IV
Ogni anno, durante il giorno della sua incoronazione, Alaain dava una festa.
"Ancora un anno senza la mia Katerin" sussurrò il sovrano.
L'elfa amava quella festa, invitava tutti, gente del Nord che aveva conosciuto durante i suoi viaggi, uomini, nani e molti altri.
Katerin amava anche disegnare, e in numerosi suoi schizzi Alaain ritrovò un ritratto di Amryn, di come sarebbe stato da grande, vestito con una tunica elegante. Accanto erano appuntati tutti i materiali per cucirla.
"Avresti voluto fargliela tu, amore mio?" disse Alaain osservando il cielo.
Osservò ancora una volta lo schizzo, poi sorrise.
"Non ti preoccupare, ci penserò io"
E aveva passato notti e giorni a cercare le stoffe migliori e le sarte più talentuose, per cucire quella veste al principe.
Il sovrano aprì leggermente la porta della camera di suo figlio, entrando.
"Ho una sorpresa per te" disse, ma i suoi occhi si rabbuiarono quando videro il piccolo elfo con indosso un altro abito. "Come ti sei vestito?" chiese.
"Papà" sorrise Amryn "Ci ho messo tantissimo tempo e ce l'ho fatta!"
La veste che portava il giovane era come quella del padre, forse di stoffa diversa, ma tremendamente somigliante.
Alaain per la prima volta aprì gli occhi.
Vide davanti a sé suo figlio, con i capelli disordinati e un enorme sorriso sul volto, vide un piccolo elfo che era felice di somigliare a lui.
Il suo cuore si sciolse, ma ritornò subito pietra appena si accorse di provare amore per Amryn.
"Togli quella pezza che hai indossato" disse Alaain porgendogli la piccola tunica disegnata dalla moglie.
"Papà io volevo solo essere come te" sussurrò il principe con le lacrime agli occhi.
"Amryn, ti sembra che io stia scherzando? Tu ti vestirai così. Questa tunica avrebbe dovuto essere cucita da tua madre, ma tu non hai una madre, e io non ho una moglie. Lei è morta." urlò Alaain. "E nessuno potrà mai sostituirla" sussurrò poi, uscendo di corsa dalla stanza.
"Sento delle urla che non dovrebbero essere presenti ad una festa" disse una voce profonda.
"Erdal" sussurrò il piccolo elfo.
Era appoggiato alla parete, con le ginocchia sul petto e le braccia avvolte intorno ad esse.
Sulle spalle portava la tunica disegnata da Katerin.
Lo stregone raccolse Amryn tra le sue braccia.
La corta barba rossa pungeva sulle guance del bambino, mentre i capelli dello stesso colore coprivano leggermente gli occhi attenti.
"Sono tornato, principino" disse facendo toccare la sua fronte con quella del giovane elfo.
Le vesti dello stregone erano davvero rovinate, stracci umidi di quello che un tempo era un mantello, o una tunica, ma erano una delle tante caratteristiche di Erdal che Amryn amava di più.
"Perché ha fatto così?" sussurrò il principe, seduto sulle gambe dello stregone.
"Lui non ti vuole fare del male" rispose lui "Vuole solo proteggerti e non farti soffrire"
Eppure in cuor suo Erdal sapeva di star mentendo al piccolo elfo. Alaain era spaventato dall'amore, lo vedeva come una debolezza, e avrebbe fatto di tutto per allontanarsi da suo figlio pur di non rimanere un'altra volta sopraffatto da quel sentimento.
"Adesso, fai quello che ti ha detto. Lo so che ci hai messo tanto impegno per fare questo" continuò lo stregone toccando il vestito di Amryn "Ma fidati di me, sarai ancora più bello con la tunica fatta dalla tua mamma"
Amryn si vestì, aiutato da Erdal, poi si piazzò davanti allo specchio e cominciò a sistemarsi i capelli.
Quest'ultimo, con un sorriso stampato in volto, poggiò le mani sulla testa del principe e le ciocche dorate si raccolsero in piccole trecce, legate poi sulla nuca.
Amryn rise.
"Fai un'altra magia!" implorò.
Lo stregone ci pensò su, poi rievocò uno dei tanti ricordi che aveva di Katerin e lo fece comparire sul suo palmo.
Mostrò la mano al piccolo.
C'era l'elfa, seduta nella sua radura, con un fagotto tra le braccia.
Era bellissima.
Una lacrima solcò il volto di Amryn, la sua fronte toccò il grande palmo.
"Mamma" sussurrò.
"Perdonami" provò a scusarsi lo stregone, ma fu interrotto dal giovane elfo che gli stringeva le gambe in un abbraccio, singhiozzando.
"Io non ho una madre, Erdal, così ha detto papà" sussurrò.
"Invece sì che c'è l'hai, lei è nei tuoi occhi, nel tuo sguardo. Lei è nel tuo carattere e nei tuoi modi di fare"
"Mi parli di lei?" chiese speranzoso il principe.
"Non penso sia il caso di farlo adesso" sussurrò lui come risposta.
Gli occhi del principe si abbassarono.
Erdal prese per mano Amryn e lo portò alla festa.
Il principe si divertiva, ballava nel giardino, mangiava, parlava, quando ad un certo punto si sentì un misterioso sibilare. Una freccia colpì il piccolo elfo, poi il buio.
L'unica cosa che ricordò fu la voce di suo padre che diceva:
"Amryn! Non chiudere gli occhi!"
~~~~~~
Quando si svegliò, Amryn non ricordava quasi nulla della sera precedente, solo le urla dei piccoli elfi accanto a lui.
E un dolore lancinante alla gamba.
Socchiuse gli occhi, riconoscendo il volto di suo padre davanti a lui.
Le sue sopracciglia sempre accigliate e chiare sovrastavano i suoi occhi, in quel momento più spenti del solito e i suoi capelli mossi scendevano sul volto del piccolo elfo.
Il sovrano era seduto di spalle a suo figlio, nonostante ciò continuava a osservarlo tenendo la testa girata dalla sua parte.
All'improvviso dietro la figura di Alaain comparve quella di una donna.
Un'elfa.
"Mamma" urlò Amryn aprendo gli occhi di scatto.
Suo padre saltò sul posto.
"Guardami Amryn" disse scuotendo suo figlio per le spalle, ma i suoi occhi erano vitrei e vuoti.
"Guardami!" ripetè ancora.
Il piccolo elfo respirava a fatica.
Lo sguardo ricco di paura e di dolore, fisso nel vuoto, mentre con le mani si stringeva il petto.
I respiri irregolari erano simili a brevi richieste di aiuto.
Richieste di aria.
"Mamma!" urlò di nuovo.
Erdal entrò di corsa nella stanza, poggiando le sue mani sugli occhi del principe.
"Dimentica" sussurrò "Dimentica ciò che hai visto"
Il piccolo corpo di Amryn si accasciò su quello del padre, tremando.
"Padre" sussurrò.
Numerose lacrime gli scendevano sul volto. "Padre io merito la verità"
"Mi parli di lei?" aggiunse in un sussurro appena udibile.
Alaain sospirò.
La sua mano corse al sottile anello che portava al dito.
Era di argento, sempre luminoso anche nell'oscurità più assoluta, una linea sottile di metallo, che lentamente si attorcigliava su se stessa, formando la metà di un cuore.
L'altra metà la portava Katerin. O almeno, quello che era rimasto di lei.
"Tua madre era la parte mancante della mia anima" cominciò "l'elfa più bella che abbia mai incontrato, era l'unica che riusciva a farmi incantare. Era gentile e sempre sorridente. Sarebbe stata un'ottima regina. Ricordo la luce del sole riflessa tra i suoi capelli, ricordo tutte le forme che prendevano le emozioni nei suoi occhi"
"Mi assomiglia?" chiese Amryn.
Intanto Erdal era nell'angolo della stanza, ascoltando tutto, non riuscendo a trattenere un sorriso.
"In te c'è molto di lei, davvero molto" rispose Alaain sorridendo amaramente.
Fin troppo, pensò.
"Come si chiamava?"
"Katerin. Lei era..." disse il sovrano, ma la sua voce era spezzata dal pianto "Scusami"
Due lacrime scivolarono sulle guance dell'elfo, fermandosi sul mento, per poi bagnare la lunga veste.
"Lei era cosa?" sussurrò Amryn.
Doveva saperlo. Aveva atteso fin troppo.
"Lei era la mia vita, tutto ciò che mi teneva vivo" ammise Alaain, mentre le lacrime scendevano copiosamente dai suoi occhi pieni di dolore "poi il fuoco... me l'ha portata via" continuò tra i singhiozzi.
"Padre" sussurrò il principe, mentre con la manica asciugava il volto del padre "Lei è tra le stelle"
Il piccolo afferrò la mano del sovrano e la poggiò sul suo cuore.
"Lei è anche qui dentro"
Erdal si alzò.
"Principe, è il momento di curare quella ferita" disse.
Lo stregone avrebbe voluto intervenire molte volte prima, ma aveva preferito non farlo.
Il taglio sulla gamba di Amryn non era l'unica ferita da curare, e Erdal aveva dato la precedenza a risanare le ferite del cuore.
Quando l'elfo si svegliò suo padre non era più nella stanza e la gamba non gli dava più dolore.
Erdal stava per uscire.
"Non andare" sussurrò il principe.
Lo stregone si girò, poi si sedette sul bordo del letto.
"Non voglio diventare re" disse Amryn "Ieri sera gli altri mi hanno parlato dei Mutati"
Seguì un momento di silenzio.
"Io voglio proteggere tutti, io voglio combattere come un vero guerriero" aggiunse.
"Se a tuo padre dovesse succedere qualcosa tu sarai il suo erede" provò a spiegare Erdal "In una famiglia reale sono molto importanti gli eredi, se un membro non ha figli, il trono rimane vuoto e un trono vuoto porta ad una guerra"
"Io non voglio avere eredi, da grande voglio sconfiggere io stesso il più grande cattivo al mondo. Voglio sconfiggere l'uomo con il cappuccio."
"Chi ti ha parlato di questo?" chiese preoccupato lo stregone.
Amryn si strinse nelle spalle.
"Stai tranquillo, qualsiasi cosa accadrà con Lui, io sarò sempre al tuo fianco"
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