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Capitolo 32

Pov's zero

Ichihoshi era più pallido della luna in piena notte. Teneva la scatolina con il pulsante rosso in mano, e la guardava come fosse una bomba. Cosa che, in effetti, era davvero.

Guardò il finestrino con la coda dell'occhio, e il suo volto divenne letteralmente bianco. La curva si stava avvicinando, doveva sbrigarsi. Se voleva aiutare suo fratello, doveva premere quel pulsante, e farlo anche in fretta.

Una voce dall'alto lo scosse da quello stato di trance in cui quella semisfera rossa tra le sue mani lo mandava "Tutto apposto, Ichihoshi? Certo che hai un brutto colorito.. soffri di mal d'auto?" il volto di Goujin sbucò dal sedile davanti al suo, e altre due paia di occhi curiosi che si impiantarono nei suoi. La voce viva e lucente di Asuto raggiunse le sue orecchie "Vuoi che ci fermiamo e bevi un po'?".

E intanto la curva passò. Lo sguardo vuoto del ragazzo si posò su Asuto e gli altri "lasciatemi in pace, per favore" il ragazzo appoggiò la testa al finestrino, chiudendo gli occhi, e nascondendo con entrambe le mani il pulsante rosso. Aveva ancora un'altra curva davanti a sé..

Però..

Il suo volto si fece ancora più pallido, dalla sua fronte colava sudore freddo. Paura.
La vita di Hikaru dipendeva da quella partita. Dipendeva solo da lui. Gli altri erano semplici estranei.

Il bus cominciò a curvare.

Non. Doveva. Esitare.

Chiuse gli occhi mentre l'immagine di suo fratello in ospedale ritornava nitida nella sua mente. Lo stava facendo per lui. Stava facendo tutto questo per suo fratello. Doveva premere quel bottone.. adesso.

"Ichihoshi.. sicuro di stare bene?"

La voce lo fece sobbalzare, e per lo spavento fece cadere la scatoletta con il pulsante per terra. Il sudore gli colava lungo il volto pallido, mentre osservava Goujin alzarsi e venire verso di lui. Mentre premette il pulsante con il piede, inavvertitamente.

...

Un secondo. Due secondi. Tre secondi. Un'imprecazione dai primi posti. Haizaki si lamentò con Hiroto che il volume della musica si era improvvisamente alzato.

Poi, niente.

Nessuna esplosione.

Il ragazzo, col volto bianco e gli occhi sgranati, raccolse il pulsante da terra e lo premette di nuovo. E Haizaki imprecò di nuovo.

Nonostante il suo cuore fosse più leggero, sapendo che non si sarebbe portato nessun'esplosione sulla coscienza, adesso aveva una sola occasione per fermare l'Inazuma Japan. Ed era durante la partita.

Haizaki 's pov

Il campo di gioco mi sembrava estremamente grande, visto dal centro del campo. I minuti che separavano il fischio d'inizio sembravano interminabili. Il Giappone aveva vinto tre partite di fila, e questa era una delle sfide più importanti del girone.

Qualcosa doveva andare storto.

Me lo sentivo dal profondo della mia stessa anima.

E, come se non bastasse, mi irritava ancora di più l'idea che quell'impostore dovesse guardarmi le spalle. Mi deconcentrava. Tanto che non sentii neanche il fischio d'inizio.

Ma capii tutto quando vidi l'Arabia calciare il pallone.

Quello che successe dopo fu una sequenza di gesti che il mio cervello cercava di capire, ma che non riusciva neanche lontanamente a comprendere.

Uno dei primi giocatori passò davanti a Ichihoshi, e lo vidi parlare. Poi l'impostore sgranò gli occhi, e l'altro proseguì dritto. Se la situazione di prima poteva rivelarsi normale, quello era un pessimo segno.

Il primo ad essere preso di mira fu Kazemaru: appena prese palla, mirarono a slogargli la caviglia. Ma l'allenamento dava anche dei frutti, oltre che dei lividi.
Una luce fece capolino dall'altra parte del campo, e un secondo dopo il ragazzo cadde a terra dolorante. Gli specchietti..

Il mio corpo si muoveva in trance verso di lui, mentre il mio cervello ragionava fin troppo rapidamente. Kazemaru out. Questo diceva il tabellone.
Ruolo chiave numero uno: fuori.

Entra Cliff. Viene circondato, e passa la palla a Shirou. Il resto è un déjà-vu: Ichihoshi si mette in mezzo ai tre dell'Arabia, distraendo Shirou e permettendo agli altri di farlo fuori.
Ruolo chiave numero due: fuori.

Tuttavia, Nosaka non era per niente turbato dall'uscita dei due. Aveva in mente qualcosa. Aveva già previsto tutto.

E poi compresi.

Il muro di roccia di Cliff lo conoscevo.. ma il Vento Lucente mi era del tutto nuovo. E, in due secondi, la palla era ai miei piedi. Una corsa, il vento che mi penetrava nelle orecchie e che mi arrossava gli occhi. I suoi passi dietro i miei. Questo tiro mi dà sempre la sensazione di essere al sicuro.
Un salto, incrocio appena il suo volto prima di vederlo innalzarsi sulla palla. Un urlo inconfondibile, alle mie orecchie e al mio cuore. E la palla che entra in rete.

I nostri occhi si incrociano un attimo prima che i nostri compagni arrivino per complimentarsi come al solito, e le mie iridi rosso fuoco si incastrano nei suoi occhi, vedendo un piccolo sorriso spuntargli sul volto.
E poi mi girai, sentendo Asuto continuare a complimentarsi per l'ottima giocata. Chissà perché, mi era appena tornata la voglia di giocare..

"Sembra che non se ne sia ancora accorto. Non siamo noi ad essere caduti nella sua trappola.. ci è caduto lui stesso".
Odio ammetterlo, ma Nosaka fu un genio con quella tattica..

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