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Via libera.
Percorro tutto il corridoio evitando gomme da masticare spiaccicate per terra e qualsiasi altra schifezza che ci sia: i bidelli nemmeno ci provano a pulire.
Guardo all'interno delle classi vuote e maltenute: nessuna traccia di Hobi; allora decido di provare nella PS, la Parte Suicida, ossia il tetto. Lì è sicuro come l'oro trovare vandali.
Faccio un respiro profondo: non ci credo che lo sto facendo davvero!
Salgo di fretta le scale e lentamente apro la porta; guardo a destra e sinistra, in cerca di Hobi.
Dopo qualche ispezione lo noto: eccolo lì!
Hobi, ma sei fuori di testa?
Blocco subito la mia mente che si stava già preparando ad insultare Hobi, perché mi accorgo che due vandali lo stavano fissando sogghignando dall'altra entrata sul tetto.
Dopotutto lui non sapeva della PV...
Osservo le mosse dei vandali: avevano con loro delle... Uova?
Realizzo quello che sta per accadere: devo prendere di corsa quel ragazzo o a momenti si ritroverà impiastrato pronto per diventare una frittata.
Avanti, puoi farcela!
Ma ne vale la pena?
Lui ti ha aiutato prima, è il momento di ricambiare!
Mentre le due facce della mia anima discutono sul da farsi, il mio istinto mi spinge e spicco una corsa verso Hobi, attirando l'attenzione dei vandali che, capendo le mie intenzioni, iniziano a tirare con pessima mira (fortunatamente!) le uova. Hobi mi guarda perplesso realizzando in seguito ciò che stava accadendo.
Una volta scese le scale e raggiunta la ZS, la Zona Sicura (tsk), Hobi mi mette una mano sulla spalla, mentre ancora io riprendo fiato.
<<Grazie, Lia>>
Le sue parole sono talmente sincere che mi sciolgono il cuore. Mi alzo e vedo il suo sorriso smagliante che, come sempre, è sul suo viso.
<<Non andare mai più lì. Brulica di vandali pronti a farti del male>>
<<Io... Non lo sapevo. Cercavo solo un posto dove riflettere sul dove avessi sbagliato prima>>
<<Prima quando?>>
<<Prima quando ero con te. Mi hai risposto brusca, così pensavo di aver sbagliato. Sai, tengo a queste cose>>
In questo momento mi sento in colpa.
<<No, Hobi, non hai sbagliato... Sono io la sbagliata, qui>>
Hobi sorride e mi accarezza delicatamente la spalla, quasi per paura della mia reazione.
<<Nessuno è perfetto... E nessuno è sbagliato>>
Mi piace questa frase, non so perché.
<<Mancano due ore alla fine della scuola, giusto?>>
Io annuisco.
<<Dai, torniamo in classe. Seriamente, però>> esclama, con una piccola smorfia.
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<<Ti piace la scuola?>> chiedo, mentre camminiamo.
<<Diciamo che sono nella media. Se c'è da studiare, studio, anche se faccio molta fatica>>
<<Non ti concentri?>>
<<No, sono dislessico>>
<<Ah... Scusa>>
<<E di che? Non mi vergogno mica di essere dislessico!>>
<<Wow, sei proprio forte!>>
Hobi sorride al massimo: probabilmente l'ho reso felice.
<<E tu?>>
<<A me non piace, per il semplice fatto che non mi piace il programma né i miei compagni di classe. Sono tutti così... Stupidi>>
E anche perché, siccome sono leggermente miope, dovrei indossare gli occhiali per leggere, ma siccome odio gli occhiali, perché mi imbruttiscono e basta, non li metto...
Tu invece, che sei dislessico, non te ne vergogni nemmeno un po'... E fai bene, non come me.
<<E io faccio parte di loro?>>
Scuoto la testa senza nemmeno esitare.
<<No, Hobi, tu sei letteralmente su un altro pianeta>>
<<Beh, in effetti è vero. Mi piace volare con la fantasia... Mi consolo così quando la realtà che vivo non mi soddisfa. Hai mai provato?>>
Mi fermo. Ad essere sincera non avevo mai pensato ad una cosa del genere...
<<No... E dovrei imparare, la mia realtà fa schifo>>
<<Cosa te lo fa dire?>>
Sto per rivelargli tutto, mettermi a nudo davanti a lui, ad una persona che conosco da nemmeno una mattina, quando chiudo di colpo la bocca: se rivelo chi sono davvero, come e con chi vivo, lui mi abbandonerà, proprio come tutte le altre persone che si sono avvicinate in passato.
<<Ok, ho appreso. Quando ti sentirai pronta, mi dirai tutto, sempre se vorrai>>
Hobi sorride dicendo questo, come se mi avesse letto nel pensiero.
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Una volta rientrati entrambi in classe, riprendiamo i nostri posti e lasciamo scorrere le due ore successive cercando di seguire.
E fu così, come direbbe un qualsiasi intellettuale, che anche oggi è finita.
La campanella suona e annuncia la fine del lunedì più strano che abbia mai vissuto.
Appena fuori da scuola, Hobi batte le mani.
<<Allora, conosci qualche posticino qui vicino dove poter mangiare? Sto morendo di fame e mia mamma sta lavorando, quindi dovrei andare a casa da solo e tentare di cucinarmi qualcosa... Cosa impossibile, dato che potrei far saltare in aria l'intero quartiere>>
Mi sta chiedendo di pranzare insieme? Uno: perché? Due: cosa ci trova di così interessante in me da chiedermi di pranzare insieme?
Dopotutto, se non accetto, dovrei ritornare a casa e rischiare di incontrare quegli esseri viscidi che si definiscono i miei genitori e subirmi sgridate, urla, discussioni eccetera eccetera...
<<In effetti sì, c'è un piccolo locale a dieci minuti da qui. Prendiamo il bus?>> dico, guardandomi intorno.
<<Guidami tu! Fai ciò che vuoi, io non conosco ancora questa città>>
Decido di optare per il bus: appena arriva, trascino Hobi infondo al veicolo dove mi piace stare e ci sediamo.
<<Col traffico ci metteremo un pochino... Quando prendo il bus ogni mattina, di solito con le fermate e tutto ci metto un po' ad arrivare a destinazione, così per passare il tempo mi piace ascoltare la musica e piangere, ma solo quando riesco>>
<<Piangere?>>
<<È il mio passatempo, perché non ho un motivo per essere felice>>
Sembra che ho messo Hobi in difficoltà, da come mi sta guardando.
<<Sì, lascia stare...>>
<<Che musica ti piace?>>
<<Possibilmente slowed and reverb>>
<<Davvero? Canzoni rallentate?>>
Annuisco, aprendo la mia playlist sul cellulare per mostrargliela.
<<Questa canzone è una delle mie preferite>>
Passo una cuffietta a Hobi che, senza dire nulla, se la mette e attende che parta.
<<Perché le preferisci lente?>>
<<Perché quando ascolto queste canzoni che non sono veloci, riesco a riflettere meglio e a "rallentare" la mia esistenza prendendo un momento di pausa da quello che vivo... E poi, l'essenziale è ascoltarle ad occhi chiusi. Rilassano molto>>
<<Che spiegazione interessante>> dice Hobi, senza sarcasmo.
Lui... Lui non ha giudicato la mia musica, come hanno fatto tutti...
Con questa frase in mente, faccio partire la canzone: è di Zara Larsson, si chiama "Ruin My Life".
Nel mentre, Hobi si mette più comodo; lentamente, poi, aspettando il ritornello, mi fa appoggiare alla sua spalla per non farmi stare scomoda. All'inizio cerco di oppormi, ma avvertendo la sua mano sulla mia spalla, sento che posso fidarmi, così mi lascio andare e appoggio la testa sulla sua spalla sinistra.
Il suo braccio non si ritira: mi tiene ferma, al sicuro.
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