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IX

"Prima di farvi accedere alle mie stanze, sono obbligato a porvi una domanda" disse l'elfo che li aveva condotti lì.

Essendo loro padre, il suo aspetto era simile a quello di Elna e dei gemelli.

Non era un elfo potente, neanche un elemento fondamentale nella società, ma lui si trovava bene nel suo piccolo palazzo, affiancato dai nani e facendo il ruolo di ambasciatore.

Donoryn era il suo nome.

"Quali sono i vostri nomi, viaggiatori?" chiese.

"Io sono Amryn" disse il principe facendo un passo in avanti "L'unico figlio di Re Alaain" aggiunse dopo con un tono di voce più basso.

Syrma e Hadyr si guardarono accigliati. 

"Il mio nome è Naar" il nano si fece spazio tra gli altri "Sono il primogenito di Vor, insieme a mio fratello Gaar"

"Parli di Vor, il Signore dei Maiali?" rise Donoryn, portando una mano sulle labbra.

I nani non risposero, loro padre non era una figura molto stimata nel regno dei nani.

In quel momento la porta si richiuse.

Glorendil e Alder erano appena tornati.

Entrambi con una faccia divertita.

"Io sono Elehan" disse la ragazza, risplendeva come la luce della luna di sera, fiera del suo nome e della sua identità "E sono figlia di nessuno" disse.

"Hai un padre" sussurrò Gaar dell'amica.

"Non lo riconosco tale" ribatté lei, poi si lisciò la gonna con le mani sporche di terra.

"Non avete ancora la mia piena fiducia" disse Donoryn. "Ma siete comunque i benvenuti ad Esamont"

Ad ognuno dei compagni fu conferita una stanza grande e comoda.

Amryn abbassò la maniglia della grande porta bianca, quando un fascio di luce lo colpì in viso.

"Esamont" sussurrò.

Sembrava un incanto, era in viaggio da quasi tre giorni ma già sentiva la mancanza di un letto caldo.

Tanto, bisognava solamente prendere la moneta.

Sospirò.

Avrebbe dovuto trovarsi un posto in cui vivere, suo padre l'aveva cacciato dal regno.

"Non era mia intenzione ferirlo" pensò contraendo il volto in una smorfia di dolore.

Si lasciò cadere di schiena sul morbido materasso bianco.

Quanto tempo avrebbe passato in quella città? Quanto tempo avrebbe potuto vivere in pace e non in pericolo?

Il suo sguardo si perse nell'enorme affresco dipinto sul soffitto.

Rappresentava un nano, vestito con un'armatura argentata.

Sul suo capo posava una corona.

Al suo fianco c'era una figura alta e slanciata, con lunghi capelli neri.

Elna, era lei quell'elfa.

Le loro mani erano strette in un'unione.

"Il lontano accordo di Esamont" sussurrò Amryn, e sorrise.

Il pomeriggio passò lentamente e in tranquillità, i compagni riposavano in quel chiaro palazzo elfico.

Nel silenzio assoluto un rumore di passi rimbombò nelle stanze.

"Non potete più restare" urlò la voce di Glorendil bussando alle porte di tutti

"Attaccano Esamont! Dobbiamo scappare"

Un esercito di Mutati armati e pronti ad attaccare era attorno alle mura della città.

Alder raggiunse l'amico.

"Prendiamo le vie nascoste" sussurrò.

Le porte si aprirono, rivelando quatto volti ricchi di terrore.

Camminarono in fila, evitando i soldati dell'esercito dell'ambasciatore che si stava radunando.

Una figura li raggiunse.

"Elehan necessito di un'informazione" disse Elna.

L'elfa afferrò la ragazza per il braccio.

"Ti prego, rispondimi" sussurrò.

Elehan annuì, restando indietro rispetto agli altri.

Le urla dei Mutati erano udibili chiaramente.

A breve sarebbe iniziata la battaglia.

"Perché vuoi la moneta?" chiese Elna "Rinunciaci! Fallo e non te ne pentirai!"

"Io devo salvare mio fratello" ringhiò la ragazza "Per questo io partirò, anche se inseguita da un branco di Mutati, prenderò quella moneta"

"Stai sbagliando, sei ancora in tempo per cambiare idea"

L'elfa rivolse l'ultimo sguardo ad Elehan, poi si voltò e andò via, verso la battaglia.

L'umana raggiunse gli altri.

"Dov'eri finita?" le sussurrò Amryn.

"Avevo scordato il pugnale" mentì lei.

Il principe la guardò storto, ma se l'amica aveva scelto il silenzio c'era un motivo.

"Per di qui!" indicò Alder.

Il muro di pietra dell'edificio sembrava compatto, ma con una leggera spinta si spostò indietro.

Le vie segrete erano buie e puzzavano di muffa, Glorendil accese una fiaccola.

"Siamo tutti" disse Amryn dal fondo della fila.

La porta si richiuse.

Tutti camminavano silenziosi e scaltri tranne i nani con i loro stivali di metallo e pelle di cervo.

L'aria pareva irrespirabile e il tunnel infinito.

"A che punto siamo?" esclamò esausto Naar.

Il nano era stanco, rimpiangeva le serate passate a bere birra con suo fratello e i suoi amici, nel pub cittadino accanto alla sua fattoria.

Lì si respirava felicità.

In quelle gallerie invece c'era puzza di morte.

Tutti soffrivano, lui percepiva questo.

Anche lui soffriva, eppure sembrava che solo Amryn stesse male per suo padre.

Naar suo padre lo aveva visto solo da ubriaco.

Sembrava che solo Elehan soffrisse per il fratello.

E lui? Lui viveva nella preoccupazione di non riuscire a proteggere Gaar.

Sospirò, ma comparve una luce ai suoi occhi.

"Siamo fuori!" esclamò.

Tutti i compagni corsero verso l'uscita, ritrovandosi sui colli di Esamont.

"Non abbiamo i cavalli" disse Alder "Sono almeno quattro giorni di cammino per raggiungere le terre inabitate"

Elehan guardò l'elfo.

"Perché dobbiamo passare per forza da quelle terre?" disse "Potremmo continuare nelle terre di Meta, con i nani"

"Finite queste terre ci troviamo direttamente faccia a faccia con i Mutati" le spiegò Glorendil "Conviene prendere la strada più sicura, ma anche quella più ignota"

Dei nitriti interruppero quella conversazione.

"Dei cavalli liberi qui?" sussurrò Amryn.

Gaar sorrise avvicinandosi ad una delle bestie.

"Sono un dono della Dama" disse osservando lo stemma stampato sulle briglie dei cavalli.

La compagnia montò sugli animali.

"Due giorni al confine, allora" disse Glorendil, spronando il suo destriero.

Cavalcarono per le colline in silenzio ammirando i grandi paesaggi ai loro occhi.

La terra compì il suo corso e il sole iniziò a dirigersi verso occidente.

"Sta diventando buio, accampiamoci qui prima di raggiungere le montagne" disse Amryn fermando il suo cavallo.

Il posto era un grande spiazzo di pietra, con alcune rocce sparse ma abbastanza possenti per nascondere la compagnia a possibili Mutati.

"Sento qualcosa, una presenza, come se ci fosse un'ombra su queste terre" disse Alder prendendo da parte Glorendil.

Quest'ultimo si affiancò all'amico.

"Avverto la stessa sensazione" rispose sussurrando "Dormi, se ci sarà qualcosa ti avvertirò" 

L'elfo biondo fece il primo turno di guardia.

Naar e Gaar erano poggiati con la schiena alle rocce, dormendo profondamente.

Elehan viveva un sonno tranquillo, almeno per una volta.

Chi si agitava, però, era Amryn.

Aveva gli occhi chiusi, ma le immagini che stava elaborando la sua mente erano così reali da farlo tremare.

Si trovava circondato dal fuoco, in uno spazio esteso davanti ad un palazzo, davanti a lui c'era una figura incappucciata.

L'uomo era magro e pallido, con un mantello lungo e nero, mentre sul petto gli scendevano i lunghissimi capelli rossi.

"Cosa vuoi da me?" disse Amryn nel sogno.

Ma la figura continuava ad avanzare come se non lo vedesse.

Il cappuccio calò sulle spalle, ma il principe si svegliò prima di scorgere il viso dell'individuo.

Amryn si alzò ansimando.

"Cosa succede?" gli chiese Glorendil.

"Ho visto...ho visto qualcuno" rispose l'altro cercando di riprendere aria.

"Raccontami" si accigliò il biondo.

"Un uomo circondato dalle fiamme mi veniva incontro" spiegò Amryn.

"Se quello che hai visto è vero ci stiamo dirigendo verso la morte." 

"E' solo un sogno"

La voce della ragazza arrivò alle orecchie degli elfi prima di scorgere la sua figura appoggiata ad un albero. 

Elehan era in piedi in controluce rispetto alla luna, il suo corpo magro ricoperto di vestiti a strati risultava un'ombra irregolare tra le figure squadrate delle rocce, ma non perdeva la sua eleganza. 

"E' solo uno stupido sogno. Noi dobbiamo prendere la moneta, non c'è niente che può impedircelo"

"Se non era un sogno ma una visione, presto avremo a che fare con un drago" ribatté Glorendil alzandosi.

Tra gli alberi comparve una figura incappucciata, alta e aggraziata, qualche ciuffo rosso spuntava dal cappuccio coprendogli gli occhi.

Glorendil si alzò, sguainando la spada.

"E' lui" sussurrò Amryn indietreggiando.

"Non mi aspettavo un'accoglienza del genere" disse con una voce profonda l'individuo.

"Erdal!" esclamò il giovane l'elfo.

Lo stregone abbassò il cappuccio rivelando il suo volto.

"Ben ritrovati, Glorendil di Esamont e Amryn, principe degli elfi. Sono stato molto in viaggio e ho scoperto qualcosa" disse preoccupato.

Dopo aver svegliato gli altri ed aver attivato un incantesimo che bloccava tutti i suoni ad altre orecchie Erdal parlò.

"Ho provato a condividere con te" e guardò il principe "quello che avevo scoperto, ma il risultato è solo averti spaventato"

Elehan guardò di sottecchi Glorendil, lui la guardò di rimando. 

Nessuno dei due aveva avuto né torto né ragione.

"La moneta è bramata da molti individui potenti e, nonostante abbiate dei buoni guerrieri tra voi sarebbe una follia continuare questa impresa..."

Sul volto di Amryn si dipinse un'espressione delusa.

Avrebbe voluto aiutare Elehan con tutto il suo cuore, ma la sua avventura era destinata a concludersi lì.

La ragazza si alzò in piedi, pronta a ribadire, ma il suo discorso fu bloccato dalla mano di Erdal.

"...senza uno stregone" aggiunse con un sorriso luminoso.

Glorendil accennò una risata.

"Abbiamo nemici più potenti adesso, i Mutati si sono alleati con i draghi e con quel misterioso individuo" si lamentò Amryn, che stava iniziando a comprendere le numerose informazioni bombardate nella sua testa qualche minuto prima. 

"Non so chi sia, a dir la verità, ma ho sentito parlare di lui in modo poco amichevole" rispose lo stregone.

"Quindi cosa faremo?" chiese l'elfo adulto.

"Dobbiamo distrarre i draghi"

~~~~~~

Ormai il sole era sorto e tutti i membri della compagnia erano svegli.

Erdal aveva illustrato a tutti il suo piano e acceso una scintilla di speranza in ognuno di loro.

"La rocca dove è conservata la moneta è sotto il controllo di un drago, non è un nemico enorme, dobbiamo distrarlo, ed entrare senza essere visti" aveva detto.

"Non si può distrarre un drago!" esclamò Elehan. "Ci ucciderà tutti, è un suicidio"

"E' fattibile, se abbiamo qualcosa di suo" rise Erdal.

Lo stregone estrasse dal capello un oggetto splendente, nonostante la luminosità di quel mattino si notava facilmente la luce emanata dalla squama.

"Hai aperto un punto debole nella sua protezione..." sussurrò Gaar.

"Come l'hai presa?" chiese Alder.

"Questi non sono affari tuoi" rispose Erdal alzando un sopracciglio.

"Dobbiamo attirare il drago in un altro posto, ma non so ancora come" concluse.

"Potremmo portare la sua squama verso la terra dei Mutati, attirandolo sul suo stesso esercito. Sono potenti, ma non così tanto da tenere testa a dei draghi" suggerì Amryn.

"Farò da esca" disse improvvisamente Glorendil, rimasto chiuso nei suoi pensieri fino a quel momento.

Tutti si voltarono verso l'elfo.

"Sei impazzito? Erdal, digli qualcosa!" ribatté Alder.

"No, mi dispiace, ma penso che la sua idea sia la più ragionevole" disse lo stregone "Glorendil attirerà il drago sull'esercito nemico con l'aiuto del suo cavallo"

"Erdal, funzionerà?" intervenne Naar.

Lo stregone sospirò, senza dare risposta, poi disse:

"Sbrighiamoci, prima che qualcun altro cerchi di conquistare la moneta"

Tutti montarono i cavalli e si misero in cammino.

"Cosa pensi di fare?" chiese Alder bloccando la strada a Glorendil.

"Chi potrebbe farlo se non io?" sussurrò esasperato l'elfo biondo "Naar, Gaar ed Elehan sono troppo giovani per andare verso la morte, Amryn è un principe e un erede. Erdal attirerebbe troppo l'attenzione nei dintorni" spiegò.

"Potrei farlo io" si propose il bruno.

"Tu devi badare ad Elna e ad Esamont! Io cos'ho da perdere, Alder?"

"Me! Non ti importa di perdere me?" sussurrò l'altro elfo mentre la sua voce era già spezzata dal pianto.

"Si, si che mi importa" rispose Glorendil mettendo una mano sulla spalla dell'amico.

Alder lo guardava con uno sguardo ricco di dolore.

Lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi, arrossandoli.

"Ti prego, non piangere" disse dolcemente Glorendil accogliendo in un abbraccio caldo e quasi rischiando di cadere dal cavallo.

Gli altri della compagnia erano più avanti, scomparendo piano piano alla vista.

"Non farmi questo, ti supplico, mi distruggerai" disse il bruno "Non posso perdere un altro amico. Quando ti ho conosciuto io sapevo di dover essere tuo amico. Quando mi hai salvato dai Mutati qualche giorno fa io ne sono stato ancora più convinto, quando mi hai obbligato a ringraziarti dopo io..." continuò scosso dai singhiozzi.

Glorendil lo strinse più forte.

"Non andare via come ha fatto lei" concluse dopo.

"Tornerò, Alder, tornerò ad Esamont, non è detto che morirò sotto il fuoco di quel drago"

"Glorendil..."

"Tornerò, te lo prometto" disse il biondo staccandosi dall'abbraccio.

Cavalcarono velocemente, mentre il vento sui loro volti asciugava le lacrime versate da Alder.

Raggiunsero gli altri, quando Eldar fermò tutta la compagnia.

"Sostiamo qui per un momento, ho bisogno di parlare con Glorendil" disse agli altri.

L'elfo e lo stregone si allontanarono.

"Sei consapevole che non c'è solo un drago lì?" disse Erdal "Se siamo fortunati i Mutati non chiameranno l'esercito Esterno, ma potrebbero aver schierato chiunque"

"So cosa aspettarmi" rispose il guerriero.

"No, non penso proprio"

"Erdal, dannazione! Cosa stai cercando di dirmi?" esclamò Glorendil.

"È presente una persona che è in possesso della moneta complementare, la moneta nera, con i poteri opposti a quella che noi stiamo cercando" spiegò lo stregone.

"Questa persona...che aspetto ha?"

"Lunghi capelli rossi, e di solito si presenta incappucciata"

Glorendil restò senza parole.

"Non ne sono sicuro" continuò Erdal "Ma per quella moneta potrebbe scoppiare l'Ultima Guerra"

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