Osservavo le persone fuori, in giardino e le vedevo agitate, frenetiche, facevano domande alla sicurezza che posteggiava i cancelli della mia casa, non capendo cosa stesse succedendo. Mi avvicinai alla finestra con la scusa di far passare un po' d' aria e da lontano notai la vicina che abitava nella villa con numero civico 43, che era stata chiamata nel mio giardino, era la vedova Abby che fumava la pipa, incurante di tutto ciò che succedeva nella città di Bibury e ora era lì seduta sulla panca nel mio prato. Con lo sguardo indifferente osservava la folla con aria compatita e in contemporanea la sua mano accarezzava il suo piccolo esemplare di gatto domestico. Al suo fianco vidi la nonna Eleonor in piedi col bastone che si portava un pezzo di torta tra i denti bianchi e finti. In un angolo c'era Robby il custode della chiesa di Bibury, che guardava tutti dalla testa ai piedi, se ne stava lì appoggiato alla quercia con le braccia incrociate e l'atteggiamento perquisitorio, stanco di tutte quelle guardie che giravano per casa nostra. Lo sceriffo mi aveva estenuata con tutte quelle domande che aveva fatto sia a me che alla servitù, nessuno ne poteva più di stare incollato alla sedia per due ore di fila aspettando che finisse di interrogarci così finalmente quando capì che le risposte si fecero le stesse di fronte alla stessa domanda formulata in tutti i modi possibili, ci lasciò liberi di andare per fare il lavaggio del cervello ad altri. Mentre la polizia vagabondava in un fiume di incertezze, nomi e false prospettive incartate, io nel frattempo mi ero fatta i miei possibili sospettati, immaginando come ognuno di loro potesse aver messo il banchiere nel congelatore. Avevo confrontato la frase del biglietto trovato nella fabbrica con tutte le firme che erano state lasciate dietro ai quadri della criminale e la calligrafia era identica a quella del mercante Eddy che esponeva i suoi manufatti artigianali alla fiera di Bibury ma l'indizio preso dalle cartelle anagrafe ci diceva che J.C. era una donna così le premesse che potesse essere lui venivano perfettamente confutate. Poi c'era Lory, il pittore, che disegnava quadri magnifici proprio come era abile lei, poteva combaciare alla perfezione con il fatto che la criminale dipingesse quadri ma Lory era analfabeta cosicché non avrebbe potuto lasciare la sua firma ed infine per terza c'era Sandy, che era una donna, sapeva scrivere e dipingere, lei sarebbe stata la sospettava perfetta se non era per il fatto che era cieca e non immaginavo davvero come potesse aver ucciso il notaio, il padrone della fabbrica, il banchiere e fare tutto da sola. Nella cucina lo sceriffo interrogava la zia Lucrezia e Dylan, pensava che J.C. era tra noi, non sapendo che chiunque fosse stato a portare dentro il banchiere e il quadro poco fa, aveva saltato il cancello chiudendolo a chiave per impedirci di inseguirlo. Camminavo tra la folla degli invitati ancora incerti di cosa stesse succedendo, mi aggiravo per il giardino con il taccuino che tra le mani veniva riempito da tutto ciò che potesse sembrare utile, esaminando ogni invitato in cerca di qualcosa che potesse aiutarmi a ricostruire l'accaduto. Mi diressi verso Robby, il custode, per chiedergli se avesse visto entrare all'inzio del ricevimento quell'uomo che aveva portato il quadro ed era scappato.

" Salve Rob hai visto per caso quest'uomo?"- gli chiesi ponendogli davanti un abbozzo del profilo che avevo disegnato sul taccuino.

" Mrs Page in quel momento non ero di guardia. Stavo alla toilette e doveva darmi il cambio Lucy, la cameriera."- mi rispose mantenendosi un fazzoletto premuto fortemente sul palmo della mano.

" Che cos'ha lì?"- chiesi vedendo la stoffa di cotone impregnarsi di un rosa pallido.

" Ah, no...niente mi sono solo tagliato, non ci faccia caso è la mia solita sbadataggine"- mi rispose mentre quella giustificazione mi sembrò falsa più di una moneta di bronzo. Ma Lucy non c'era quando avevamo visto il mandante svignarsela mentre poco prima aveva dato il quadro alla governante Sally.