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XII

"Alder!" urlò Glorendil.

L'altro elfo lo aveva atteso fuori dalla stanza per tutto il tempo.

Alder passò le mani sulle guance del biondo, asciugando le lacrime versate.

"Piangi..." sussurrò.

"Ho visto una pietra veggente" rivelò Glorendil "c'era un bambino, aveva capelli biondi e occhi identici ai miei"

"Cosa significa questo?" chiese il bruno.

"Non voglio un figlio" urlò l'elfo "No, non voglio nessuno con me, non voglio nessuno che pianga la mia morte"

"Glorendil, ci sarà sempre qualcuno che piangerà la tua morte, e se non sarà tuo figlio, sarò io"

"Cosa sta succedendo qui?" disse una voce dietro la coppia.

"Erdal" sussurrò Alder.

"Quello che hai visto non era nessuno imparentato con te" rivelò lo stregone

"Come fai ad esserne certo?"

"Non lo so con certezza" disse "Ma so che quel bambino mi ricorda qualcuno che ho già incontrato, non riesco a ricordare chi, però"

"E' qualcuno di importante?" chiese Alder allo stregone.

Era convinto che dietro a quella perdita di memoria dello stregone ci fosse qualcosa di più che una semplice dimenticanza.

Erdal ricordava a malapena il suo volto, ma la provenienza di quel ricordo gli era del tutto ignota.

"Ho visto l'immagine del bambino dai ricordi di Glorendil. In questo momento sono confusi, non riesco a capire cosa dicono" disse lo stregone "Adesso, lasciamo perdere queste faccende. Sbrighiamoci, sorge la luna"

I tre compagni raggiunsero gli altri, ormai svegli e pronti a partire.

Amryn stava avvolgendo in uno straccio dei residui di cibo per il viaggio, le uniche cose che non si sarebbero rovinate dopo giorni.  

La compagnia arrivò ai cancelli di Endogan.

Stavano per mettere piede fuori dalla città, quando un urlo richiamò la loro attenzione. 

"Non attraversate il fiume, per qualsiasi motivo, non fatelo" 

Seres era affacciata dalla finestra della sua stanza.

"Per quale motivo? È la via più breve" chiese Glorendil.

"No, le acque sono torbide. Non so quale assurda creatura abiti lì. Addio, viaggiatori, che la fortuna sia con voi"

Questo fu l'ultimo grido che udirono dalla città, che ritornò silenziosa come sempre, mimetizzandosi nella tranquillità del bosco.

Bastò poco tempo di cavalcata ed erano già fuori l'ingarbugliato intreccio di rami e radici.

La compagnia, guidata da Eldar, si avviò per le sponde del fiume, avevano deciso che avrebbero seguito le correnti, ma restando a distanza debita dall'acqua.

"Naar..." chiamò Gaar.

I due nani camminavano l'uno di fianco all'altro, tenendo strette le redini dei cavalli.

Avevano deciso con gli altri di percorre quel tratto a piedi, per evitare di scivolare sul fango.

"Cosa c'è?"

"Sono stufo di tutti questi elfi e l'acqua nelle borracce è ormai finita" disse il nano.

L'altro annuì, tirando fuori la lingua.

Erano assetati, molto assetati, avendo mangiato enormi quantità di sale la sera prima.

"Se la prendessimo dal fiume?"

"Non voglio mettermi contro qualche demone proveniente dal centro della terra. Meglio proseguire" disse Gaar.

"Immagina" sussurrò l'altro "I piccoli nani chiederanno delle nostre gesta se torneremo vivi"

"Dici bene 'se torneremo vivi' nessuno sarà contento di sentire una storia dove i due eroi rimangono bruciati dal fuoco dei draghi" sospirò il fratello.

"Dubito, però, che siamo noi i due eroi di quest'avventura"

Gaar annuì poi disse:

"Intanto i cantori non si dispiaceranno se interrompo per poco il mio cammino per bere"

Naar, immerso nei suoi pensieri, non fece caso a quello che disse il fratello.

Il nano si avvicinò alla sponda del fiume e allungò la borraccia verso l'acqua.

Gaar si specchiò.

"È limpida, gli elfi mentivano" sussurrò tra sé.

Piccole onde concentriche di diffondevano da un centro impreciso.

L'immagine del suo volto scomparve, sostituita da una figura che sembrava arrivare dalle profondità del fiume.

Gaar restava immobile, paralizzato dalla paura.

Un tentacolo uscì dall'acqua afferrando il nano dalla caviglia.

"Gaar!" urlò Amryn, accortosi che l'amico era rimasto indietro.

Scoccò una freccia, che colpì il tentacolo facendo urlare il mostro.

Dalla superficie del fiume uscirono altri quattro tentacoli.

Erdal sollevò le mani, dalle quali uscì un accecante lampo.

"Allontanati" urlò.

Il mostro si ritrasse urlando.

Sibilò, poi lanciò un urlo andando via.

"Idiota! Potevi morire!" disse Erdal a Gaar quando la creatura fu scomparsa.

Amryn si sentiva stanco. Percepiva a stento le voci dei suoi compagni.

Erano ore che non vedeva la luce. La luna era ormai scomparsa e il cielo era privo di stelle.

Non sopportava questo clima di preoccupazione e tensione tra tutti i membri della compagnia.

"Amryn" sussurrò Elehan toccando una spalla del principe, che sobbalzò al contatto.

L'elfo piegò la testa, guardando storto la bruna.

"Prendi questa" aggiunse Elehan prendendo una mano di Amryn tra le sue, aprendola e poggiando sul palmo una gemma splendente.

"Una gemma! È così bella... come l'hai avuta?" chiese l'elfo con voce flebile.

"Quando incontrai la prima volta Naar e Gaar possedevano alcune gemme. Le avevano rubate ad un vecchio nano. Erano stati costretti a restituirle ma alcune le avevano nascoste negli stivali. L'hanno data a me e adesso io la dono a te. Prendila, ti farà stare meglio"

Amryn guardò l'amica per qualche istante, poi sorrise. Elehan ricambiò il sorriso.

Il fatto di essere a piedi non favoriva il loro viaggio.

"Amryn, Elehan, tenete il passo" chiamò Alder.

"Arriviamo" disse l'elfo correndo verso gli altri.

Gli elfi avevano donato ad Elehan una veste verde lunga fino alle caviglie, nella quale inciampava facilmente, invece Naar e Gaar avevano ricevuto due pugnali gemelli.

Amryn non aveva nessun dono da parte di Seres, nemmeno un cenno, solo una parola 'ritornerai'.

~~~~~~~

I primi raggi di sole si intravedevano, la compagnia era circondata dal nulla, una vasta pianura, vastissima.

Avevano abbandonato il fiume ormai da un po' di tempo.

Glorendil si calò il cappuccio sugli occhi, arrossati per il vento.

"Fermiamoci, vi prego" ansimò Naar.

Alder si portò una mano sul viso, reprimendo la risata che stava nascendo sulle sue labbra.

Gaar si avvicinò all'elfo bruno, dandogli un calcio.

Glorendil fulminò con lo sguardo il nano, a quel punto Alder non riuscì più a trattenersi e scoppiò in una sonora risata.

"Cosa ci trovi da ridere?" tuonò Erdal. "Siamo in viaggio in una missione suicida, e tu trovi divertente tutto questo?"

Alder abbassò lo sguardo.

Tutti erano altamente suscettibili e la sete, il vento e il caldo non aiutavano.

Si ricompose immediatamente.

"Tutto sommato il nano ha ragione, il sole sorge, di giorno è pericoloso viaggiare" aggiunse.

"Qui non possiamo accamparci, dobbiamo cercare un riparo" disse Erdal "Amryn a nord, Glorendil a sud, Alder ad est ed Elehan verso ovest. Io, Naar e Gaar rimarremo qui, vi aspettiamo"

Gli elfi e l'umana seguirono le direzioni assegnate da Erdal.

Amryn camminava nella vasta pianura, cercava un riparo nascosto ma accogliente, quando inciampò su un corpo.

"Maledizione!" esclamò cadendo.

Per terra era steso un Mutato.

"Respira" disse Amryn poggiando una mano sul petto del mostro.

Afferrò i polsi del Mutato, tenendoli saldamente dietro la schiena curva e bitorzoluta.

Dalla gola della creatura uscì un verso ripugnante.

"Sta' zitto" disse l'elfo dando un calcio alla creatura.

Nel frattempo Elehan vagava ad ovest.

I suoi occhi scorsero dell'acqua pulita in lontananza.

Corse verso quella fonte

"Un lago!" esclamò. Più che un lago, però, pareva una pozza d'acqua.

Fece scivolare la mano sotto la superficie. Qualcosa l'afferrò per il polso, tirandola.

"Chi sei?" sussurrò. "Esci allo scoperto, non nasconderti ai miei occhi" disse sguainando la spada.

Dalla pozza uscì uno strano individuo.

Pareva un nano.

"Salve, ragazza" disse.

"Chi ho il piacere di incontrare?" ringhiò Elehan.

"Sono in esplorazione. Mi chiamo Bralou, piacere di conoscerti" disse la creatura porgendo la mano al l'umana.

Era un Brenander.

Ne aveva sentito parlare spesso, folletti fastidiosi che si incontravano raramente.

"Sembri giovane" notò lei.

"Sono appena un bambino agli occhi dei miei simili"

Elehan arretrò di qualche passo.

"Non spaventarti, ma non fare parola a nessuno di questo incontro" disse Bralou.

L'umana arretrò ancora, poi si voltò e corse via.

Glorendil camminava nella direzione opposta. Il sole splendeva sui suoi capelli biondi e non c'era alcun posto adatto per accamparsi.

Portò una mano alla fronte, per riparare gli occhi azzurri dalla forte luce.

"Vedo qualcosa. Un buco nella terra" disse tra sé.

Glorendil si avvicinò a quello che aveva scorto.

Non era un'entrata grande, né accogliente, ma poteva ospitare la compagnia.

L'elfo udì dei suoni provenire dalle profondità della grotta, poi notò del movimento.

"Mutati!" pensò, voltandosi per scappare e avvertire gli altri, ma ormai era troppo tardi.

Quattro Mutati comparvero, accerchiandolo.

"Il Padrone sarà contento, non credete?" disse uno. Gli altri risero istericamente annuendo.

Uno di loro sguainò la spada, colpendo con l'elsa la testa di Glorendil.

"Non ho la mia spada" fu l'ultima cosa che elfo pensò prima di svenire.

Più tardi la compagnia si riunì.

"Avete trovato qualcosa?" chiese Erdal appena scorse i suoi amici corrergli incontro.

"Lui potrebbe dirci qualcosa" disse Amryn, che trascinava il corpo del Mutato a fatica.

Erdal sollevò un sopracciglio guardando il giovane elfo.

"Non c'è pericolo, era solo"

Lo stregone sospirò, sollevato.

"Dov'è Glorendil?" chiese Alder.

Elehan scrollò le spalle, se aveva capito qualcosa di quell'elfo sapeva che in qualsiasi situazione fosse se la sarebbe cavata.

"La sua spada è qui" disse.

Il Mutato prigioniero rise, ormai ripreso.

Erdal puntò la spada alla gola del mostro.

"Parla" tuonò.

"Lì..." ansimò l'orco indicando al direzione presa da Glorendil "lì c'è l'ingresso...della tana" continuò ridendo.

"Cosa sai?" chiese Amryn.

"Il vostro...compagno...morto o...prigioniero" disse il Mutato.

Alder, accecato dalla rabbia, sguainò la spada di Glorendil, tagliando la testa al mostro.

"Quindi Glorendil è caduto" disse lo stregone abbassando lo sguardo.

Lo sguardo dell'elfo bruno si rabbuiò.

"No!" intervenne Gaar "non sappiamo se è ancora vivo, dobbiamo avere speranza"

"Cosa hai trovato tu?" chiese Elehan all'elfo bruno.

"Ho trovato una grotta, sembra accogliente e non è abitata" disse Alder.

"Allora ci accamperemo lì" concluse Erdal.

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