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𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 22

Non appena arrivò si precipitò da Sogo.

Entrò nella stanza e la prima cosa che fece fu stringerlo in un abbraccio.

Si trovavano tutti attorno al letto, nessuno di loro aveva un'espressione triste ma in quel momento la giovane non aveva tempo di prestare attenzione ai rispettivi volti, era già fin troppo in agitazione per l'accaduto.

"Aika, sto bene. Non devi preoccuparti."

"Invece faccio bene a preoccuparmi. Lo sapevo che non stavi bene. Sei uno stupido, non mi dici mai come ti senti veramente!" rispose mettendo un broncio.

Subito dopo il ragazzo le mise una mano sopra la testa, dandole un paio di leggeri colpetti.

"Ti chiedo scusa."

"Dai, Aika. Ora che hai visto come sta lasciamolo riposare." le disse Yamato e lei annuì, sorridendo un attimo prima di lasciare la stanza.

Successivamente le parlarono di ciò che Sogo aveva raccontato loro prima del suo arrivo, e del rapporto complicato con il padre.

Non lo fecero davanti a lui in modo da non dargli troppi pensieri, se Aika l'avesse saputo in quell'istante si sarebbe preoccupato senz'altro e non era quello di cui aveva bisogno.

"Adesso che facciamo?" domandò, cercando di non pensare troppo a quanto le avevano detto.

Dopotutto la situazione si era in qualche modo risolta e per il momento non c'era alcun motivo di preoccuparsi.

L'importante era che Sogo stesse bene e per farlo doveva riposare accuratamente, per parlare avevano tempo.

"Andiamo da Tama, non sembrava stare molto bene."

Dopo la proposta del leader andarono a prendere alcune cose in modo da risollevare il morale dell'azzurrino, tra cui dolci di ogni tipo.

Dopo essersi muniti di sacchetti entrarono nella stanza accendendo la luce; era talmente buio che stando attaccato alla televisione avrebbe potuto rovinarsi la vista.

"Accidenti fratellino, che stai combinando? Non ti permetteremo di essere triste." disse, puntandogli infine un dito contro.

"Aika, cosa c'è in quel sacchetto?"

"Budini da Re. Ma se non li vuoi li mangio io."

"Eh? Dammeli subito. E poi a te non piacciono i miei amati budini." le rispose, come se si sentisse in qualche modo offeso dai gusti della sorella, afferrandoli poi tra una pausa e l'altra.

"Se proprio dobbiamo vedere qualcosa guardiamo Magikona! Passiamo la notte a guardare la serie completa!" esclamò il biondo entusiasta.

Ogni volta che si trattava di Kokona era così, ma Mitsuki e Yamato lo ripresero dicendogli di smetterla di coinvolgere gli altri.

A quel punto la giovane sorrise, tenendo gli occhi sul telefono, che con l'arrivo di un messaggio prese a squillare.

Tenn?
Si chiese, ma poi ripensò a quanto aveva fatto.

Ah, già. L'ho lasciato solo come uno scemo.

«Va tutto bene?»
«Sì, abbiamo risolto. Grazie per esserti preoccupato.»
«Era naturale lo fossi. Avevi un'espressione che faceva paura.»
«Adesso ricominci a prendermi in giro?»

Il ragazzo rispose con un emoji in movimento, il che la portò a ridere appena.

Per fortuna gli altri non stavano facendo caso a lei, parlavano tra loro distribuendosi il cibo a vicenda, altrimenti la avrebbero tempestata di domande visto il sorriso che aveva in viso.

Era talmente evidente quanto le facesse piacere parlare con Tenn che chiunque se ne sarebbe accorto.

«Ti va se ti chiamo più tardi?» scrisse lei.

Lo fece di istinto, aveva voglia di sentire la sua voce, ormai era chiaro quanto stessero bene l'una in compagnia dell'altro.

«Quanto tardi?»
«Sorpresa.»
«Se però dovessi dormire non lamentarti.»
«Li conosco i tuoi orari.»
«Come fai a conoscerli se non te ne ho mai parlato?»
«Non ci vuole un genio per capire che dormi quanto necessario per poter lavorare al meglio il giorno seguente.»
«Brava, un punto per te.»
«A più tardi allora.»

La giovane sorrise, posando il telefono l'istante successivo; aveva una cosa da fare prima.

Sollevare il morale del fratello aveva la priorità, inoltre non rifiutava mai quando si trattava di divertirsi e chiacchierare con i propri amici.

"Prima di guardare Kokona che ne dite di fare un gioco?" propose lei.

Il biondo era già distrutto all'idea di dover aspettare tanto, inoltre c'era da tenere in conto la possibilità che non l'avrebbero accontentato.

"Ci sto! Ma quale?" si chiese Mitsuki, portando una mano sopra il mento prima di rifletterci su.

"Mmh, vi avrei proposto quel gioco che generalmente si fa da bambini, l'Onigokko. Era un'idea carina visto che è semplice e abbiamo un intero dormitorio a disposizione, ma non possiamo disturbare Sogo." rispose Aika.

"Quindi siamo al punto di partenza."

"Beh potremmo provare a fare il chi sono." rispose la giovane all'amico, che ancora stava riflettendo sul da farsi.

"Qui dice che è un gioco che si pratica in Italia." disse sempre lei.

Aveva dato l'idea ma indecisa su quale gioco fare si mise a dare un'occhiata al telefono.

Aveva in mente solo giochi da praticare all'aperto, oppure quelli da tavolo che non avevano in casa, quindi provò a vedere come si divertivano i ragazzi degli altri continenti.

"Oh, yes! Lo conosco."

"La cosa non mi sorprende." rispose Mitsuki al biondo, che aveva sollevato entrambe le braccia dall'entusiasmo; ancora teneva tra le mani il dvd di Kokona.

"In cosa consiste?" domandò Iori; nel frattempo Aika mise via il telefono.

"Ognuno deve scrivere su un foglietto il nome di un personaggio famoso al quale assomiglia l'amico vicino e glielo deve attaccare sulla fronte, ma senza fargli leggere cosa c'è scritto sopra. Però potremmo modificarlo, gli altri decidono qualcuno da scrivere e la persona in questione cerca di indovinare, ma non con domande troppo complesse altrimenti è facile indovinare." spiegò, finendo il discorso con un occhiolino.

"Bella idea! Facciamolo." disse Mitsuki.

"Poi però guardiamo Magikona?"

"E va bene, ci sto. Giochiamo e poi guardiamo qualche puntata, ma non tutta la notte. Capito Nagi?" lo avvertì Yamato.

"Yes!"

"Quindi chi comincia con il tenere il biglietto sulla fronte?" chiese la ragazza.

"Comincia tu, Aika."

"Va bene, ma se indovino al primo tentativo vinco un dolce." rispose a Yamato, che le propose di cominciare per prima.

Mettere in palio qualcosa come piccolo premio non era male come idea.

"Uh, ci sto! Facciamo che se qualcuno indovina al primo tentativo e con solo tre domande vince qualcosa tra quello che abbiamo preso. Così sarà più interessante." propose l'arancione sollevando un dito; ci stava mettendo enfasi.

"Sì, ma Aika non può mangiare troppa di questa roba."

"Iori, che carino sei protettivo."

"Nii-san!" esclamò, la giovane invece sorrise.

"Non preoccuparti, mi controllerò."

"Nice! Allora possiamo cominciare!"

Successivamente pensarono attentamente a cosa scrivere sul bigliettino, dovevano pensarci bene e non doveva essere tanto semplice, altrimenti il gioco sarebbe finito subito.

"Fatto! Aika, puoi cominciare con le domande." le comunicò il rosso sorridendo, attaccandole prima il foglietto sulla fronte.

"Vediamo, è uomo o donna?"

"Donna." rispose Iori.

"Allora...Colore degli occhi?"

"Neri." continuò Yamato.

Stavano dando una risposta a testa, ma Aika non pensava di conoscere qualcuno che corrispondesse alle informazioni ricevute, quindi doveva cominciare a impegnarsi.

"Caratterialmente?"

"Dolce."

"Parecchio dolce." rispose Iori al fratello.

A quel punto la giovane si fermò a riflettere, se non conosceva la persona del foglietto come faceva a sapere che era dolce?

Doveva trattarsi di qualcuno di molto conosciuto.

"Arrivati a questo punto devo chiedervelo, è una persona famosa?"

"Nope!" rispose il biondo, ma lei mise un broncio prima di mettersi a pensare ad un'altra domanda.

Gli amici le sembravano esageratamente tranquilli, le stavano dando troppe informazioni senza preoccuparsi che avrebbe potuto indovinare.

Iniziava a pensare che forse avevano scritto il nome di una fan, o magari di qualcuno che avevano incontrato una sola volta.

"La madre di Nagi?" domandò; ormai stava andando a tentativi.

Non aveva nulla da perdere, tanto non avrebbe comunque indovinato.

D'un tratto scoppiarono tutti a ridere, avevano provato a trattenersi ma non durò molto, appena una manciata di secondi, nel frattempo le loro facce diventarono qualcosa di davvero buffo.

"Perché vi siete messi tutti a ridere adesso?"

"Scusa, è che era impossibile trattenersi."

"Non volevamo, davvero." disse Iori dopo aver lasciato parlare Yamato, asciugandosi col dito la lacrima posata sull'occhio sinistro.

"Adesso basta, che nome c'è scritto qui sopra?!"

"No dai Aika, non guardare!" le disse il leader, ma ormai aveva già staccato il biglietto dalla fronte.

"Come faccio se vi mettete a ridere appena provo a indovinare? Vediamo." disse, osservando il nome.

Gli amici erano intenti a scambiarsi sguardi divertiti, immaginando la reazione che la giovane avrebbe avuto.

"Eh? Kinako? Come potevo indovinare uffa, ma siete seri!" esclamò, portandoli di nuovo a ridere.

Gliela avevano proprio fatta, non sarebbe mai riuscita ad indovinare Kinako.

"Scusa, ma la tentazione era troppa."

"Yamato! Sono sicura che è stata una tua idea."

"Ma dai, era così prevedibile?" chiese, ma lei mise un broncio come risposta; era pronta a giocare di nuovo.

"Adesso tocca a te, ragazzi siate spietati." li avvertì, facendo un'espressione fin troppo carina.

Dopo essersi messi vicini cominciarono a parlare sottovoce per non farsi sentire dall'amico.

"Tamaki! Non puoi mettere Ousama Burin! Non lo indovinerà mai." esclamò il rosso.

"Riku!"

"Nanase-san. Aika stava cercando di sceglierne uno impossibile apposta. Anche noi sapevamo benissimo che non sarebbe riuscta a indovinare Kinako, il bello del gioco è questo." lo rimproverò ma senza arrabbiarsi, così il rosso si scusò abbassando la testa.

"La mia idea era buona. Ousama Burin è il migliore."

"Ma ormai ha sentito, quindi dovremo trovarne un altro, e so proprio chi potrebbe fare al caso nostro." rispose la sorella.

Il presidente Yaotome, scelsero lui.

Yamato ci mise un po' a indovinare ma nonostante i vari indizi non ci riuscì, aveva ancora difficoltà.

"È affascinante?"

"Si può dire così, però solo quello." aggiunse la giovane.

"Che vuol dire solo quello? Accidenti, come faccio a indovinare."

"Ben ti sta."

Successivamente il ragazzo si arrese e lesse il nome scritto sul biglietto.

In quel momento capì il significato delle parole dell'amica e ci rise sopra, poi continuarono ancora un po' con il gioco prima di cambiarlo.

Dopo una certa ora ognuno tornò nella propria stanza.

Aika aveva fatto tardi perché non si era resa conto dell'orario, ma poteva ancora fare in tempo per quella chiamata.

Si cambiò mettendosi i vestiti che usava per dormire, dopodiché si sdraiò sul letto.

Prese il telefono con l'intenzione di chiamarlo, ma ormai pensava fosse andato a dormire da un pezzo; Kokona aveva portato via più tempo del previsto.

Squillò un paio di volte, poi inaspettatamente ricevette risposta.

"Sei in ritardo." la rimproverò, procurandole un sorriso in viso.

"E tu perché sei ancora sveglio?"

"Non fare domande." rispose.

Era evidente stesse cercando di evitare la domanda, questo perché non gli dispiaceva parlare con lei prima di addormentarsi.

Inoltre sapeva che Aika era di parola, quindi si era solo limitato ad aspettare, indipendentemente dall'ora che si era fatta, ma non l'avrebbe mai ammesso.

"Pensavo fossi andato a dormire da un pezzo. Non riesci a prendere sonno?"

"Non ti avevo detto di non fare domande?"

"Allora di cosa vuoi parlare?"

"Ti senti meglio?" le chiese, senza pensarci un attimo.

Stava dando l'impressione di essere preoccupato per lei, ma non era sua intenzione chiederglielo così direttamente, le parole uscirono senza che potesse fare niente per fermarle.

La ragazza sorrise, era felice di ricevere quella domanda e di scoprire che lui volesse sapere.

Avvertì dentro di sé una sensazione di dolcezza, era piacevole.

"Sto bene. Sono tornata adesso in camera, ero insieme agli altri." rispose, ma senza specificare cosa fosse realmente accaduto.

Quello che era successo a Sogo non doveva uscire dalle mura del dormitorio, anche se la persona a cui ne voleva parlare era qualcuno di fidato.

"Che avete fatto?"

"Qualche giochetto divertente, ma non ho indovinato al primo tentativo quindi niente snack per me." rispose con aria quasi addolorata, si poteva percepire quello che provava anche tramite lo schermo.

"Meglio così. Anche io amo i dolci, ma non posso mangiarli sempre."

"Eh? Tu ami i dolci?"

"Già."

"Allora perché hai fatto tante storie per la crêpe l'altro giorno?" chiese, cercando di incastrarlo, ma il ragazzo fece una risata innocente.

"Semplicemente non mi andava in quel momento. Forse sarei stato disposto a mangiarla nel pomeriggio."

"Nel pomeriggio eh, tengo a mente allora." rispose.

Ormai se l'era legata al dito, l'avrebbe tirata fuori nel momento giusto.

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