro che mi appaga — sperando di averlo tuttora —; ho una casa e del cibo; non mi sveglio in un letto singolo con cinque fratelli intorno a me» ripensò ai bambini del racconto di Seokjin. «Quindi ho tutto: perché dovrei sentirmi inappagata? Perché non dovrei sentirmi felice quando davanti a me c'è un bambino di nove anni con un aratro in mezzo ai campi?»

Seokjin rispettò la sua inaspettata confessione. Abbassò gli occhi un secondo prima di rispondere. «Credo di capire il tuo discorso. Non é un pensiero stupido Fay» la guardò, «Sono stato in Yunnan, Sri Lanka, Afghanistan e India e non per comune volontariato. Ma per missioni e... redenzione. Una volta all'anno sento di dover tornare a contatto con la realtà, ritrovare i valori della terra e scoprire il vero dolore»

Seokjin aveva visto morire e nascere tantissime persone ai confini della realtà, con la sua macchina fotografica aveva immortalato colori di terre lontane, raggiungibili solo nei sogni. L'arsenale medico con cui partì e che portò per quei bambini gli era sembrato grande come una scatola porta pranzo.

«Quando sei lì ti senti grato. I tuoi problemi si annullano mentre qui a New York diventano più grossi di quelli che sono in realtà. Questa presa di coscienza ci fa sentire stupidi e lagnosi, giusto?»

Fay annuì assorta e Seokjin continuò: «Ma la vita non si basa solo su ciò che percepiamo. Non esiste solo una realtà...» allungò la mano e la passò sopra a tutte le foto senza toccarle, «ma tantissime realtà. Quella del bambino di nove anni nello Yunnan» andò avanti, «Quelle di queste due donne afghane. Quella di questo indù a Bhopal e tante altre. Sono tutte diverse tra di loro. E se c'è una cosa che ho imparato come medico senza frontiere é che una realtà, così come la vita, non vale meno di un'altra» portò la mano giù e la mise sulla spalla della donna per confortarla. «Quindi anche la mia realtà, con i miei stupidi problemi paragonati ai loro, esiste. La tua realtà Fay, per quanto possa sembrare perfetta agli occhi di qualcuno, non lo é se ti senti infelice»

Fay scostò lo sguardo da quello di Seokjin: «Perché mi dici questo? Io sto bene, mi sento realizzata e non sono infelice» si sentiva una bugiarda a dirlo ad alta voce, «però mi infastidisco se mi sento così, quando non ho motivo per essere abbattuta»

«Se ti senti così significa che in realtà non sei felice, tutto qua» spiegò in modo matematico e asettico, «evadi semplicemente dai problemi, senza affrontarli e inconsciamente ti ritrovi in questo stato d'animo» ridacchiò comprendendola, «riconosco il modus operandi perché anche Jungkook fa lo stesso»

Quel riferimento provocò una vistosa smorfia sul suo viso; era la seconda volta che qualcuno le faceva notare che aveva un comportamento simile a quello di Jungkook. La cosa, ovviamente, non le piaceva per niente.

«Pensavo fossi un medico. Non uno psicologo»

«In realtà sono uno psicoterapeuta» precisò, «eh sì, esercito entrambe le professioni. Però sta' tranquilla... rispetterò il tuo meccanismo di difesa senza farti altre domande»

Fay corrucciò le sopracciglia: «Quale meccanismo di difesa, scusami?»

Seokjin la guardò come se la risposta fosse ovvia: «Ovviamente l'evitamento»

A quel punto Fay si congelò. Un insolito calore salì dritto alla faccia dopo che si percepì scoperta e vulnerabile. Conosceva molto bene quella parola, il suo vecchio psicologo glielo diagnosticò dopo la terza seduta e, con la scusa degli esami del college, quella fu l'ultima volta che lo vide. Scappò un'altra volta ma ammetterlo non era così semplice per lei.

Si aspettò un attacco da Seokjin, magari per destabilizzarla e cacciarla dalla casa discografica dopo essere stata fintamente gentile con lei, o averla messa alla prova e intuito che non fosse all'altezza per l'incarico, invece stette zitto a finire il caffé.

Quindi fu una constatazione oggettiva.

Sentì comunque il bisogno di cambiare argomento con urgenza; sospirò e cercò di mostrarsi il meno sconvolta possibile: «Dici... Dici che per l'intervista si riprenderà?» sussurrò, puntò gli occhi fino alla porta della camera nella quale riposava Jungkook.

Seokjin camminò lentamente verso la porta: «Gli ho dato della buprenorfina, quell'idiota dormirà come un bambinone per un altro po'» borbottò, «comunque sì, se risponde bene all'oppioide dovrebbe reggersi in piedi e cantare» aprì lentamente la porta.

Fay cercò di scorgere dalla luce fioca della porta la sagoma del cantante. Vide i piedi nudi alla fine del letto e lo trovò immobile come un tronco galleggiante sopra a un fiume. A malapena sentì il respiro.

«Non è un po' troppo? Hai il permesso per somministrargliela?» chiese deglutendo. Seokjin annuì dicendole di stare tranquilla. «Sono il loro medico privato e cerco di moderarmi... anche se é difficile» sbuffò sfinito, «mi fanno più visita di quanto pensi e per contratto, quando lo fanno, sono obbligato a monitorarli»

Lo guardò con pena. «Chissà perché tutto questo non mi sorprende affatto. Ma se mi confermi che hai il permesso di impalarlo come un maiale arrostito ti lascio carta bianca»

«Posso fare anche di più» poi l'avvisò «e fidati che anche tu passerai giornate peggiori di questa. La buprenorfina sarà l'ultima cosa di cui preoccuparsi»

«Sì, me l'ha già ripetuto Hoseok. La cosa mi da sollievo» enunciò sarcastica. Il bell'addormentato biascicò qualcosa nel sonno e si girò di lato con lentezza. Quella tranquillità le diede alquanto fastidio, motivo per il quale spostò i suoi occhi sul medico privato per fronteggiarlo: «Quanto é addormentato da uno a dieci?»

Dopo averci pensato un po' disse: «Direi un otto»

«Quanto é quantificabile con una prova fisica?»

L'uomo la guardò basito: «Eh?»

«Hai detto che è un otto. Quindi se andassi lì e premessi il cuscino sulla faccia fino a soffocarlo, si sveglierebbe?» quella domanda fece divertire Seokjin, trattenne una risata a stento e annuì: «Potresti farlo ma fidati, in un modo o nell'altro, troverà il modo di sopravvivere»

Fay fece una smorfia di disgusto: «Questa cosa mi ricorda i blattoidei, gli unici animali capaci di sopravvivere alle radiazioni nucleari» rannicchiato su se stesso sembrava uno scarafaggio ribaltato.

«Jungkook è solo duro a morire. Se non succederà per forze maggiori...» sussurrò guardandolo dormire con un'espressione persa, «é più probabile che faccia tutto da solo» quella frase colpì Fay.

Provò ad aprire la bocca per chiedergli che cosa volesse intendere in modo più specifico, ma ricevette una silente occhiata da Seokjin: forse aveva parlato troppo.

La porta venne chiusa, le luci notturne delle quattro e mezza del mattino fletterono il loro fascino su tutta la città e l'unica cosa che poté fare Fay fu assistere, mano a mano, il resto dei ragazzi della band. Era un appartamento grande e spazioso, il soggiorno era largo quasi quanto la sua modestissima tana, perciò si incamminò verso il divano e trovarsi Jimin, Yoongi e Hoseok addormentati profondamente. Scomposti in modo scomodo e accatastati fra di loro.

Si appisolò contro la finestra e soppresse uno sbadiglio; Seokjin si sedette sulla poltrona: «Che maleducato... hai bisogno del letto? C'è la mia stanza. Sfortunatamente ho solo una camera per gli ospiti» ovvero quella in cui c'era già Jungkook.

Lei scosse la testa: «No, ti ringrazio. Abbiamo già creato troppo disturbo» sussurrò per non svegliare nessuno. Lui sorrise: «Figurati. Se cambi idea non farti problemi» indicò il corridoio, «ultima porta sulla destra»

Fay annuì distratta dopo che alzò il volto verso il cielo; la luna sembrò beffeggiarsi di lei e illuminare con grande vitalità la sua finestra e quella della camera del cantante moribondo. Raccolse le ginocchia al petto e tentò di calmare i pensieri che la tormentavano da quando era uscita dall'Ozone.

Sembrava che più i LTB provassero a evitare Fay come la peste bubbonica e più lei si ritrovava in mezzo a loro — insieme ai casini. Forse il suo istinto si attaccava ai problemi come una calamita.

«Verrò licenziata» sussurrò sfinita, ripetendolo per almeno tre volte. Seokjin la guardò dispiaciuto: «Non sarà così fidati. Conosco Namjoon e anche se ci siamo presentati poco fa mi sembri una ingamba»

«Non c'è nessuna correlazione tra l'essere ingamba e trasportare una star di fama mondiale, pieno di ematomi, via da un club» alzò le spalle e la sicurezza vacillò, «sono finita»

«Fay,» restò pacato per tranquillizzarla, «non é colpa tua»

«Lo so ma...»

«E penso che Namjoon ti abbia già fatto il discorso su come trattare questi ragazzi. Tutto tranne che con i guanti» esordì ovvio, «e se l'ha fatto significa che sapeva già che situazioni del genere potevano accadere. Non è stupido e sa molto bene che tutti e quattro sono problematici. Lo tiene sempre in conto»

«Lo so, hai ragione. Però non so quanto possa contare ora...» si massaggiò le palpebre, «tra poche ore saremo in diretta e il frontman ha il labbro spaccato; lividi in tutto il corpo; zoppica su una gamba; e puzza di vomito. Se lui non sarà pronto a nessuno importerà della povera storia di una stagista che ha fatto il massimo per risolvere il problema»

Capì il suo punto di vista ma comunque cercò di farle vedere il bicchiere mezzo pieno: «Labbro e lividi si coprono col trucco. Se zoppica ci inventeremo uno strappo avuto in palestra e per la puzza di vomito... niente che non si possa risolvere con una doccia»

«Una doccia!? Una sola?» finse di vomitare, «l'hai sentito!? Gli sei stato vicino!? Per colpa sua la mia macchina puzzerà di vomito per giorni interi!»

«Esagerata. Acqua calda, aceto e bicarbonato toglieranno dalla tua macchina persino il suo aspetto datato da mamma single con tre figli» Jungkook sbucò dall'ombra, zoppicando dopo qualche passo, «queste cose non ci sono scritte nel tuo Scientific American Magazine, nello studio condotto a Bloomington in Indian?» concluse sarcastico.

Per Fay fu come ascoltare la voce del diavolo, arrocchita dal sonno, dalla sbornia e dai troppi cazzotti ricevuti sulla faccia. Avrebbe tanto voluto una sigaretta per gustarsi quella scena degna da film dell'orrore, in modo da far scemare lo stress. Peccato che né Jason Voorhees, né Freddy Krueger avessero un aspetto selvaggio e d'impatto come quella di Jungkook, appoggiato alla porta del salotto, con la camicia quasi del tutto aperta.

Ovviamente solo il terzo bottone era sigillato e gli altri aperti: aveva senso no?

«Sono consigli che potresti trovare sulle tendenze di lifestyle. Nel Cosmopolitan che hai comprato per togliere le macchie di vomito ti hanno dato in dotazione anche un rossetto matt?» rispose alla provocazione con una domanda altrettanto sarcastica.

Jungkook sorrise fin troppo divertito quando vide il nervosismo colpirla all'istante: «No tesoro, c'era un vibratore. Se vuoi te lo regalo, credo che ne abbia più bisogno tu»

Seokjin li sentì discorrere e mormorò: «Noto con piacere che andate d'accordo» ma ovviamente nessuno dei due prestò attenzione al dottore.

La donna si alzò per allontanarsi dalla finestra e avvicinarsi ai due, in modo da non svegliare gli altri:«E io credo che tu abbia bisogno di ficcarti in bocca un ciuccio, così starai zitto una volta per tutte razza di idiota con la testa a noce di cocco!»

Jungkook, a quel nomignolo, arricciò le labbra come per dissetarsi. «Che razza di insulto é?»

Fay alzò gli occhi al cielo: «Se vuoi sarò più specifica con un epiteto: Jungkook "l'idiota dalla testa a noce di cocco."»

«E io ne ho uno per te: Fay "la donna con le pile del vibratore scariche"»

La faccia di Fay divenne completamente livida di rabbia: «Sei disgustoso! E maschilista!»

«Certo! Disgustoso e maschilista finché non lo volete più forte!»

Al limite dell'indecenza umana Seokjin si alzò prendendolo per una spalla e lo trascinò fino al bagno: «Ora piantala Jungkook, vatti a fare una doccia e tornatene a dormire!» lo spinse per la camicia stracciata, con il tessuto stretto in un pugno.

«Tutto quello che vuoi doc» sussurrò il moro senza mai togliere quelle falci neri, al posto degli occhi, dal viso illuminato dalla luna di Fay Davis. Quest'ultima gli fece un bel dito medio con entrambe le mani, mente lui, per ripicca, spinse la lingua in mezzo all'indice e il medio facendo finta di leccare.

Lei si girò disgustata e Jungkook sparì in bagno. Ma prima di dileguarsi le lanciò un occhiolino languido. L'avrebbe distrutta, brindato e fumato sopra i pezzi della sua dignità.

E purtroppo Fay iniziò a capirlo.




















L'alba giunse e con essa anche i clacson mai interrotti dei draghi a quattro ruote. La dolce mora era accucciata sopra la poltrona del divano riposto sotto la finestra; guardò l'ora sul display del cellulare e realizzò, con ansia, che era mattina. La vista e i sensi tornarono a essere operativi dopo una buona mezz'ora; udì dei leggeri rumori provenire dalla cucina e scansionò il divano per capire chi fosse il pazzo già sveglio.

I pazzi erano due: Yoongi e Seokjin. Jimin sembrava un morto avvolto nella coperta, a malapena si vedeva la testa colorata mentre Hoseok, a volte, storceva il naso nel sonno. Spuntò il dottore poco dopo e diede un caloroso saluto a Fay: «Buongiorno Fay!»

Lei sbadigliò: «Buongiorgnoh...» la parola divenne incomprensibile. Lui trattenne una risata: «Sono solo le sette. Vuoi riposare ancora un po'?» ma Fay disse immediatamente di no: «Assolutamente no. Dobbiamo prepararci prima per rendere tutti quanti presentabili»

Yoongi spuntò dalla cucina mentre inzuppava un biscotto: «Io sono già presentabile»

La castana visionò l'aspetto leggermente trasandato del pianista: «No, non lo sei. Finisci di mangiare e poi vatti a lavare per bene...» accese il cellulare e guardò la lista delle cose da fare, inviata dalla casa discografica, «fatti i massaggi alla faccia così ti sparisce il gonfiore e poi datti una pettinata decente» infine guardò Jimin e Hoseok ancora addormentati, «mentre per loro due qui c'è scritto, oltre alla doccia, di prendere lo shampoo secco per... Jimin?» finì col guardarsi in giro confusa.

Yoongi fece spallucce: «Il nano ha la cute grassa»

«Okay, non mi interessa...» mormorò scorrendo giù con la lista, «Hoseok deve fare stretching per i polsi e Jimin scaldare la voce. Non ci credo... per Jungkook c'è seriamente una lista a parte!?» si lamentò togliendo il cellulare.

Il tastierista la prese un po' in giro: «Mrs Doubtfire, ti conviene iniziare svegliando le due carcasse sul divano» incrociò le braccia al petto. Lei al "Mrs Doubtfire" lo impietrì immediatamente.

L'unica buon anima di quella casa si propose di aiutarla. «Tranquilla, ci penso io a svegliare Jimin e Hoseok. Vai a fare colazione» Seokjin la portò fino alla cucina per farla riposare un po', per poi tornare in salotto e fronteggiare quei due sacchi di merda sopra al divano.

Partì dal membro più difficile: «Jimin» lo scosse un po', «ti devi svegliare»

Il bassista mugugnò irritato, alzò la testa solamente per fulminarlo e cacciargli via la mano: «Jin... levati dal cazzo» ormai lo conosceva fin troppo bene.

«No che non mi levo» insistette e gli tolse la coperta.

Jimin gemette disperato: «Vai via!» tentò di coprirsi gli occhi con le mani; la sua faccia era gonfia e assonata, non riusciva nemmeno a scorgere le figure davanti a sé e vestiva in condizioni pietose. Si era levato jeans soffocanti durante la notte e ora quest'ultimi erano intorno alle caviglie.

«Non vado via, alzati prima che twitti una foto del tuo culo afflosciato nel mio divano, con i capelli spettinati, struccato e "perduto i miei Park-oglioni questa mattina" come didascalia» lo minacciò scattandogli una bella foto fatta di indecenza.

«Potrei quasi pensare che ti piaccia così tanto il mio culo da farci un calendario» gli ghignò davanti alla faccia.

A quel punto, arrivato alla soglia della sua pazienza, Seokjin allargò le labbra in un sorriso pericoloso: Jimin finì per terra come merda di uccello caduta dal cielo. Bastò una spinta leggera e il tonfo fece girare tutti quanti verso di lui, persino Hoseok si svegliò per lo spavento.

«Jimin è caduto da solo, ma che sbadato!» disse Seokjin mettendosi le mani sui fianchi, Hoseok vide Jimin tenersi il gomito con una mano mentre nel viso comparvero i primi segni di dolore. Il batterista non poté non sganasciarsi dalle risate fino ad avere il mal di pancia.

«Ah! Fottetevi stronzi!» strinse i denti Jimin, «Sappi che userò la stessa sbadataggine quando passerai davanti alla mia macchina! Cazzo che male!» minacciò Seokjin e piagnucolò mettendosi in ginocchio, «e farò anche la retromarcia!»

«Sempre se arriverai ai pedali!» gridò Yoongi dalla cucina.

Hoseok ricominciò a ridere come un pazzo e Jimin, drammaticamente offeso, gli lanciò una scarpa sulla faccia. «Chiudi quel cesso di bocca!» poi girò la testa colorata verso la cucina: «Eh tu! Sembri il nano nel forno di Project X quando ti togli gli stivali! Sei alto come me, razza di imbecille! E vogliamo normalizzare una volta per tutte, per l'amore di Dio!, che essere alti un metro e settantacinque non é essere bassi!?» urlò di rimando a Yoongi.

Hoseok si tolse la scarpa caduta sul ventre e precisò: «Settantaquattro» ma al batterista arrivò un calcio negli stinchi e dopodiché tacque, finalmente, per la dignità di Jimin.

Fay tornò in mezzo alla bolgia dopo aver finito di bere un caffè fatto con decenza, sentì la testa esploderle come un martello ma con sé non aveva nemmeno un antidolorifico. Andò immediatamente da Seokjin e lo trovò nella stanza di Jungkook: senza guardare quest'ultimo, che provò ad alzarsi dal letto intontito, gli chiese supplicante: «Ti prego, dimmi che hai qualcosa per il mal di testa»

Il dottore annuì e indicò il suo studio: «Nel mio studio ho un un armadio pieno, basta che apri la portiera di destra»

Appena spiegò il tragitto Jungkook si tolse senza pudore la camicia davanti a lei, come se non esistesse, cosa che portò Fay a dileguarsi alla svelta prima che facesse la stessa cosa con i jeans.

Andò immediatamente nello studio e si guardò intorno. Trovò l'armedietto e l'aprì cercando disperatamente qualche antidolorifico. Visionò un po' di nomi e trovò quello perfetto. Lo chiuse ma gli occhi caddero su un contenitore cilindrico poco prima di sparire dalla vista.

Si morse le labbra e lo riaprì.

Quelle scritte tornarono nella sua memoria come un lampo. Improvvisamente gli anni del college si materializzarono davanti a lei, assieme alle notti insonni, gli incubi, gli attacchi di panico e le crisi.

Alzò gli occhi al cielo e gonfiò le guance per trattenere le lacrime. Non poteva far vincere ancora una volta i suoi pensieri. Ma la sua ipersensibilità la rendeva schiava di un mondo malato. Avvertì una miriade di sentimenti accumularsi col rischio di scoppiare: un altro attacco di panico sarebbe arrivato molto presto e le lacrime supplicavano di essere liberate.

Altalene mentali.

Afferrò il contenitore e accarezzò col pollice la scritta Paroxetina, erano gli antidepressivi che la portarono a vivere sulle nuvole, in un viaggio di sola andata senza alcun ritorno.

Girò le spalle e sentì un chiacchiericcio dal salotto; ingoiò due pasticche con fretta, sentendosi una ladra e la gola bruciò immediatamente. Esitò vedendo il barattolo pieno, ne fece uscire altre tre e se le mise in tasca con bisogno.

Più avanti e in un altro momento avrebbe ripagato Seokjin. Ma non oggi, non era il momento.

Strinse gli occhi e chiuse le mani in due pugni: ricomparvero i ricordi l'ultimo giorno con la psicologa ai tempi del college, che a differenza di quello vecchio, lei non si limitò a insistere e focalizzarsi solamente sull'evitamento.

Anzi, trovò lo stato sulla sua ipersensibilità decisamente più aggravata col tempo, rendendola nevrotica ed empatica, al punto da portare la sua depressione a un livello pericoloso. Quel giorno, con occhi vitrei, spenti e morenti vide la sua psicologa prendere continuamente gli appunti sulle ultime storie avvenute con suo padre.

Discussero al telefono la mattina stessa.

Fay, ancora un po' scossa, disse alla psicologa: «Quel libretto non le basterà. La mia testa mi tormenta, assimila informazioni ogni secondo e ci sono giorni in cui...» tirò su col naso trattenendo il pianto, «vorrei solo che smettessi di farlo. Di respirare. Di vivere come tutti gli altri ma non posso farlo. Almeno piacerei ai miei genitori e io vivrei una vita come un'altra»

«É sabotaggio non necessario Fay»

«Lo so...» si perse a guardare oltre la finestra, «so di essere la più grande nemica di me stessa e qualcosa, qui dentro, grida di sabotarmi»

Tornò al presente e richiuse la porta dietro di sé con maggiore sicurezza, cercò di calmare il cuore che piangeva a causa del passato e si mise una mano sul petto.

«Cosa stai facendo?»

Sobbalzò, ruotò la testa e vide lo sguardo freddo e gelido di Yoongi. «Cosa ci fai qui?» sussurrò la donna.

«Non si risponde a una domanda con un'altra domanda, Mrs Doubtfire»

«É un interrogatorio?» provò a sdrammatizzare ma la faccia di Yoongi non trasmise alcun segno di scherzo. Dunque tornò seria: «Hai bisogno di un movente? Ho chiesto a Seokjin qualcosa per il mal di testa e mi ha indicato questa stanza. Ti basta?» rispose un pò irritata e quel dettaglio non passò inosservato a Yoongi.

«Eppure scommetto che ciò che hai preso da là dentro é ben lontano dall'essere del comune ibuprofene, mi sbaglio?»

L'aveva vista prendere la Paroxetina?

Fay incrociò le braccia, sentiva i nervi calmarsi mano a mano: «Che fai ora ti metti a giocare a guardie e ladri?» si staccò dal muro fronteggiandolo, «te l'ho detto... ho preso solo un antidolorifico, niente di più» sibilò.

Yoongi si spostò i capelli dagli occhi. «Mi assicuro solamente che gli estranei non rubino nelle case dei miei amici» la guardò con enorme sfiducia. Fay strinse la mascella: «Rubare che cosa? Le pillole per i crampi mestruali?» replicò oltraggiata.

Ma Yoongi si mostrò completamente impassibile davanti alle sue rispose acide: «Credi che non sappia che cosa ci sia là dentro?»

«Se volevo rubare qualcosa me ne andavo nello stato dell'Illinois a ottenere farmaci in nero, genio con la gli puntò il dito contro, «non ho rubato un bel cazzo e ora lasciami stare. Piuttosto pensa a prepararti» tolse la mano e fece per levarsi dai piedi, ma Yoongi l'afferrò per il polso fermandola.

«Che diavolo pensi di fare!?»

Lei tentò immediatamente di staccarsi ma l'uomo la spinse contro il muro. «Ora stai zitta» soffiò Yoongi a un centimetro dal suo viso, con la mano scese fino alla tasca della giacca di Fay e trovò le pasticche, le portò davanti alla faccia come prova, «queste non sembrano delle pillole per il mal di testa ma Paraxetina!»

Il cuore della mora deragliò drammaticamente come un treno fuori dai binari. La gola si seccò ma non demorse: «E tu cosa ne sai!?» gli ringhiò contro, Yoongi si vide costretto ad afferrarle il mento con le dita per farla tacere: «Credi che non riconosca degli antidepressivi?» si guardò intorno, «e poi abbassa questa cazzo di voce se non vuoi farti sentire!»

«Va bene! É Paraxetina! Ora togli quelle sudicie mani dalla mia faccia» sentì la mascella indolenzirsi,  «non ti facevo un tipo violento: per uno che di botte ne ha prese tante sembri non provare pena per il prossimo»

Fay odiava cadere così in basso e colpire i punti deboli degli altri, ma sentì il bisogno di proteggersi per rimetterlo al suo posto.

La frase lo pietrificò, lo sguardo si fece immediatamente perso e lasciò il mento di Fay.
«Io non devo avere pena per nessuno, non ce l'ho nemmeno per me stesso quindi pensa quanto mi possa fregare degli altri. O di una stronza viziata che parla troppo»

Lei lo spinse via dal suo corpo non appena trovò uno spiraglio nella corteccia dura e impenetrabile di Yoongi. «Una donna diventa una stronza viziata quando é difficile da digerire, non é vero? Ricalibra il tuo ego Klever» lo rimise in riga.

Lo sguardo del tastierista divenne minaccioso: «Lo diventa quando vuole infilarsi in cose che non la riguardano. Ho abbastanza palle per riconoscere quando ho torno o meno, ma tu ti sei inoltrata in una zona fin troppo privata per il mio istinto. Ora dimmi: che cosa pensavi di fare!?» domandò spazientito.

«Hai detto di conoscere bene la Paraxetin, quindi non fare domande di merda»

«Vorrei che fossimo dei ladri solo per dirti che non si ruba nella casa dei ladri, Fay. Ma siamo dei pezzenti musicisti con problemi al quanto singolari, quindi ti dirò che non si ruba la farina nella casa dei drogati» non le credette per niente, «cosa cazzo vuoi fare? Darla a qualcuno e metterci nei casini!?»

Lei scosse la testa: «No, brutto idiota. Non sono una spacciatrice!» ribatté offesa, «É per me! Volevo solamente calmarmi. Più avanti l'avrei ripagato in privato senza metterlo nei guai. Non ho problemi di soldi...» ed era vero, «ma ora non ho una ricetta medica per assumerla quindi vorrei evitare di coprire un problema con un altro» confessò.

A quel punto Yoongi fece un passo indietro e abbassò la guardia. Sembrò sincera e non gli dette l'idea di una che spacciasse per pesci piccoli, né per quelli grossi. Dunque rilasciò un gemito: «La prossima volta, se hai bisogno di rilassarti, chiama me»

Lei si mise un dito in bocca e finse di vomitare: «Uno: non sei per niente il mio tipo. E due: non sono una che ama risolvere l'ansia con il sesso occasionale»

«É ovvio che non sono il tuo tipo» sogghignò, «una come te, caparbia, puntigliosa, bisbetica e che cerca di emanciparsi in una città grossa come New York può volere solo un tipo ermetico, impertinente e disgraziato come Jungkook» la prese in giro mirando alla sua pazienza, difatti la vide indignarsi e arrossire, «eviti i casi umani eppure eccoti qui: hai delle forti daddy issues, tesoro»

«Fidati che non saranno mai forti quanto il calcio che tirerò alle tue palle se non la finisci»

Yoongi alzò gli occhi al cielo e per sicurezza si allontanò: «Manesca» l'apostrofò, «e per la cronaca il mio non era un invito per fare sesso. Ma per fumare un po' di erba» si mise le mani in tasca, «eviteresti tanti problemi per niente»

«Certo, così mi arrestano per droga» sbottò sarcastica. L'uomo ghignò: «É per uso personale. Se ti beccano ti avrai solo una sanzione. Mentre se ti beccano a rubare farmaci senza prescrizione a casa di un medico...» la mise con le spalle al muro, «secondo me potrebbe andare molto peggio» sussurrò malizioso.

La sola idea la fece rabbrividire. Rimise la Paraxetina nella tasca e tentò di approcciarsi in modo pacifico: «Quanti soldi vuoi per tenere la bocca chiusa?»

La domanda gli risultò fin troppo divertente; fece un mezzo sorriso sarcastico e durò giusto qualche secondo: «Soldi? Tu?» la guardò bene, «di soldi ne ho a bizzeffe, puoi tenerti i tuoi spiccioli» rispose apposta in modo arrogante.

Lei si sentì leggermente umiliata, però mascherò il colpo e ritentò: «Allora cosa vuoi?»

Yoongi ci pensò un pò — ma secondo Fay il tastierista aveva già le idee ben chiare —, finché non si avvicinò per esserle a un palmo dal viso, superandola con qualche centimetro oltre la fronte.

«Cosa potrei mai volere da te?» allungò una mano contro il muro per fare più presenza scenica e bloccarla da un lato. La vide vacillare, perciò assottigliò gli occhi gelidi e continuò a parlare: «Niente. Consideralo un regalo, o meglio una promessa per il futuro»

Fay sussurrò: «Pro-Promessa?»

L'arroganza di Yoongi venne seppellita e l'oscurità prese vita su ogni centimetro del suo viso e, con gelante voce, le rispose: «Esatto. Terrò la bocca chiusa su ciò che ho visto. Per oggi avrò pena del prossimo e tu ne avrai per te stessa» avvicinò la bocca al lato della guancia per arrivarle all'orecchio, «ma la prossima volta pensaci due volte prima di azzardarti a usare il mio passato contro di me. Perché potrei non averne più, mi hai capito?»

Potrei non avere più pazienza.

Potrei usare ciò che ho visto contro di te.

Potrei essere pericoloso, mi hai capito?

«Sì» deglutì fissando il muro davanti a sé, senza sfiorare la figura di Yoongi al suo fianco, «ho capito»

L'uomo si staccò e si allontanò definitivamente per avvisarla un'ultima volta con lo sguardo. La vide proteggersi la schiena contro la parete e decise di tornare di là, lasciandola sconfitta, avvisata e con i propri pensieri ad ammonirla.

Forse non era così migliore di loro.
















Con il vento salmastro e umido si addentrarono nelle arterie di Manhattan. I fari puntavano verso Est dove il sole troneggiava su mezzo mondo prima di mezzogiorno. Fay fissò i grattacieli dipinti di grigio e di azzurro con ipocondria, rammentando con dolore quanto la sua ipersensibilità la rendeva debole e umana.

L'ipersensibilità uccideva.

Al trucco e parrucco, Fay si ritrovò in mezzo alle stylist innamorate degli occhi scuri del vocalist, troppo ammaliate però dalla sua aura per notare i gemiti trattenuti di Jungkook ogni volta che si sedeva.

Nello sguardo del moro non vi era la solita impertinenza o l'adulazione dell'eccesso come accadeva a ogni cambio di trucco. Semplicemente restava zitto, con la testa assonnata, a guardarsi allo specchio per cercare di riaccendere il suo personaggio. Ma non accadeva.

Fay si adocchiò allo specchio per vedersi: dopo una notte terribile e, nonostante la sua bellezza naturale, i capelli ugualmente acconciati e la sobrietà dei suoi vestiti, si vide completamente persa.

L'ipersensibilità rendeva deboli.

A Jungkook misero gli occhiali a specchio per mascherare le occhiaie violacee e le palpebre stanche a causa della sonnolenza da buprenorfina. Il rammarico, il dolore e la frustrazione per non poter essere ciò che voleva fu così palese da raffreddare i bollori delle stylist. Notandolo, Fay tagliò immediatamente corto i chiacchiericci civettuoli: «Abbiamo solo cinque minuti. Deve finire di vestirsi quindi basta col trucco» tuonò così tanto da farle scattare, «sbrigatevi!»

Jungkook non ci fece caso. Fu sollevato di non sentirle più squittire, dopodiché dovette sforzarsi di indossare la giacca di pelle, sopra la camicia sbottonata, per coprire le fasce a compressione muscolare su tutto il corpo. Imprecò a bassa voce e Fay soffiò sfinita; la donna cercò qualcosa dalla borsa e si avvicinò: «Tieni questo» mise da parte l'orgoglio e gli passò un collirio per i capillari dato da Seokjin, «come ti senti?»

Dopo che Jungkook venne vestito afferrò la boccetta stringendo i denti: «Queste fasce... fanno un fottuto male»

Lei si sforzò di non alzare gli occhi al cielo: «Lo immagino. Ma per oggi cerca sopportare. Non possiamo più posticipare lo show»

«Come se non lo sapessi già...» si mise il collirio e strizzò gli occhi, lanciò con poca grazia il farmaco su un carrellino mobile e tornò a sedersi sconfitto. Si rivide allo specchiò e colse solamente un Jeon Jungkook — se stesso — con un paio di occhiali da sole ridicoli sulla testa e una giacca di pelle da motociclista: ciò che vide davvero fu una pessima imitazione di Nookie.

L'ipersensibilità rendeva bugiardi.

Quando tutti i membri furono pronti vennero scortati fino al backstage. Mentre Fay venne fermata da Namjoon non appena la vide in mezzo ai ragazzi, la chiamò e lei, timorosa, cercò di sfoggiare un sorriso sicuro.

«Scusami se non ho risposto alle tue chiamate. Mi sono addormentata tardissimo e stamattina abbiamo avuto dei problemi, che però abbiamo immediatamente risolto, con il nuovo indirizzo della sicurezza» esultò convincente.

Namjoon le prestò molto attenzione. «A proposito di questo cambio perché nessuno mi ha messo al corrente?» e la esaminò con un'occhiata attenta.

Lei mise le mani avanti tirando in mezzo una porzione di verità: «Mi sono completamente scordata ed é colpa mia. Mi scuso tremendamente per questo»

Il capo si passò una mano sul retro della testa in modo distratto e sospirò: «Okay, può capitare. Ma mi aspetto maggiore attenzione la prossima volta, cose di questo genere, seppur minime, possono portare grossi cambiamenti alle nostre scalette»

Fay si morse le labbra nervosa e annuì spostando l'attenzione sui suoi piedi: «Posso solamente scusarmi e promettere che farò un lavoro migliore in futuro»

Lui prese il suo tablet per rileggere attentamente la lista delle domande e la tranquillizzò: «Prendi le mie parole più come un consiglio, invece che un rimprovero. Il lavoro é tanto ed é difficile» le mise una mano spalla per scuoterla, «e so il tuo vero potenziale»

Una piccola fiammella nel petto di Fay si riaccese; lo guardò con gratitudine: «Lo farò sicuramente. Errori di questo genere non fanno parte di me»

«Se c'è una cosa che ammiro di te é la passione che dedichi in questo lavoro, al punto che metti al primo posto il tuo prodotto» quella frase la fece stranire e Namjoon fece un mezzo sorriso di scherno, «Seokjin mi ha spiegato di come Jungkook si é fatto male facendo l'idiota in palestra e che tutti quanti hanno fatto una rimpatriata a casa sua. Si sono sbronzati fino a svenire. Per questo c'è stato il cambio di indirizzo» continuò, «e questo spiega il pessimo stato di tutti quanti. Non mi sorprende che abbiano deciso di chiamare subito te per monitorarli invece di me» sospirò irritato, «perché conoscendomi li avrei scuoiati vivi»

Seokjin si era inventato quella storia assurda per proteggere una persona che nemmeno conosceva? All'improvviso le salì una strana voglia di fare con le proprie mani una statua per un certo dottore sud coreano, con la passione per la fotografia.

Mangiò immediatamente la foglia e annuì per sembrare convincente: «I ragazzi sapevano di aver esagerato e mi hanno chiesto una mano. Avrei dovuto avvisarti lo stesso, lo so» si mostrò pentita.

Namjoon le porse il tablet con le domande del Vibes: «Sei qui da pochi giorni. Da un lato sono contento che abbiano iniziato a vederti come una futura manager o una spalla su cui appoggiarsi» disse pacato, «Dall'altro però devo rammentarti di riferirmi ogni cosa che avviene tra te e la band. Li conosco molto bene» il suo sguardo divenne serio e rigido, «non fidarti mai di loro senza prima averne parlato con me. Sono stato chiaro?»

A quel punto Fay si sentì atterrata — anche se sarebbe potuto andare peggio — e strinse al petto il tablet con comprensione. Aveva ragione e Namjoon era abbastanza intelligente da capire che in futuro, i LTB, non si sarebbero fatti scrupoli a metterla in mezzo per salvarsi dalla merda.

«Cristallino...»

«E ora rilassati. Non licenzio mai per così poco» la guardò negli occhi prima di fare retro front e accompagnarla nel backstage.

Dopo qualche minuto le luci si accesero, i colori ruppero gli schermi proiettori e il pubblico televisivo cominciò a gridare con entusiasmo. Jungkook arrivò nel centro del Jane's Vibes e dietro di lui, alla riva delle sue spalle larghe coperte da pelle nera, il gruppo fece la medesima cosa.

Il moro si scostò i capelli dagli occhi e sorrise al pubblico; i fan sembravano fiordi di ghirlande sposate con gli Spikes Punk Screwback Argent, ricreando una doppia vita tra angeli e demoni. Alzò l'angolo della bocca all'insù grezzamente, mostrando la sua avida immagine ruvida e la fama che colava a picco dalle labbra. Mancavano ancora pochi minuti all'inizio della diretta e li spesero per presentarsi alla conduttrice bionda.

Mary Jane Lobstuart era la regina dei programmi scandalistici del primo pomeriggio a ogni fine settimana e attirava milioni di americani, da Nord e Sud, con la sua brillante voce, i capelli biondi e i suoi sorrisi finti.

La donna matura si avvicinò eccitata: «Finalmente abbiamo il piacere conoscerci Nookie, Fingers, Klever e Smiley! Avere i Louder Than Bombs nel mio show è un onore ragazzi!» Mary Jane comparve davanti ai loro occhi con un vestito rosso e stretto sul punto vita, all'alba dei suoi trentasette anni la sola idea di invecchiare, e rientrare nella classe over, le faceva ribollire il sangue.

Jungkook non si vergognò di fissarle la profonda scollatura a valle sopra le tette in silicone. La regina dei drammi si spaccava di filler e palestra.

«Il piacere è nostro Mary Jane» le strinse la mano e percepì un brivido viscido a contatto con la pelle della bionda: era una stretta lasciva. Jungkook si spostò lentamente dal centro per dare spazio anche agli altri membri — e per dileguarsi dallo sguardo marpione della donna.

Jimin si fece avanti baciando il dorso con un piccolo accenno di lingua. «Molto piacere»

Al contatto delle labbra pompose dell'uomo, Mary Jane lo squadrò compiaciuta: «Tu devi essere Fingers. Il chitarrista»

Jimin trattenne una smorfia sul viso solamente perché amava il sesso e venerava i corpi delle donne meglio dei templi, perciò lascio perdere l'errore. «Bassista» la corresse con una falsa risatina, «ma sì, sono io. In carne e ossa»

«In carne e brillantini...» sussurrò a bassa voce Yoongi girandosi verso Hoseok. Jimin diede una gomitata al primo di nascosto, senza perdere il suo sorriso smagliante da stregatto.

«É un onore averti qui, sono una piccola fan» continuò la conduttrice.

«L'onore é mio! Io invece sono un suo grande ammiratore e la seguo dagli esordi del programma» la intortò mentendole per non dire che seguiva i suoi scoop scandalistici solamente nei tempi di attesa della skin care.

Mary Jane si fece più spavalda e si inoltrò verso di lui: «Dammi del tu Fingers, non sono molto più grande di te» in realtà lo era e Jimin lo sapeva molto bene. Ma non gli importava: le cougar woman erano molto brave a letto.

Fece un sorriso pericoloso: «Quando sei abituato alle profonde tradizioni orientali, come la cultura per il rispetto del prossimo, non é facile perdere il vizio» mentì alla stragrande, «Le usanze americane le sto acquistando mano a mano», si morse il labbro e quel gesto lo videro benissimo ovunque, tant'è che scatenò le urla delle fan accalcate a pochi metri di distanza.

Jungkook alzò immediatamente gli occhi al cielo e Yoongi lo guardò con un'espressione molto simile a quella di uno che non sapeva se vomitare o impiccarsi. Hoseok scosse la testa: Jimin aveva vissuto così tanti anni lì in America da aver quasi dimenticato le basi del coreano.

Quindi doveva assimilare un bel fottuto cazzo.

Yoongi poi si presentò e anche Hoseok, in modo da allontanare la bomba di problemi che era il loro compagno. Non appena Mary Jane tornò dalla regia per le ultime sistemazioni, il tastierista si nascose dietro le spalle giunoniche di Jungkook per dare uno schiaffo veloce al capo colorato di Jimin: «Piantala di fare la puttana»

«E tu prova a ridarmi un altro schiaffo e finirò per fare la puttana anche con tua madre» sussurrò davanti alla sua faccia con un sorriso sfacciato per non destare problemi con i fan.

Yoongi si trattenne per non prenderlo a pugni e ridacchiò guardandosi intorno finché non lo avvicinò per la giacca in una presa minacciosa: «Pensa a riscaldare la voce per cantare al posto di sprecarla per dire stronzate»

«Dieci secondi alla diretta!» uno dei registi iniziò a fare il conto alla rovescia e quel dannato inferno ebbe inizio.

«Salve America!» Mary Jane comparve in tutta la sua bellezza e parlò verso il pubblico e alle telecamere, «Mettetevi seduti e respirate quest'aria bella fresca di nuova stagione» puntò il dito verso la telecamera, «bella non solo per il magnifico sole che accende la nostra splendida città, ma perché con noi abbiamo una delle band più discusse del momento! Alcuni li amano e altri li invidiano! Oggi, qui al Jane's Vibes, diamo il benvenuto ai Louder Than Bombs!»

L'inquadratura cambiò e si allargò verso il piccolo salottino; i quattro se ne stavano seduti su un lungo divano davanti alla poltrona singola di Mary Jane. Le urla dei fan aumentarono e loro ringraziarono facendo dei brevi inchini. O almeno Jungkook ci provò senza far saltare altre imprecazioni tra i denti a causa del dolore.

«Ciao New York! Il vostro angelo é qui» parlò Jungkook con una voce bassa e roca, «per salvarvi, ovviamente» ghignò in modo ironico e qualche ragazzina rischiò di avere un arresto cardiaco.

Mary Jane ridacchiò: «É bello avervi qui ragazzi. Vi vedo bene! Siete in splendida forma per essere tornati solamente pochi giorni fa da un lungo tour mondiale. Siete stanchi?»

Arrivò il turno di Yoongi: «Siamo abituati a lavorare giorno e notte. E consapevoli di quanto possa essere faticoso un tour di questa portata» la sua dialettica fu impeccabile, «ma abbiamo saputo gestire bene lo stress, il lavoro e i concerti. Ci siamo meritati un po' di vacanza» ruppe il ghiaccio con quella battuta.

Lei annuì eccitata: «Wow immagino che sia molto difficile sostenere un ritmo del genere»

Jimin tranquillizzò il pubblico: «É il nostro lavoro. La musica é la nostra passione e vogliamo solo il meglio per i noisy — i fan dei LTB — in modi da dare a voi dei risultati di ottima qualità»

«Siete ancora giovani e avete raggiunto un successo strepitoso. Se non mi sbaglio avete appena ricevuto un altro disco di platino, giusto?» e per fare pubblicità mostrò nello schermo, alle loro spalle, la copertina del loro ultimo album Shakes Me.

«Ti ringrazio per averci chiamato giovani, sai i trent'anni iniziano a pesare» scherzò Yoongi facendo ridere tutta la sala. «Comunque sì, é stata una sorpresa quel disco di platino»

I LTB annuirono applaudendo e toccò al turno del batterista. Con un leggero velo di agitazione Hoseok si fece avanti: «Esatto, come ha detto Klever, é successo quando ancora eravamo a Phoenix ed é solo merito dei noisy. Ci abbiamo messo un po' a realizzarlo»

«Nonostante il vostro look eccentrico, da vere rockstar, sembrate dei ragazzi con i piedi per terra e che non si perdono in cose futili»

I quattro ragazzi cercarono di non far trapelare nulla se non due paia di sorrisi costretti. Erano pessimi in realtà e si perdevano eccome in cose futili.

Jungkook si schiarì la gola e annuì: «Siamo degli stacanovisti. Anche grazie a Klever, si comporta come un padre a volte e ci rimette in riga quando facciamo sciocchezze» mise una mano sul ginocchio di Yoongi per enfatizzare il momento e il pubblico applaudì. «Grazie fratello»

Yoongi cercò di non imbarazzarsi troppo: «É... un piacere ragazzi» — Dio se odiava le smancerie in diretta.

La donna prese la palla al balzo e tornò su Jungkook: «Nookie prima hai parlato di sciocchezze. Parli di qualche screzio in mezzo alla band?»

«Sì. Diciamo che...» cercò le parole giuste, «siamo quattro teste calde. Klever é quello che mantiene il sangue freddo. Fingers e Smiley sono i più emotivi del gruppo. Mentre io sono...» rise, «sono quello un po' più difficile da gestire»

Persino Fay, da dietro il backstage, alzò gli occhi al cielo.

Un po' difficile? Sul serio!?

La conduttrice ridacchiò guardando la telecamera: «E non vi concedete davvero un po' di svago? Situazioni sentimentali invece?» e fece un'espressione maliziosa e il pubblico rilasciò un "uh" fin troppo lungo.

Il moro sospiro, tenendo a freno la lingua, «Non abbiamo molto tempo. Mi dispiace ragazzi» sorrise ai fan mettendosi gli occhiali da sole per mascherare l'irritazione: questa domanda non era presente sulla lista.

Ma la donna, non soddisfatta, insistette: «Andiamo, Nookie! Non fare il timido!» scherzò facendo ridere i fan, «sul serio non ci sono donne nella vostra vita?»

Tra i membri calò il silenzio.

Dal backstage si elevò un forte brusio; Fay andò vicino a Namjoon e riguardò attentamente le domande: «Ma che sta facendo? Non sta seguendo la lista» sussurrò crucciandosi. Il capo incrociò le braccia al petto: «La cosa non mi piace per niente»

Il cantante decise di rompere il silenzio con un sorriso un po' piccato: «Immagino che non stiamo più parlando di musica, vero?» e lanciò una velata frecciatina.

Alla conduttrice scappò una risatina e il pubblico si scatenò, tornò a prestargli attenzione: «Fate sold out nelle maggiori compagnie nel Ticketing Systems del Paese e medesima cosa con i cuori di queste povere giovani» indicò le teste colorate sulle poltrone, «siete ben ambiti, addirittura dei sex symbol»

«Ma che cazzo sta facendo...» sbottò Fay, il decoro andò a farsi benedire e tutti gli altri, intorno a lei, sapevano già fino a che punto si sarebbe spinta Mary Jane, «dobbiamo interrompere»

Namjoon studiò la situazione con una mano sotto il mento mentre pensava di essere stato molto chiaro con la bionda, durante le firme burocratiche e di riservatezza. La sezione "domande sulla vita privata e sentimentale" era stata segnata con un grosso e voluminoso no.

«Aspetta un secondo...» fermò la ragazza, «vediamo fin dove si spingerà»

Fay storse il naso: «Credo che sia ben evidente»

«Jungkook è il primo che non vuole sbandierare ai quattro venti con chi va a letto» la informò, «non sono io che ho messo quel veto, ma i ragazzi stessi»

«Quindi non facciamo nulla?» lo guardò sconvolta, «e se—»

«Sono grandi abbastanza per rispondere da soli. Fidati: se vogliono tacere su un argomento come questo non hanno problemi a diventare delle tombe» la interruppe spazientito, «se la caveranno bene, li conosco. Quella che non se la caverà dopo sarà Mary Jane, puoi giurarci» sussurrò minaccioso.

Jungkook si mise una mano sul petto: «Addirittura dei sex symbol?» si sforzò di scherzare, anche se sapeva di essere un gran figo in tutto il mondo.

«Non fingere di non saperlo! I noisy vi muoiono dietro» insistette con un sorriso agghiacciante.

Ma il moro fu ancora più furbo di lei: «E sono grato ai noisy per questi complimenti e per i nostri ultimi sold out» il ringraziamento, contro ogni aspettativa di Fay, fu sincero, «sono Nookie solo grazie a chi mi segue. E i LTB, come band, da chi ci segue da qualche anno ormai. Per questo preferiamo mettere il nostro lavoro al primo posto per ora. Le relazioni, al momento, non sono tra le priorità»

Un discorso impeccabile. La troupe ne fu quasi compiaciuta, ma se Mary Jane deteneva la corona per essere una gossippara impicciona un motivo c'era eccome.

«Non sono tra le vostre priorità, é comprensibile visti i vostri ritmi» gesticolò e lanciò un'occhiata furba, «eppure... sono usciti un sacco di foto e video, da fonti anonime, di festini privati a Phoenix» dietro di loro comparvero foto sfocate e sgranate di un probabile Jungkook attaccato alla gola di qualche anima sperduta per strada con un top troppo corto.

Ringraziando il cielo che la luminosità bassa rese la qualità pessima. Però i membri sapevano che fosse lui in quelle foto, anzi tutta la troupe lo comprese all'istante.

«Merda!» Fay nascose la faccia tra le mani, «e queste foto da dove escono!?» gridò a bassa voce verso Namjoon e lui, un po' scioccato, scosse brevemente il capo. «Vorrei saperlo tanto quanto te»

«É possibile che non riesce a tenersi il cazzo nelle mutande!? Ha una qualche malattia mentale?»

Namjoon le fece cenno di stare in silenzio: «Aspetta fammi sentire cosa dicono»

Il silenzio nel salottino regnò da padrone, gli occhi curiosi e stupefatti del pubblico andarono immediatamente alla foto. Ma le reazioni dei quattro ragazzi stupì Mary Jane — che cantava vittoriosa — spazzando via il suo sguardo beffardo. «Magari non avete tempo per delle relazioni serie ma... per qualche svago, tra una pausa e l'altra, sì»

Dopo essersi ripreso, Jungkook, si passò l'indice e il pollice sotto gli occhi coperti dagli occhiali per eliminare il pungente nervoso che covava dentro di sé.

«Mary Jane non so nemmeno se sia legale che io vada in televisione con un nome d'arte del genere» cercò di sdrammatizzare, «non mi faccio problemi a chiamarmi come come una scopata, sul serio, e non me li faccio per delle foto con un paio di ragazze...» Jungkook la fissò negli occhi senza darle la possibilità di sapere a che cosa stesse pensando.

Lo specchio degli occhiali riflesse solo lo sguardo sconvolto della bionda.

«Potrei essere io oppure no, ma senza ombra di dubbio quel ragazzo lì...» indicò la foto con un sorriso da stronzo, «é un ragazzo fottutamente fortunato»

A quel punto Namjoon ordinò all'istante di dare la pubblicità allo staff del Jane's Vibes e il produttore del programma acconsentì sotto le minacce del manager. Mary Jane provò a ribattere ma il gobbo del countdown le intimò di dare fine al primo tempo.

«Okay pubblico, dopo la pubblicità torneremo immediatamente qui al Jane's Vibes per l'esibizione in live dei Louder Than Bombs! A dopo, America!» quando le riprese vennero staccate si alzò furiosamente verso i produttori per lamentarsi del tempismo.

«Dannata stronza» sbottò Yoongi mentre si alzava dal divano furioso.

«E io che me la volevo scopare nei camerini» sbuffò Jimin, lasciandosi aggiustare i capelli dalla troupe. Appena Jungkook sentì quei borbottii lo fulminò: «Ti ho fatto un favore imbecille, dopo avertelo succhiato come un vampiro avrebbe saputo tutti i cazzi nostri» sbottò livido di rabbia, «quindi svegliati una buona volta, porca puttana!» lo rimise immediatamente in riga, tant'è che il bassista deglutì. «Jungkook calmati...»

«Non dirmi cosa fare quando sono così nervoso!» lo lasciò perdere e si incamminò spazientito fino alla postazione centrale del palchetto, nel quale avrebbero suonato. Afferrò l'asta così forte da farsi venire le nocche bianche e allontanò con malumore le truccatrici.

«Quindi é più importante chi mi porto a letto, di quel che ho da dire sul mio album...» ringhiò a bassa voce e strattonò il microfono senza farsi vedere. Il respiro accelerò quando vide Fay comparirgli davanti agli occhi.

«Jungkook»

Serrò la mascella e le dedicò un'occhiata pericolosa: «Non sono in vena di discutere con te, quindi vatti a fare un giro»

La ragazza sospirò e incrociò le braccia sul seno per mantenere la calma.

«Non voglio litigare. Sono incazzata tanto quanto te» borbottò, «ma ora non è il momento di perdere la pazienza davanti a una rete nazionale. Tieni la testa concentrata»

Fece una smorfia impertinente: «E perché dovrei? Potrei calarmi i pantaloni e basta, tanto sembrano più interessati a questo»

«Io invece sono più interessata alla vostra performance musicale, e non a quanti peli hai sul cazzo»

«Se può darti gioia saperlo sono uno che si depila»

Dopo quella battuta lo afferrò per il giubbotto, stufa e stanca, in modo di avere il viso contro il suo.

«Non so se mi sono spiegata abbastanza bene, Nookie» soffiò cupa, «Canta»

«Sono qui per questo, non lo vedi già da sola!?» si leccò le labbra secche.

«No, non hai capito» ordinò dandogli uno schiaffo morale molto carico, «Devi cantare. Non mi sono fatta tutti questi chilometri fino a New York, preso la macchina in mezzo alla notte per raccogliere voi quattro malandati come spazzatura, e sorbirmi la ramanzina dal mio capo, per sentirti frignare per colpa di una stronza! No, cazzo!» lasciò la giacca, «ma sono qui per sentire e servire i LTB. Sono qui perché sono, orgogliosamente, la manager di una band che sa fare musica» Fece un passo indietro sperando di avergli dato più coraggio, «Voglio sentire i brividi sulla pelle durante l'esibizione, quindi non deludermi»

«Eccoci ancora qui America! Buongiorno New York! In diretta dal Jane's Vibes, qui con noi, i Louder Than Bombs e la loro Night Crawling!»

Forse ora aveva capito.

La diretta riprese e Jungkook cercò di sciogliere la tensione per far uscire il suo lato arrogante. La musica temperò il tempo; scale musicali, armonie e frasi volgari, spaccarono i timpani dei presenti con delizia. Il tempo tenuto da Smiley, al suo sbattere delle bacchette contro i piatti in ottone, scatenò il delirio; Klever fece danzare le mani sui tasti del piano e le scosse vibrarono per tutto il Jane's Vibes; Fingers prese posto al fianco di Jungkook e, come da copione, si misero schiena contro schiena.

Nookie chiuse gli occhi, strimpellò la sua chitarra e iniziò a cantare.

«Sometimes I'm good for nothin'. Sometimes the best you've ever had. Sometimes I need your lovin'.
Sometimes Istabyou in theback» essere buoni, amati o disprezzati non serviva più a niente, lui avrebbe fatto il primo passo per distruggere ogni cosa.

Si staccò da Fingers di proposito, dando la sensazione allo show che ora sapeva che cosa volesse. «I found a meaning. Just what I needed. Cut on the bathroom wall...» si indicò il viso, «In my reflection, cravin' attention, under the disco ball...» afferrò l'asta e graffiò la canzone con un potente ruggito: «Night crawlin'! Sky fallin'!» finalmente aprì gli occhi, «Gotta listen when the Devil's callin'! Can't shake it, I'll taste it!» e lanciò un'occhiata fredda a Mary Jane per provocarla, «When it's yellin' out my name, I chase it!»

Suonò la chitarra e andò verso il pubblico urlando: «Come on! Come on! Night crawlin'!» se pensava alla sua vita avrebbe voluto che tutto ciò crollasse a picco come pioggia dal cielo.

Fingers si unì come seconda voce: «Sometime my thoughts are violence. Sometimes they bring me to the light» si leccò le labbra, il canto uscì più delicato, ma ugualmente potente. «Sometimes I sit the silence...» mise una mano sulla spalla di Nookie guardandolo negli occhi, «Sometimes I'm running for my life»

I due armonizzarono insieme, fronte contro fronte: «I found the meaning. Just what I needed, cut off the bathroom wall...» portarono le teste indietro gemendo contemporaneamente, «In my reflection, cravin' attention... Under the disco ball..Fingers si allontanò producendo un falsetto da far girare la testa allo studio.

E Nookie, pieno del pubblico e del successo, tornò a essere impavido ringhiando: «Nightcrawlin'! Sky fallin'! Gotta listenwhen the devil'scallin'. Can't shake it, I'll taste it. When it's yellin' out my name, I chase it!» alzò la mano al cielo e sfidò il più temibile dei diavoli.

Se stesso.

La folla cascò nel delirio più totale e cantò a squarciagola insieme a loro; la sensazione fu più forte del Phoenix Stadium, e Jungkook si domandò il perché.

Si girò appena verso il fondo e scorse, con un leggero cenno d'attenzione, le labbra rosee di Fay Davis muoversi e canticchiare le parole della canzone. Gli occhi furono per lui profondi come il buio notturno del deserto. La vide toccarsi le braccia, coprendosi e massaggiandosi la pelle degli arti come se avesse...

I brividi.

Ci era riuscito. Era riuscito a farle venire i brividi e fu talmente compiaciuto da sogghignare verso la telecamera e intonare, un'ultima volta: «Come on, come on!»

«Night crawlin'!»











🎶Night Crawlin'

Miley Cyrus.















———

Sono stata da molto impegnata e ho avuto dei giorni difficili, verso la fine non sono stata per niente soddisfatta ma vabbè, ormai ho pubblicato

Allora!

Il capitolo non mi piace per il cazzo ma amen🥺 spero che vi sia piaciuto e scusate la lunghezza!

Non c'è molto da spiegare....

- Fay soffre di ipersensibilità: Il cervello ipersensibile si impegna a processare tutti gli stimoli contemporaneamente, a diversi livelli, al costo di un grande dispendio energetico e, andando velocemente in surriscaldamento, iperattivazione.

Per esempio: se sto leggendo e nell'altra stanza delle persone stanno parlando e magari c'è anche una musica di sottofondo, un "normosensibile" facilmente riuscirà a focalizzarsi sulla lettura, tagliando fuori letteralmente gli altri suoni disturbanti.

Una PAS (chi soffre di ipersensibilità) no: rileggerà più volte la stessa frase perché sta anche sentendo (e per un ipersensibile sentire vuol già dire ascoltare ed elaborare) il dialogo nell'altra stanza e a un livello sottostante sta anche seguendo mentalmente la canzone in sottofondo.

Più volte sviluppano stati depressivi o problematici, più avanti capirete...

Fatemi sapere se vi é piaciuto!


Alla prossima!💜💜

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