Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

#𝟬𝟲 ⫷ 𝗣𝗔𝗦𝗧 𝗞𝗡𝗢𝗖𝗞𝗦 𝗧𝗪𝗜𝗖𝗘 ⫸



















"Il passato bussa sempre due volte prima di entrare. La prima volta è un avviso; sai chi c'è dietro ma non aprirai mai per codardia. La seconda volta è la conferma; sai che entrerà e, preparato o meno, il passato vorrà parlare con te.

Una tazza di thè; fra te, il passato e il diavolo."











New York era infinita; con l'arrivo delle tenebre ognuna di quest'ultime usciva dalle strade trafficate e brulicanti di star in pre-after, per annebbiare le menti più vulnerabili. Le ombre erano ovunque: dagli angoli bui dei vicoli ciechi, a vendere droga, a quelli più lucenti e falsi come Time Square. Era grosse tentazioni.

Jungkook non aveva paura delle tentazioni di New York, se l'era fatte amiche e ora ci giocava a mosca cieca nei sedili di pelle della palisade. Era così fuori di testa che avrebbe potuto afferrare il volante del suo autista e farlo roteare come una roulette russa: non avrebbe avuto nessuna paura.

Nonostante il tintinnio nervoso delle collane di metallo di Hoseok e gli ansimi di Jimin, dovuti dall'ennesima sinusite, il mood della serata sarebbe stato ugualmente perfetto. Però Yoongi volle contribuire maggiormente per rendere tortuosa la nottata: «Che locale di merda. Mi chiedo perché cazzo siamo qui»

Jungkook rise semplicemente, spense la sigaretta nel posacenere dell'auto e gracchiò: «Taehyung ci aspetta e non mi va di appenderlo così» Yoongi ruotò gli occhi al cielo, quando mai Jungkook avrebbe mai bidonato il suo amico prediletto. A volte si chiedeva se per Kim Taehyung avrebbe addirittura smesso di suonare se glielo avesse chiesto in un momento di debolezza.

Il tastierista lo adocchiò dal posto del passeggero e finì per tornare a guardare i grattacieli del quartiere dal finestrino: «Allora potevi andarci da solo, sai che non mi piacciono i posti che sceglie Taehyung»

«Perché sei così fichetta questa sera?» Jungkook dovette in qualche modo far cadere l'attenzione su di sé.

Le spalle di Yoongi vibrarono: «La cosiddetta fichetta avrebbe dovuto comporre la nuova base per la canzone principale del nostro prossimo album. Album, tra l'altro, che ti permetterà di appoggiare il culo su questa macchina e pagarti gli ingressi ai locali di merda del tuo amico per un altro anno ancora» a fine frase Jimin scoppiò a ridere in sottofondo, ma il più grande dei quattro non sorrideva per niente.

«Come se non fossi già abbastanza ricco da mantenermi per ben cinque anni di fila senza dover lavorare un solo giorno» ribatté il cantante acido e con un tono abbastanza spavaldo, portandoli a scontrarsi come ogni volta: i due, con l'immaturità di Jungkook — come la sua giovane età — e la mentalità ferrea di Yoongi, creavano un milione di inizi senza mai una fine.

«Penso che sia inutile ricordarti che i soldi finiscono e i cervelli bruciano con un minimo di stupidità»

Il cantante detestava quando Yoongi si comportava in quel modo: «Ascoltami: non rompere le palle. Siamo appena atterrati e già pensi a lavorare o farmi discorsi sul mio conto in banca?»

«Devo seriamente risponderti?» ridacchiò, per nulla divertito, il più grande con un sguardo tagliente, «perché potresti offenderti» l'aria si fece più pensante, Jimin decise che era ora di intervenire e per sua fortuna la macchina si fermò in quel momento. «Albert fermati pure qua» a cinque metri dall'entrata e senza guardie del corpo; il giovane allungò un paio di centoni dal portafoglio e li consegna all'autista. «Noi non siamo mai stati qui, tu non sai niente e la macchina non ha mai lasciato il deposito della Billion. Giusto?» fece uno sguardo furbo e ammaliatore, il tic lo portò a leccarsi l'angolo della bocca.

L'autista deglutì e senza parlare troppo annuì. «Ricevuto: bocca chiusa»

Jimin ridacchiò mentre sbatteva la mano sulla spalla dell'uomo: «Bravo vecchio mio, ecco perché sei il migliore» prima di uscire dall'abitacolo tutti e quattro si misero una bandana nera sotto gli occhi, strinsero il nodo dietro i capelli e camminarono fino all'entrata vip, accanto a quella normale.

Il bassista era il migliore ad ammaliare e a raggirare le persone in modo da ottenere qualcosa in cambio; segreti, oggetti e sesso, qualsiasi merce di scambio per il quale avrebbe puntato gli occhi con interesse. Era un lato del suo carattere che usava raramente, usciva quando Fingers prendeva il sopravvento per proteggere Park Jimin dal mondo intero e salvaguardare il suo lato fin troppo sensibile.

Detto ciò Jungkook si ritrovò bloccato contro quest'ultimo, il pettò si schiantò sulla schiena di Jimin perché il bassista si era fermato all'improvviso. «Non puoi fermarti così in mezzo alla strada! Ancora un altro passo e rischiavo di impalarti» lo rimproverò il cantante riferendosi al suo membro che spingeva contro le tasche dei suoi jeans — e contro il culo di Jimin.

Jimin lo beffeggiò: «Sta' calmo. Non vedi che c'è un po' di fila? Piuttosto guarda dove cammini» borbottò, «come se poi quel coso tra le gambe ci arrivasse» sussurrò senza guardarlo.

Il più alto lo sentì molto bene e lo affiancò mettendogli un braccio sopra il tessuto luccicante del giubbotto. «Andiamo fiorellino, non fare il frigido anche tu questa sera» sussurrò nel suo orecchio come solo Dio saprebbe fare a un fedele supplicante di misericordia, «e non mi sfidare, potrei sorprenderti per quanto in fondo riesco ad arrivare»

Jimin lo guardò da sopra la spalla: «Fallo e te ne pentirai» rimarcò austero e quel battibecco portò Jungkook a sbuffare: «Certo, ritira le unghie smaltate di rosa Hello Kitty o giuro che ti prenderò a calci nel culo fino a gonfiarti, mi hai capito?» fece un bellissimo sorriso.

Hoseok intervenì immediatamente non appena vide che il salta fila riprese a scorrere dopo aver risolto l'intoppo con la lista dei vip. Spinse Jungkook più lontano. «E finitela, Cristo!» sibilò mettendosi tra i due mentre il più vecchio, dei quattro, fu troppo occupato a mangiarsi con gli occhi un paio di gambe nude e una gonnellina fin troppo cotta. Jungkook vide l'intera scena e constatò che quella tipa aveva un paio di tette da paura, grosse quanto due teste.

Yoongi lasciò in macchina il romanticismo: «Cinque minuti con quella e gli schizzo pure nel naso» ma Jungkook, mentre si rollava alla bell'e meglio una cartina col tabacco, non riuscì a starsene zitto.

«Scommetto che durerai appena due minuti e gli altri tre li passerai a piangere sulle sue ginocchia mentre lei ti consolerà» la indicò con un cenno, «l'unica cosa che le potrai garantire sarà dell'ottimo yogurt al metadone»

«Ma che cazzo dici!?»

«L'hai vista bene?» disse guardandola da cima a fondo, «quella vuole un bianco che spruzza fragranze di Shumukh dal portafogli e altre parti» trattenne la volgarità. «Smumu—che?» balbettò il nome mentre alternava lo sguardo tra il suo compagno e la donna. Jungkook fece un mezzo sorriso, leccando la cartina: «Shumukh. Gli Emirati Arabi si sono inventati delle fottute fragranze da migliaia di dollari per tenersi freschi e spendere soldi in modo alternativo»

«Che puttanata. É quanto costerebbe questo Smuucoso

«All'incirca un milione di dollari»

Yoongi ci restò secco. Lui era ricco, spendeva soldi per cose che gli piacevano ma col cazzo che avrebbe sborsato un milione di dollari per un paio di gocce dello stesso colore del piscio. Jungkook poi continuò, godendosi la sua faccia sconvolta: «Amico sei asiatico quindi giocati bene le carte. Se vai da lei penserà che sei un businessman ereditiero cinese, sorvolerà sulla prima occhiataccia che ti lancerà sulla differenza etnica e forse te lo prenderà in mano»

Il tastierista la guardò un'altra volta e le sembrò una sugar baby sanguisuga. Rabbrividì, detestava quel genere di donna: «Fanculo, me lo terrò in mano da solo» E Hoseok ringraziò il cielo perché finalmente il buttafuori li riconobbe con una semplice occhiata facendoli entrare, mettendo fine a discorsi aberranti. Le goccioline di condensa dell'Ozone scivolarono giù dalle finestrelle e nei plexiglass dei cubi, dando un originale benvenuto alla musica. Le pollastre con le gonnelline accavallavano le gambe come un saluto all'arrivo del caos.

Per non dire del sesso.

Di gente famosa ce n'era eccome perciò ognuno si faceva i fatti propri; dagli influencer ai figli di qualche politico. I quattro calarono le bandane per guardarsi intorno e Jimin fischiò; nacque un sorriso contento dalle labbra glossate, che però si allargò alla vista delle ballerine sui pali. Ruotò gli occhi all'indietro percependo il testosterone e la mano di Fatima afferragli il cazzo a ritmo di Fukk CodeRed. «Cazzo che sballo» sussurrò mentre afferrava una bottiglia di costoso spumante da un secchiello pieno di ghiaccio.

Sul volto del cantante qualcosa accadde: Jungkook andò a dormire e Nookie afferrò la tazza col caffè come inizio di buon lavoro. La bipolarità tornò a bussare.

I subwoofer facevano tremare i muri come terremoti e il solo odore d'assenzio nel Jacques Senaux Black, appena versato suoi bicchieri, lo fece godere. Ma il moro arrivò all'apice della contentezza quando incontrò la massiccia e folta chioma scura del suo migliore amico. Kim Taehyung sapeva trattarsi veramente bene, intento a sfoggiare i suoi polsini d'oro cuciti a mano nel completo di Burberry e un Rolex sul polso — regali da parte di Jungkoo per il suo ultimo compleanno.

Una ballerina danzava sul ventre di Taehyung e si muoveva a ritmo di musica, strusciandosi appositamente sul cavallo dove un paio di fossette di Venere sbucarono da sopra il culo scoperto. L'uomo si portò una mano tra i capelli ondulati e si illuminò non appena vide la faccia di bronzo di Jungkook.

Mise all'angolo della bocca la sigaretta mentre con una mano pressò il fianco morbido della ballerina: «Pensavo che mi deste buca ormai» passò gli occhi su tutti i membri finché non tornò a guardare il suo migliore amico. Jungkook afferrò il drink e si sedette vicino a lui quando gli altri della band li salutarono prima di andare a ballare: «Che cazzo ci fa Kim Taehyung qui all'Ozone, a bere dei merdosi mojito da poveri?» lo prese in giro dandogli una stretta di mano fraterna.

«Perché a differenza tua sono povero» fece un sorriso sghembo, «Jungkook sai come chiamarmi e come farti chiamare nei club» scosse la testa per guardarsi intorno, «evitiamo altri scandali pubblici»

«Hai paura TayK?» lo chiamò apposta come voleva lui; un sorriso bianco e sincero si palesò sul volto di Jungkook quando vide l'altro ruotare gli occhi al cielo. «Di farmi vedere vicino a te? Sì, ovvio» lo prese in giro mentre tirava fuori una banconota da cinquanta dollari: «Dolcezza spostati ora, sei stata fantastica» adulò la donna, finendo di sbattere il suo dolce sedere sulle cosce. La ballerina fece un sorriso divertito e ondeggiò sui tacchi, sfiorando con l'unghia la mascella affilata di Jungkook. Quest'ultimo la osservò bene: dal seno rifatto, al ventre piatto fino al completo fisico allenato, era una bellissima ragazza e le regalò un occhiolino con parsimonia, facendole capire che forse dopo avrebbe potuto accontentarla.

«Le conquisti tutte, come una volta» disse Taehyung, si accese una sigaretta e ne passò una al compagno. Jungkook l'accettò: «Scherzi vero? Parli da quando sono in America o in Corea?» chiese sarcastico. Il riccioluto si leccò le labbra pensando. «Fa davvero differenza? Hanno sempre avuto occhi per te ovunque andassimo»

«Cazzate» il cantante fece una risatina un po' amara ma non andò oltre; odiava ricordare il suo passato; odiava essere associato al buco nero che lo tormentava all'interno e detestava, con tutto se stesso, la sua vecchia vita in Corea del Sud. Perciò cambiò discorso: «Piuttosto... come te la sei passata senza di noi? E senza il capo tra le palle?»

Taehyung doveva stare attento a ciò che diceva su Kim Namjoon: per quanto lo vedesse come un dito in culo, quando bacchettava i comuni mortali, rimaneva il suo capo. Lavoro che, tra l'altro, aveva conquistato solamente grazie alla raccomandazione di Jungkook. «Non ho battuto la fiacca come stai pensando. Vi abbiamo monitorato da New York e... cos'erà quella cosa che hai fatto con l'asta del microfono?» chiese facendo una risata di scherno.

«Ti prego non iniziare» sbuffò Jungkook mentre Taehyung adorava farlo cringiare parlandogli delle sue esibizioni: «Le hai fatte bagnare. Ma non dovevi, ci stava già pensando il temporale» trattenne una risata e Jungkook sospirò, mostrando una smorfia divertita. «Sei una merda. Lasciami un po' di soddisfazione e fammi credere che l'umidità non fosse stata solo per la pioggia»

«Coglione» mormorò l'altro mentre beveva un lungo sorso, «Hai già conosciuto l'erede di Namjoon?»

Quella domanda fece girare Jungkook con uno scatto, aumentando l'auto combustione della sua sigaretta. «Sì e tu?»

«Non ancora» biascicò, «dicono che sia un tipo interessante»

«Tsk, "dicono" chi? É una tipa. Ed é una poony abbronzata in gonnella»

«Quindi l'hai incontrata»
«Sì»
«Eh...?»
«Eh cosa?»
«Hai bisogno della comprensione del testo?»
Jungkook lo guardò torvo: «É una poony. Una fighetta di Washington, da come ho avuto modo di capire. E ci darà molti problemi, già lo so»

«Allora dillo a Namjoon. Solo tu riesci a smuovere il suo culo di ghiaccio e la caccerà» propose, ma il moro negò col capo: «Non funzionerà. Dovevi vedere come la guardava cazzo, era soddisfatto. Fin troppo soddisfatto e gongolante per aver trovato una spina grossa come un bastone, pronta per essere infilata nei nostri culi per tutta l'assenza di Namjoon» espirò rumorosamente, «Sa che con lei può tenerci d'occhio»

«Allora sei nella merda» dichiarò bevendo il secondo bicchiere, «Anzi, siete nella merda» indicò tutti loro già divisi in giro per il locale. Jungkook scosse le spalle: «Perché non cambiamo discorso?»

«Certo. Riprendiamo il discorso sull'asta del microfono che hai profanato col tuo cazzo?»

«Qualcosa di più accattivante?»

«I De'Santos sono di nuovo secondi su Billboard»toccò l'argomento con violenza, «Voi siete ancora in classifica ma siete scesi alla sesta posizione. Il loro featuring sta spopolando»

Questa informazione fece girare le palle a Jungkook in maniera supersonica, al punto da poter spiccare il volo come un fottuto elicottero: «Che cazzo dici?»

«La verità Jungkook» biascicò in coreano. Lo vide silenziarsi e cercò di farlo riprendere; erano all'Ozone, una rinomata discoteca, al contempo pericolosa, piena di Vip e brutta gente. Dovevano solo staccare la testa e divertirsi senza portare il malumore del lavoro in mezzo a loro.

«Sono sempre in prima linea» mormorò Jungkook, stufo e stressato per l'ennesima pressione delle classifiche. Viveva in quel mondo da ormai qualche anno, ciononostante la sera prima dell'uscita di un nuovo album si ritrovata stremato dall'abuso di droghe per sopprimere gli attacchi di panico.

«Ehi. I De'Santos si sognano i vostri sold out, non sono minimamente paragonabili alla musica che fate voi. Quella è merda tritata e ritritata. La vostra é vera musica cazzo» gli mise una mano sulla spalla per scuoterlo, «senza fottuto auto-tune. Senza fottuti culi rifatti su YouTube. E senza marchette raccomandate. Quindi tirati tu: puoi spararti anche una sega in bagno, non mi interessa come ti procuri l'endorfine. A me interessa di come mostri le tue grosse palle asiatiche e il solco creato dal peso di queste sul suolo del fottuto mondo americano. Capito?»

La mano, dapprima sulla spalla, ora passò al retro del capo del cantante per portare la sua fronte attaccata la sua: «Questa é l'America, Jungkook. O consumi il consumismo oppure lo faranno gli altri e ti consumeranno. Ricordatelo» marcò bene ogni parola.

Jungkook chiuse gli occhi annuendo e lo stress tornò ad affievolirsi: ricordare le sue origini gli provocava un grosso dolore al petto, eppure serviva per svegliarlo come un grosso promemoria di ciò che non avrebbe mai più voluto rivivere.

«Fanculo la musica trap dei De'Santos. Fanculo la Silver Space» ripeté Jungkook aprendo gli occhi mentre Taehyung ridacchiò con una risata sinistra. «Brava principessa e ora apri» schiaffeggiò simpaticamente la guancia a Jungkook e quest'ultimo aprì la bocca. Abbassò gli occhi non appena il riccio aprì la mano per mostrare una pasticca.

Era fentanyl. Taehyung gliela mise sulla lingua senza esitazione e ne prese una anche lui. Entrambi ingoiarono e poi bevvero come incoscienti; Jungkook rilasciò un gemito per il gusto amaro del mix e Taehyung si alzò dal divano. «Vado a farmi un giro mentre tu...» gli diede un buffetto canzonatorio, «fatti alzare il pisello da qualche ballerina e divertiti. Manda a nanna Jungkook, Nookie»

Porta qui Nookie e lascia perdere i demoni del passato.

Jungkook smise di fissarlo non appena la testa iniziò a girare lentamente per l'alcol, restò lì seduto da solo per una buona mezz'ora, finché la manipolazione chimica e psicologica di Taehyung non iniziò a fare effetto. La vista divenne appena nitida ma il cervello rimase ancora abbastanza attivo e lo capì non appena colse lo sguardo furbo di una ballerina. Questa aveva lunghi capelli marroni e lisci, il corpo formoso e abbronzato, gambe slanciate e un paio di occhi nascosti dall'ombra della fronte.

La donna alzò una mano e fece gesto con il dito di seguirlo. E Nookie, perso nel suo finto mondo, ci mise appena dieci secondi a essere dietro di lei, col respiro rotto sul retro del collo della ballerina e con le labbra attaccate al lobo. Lei inarcò la schiena e ridacchiò mentre si staccava per spingerlo in una poltrona della dark room.

Lui si mise a sedere senza staccare lo sguardo famelico dal corpo mezzo nudo della ballerina, poi prese e girare intorno al cantante con il passo a ritmo della musica. Jungkook tentò di raggiungerla ma lei schiaffeggiò la mano senza fargli male, in modo giocoso e questo lo portò a mostrare il sorriso tipico di Nookie.

«Ti farai male» l'avvertì, «ho una strana perversione per i giochi complicati» allargò le cosce muscolose senza alcuna vergogna. La ballerina fece un sorriso ammaliante ma restò in silenzio, ondeggiò a trenta centimetri dalle sue ginocchia come la fiamma di una candela in mezzo al vento.

«Ho una soglia del dolore molto alta» ribatté lei da sopra la spalla, rendendosi ancora più intrigante. «Non ho paura di farmi male»

Jungkook sussultò mordicchiandosi il piercing al labbro e torchiando la pelle intorno. La vista iniziò a sdoppiarsi e i colori intorno a sé a mescolarsi. La ballerina di avvicinò a lui fino alle ginocchia, si girò e si sedette sulle cosce dandogli come unica visuale la sua schiena sottile.

Jungkook abbassò lo sguardo sulla spalla e pungolò il suo collo, insieme al lobo, con la punta del naso. Avvertì come la pelle della donna venne ricoperta di brividi. Ghignò e allungò la mano sul collo e le fece piegare il capo sulla sua clavicola, avendo modo di accedere all'orecchio. «Mi ricordi qualcuno» sussurrò.

Lei socchiuse gli occhi e premette apposta il culo sopra il rigonfiamento dei pantaloni. «Posso essere chiunque vuoi che io sia per questa sera» Jungkook si fece scappare una risata: «Non credo che funzioni così»

«E come funziona di solito?» lo prese in giro la ballerina, piegandosi sull'avanti e senza smettere di ballare. «La tua impertinenza avvalora maggiormente il mio dubbio. Mi ricordi qualcuno» Jungkook annusò la sua chioma scura e profumata, «e non so se la cosa mi faccia piacere... o l'esatto contrario» ringhiò contro il timpano non appena tornò su col busto. «Quindi... vorresti aiutarmi?» cantilenò baciandole il collo mentre le mani si fermarono sulle cosce aperte.

La ballerina ansimò e il petto vibrò. Quel gioco era interessante e quel cliente fin troppo rinomato, avrebbe riconosciuto quel faccino asiatico in ogni cartellone di New York. «Vediamo... ti ricordo tua sorella?» lo prese in giro premendo ancora di più il bacino sull'erezione.

Lui trattenne un'imprecazione e le strinse la coscia: «Sono figlio unico»

«Allora una tua amica...» si morse le labbra eccitata. La mano del moro si alzò poco alla volta con un'estenuante vendetta: «Nessuna che abbia queste cosce» e l'adocchiò sadico, «o questa impertinenza»

Per scherzare la ballerina osò un po' di più: «La tua mammina?»

Lo sguardo di Jungkook cambiò immediatamente: da scuro e liquido di piacere mutò per qualche secondo come un angosciante cielo senza luce. E senza vita.

«Oh no tesoro» il tono si fece troppo tranquillo, alzò il dorso della mano e mostrò il suo inquietante tatuaggio: la donna vestita da suora e con gli occhi da demone. «Questa é mia madre» le fece gelare il sangue, la ballerina guardò bene quel disegno raccapricciante, «Bella, vero? Ma ben lontana dall'assomigliarti, non credi?» domandò ironico mentre le sbatté una mano sulla coscia per farla riprendere. Lei deglutì.

«Riprendi a ballare» ordinò meno duro, l'effetto del fentanyl lo stava stordendo. Lei annuì in modo meccanico, mosse il bacino e lanciò un'occhiata da sopra la spalla al cantante. Jungkook lo intercettò e il panico iniziò a salirgli: quello sguardo, assieme agli occhi seri e giudiziosi, fecero accavallare la realtà con le illusioni.

Sembrava la poony.

I capelli divennero più lunghi e il sorriso più aguzzo. Ma era impossibile tutto ciò, non ci voleva nemmeno pensare. Lanciò le labbra a capofitto sulla spalla e la donna iniziò a sciogliersi di nuovo, entrambi con prospettive ben diverse: lei voleva godersi una buona scopata, mentre Jungkook doveva affogare quelle immagini nel modo più veloce che conosceva. Abbassò le mani sotto l'ombelico piatto della donna e raggiunse la sua intimità con le dita, scavalcando il tessuto del misero abito. Lei gemette non appena le pieghe venendo schiuse.

Jungkook cercò di dimenticare lo stress, la pressione e risollevarsi dalla paranoia, la sentì muoversi e pregarlo ma la voce... divenne più bassa. Pulita. Prova di sfumature. E accattivante. Proprio come... Ma scosse la testa immediatamente: basta Jungkook, non è lei.

Le dita intrappolarono il clitoride della donna con fin troppa facilità, lei inarcò ancora di più la schiena vicino al limite. Jungkook, con angoscia malata, ringhiò: «Come ti chiami?» insistette sopra i gemiti della ballerina, «Dimmi il tuo nome»

«Mi chiamo Lux» miagolò mentre chiudeva gli occhi e la mente veniva ribalta dai movimenti veloci e calcolatori delle dita di Nookie.

Ma quella risposta non piacque a Jungkook: «Il tuo vero nome!» insistette, ormai nessun colore poteva essere associato alla realtà ed era pieno di allucinazioni. «Dimmi quel fottuto nome»

Le dita la fecero venire sopra i pantaloni di Nookie, ansimando mormorò: «Fay!»

Il sangue di Jungkook si raggelò; la staccò dal suo corpo e la fece girare come una bambola di pezza. Aveva sentito sentito quel nome: quel nome stupido e irritante come la padrona che lo portava.

«Cos'hai detto!?» la guardò in modo perso mentre la donna riapriva gli occhi per rispondergli senza fiato.

«Mi chiamo Faith»

Faith. Non Fay.

Stupido.

Idiota.

Coglione.

Il fentanyl cominciò a martellare le sue tempie e sentì l'urgente bisogno di vomitare. Senza finire quello che aveva iniziato Jungkook si alzò dal divano barcollando e finì fuori dalla darkroom; la cappa dell'Ozone lo investì come un phon caldo e cercò l'uscita del retro per prendere aria. Quella ballerina gli aveva ricordato Fay Davis per tutto il tempo senza mai arrivarci: ecco a chi assomigliava...

Arrivò fino al corridoio a qualche metro dalla porta del retro ma si fermò sbiancando. Davanti all'uscita c'era l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento. Una cascata di capelli biondi e uno sguardo ammaliatore capace di farlo venire di pietra a gran parte degli uomini. Tranne a lui, perlomeno non come accadeva una volta.

«Nookie, quanto tempo»

«Melory» pronunciò atono e privo di emozioni, «se sei qui davanti a me Melory è passato troppo poco tempo» affermò indecifrabile.

Melory Manson ruotò gli occhi al cielo: «Un anno e mezzo ti sembra poco?» arricciò le labbra rosso mattone. Jungkook si staccò dal muro del corridoio e riprese la sua strada con l'intento di ignorarla.

«Aspetta» lo fermò prendendogli il braccio, «non resti con me?»

«Non farò sesso con te Melory» la liquidò senza nemmeno guardarla, «quella che hai in mezzo alle gambe non vale abbastanza per farmi ammazzare» strattonò il braccio e lasciò di stucco.

Lei non si mostrò ferita: «Non sto più con lui. Ho mollato Scarface e i De'Santos»

Ma a Jungkook non fregava nulla di ciò che aveva da dire: «Chissà perché non credo a una sola parola. Per colpa tua ho messo nei guai la band e la mia carriera quindi non mi interessa quello che fai» avrebbe pagato oro per vederla soffrire.

Melory socchiuse gli occhi, com'era solita a fare quando non era per niente contenta. «Se vuoi vendetta significa che sono ancora tra i tuoi pensieri»

Jungkook scoppiò a ridere: «Ma per favore. Dormo tranquillamente da quando non condivido più il letto con una sudicia troia arrivista»

Il viso di Melory si fece ancora più duro e gli occhi ardenti come fiamme: «Sudicia troia arrivista che ti sei scopato per molto tempo. É facile sdegnare qualcosa dopo che non se ne ha più libero accesso» rimarcò con tono cattivo. Jungkook si passò una mano sugli occhi perché era seriamente indeciso se vomitarle sui piedi o andare fuori e rigettare l'effetto del fentanyl.

«Libero accesso?» sorrise sghembo, «la carne marcia e riciclata non fa parte della mia dieta. Quindi addio Melory» senza nemmeno aspettare una risposta abbassò la maniglia della porta e uscì alla svelta. Melory, furiosa e inviperita, gli urlò dietro mentre lo vedeva oltrepassare la ringhiera delle scale col capo.

«Sei un lurido stronzo, Jungkook!» gli gridò addosso con un'idea ben più sadica in mente. Jungkook era troppo occupato a vomitare dall'alto per starla a sentire. «Non ti voglio vedere mai più, drogato del cazzo. E stai lontano da me!» recitò arrabbiata dopo aver urlato ad alta voce per poi rientrare nel locale.

Jungkook chiuse gli occhi dopo l'ultimo conato e disse: «Ma che cazzo...» sputò fuori l'amaro della bile, «Quella é pazza. Chi diavolo la vuole...» sussurrò sfinito, finché non sentì dei commenti arrabbiati e volgari da sotto le scale. Quella era un'uscita d'emergenza perciò era riposta più in alto del suolo; Jungkook aveva vomitato senza guardare e quando aprì gli occhi si accorse di aver appena rimesso ai piedi di quattro persone.

Che destino bastardo. Erano quattro persone che avevano sentito Melory Manson, nonché la quasi ex ragazza di Scarface, urlare a Nookie. L'asiatico della casa discografica nemica; il capo della band con cui i De'Santos dovevano scontrarsi su ogni radio; lo stronzo che Melory usò per tradire Scarface un anno e mezzo primo. E loro quattro erano i galoppini di Scarface.

Jungkook guardò le punte delle loro scarpe con un sospiro: «Giuro che ve le ricompro»

I quattro, con le loro facce seriose e burbere, lo incenerirono con lo sguardo: «Cinesino. Quante volte dovrai imparare la lezione prima di capire che devi stare lontana da Melory?»

A quel punto Jungkook capì all'instante: Melory l'aveva appena condannato a morte.

«Quella puttana...» sussurrò in coreano mentre si raddrizzava disinvolto. Guardò i galoppini dei De'Santos

«Non sono qui per per Melory. Chi diavolo la tocca più quella lì...» si sistemò la camicia, «Vi ripagherò le scarpe. Detto ciò: ora torno dentro e voi continuerete a fare il cazzo che vi pare, okay?» fece velocemente dei passi indietro per raggiungere la porta ma era stata chiusa a chiave dall'interno. Spalancò gli occhi.

Melory lo aveva appena butttao in mezzo alle tigri e tappato ogni uscita. Era furioso. Incazzato. Al punto che prese a calci la porta imprecando.

Si elevò una risata: «Dove pensi di andare faccia gialla? Vieni qui» uno dei galoppini dei De'Santos lo guardò negli occhi, «prima che venga io a prenderti e farti fare le scale con la faccia»

Jungkook si guardò intorno e non ebbe altra scelta se non scendere giù. Ignorò ogni tipo di appellativo razzista come sempre e aspettò di scendere l'ultimo gradino prima di guardarli.

«Ancora mi chiedo come quella puttana preferisca un mezzo giallo come te, a un sangue latino come Scarface» quella domanda retorica fece mordere la lingua a Jungkook.

Si trovava già in grossi guai e il suo lato cazzone alla Deadpool non avrebbe aiutato. Jungkook ruotò gli occhi al cielo: «Siete abbastanza intelligenti per arrivarci da soli che non volevo niente da lei. C'è un patto tra le case discografiche per sancire e stabilire la pace, non sono così coglione da infrangerlo»

Il brutto tipo rise: «Non ti facevo così amante della legge»

«Se questa può salvarmi il culo perché non appellarmici?» lanciò uno sguardo sarcastico, «Io non tocco voi. Voi non toccate i LTB»

I quattro si guardarono negli occhi; il più grosso di loro parlò dopo essersi grattato i baffi: «Potrei anche chiudere un occhio e non dire nulla a Scareface su Melory. Non abbiamo problemi a omettere i dettagli di questa serata ma...» il tono non tranquillizzò per nulla Jungkook. Quello era un topo di fogna.

«Arriva al punto» esordì frustrato.

Il tizio ghignò: «Ma anche a me piace la legge, cinesino. E se non mi sbaglio tu l'ha appena infranta»

Jungkook lo guardò completamente confuso e si mise le mani sui fianchi: «Che diavolo farnetichi, baffone?»

«Tu ci hai toccato» trattenne una risata pericolosa e Jungkook corrucciò lo sguardo e indietreggiò: «Vaffanculo. Io non ho fatto niente. Né a voi né a Melory!»

«Ne sei sicuro?» lo misero a spalle al muro, «Guarda tu stesso» portò lo sguardo sulle scarpe leggermente sporche e Jungkook finalmente capì dove voleva arrivare quel sadico bastardo.

«O andiamo! Questa é una stronzata—» ma venne sbattuto al muro; per quanto Jungkook fosse forte e spesso, i galoppini lo superavano di ignoranza e di numero. Gemette quando la testa colpì il muro dell'Ozone e il tizio coi baffi continuò a ridere, uno del gruppo piantò un pugno nell'addome muscoloso di Jungkook.

Trattenne un urlo e si piegò in avanti, barcollò mentre sentiva un'altra volta il vomito salirgli in gola. «Dannati scarafaggi» ringhiò quando venne raddrizzato contro il muro con i capelli tirati da un altro. «Lasciami andare cazzo!»

Il tizio coi baffi riprese a fumare e fumò in faccia a Jungkook facendogli lacrimare gli occhi. «Rilassati uccellino, voglio solo una cosa per ripagare il silenzio per Scarface e le mie scarpe»

Jungkook mormorò dolorante, sibilò: «Cosa?» e tossì. Il baffuto rise e gli occhi si fecero più sadici e cattivi del diavolo: «Voglio sentirti cantare ancora una volta uccellino. In memoria del passato» e prima che la vista di Jungkook venne coperta dal buio, dal fentanyl e dal dolore, udì: «quindi ora canta per me» e l'oscurità ricoprì ogni cosa.
















"When you see me please
don't ask who I'm with"

🎶Stinch

Reyn Hartley.













______________________
Buonasera!!!

Eccoci qui, dopo tanto tempo. Sarò sincera...non volevo nemmeno pubblicarlo questo capitolo ma l'ho fatto ugualmente e spero che non vi abbia fatto impressione ecc, nel caso smettete di leggere.

Andrò per punti sennò mi dimentico:

-Qui vediamo un po' di cosette. De'Santos, e l'entrata di Melory Menson. Sono tanti nomi ma poi avanti verrano spiegati e illustrati. Anche se con Melory...qualcosa già è saltato fuori 👀

-Sono band musicali rivali, sfortunatamente vedremo dei lati negativi della musica in America ecc...

-La Donna della darkroom, la famosa Ballerina, qui Jungkook si è sentito molto ma molto stretto. Chissà perché si sarà immaginato lo sguardo giudice di Fay, e chissà perché avrà storpiato il suo nome da Fay a Faith...Ehhh Kook, meno coca dai 💜

-TayK, il nostro Taehyung finalmente è arrivato. Un uomo singolare e con delle palle d'acciaio, o almeno così sembra 👀

Quanto vorrei spoilerare ma non posso farlo, ouch, mi rimane solo che aspettare con voi🧐

-Ultimo ma non ultimo....Il patto, un fatto stipulato dai LTB insieme ai De'Santos...Ahia. Chissà chissà..

Vi dropperò le canzoni nella copertina se vi può interessare💜 grazie per la vostra pazienza e attenzione. Fatemi sapere le vostre teorie.

Alla prossima 💜💜

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro