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Capitolo 40

Haizaki's pov

Vedo la palla rotolare per terra fuori dalla porta e mi sale un senso di nausea in gola. Nessuno aveva ancora parato quel tiro dagli inizi del mondiale. E doveva continuare così fino alla fine. 
Il nostro tiro era imparabile. Era fo**utamente perfetto. Noi due eravamo fo**utamente perfetti. 

Ma poi la palla viene colpita dagli avversari, e devo muovermi per rincorrerla. Non guardo la porta dove avremmo dovuto segnare.

Dopo quell'orribile trucchetto del ca**o in cui ci sono 18 copie di un giocatore, Nosaka mi chiama e riunisce tutta la squadra per la fine del primo tempo, e sono costretto a muovere le mie gambe verso la panchina. 
Un passo, due passi, tre passi, e vedo un altro paio di piedi che camminano vicino ai miei. Lo riconosco, riconosco l'odore dello shampoo per i capelli che aleggia per tutta la stanza dopo che si fa una doccia, il respiro corto di quando ha corso troppo velocemente. 

Non alzo la testa perché potrei baciarlo, se incontro i suoi occhi.
Ma non è né il momento né il luogo giusto.

E poi devo ancora fare i conti con i miei, di sentimenti, senza incasinare troppo i suoi.

Quindi scuoto la testa senza parlare e ascolto quello che ci dice il mister, mi affloscio per terra e bevo fino a scoppiare dalla mia borraccia fresca, più per avere una scusa per non parlare che per vera sete. E quando torniamo di nuovo in campo non ho ancora avuto il coraggio di alzare lo sguardo per guardarlo in quelle ca**o di perle che ha al posto degli occhi. 

Nosaka ci spiega la base della tattica a cui abbiamo appena assistito, che ha spiazzato tutti ma non è bastata a dare un ulteriore vantaggio agli avversari. Ergo, hanno sbaragliato tutta la difesa ma non hanno segnato. Almeno abbiamo quest'asso nella manica. 

Quando ritorniamo in campo a correre come dei forsennati, riprendo il controllo della palla e corro come un pazzo verso la porta. Se tu stupido portiere hai parato l'unico tiro che non dovevi parare allora prenditi questo, maledetto stron*o.

Il pinguino perfetto è nato durante uno dei nostri primi allenamenti seriali, una delle poche volte in cui lo vidi sorridere dopo che gli segnavo un goal. Lui lo sa per chi è questo tiro. 

E quel ca**o di portiere lo para di nuovo. Sta cominciando a salirmi la rabbia.

Passo la palla a Hiroto, so quello che sta per fare. Lo stupore ha reso il suo volto di pietra.

Peccato che il suo tiro viene fermato da un difensore più avanti. Mer*a. Lo sento imprecare. La rabbia comincia a salire. E stavolta lo guardo negli occhi perché lui è complice della mia rabbia, e di questo ne sono più che certo. 

E a questo punto, con la rabbia che sta per esplodermi dentro come un vulcano, il mister se ne esce con una delle frasi più strambe e allo stesso tempo speranzose che io abbia mai sentito. "Goujin, preparati ad entrare". 

Quel ragazzo è più che un pallone gonfiato, è completamente strapieno. Solo che il potenziale lui ce l'ha davvero, poi. E se continuava a blaterare del suo nuovissimo e formidabile tiro che non vedeva l'ora di mostrare a tutto il mondo (che a furia di provarlo contro gli alberi ha raso al suolo metà del bosco vicino al campo di allenamento), allora magari sarà qualcosa capace di sbloccarci. Qualcosa di cui gli avversari non sanno nulla. Qualcosa di nuovo. 

Esce Hiroto, entra Goujin. Il bast*rdo sembra più sorpreso di me che lo sostituiscano, ma se questa tattica funzionerà allora sarà meglio per tutti. Io un'altra partita senza quel dio del ca**o al mio fianco non la faccio. 

Comunque, dopo che Goujin ha scalato il monte Fuji con tre fo**utissime nonnette sulle spalle per tutta la notte con tanto di burrasca solo e solamente per perfezionare il suo tiro e renderlo degno del campo mondiale, mi pare il minimo passargli la palla per vedere cosa è riuscito a combinare, a parte prendersi un raffreddore madornale. E poi siamo ad un ca**o di punto morto, quindi non abbiamo così tante alternative.

Grazie al diavolo, se Hiroto lascia un posto vuoto al mio fianco, ad occuparlo con tutta la sua rabbia e frustrazione c'è Fudou, che in quanto a male parole ne sforna almeno tante quanto me. Imprecare con lui affianco è quasi divertente, se non fosse che stiamo sotto di due goal. 

Corriamo abbastanza veloce da vedere Asuto che si impossessa della palla, la calcia verso Goujin.. e una marea di bollicine frizzanti mi colpisce in pieno la faccia. Avrei vomitato, con tutta la nausea che avevo. Il tiro si appesantisce, ancora, ancora e ancora.. fin quando diventa dannatamente imprendibile. E alla fine è come un missile ultrapesante, non riesci nemmeno a tenerlo tra le mani che ti sfugge via. 

Inutile dirlo, quel tiro sradica la porta. E io sorrido come un bambino, con la forte voglia di correre verso la panchina e baciarlo per la gioia, lui che trattiene a stento un sorriso come me. 

E bravo così, Goujin.

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