11) Candide emozioni
Tra qualche giorno a quella parte avrei dovuto assistere al festeggiamento più atteso e desiderato dell'inverno. Già tutti impantanati nei regali, nei ricevimenti, nei fiori e soprattutto nelle frivolezze dei banchetti. Avevo la testa in tutt'altra parte e minimamente nessuna voglia di organizzare un ricevimento con mia zia che non mi rivolgeva lo sguardo da giorni ma sapevo che lo faceva solo perché mi voleva proteggere. Ogni anno lei ne organizzava uno e invitava tutti i suoi parenti più stretti, qualche vicino e qualche cugino lontano. Tutto molto calmo in quel momento. Era trascorsa già una settimana da quando avevamo preso le cartelle e ora mi ritrovavo solo con un mucchio di pagine impolverate tra le mani senza nessuna possibilità di ritrovare l'unica pagina che mi serviva. Non era poi così stupida in fondo la nostra J.C. come ci aveva fatto credere di essere. Aveva già pianificato le sue mosse ben studiate, aveva pensato bene che qualcuno avesse potuto cercarla e in quale altro posto se non l'archivio anagrafe, non era poi così ingenua da lasciare la firma come pensavamo, piuttosto l'aveva fatto sui cadaveri solo per lo sfizio di farlo, aveva fatto uno scacco matto d'oro, giocando d'anticipo e lasciandoci briciole dei suoi marchingegni. Crogiolando tra i mie pensieri, con la faccia incantata davanti all'armadio cercai il vestito giornaliero che di solito mettevo.
" Chi è?"- qualcuno nel mentre bussava alla mia porta.
" Page sono io"- era lei, la zia Lucrezia.
"Un attimo sto scendendo"- dissi, ancora in abito da notte cercai qualcosa in fretta e furia che andasse bene per rendermi presentabile.
" Non ce n'è bisogno"- aprii la porta e fece tutto da sé, entrò con un aria nostalgica e commossa trasformandosi in un'anziana signora gentile che ultimamente era stata assente. Aveva qualcosa tra le mani, avvolto tutto intorno dal raso bianco.
"Sai Page tra poco farò il ricevimento per il solstizio e vorrei tanto che tu indossassi questo vestito"- disse, l' aria sospesa e mani tremanti facevano capire quanto sia stato importante per lei. Io letteralmente detestavo quelle feste mondane ma dire di no le avrebbe fatto troppo dispiacere, così accettai il vestito.
" Grazie ma non ce ne era bisogno, lo sai zia non mi piacciono questi ricevimenti"- dissi e forse non avrei dovuto dirlo ma la mia faccia parlava al mio posto.
" Su ragazza bando alle ciance, lo sai che non si è giovani per sempre, prendi il vestito e niente ringraziamenti"- ribatté e tutto in una volta sembrava essersi ripresa ed era persino ironica. Presi il vestito dalle sue gambe e aspettai quasi impuntata su due piedi, pronta per accompagnarla di sotto.
" Ti accompagno? Va bene?"- dissi ma sembrava aspettare qualcosa da me ma non sapevo davvero cosa.
"Dove mi accompagni ragazza! Su provatelo"- indicò il vestito, impartendomi un ordine e per giunta volendo che lo indossassi.
" Ma ora?"- dissi, manifestando il fatto che mi colse impreparata.
" Per l'amor di Dio non dobbiamo aspettare tutto il giorno"- rispose lei.
Ero disillusa da come mia zia si fosse dimostrata audace e a tratti spudorata, per poi passare ad un empatia dolce mista all'autorità, costringendomi letteralmente a provare il vestito. Avevo capito che ci tenesse davvero molto e quindi anche se non volevo, avevo preso l'abito ed ero andata a provarlo. Raso e brillanti abbondavano nella leggiadra stoffa elegante di colore lilla. Sulla pelle era morbido come la seta e aggrappava il girovita in una maniera del tutto sinuosa. Scalza e con i capelli sciolti sulla schiena che era ancora scoperta uscii dal bagno e mi precipitai davanti allo specchio dell'armadio per poter chiudere il bottone dietro al collo.
" Allora che ne dici zia?"- dissi e in mente mia ci avrà ripensato al momento in cui lo indossava lei. Ora stava lì come uno spaventapasseri a fissarmi, si era ammutolita tutta d'un tratto, forse perché neanche le piaceva come mi stava e se ne era pure pentita.
"È...magnificamente perfetto"- disse con la voce mancata mentre le scesero delle lacrime dai occhi marroni lucenti. La me di allora con questo vestito le avrà di sicuro ricordato i suoi bei tempi, quelli da giovane fanciulla che nostalgica ripensava.
" Su zia non fare così.."- mi accovacciai davanti alla sua sedia mobile con le ginocchia a terra e posai la mia testa sulle sue gambe.
" Lo sai questo l'ho indossato alle mie nozze con tuo nonno che mi guardava come guardo io te ora"- mi raddrizzai in piedi con gli occhi stupefatti e increduli di quel suo gesto troppo importante.
" Non posso accettarlo"- feci per toglierlo. Se avessi pensato minimamente che quello era il suo vestito da matrimonio non avrei accettato neanche di provarlo.
" Non essere sciocca"- si asciugò il viso.
" È stato già troppo tempo a prendere muffa nella scatola. È ora di fargli prendere un po' di aria fresca"- mi rispose e quelle parole le sentii vicine e calorose. Un anziana signora che stava regalando il suo abito da sposa a sua nipote mi emozionava tanto. "Ma attenzione è solo un prestito"- sogghignò contenta e avvicinandosi mi guardò attentamente. Ora ero io quella patetica, commossa fino alla punta dei piedi e il cuore folle che sobbalzava. Nessuno mai mi aveva fatto un regalo così e nessuno mai aveva pensato di farmene uno così bello. Da quando ero arrivata in quella cittadina di Inghilterra una cosa l'avevo proprio capito bene, ci aveva messo un po'ma alla fine mia zia si era nascosta per molto tempo sotto mentite spoglie, facendo trasparire solo quel suo lato antipatico per anni. Ma quando poi si era resa conto che i giorni diventarono mesi e i mesi anni, sarà allora che avrà intuito che il tempo scorreva solo in avanti e mai indietro. Era quasi come se la vecchiaia le avesse portato via l'amaro dalla bocca e ora quasi un'altra lei si era fatta strada, una lei affabile e quasi dolce aveva preso il sopravvento sulla Lucrezia passata. Se ne andò con la sua sedia mobile, avanzando solo le braccia che muovevano le ruote, rifiutando ogni mio aiuto un po' per orgoglio e un po' per premura, chiuse lentamente la porta e fui sicura che mi avesse lanciato attraverso lo specchio uno sguardo quasi maliziosamente bello, per la me riflessa nello specchio. Avevo di fronte me, me stessa, me medesima. Faccia paonazza, occhi a mandorla, capelli nocciola. Strano come noi possiamo solo vederci attraverso uno specchio e mai averci di fronte in modo reale. Molte volte mi chiedo come le persone ci percepiscano dall'esterno, se loro mi vedano come io vedo me stessa, qui, proprio in questo specchio. Nessuno mai può avere completa percezione di sé , nessuno tranne se stessi.
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