Prologo: Gli autobus non sono mai puntuali
❝Il vero pensiero richiede più coraggio che intelligenza❞, queste erano le parole comparse sul braccio di Chūya la mattina del 29 aprile appena sveglio.
Per lo stupore di vedere quella scritta cadde dal letto a faccia in giù e si diresse in bagno per verificare che non avesse le allucinazioni e che non si fosse sognato di vedere una frase comparsa all'improvviso.
"Sto impazzendo?" borbottò guardandosi allo specchio sconvolto. "Sto seriamente iniziando a perdere colpi a 19 anni?"
Il ragazzo continuò a studiare per un po' la frase sul suo braccio, come tatuata di nero, con un carattere elegante e sottile, pulito.
"Magari è solo la mia fantasia...o me la sono disegnata ieri sera..." disse, e aprì il rubinetto, portando il braccio sotto il getto della cannella, cercando di grattare via quello che pensava, o almeno sperava, fosse pennarello.Ma non si cancellò.Il ragazzo era incredulo.Continuò a guardarlo, automaticamente infilandosi le ciabatte e scendendo di sotto, fino ad arrivare in cucina
La scritta era perfettamente stampata sul suo avambraccio.Era una cosa incredibile ma lo stesso era veramente bella lo, stile, il carattere... il significato...Chūya si mise un toast in bocca come se quell'azione fosse registrata nel suo cervello.
"Per pensare...ci vuole coraggio...che vuol dire?" si chiese finendo la sua colazione, poi si alzò per prendere lo zaino per poi uscire di casa e dirigersi verso la fermata dell'autobus.
Non appena si sedette sulla panchina lo raggiunse un ragazzo circa della sua età con le braccia avvolte nelle bende, Chūya sbuffò annoiato.
"E' seriamente così bisognoso di attenzioni? Ridicolo" pensò osservando con la coda dell'occhio il nuovo ragazzo che si accorse di essere fissato e ricambiò lo sguardo.
"Lo sai? I poliziotti che operano nella scientifica ispezionano di meno la scena del delitto" disse ghignando il ragazzo giocherellando con la manica del suo impermeabile.
"Davvero una storia interessante, ma io non ti stavo guardando"
"Lo stavi totalmente facendo" sogghignò il ragazzo dai capelli castani "Io sono Dazai comunque, Dazai Osamu" si presentò.
"Non dico il mio nome agli sconosciuti, mi dispiace" proferì Chūya aspettando che l'autobus lo salvasse da quella conversazione assurda.
"A quanto pare non sembri solo un ragazzino, lo sei e basta" disse Dazai facendo riferimento alla discutibile altezza del ragazzo dai capelli rossi.
"Scusa? Non penso di aver sentito bene, imbecille spreca bende. Sono parecchio tentato di prenderti a pugni, quindi ora farò finta di non aver sentito quello che hai detto e ti ignorerò, tanto non ti vedrò mai più nella mia vita" disse alzandosi quando vide l'autobus arrivare "Quindi ti saluto Dazai, a mai più rivederci" disse salendo sull'autobus in ritardo di venti minuti.
"Alla buon'ora autobus" pensò sedendosi al solito posto e infilandosi le cuffiette per ascoltare un po' di musica.
L'incontro con quello strano ragazzo lo aveva lasciato un po' perplesso, aveva la strana sensazione di conoscerlo e vederlo gli aveva scatenato una nostalgia che non aveva mai provato prima.
"Sono decisamente fuori di testa" disse appoggiando la testa sul finestrino e chiudendo gli occhi.
Scese dal mezzo e camminò verso la sua nuova Università, chiese indicazioni per la sua classe nella segreteria, entrò nella sua classe e ciò che vide lo scioccò profondamente.
Il ragazzo bendato della fermata dell'autobus era lì che lo salutava con la mano e gli sorrideva in un modo che a Chūya non piaceva affatto.
"Ora mi dici come ti chiami?"
Angolo disagiœ
Salve gente, guess chi è tornata a scrivere?
tutto merito di un sacco di belle personcine
palesatevi prego
*hoot*
e niente non so che altro dire
take care <3
ci vediamo al prossimo
capitolœ
-Ceo of oya
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