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《Capitolo 5: And Strangers Again》

Quel mattino del 31 Ottobre Keisuke si svegliò presto. Talia ancora dormiva al suo fianco e per quanto si sforzasse non riusciva a sentire il rumore delle macchine.
Il suo sguardo perso nel vuoto si spostò sul volto della ragazza dopo un sospiro e pregò qualsiasi divinità lo stesse ascoltando, di non privarlo mai di quella vista. Avrebbe voluto godere di Talia per sempre, gli capitava di pensarlo ogni volta che la guardava.

La stanza riempita di luce, era chiara come lei, mente i suoi capelli soffici le cadevano sulla faccia disordinatamente e con la bocca socchiusa respirava, portando i suoi pensieri chissà dove.

Le diede un bacio a fior di labbra, quello sarebbe stato il suo portafortuna, ne era certo e con attenzione scese dal letto cercando di non svegliare la grigia.

Quella mattina lui non fece colazione, si limitò a prepararsi. Guardò ancora una volta quella dannata giacca bianca e si domandò per forse la millesima volta come fosse arrivato a tutto quello.
Aveva giurato vita eterna alla Toman e tutt'ora era quello che stava facendo, seppur si fosse schierato dalla parte del nemico. E per quanto i suoi sensi di colpa lo stessero divorando, non aveva mai avuto intenzione di tornare indietro.

《Vai già via?》

Chiese Talia sbadigliando, dopo aver osservato il teppista sullo stipite della porta.
Lui si girò annuendo e rivolgendole un sorriso, mente lei si avvicinò.

《Io torno più tardi, fai la brava tu》
Disse lui, mettendo una mano sulla testa della grigia.
《Va bene, tu stai attento》Rispose lei.

Keisuke annuì di nuovo e uscì una volta per tutte da quella casa, lasciando che la ragazza avesse atteso ancora un po' per lui.
Lei odiava tutto quello, il sentirsi impotente e lui sembrava amarlo, sapere che a casa lo attendesse qualcuno pronto a riempirlo di attenzioni, a quelle attenzioni a cui ormai si era abituato e lei per renderlo felice lo avrebbe aspettato, ancora, ancora e ancora, fin quando la felicità non li avrebbe stufati, fino a che non gli avesse dato noia.

Ma quello che lei non sapeva, era che il suo principe non avrebbe fatto più ritorno, nel castello che avevano costruito con tanto impegno. Perché da quello scontro il moro perse la vita come un Eroe di chissà quale mito e lei avrebbe potuto anche aspettare in eterno il suo ritorno, ma l'amato non avrebbe mai più solcato la porta di quella casa, ora forse, un po' troppo buia.

Mura da cui non usciva da giorni erano ormai il suo unico panorama, mentre il cuscino che stringeva a se si faceva sempre più piccolo, sotto la sua presa che perdeva forza mano a mano.
Tutto ciò che riusciva a fare era piangere senza sosta e quel cuscino che stringeva con tanta fatica, non riusciva neanche lontanamente a prendere il posto del ragazzo, che vedeva quasi come un allucinazione.
Forse l'amore le aveva dato alla testa.

E per quanto si sforzasse il suo volto, il suo sorriso, tutto di lui splendeva ancora attorno a lei come una fiamma vitale e luminosa, attraendo i suoi pensieri anche conto la sua volontà e il suo corpo immortale viveva ancora dove lui non c'era più e Talia pregava soltanto di non vederlo dove non ci sarebbe mai più stato.

La gola le faceva male, sentiva delle urla ovatte, strozzate dalla mancanza di fiato.
Poi si rese conto che le faceva male la gola perché quella a urlare era lei e forse quella era l'unica cosa che riusciva a calmarla.
Urlare talmente tanto da essere così stanchi dal non riuscire a fare nient'altro.

Forse era disperazione la sua. La stessa che non le faceva vedere nemmeno uno spiraglio di luce, la stessa che non la faceva dormire la notte.
E si portava le mani al petto, stringendosi il cuore, tentando vanamente di fasciare quelle ferite sanguinanti che forse avrebbero dovuto semplicemente restare aperte.

I suoi occhi erano così stanchi, avrebbero voluto solamente chiudersi.

Chissà quanti giorni trascorse in quel modo, non provò nemmeno a contarli.
Il compleanno di quel ragazzo era già ormai passato e i sogni che lei avrebbe custodito con tanta cura non fecero nemmeno in tempo a formarsi.

E come sempre aveva fatto, in quel momento non riusciva a far altro che sognare. Sognare scenari che le morivano fra la testa, senza avere neanche la possibilità di nascere e forse lei facendo così lo avrebbe deluso, avrebbe mandato in fumo tutte le stupide litigate che loro avevano fatto per infrangere le regole.

Mentre l'autunno avrebbe vissuto ancora un po' con lei. Le avrebbe tenuto compagnia con quei suoi colori sul caldo morente che Talia tanto amava e tutto scorreva come al solito al di fuori di quella prigione, che da sola si era costruita.
Il rumore delle macchine che attraversavano le strade asfaltate, il fischio del vento che scuoteva i rami degli alberi con l'intento di spogliarli e il chiacchierio delle persone in lontananza.
Tutto era semplicemente normale.
E lei non si era nemmeno degnata di fare gli auguri al suo ragazzo, non si era degnata di comportarsi da brava fidanzata.

E come se non fosse stanca, come se i suoi occhi non bruciassero al solo contatto col vento tagliente, lei corse. Corse con indosso una misera felpa presa al volo prima di uscire di casa e si lasciò portare dai suoi piedi, mentre la sua mente ripercorreva come un film, tutti i ricordi che avevano insieme, in quelle strade monotone, lasciando che i sensi di colpa la travolgessero ancora una volta.

《Ma quanto ci mette questo stupido semaforo a diventare verde!?》
《Di piuttosto alle macchine di non passare più, solo perché tu devi attraversare la strada》
Disse ridendo, afferrandogli la mano.
《Si ma io ti volevo portare in un posto speciale》Sboffonchiò Keisuke a bassa voce.

Si faceva largo fra le persone, sentendosi un po' troppo fuori dal mondo. Lontana chissà quanto dalla normalità e mentre il mondo lottava per mantenere la sua luce, lei cercava un posto che fosse stato in grado di donarle un po' di calore, anche senza di lui.

Le sue gambe non la reggevano, cercava di non ruzzolare per terra con tutte le sue forze. Il suo aspetto sciatto la faceva sembrare una ragazza appena scappata di casa, mentre il vento tentava come poteva di sistemarle i capelli ridotti in un vero e proprio disastro, che dandole troppo fastidio decise di legare in una rapida coda alta.

《Nel mentre che aspettiamo, fammi una coda》Chiese lui porgendole un elastico, continuando a guardare dritto.
《Sai vero che il verde scatterà prima che io finisca di acconciarti i capelli?》
《Non importa, ora voglio una coda》Cotninuò con il suo solito tono.
"Ma non era lui quello che non vedeva l'ora di attraversare la strada?" Pensò inevitabilmente la grigia mentre il ragazzo le rivolse la schiena accovacciandosi, in attesa che lei soddisfasse l'ordine che le aveva appena impartito.

L'atmosfera tranquilla e l'odore di incenso profumato che riempiva il piccolo negozietto in cui era appena entrata, le fece in qualche modo tirare un sospiro di sollievo. Dietro al bancone dal legno chiaro, c'era la solita anziana signora, che con  occhi chiusi sorrideva ai clienti.
Comprò senza dilungarsi troppo, ciò che doveva prendere e salutando gentilmente la signora, Talia uscì di nuovo correndo.
Tutto era com'era sempre stato. Tutto era normale.

《Quindi è lei la ragazza, vero Keisuke?》
《Sta zitta vecchia》
Rispose imbarazzato lui, alla vecchietta sorridente dietro il bancone. Talia presa dalla rabbia tirò uno schiaffo dietro al collo del moro, come poteva usare quei modi con una signora anziana!?
《Ti sembrano questi i modi!? Stupido maleducato!》
《Guarda che questa vecchiaccia qui è amica di mia madre e ormai conosce pure le volte in cui vado al cesso!》
La signora rise e si avvicinò ai due ragazzi, uscendo dal bancone e portò le sue mani sui volti privi di rughe dei due giovani.
《Siete proprio fatti per stare insieme, non è così?》Mormorò continuando a sorridere e continuando a farlo questa volta pizzicò la guancia del teppista.
《Vedi di non trattare male questa giovanotta o riferirò tutto a tua madre!》
Tanto gentile e tanto onesta pare, quella vecchietta dalla faccia raggiante.
Chissà quante storie aveva visto in quel suo negozio di fiori.

Talia si sentiva in un modo che nemmeno lei sarebbe mai riuscita a descrivere. Erano troppe emozioni mischiate tra loro che insieme formavano un perfetto e detestabile casino.
L'unica cosa che sapeva è che lei doveva andare da lui. Doveva tutto a lui.

I due fiori che teneva stretti nel palmo della mano, era l'unica cosa che riusciva a sentire vicina a se. Perché in quei fiori ci sarebbe stato anche lui, non ne avrebbe mai dubitato.

《Sai, quella vecchiaccia mi ha raccontato che il Fiordaliso, nella nostra cultura, lo si regali all'amata per ottenere da lei amore e felicità, ma proprio perché il mio Fiordaliso sei tu, io voglio tenerlo per me》Le rivolse invece, con il braccio teso , una Rosa rossa, il fiore che lo rappresentava.
《Tu invece terrai questo》Il suo sguardo puntava altrove, la mano con cui teneva il Fiordaliso, gli era finita dietro la testa e con quella si grattava nervosamente il collo, mentre l'altra la teneva ancora tesa nella speranza che Talia facesse qualcosa e lei immobile non riusciva a pensare altro a quanto amasse quel ragazzo.
Afferrò delicatamente il fiore, come se avesse paura che si rompesse da un momento all'altro e stando attenta a non urtare la Rosa, lei saltò al collo di Keisuke.
《Ti amo》

Forse ripercorrere i momenti che avevano vissuto insieme era inevitabile, in fondo quella era la loro città e le strade che la costruivano, possedevano pezzi dei loro ricordi più belli e riviverli passandoci di nuovo, era normale.
Tutto era normale.

Quasi le sembrava di vedersi in mezzo a tutte quelle persone di cui non conosceva nemmeno il voto. Lei con un sorriso raggiante che trascinava in giro per la città il corvino, tenendogli la mano. Ciò che erano stati era vivo in un mondo non più loro,  svanito come una nuvola al passaggio del vento. Ma questa volta l'acqua non cadeva disattenta dalle nuvole, cadeva dagli occhi di Talia che cercava solo un po' di pace tra il nulla che quella terra sembrava potesse darle.

Ed eccola li, la ragazza che non aveva mai il coraggio di affrontare nulla, che questa volta sola, si trovava ad affrontare qualcosa di molto più grosso di lei, qualcosa che la divorava al solo pensiero.

Glaciale era l'atmosfera in quel luogo. Non che facesse davvero così freddo, ma il solo osservare quel posto trasmetteva qualcosa di anni luce distante dal calore. Tutto lì dentro sembrava bloccato nel tempo, distante dalla realtà in cui era, come se avesse appena varcato il portale per chissà quale dimensione. Lapidi di ogni tipo, alcune ricche di fiori, altre ricche di ragnatele, abbandonate a se stesse e seppur non la riguardasse, l'animo umano di Talia si dispiaceva per quelle povere anime che anche nella loro morte erano sole. Non voleva che lui finisse così.
Nessuno osava parlare la dentro, una sorta di regola non scritta all'interno dei cimiteri, rispetto per le anime dei morti e pietà per il dolore dei vivi si diceva.
E lei con la stessa ferita nel cuore, di tutti coloro che visitavano quei posti, si diresse alla ricerca della lapide del suo amato che attendeva i fiori per il suo compleanno.

"Famiglia Baji"

Sfiorò con le dita la perfetta incisione su quella pietra fredda, forse sperava di poter sentire la sua pelle. Nei porta fiori c'erano vari fiori bianchi, ma nessuno di quelli presenti lo rappresentava e così si sedette per terra, di fronte a lui come mille altre volte aveva fatto. Con la mano che le tremava, posò il Fiordaliso su quella pietra nuova di zecca, che una volta libera si unì all'altra per stringere la Rosa.
Forse avrebbe dovuto dire qualcosa, avrebbe dovuto fare una preghiera per lui, ma qualunque cosa cercasse di dire le moriva in bocca con il labbro tremante stretto sotto il suo morso.
Ma il pensiero che lui volesse ascoltare quello che lei aveva da dire, forse fu quello che riuscì a farla parlare.

《Mi avevi detto che saresti tornato》

La voce le tremava, le sue mani pure e le lacrime non ancora stanche di scendere la minacciavano di rigarle di nuovo il viso, come lancie intagliate solo per quello scopo.

《Mi avevi detto che saresti tornato da me, mi avevi detto di aspettarti e io lo sto ancora facendo, ma allora perché tu non sei più con me? Dove sono finite tutte le nostre promesse!》

Il suo sguardo si abbassò e le lacrime calde caddero su i petali di quel fiore, solo come lei, che si trovava a farle da compagno.

《Cosa dovrei fare ora senza di te!? Non puoi pretendere che io sia felice, non puoi pretendere che io vada avanti perché tutte ste cagate non bastano per farmi smettere di piangere e io ci sto provando, davvero. Ti sei scelto un fidanzata davvero patetica Keisuke, un fidanzata che non ti ha nemmeno fatto gli auguri per il compleanno e una fidanzata che non è riuscita a far nulla per te》

Aveva alzato la voce senza rendersene conto, interrompendo la regola non scritta del cimitero, lasciando che il suo dolore si comportasse semplicemente da tale e nessuno avrebbe potuto biasimarla. Era normale piangere per un morto, era così che andavano le cose. Lo scalpitio di un paio di passi, che calmi si dirigevano verso la stessa tomba di fronte alla quale si trovava Talia, si accostò alle urla della ragazza e una volta che l'autore di quelle gesta calme la raggiunse, si affiancò a lei dedicando la sua attenzione a quell'ammasso di pietra con una frase incisa sopra.

《Sono sicuro che lui non la penserebbe così》

Se Talia fino a quel momento non aveva prestato attenzione al soggetto che le si era affiancato, dopo quella affermazione il suo sguardo stanco incontrò quello di quel ragazzo pieno di ferite sulla faccia.
Lui le accennò un sorriso, voleva darle conforto con quello e la grigia si prese un istante per osservarlo.
Biondo e pieno di ferite, un giubbotto sulle spalle e una busta di plastica fra le mani e senza aggiungere altro si sedette affianco a lei.

《Lo so perché me lo ha detto lui, Baji-san》

Disse come per rispondere alla sua più ovvia domanda e lei non capendo, continuava ad osservare quel ragazzo con il suo sguardo stanco, ricco di segni della guerra che portava avanti contro il suo dolore, con la consapevolezza che lui sapesse perfettamente chi lei fosse.

《Oh, guarda che coincidenza》

Continuò notando i fiori che aveva portato la ragazza, mentre estrasse dalla busta in plastica due fiori identici ai suoi.
Le sorrise, sorrise per dare un po' di serenità a chi forse soffriva più di lui, sorrise per cercare di essere forte per qualcun'altro che gli ricordava lui qualche giorno addietro.

《Tu come-》
《Sai, Baji-San mi ha raccontato l'aneddoto dei fiori. Mi ha raccontato un sacco di vostre storie e ogni volta che lo faceva sorrideva》

Mentre il ragazzo parlava, fece l'opposto di ciò che fece Talia. Affiancò alla Rosa che la ragazza teneva in mano il suo Fiordaliso e al fiore sulla pietra fredda, mise di fianco l'altra Rosa e lei guardava le sue gesta con la bocca socchiusa capendo ciò che aveva fatto.

《Ecco fatto ora starete ancora un po' insieme》

E lui sorrise ancora alla ragazza che forse capì di non essere così sola come credeva. Chissà quante altre persone avevano pianto per lui e chi come quel ragazzo dall'aspetto trasandato, cercavano di andare avanti.

Lei lo guardò in faccia con gli occhi pieni di ogni tipo di sentimento possibile, mentre si mordeva il labbro tremolante, non riuscendo a dire nulla al di fuori di qualche verso.

《So quanto fa male questa ferita, so come ci si sente. Curiamoci le ferita a vicenda, va bene?》

La dolce curva rivolta verso l'alto delle sue labbra, non aveva intenzione di andarsene da lui e allargando le braccia per quella sconosciuta dal cuore sanguinante attese che lei potesse essere capita da qualcuno.
Fai ciò che vuoi che gli altri facciano a te, era la rappresentazione scritta di ciò che stava facendo Chifuyu Matsuno, il migliore amico di Baji Keisuke.

E lei riconoscendo quel ragazzo,  protagonista delle miglior storie di avventura che Keisuke le avesse mai raccontato, per una volta lasciò se stessa a qualcuno di diverso da un misero cuscino, bisbigliando flebilmente il suo nome.
Forse strinse un po' troppo quel ragazzo a se. Quel ragazzo che seppur sconosciuto, in qualche modo non la faceva sentire estranea al mondo, non la faceva sentire sola con il suo solo ed unico dolore.
Allora in fondo c'era veramente qualcuno simile a lei, qualcuno con la sua stessa ferita e solo per questo il suo cuore si sentì un pochettino meglio, anche se di poco.

《Sai Talia, Baji-San ha una lettera che voleva darti》

Disse lui, accarezzandole la schiena.
Chifuyu Matsuno, quel giorno imparò a comportarsi da uomo. A comportarsi da uomo per qualcuno che ormai non lo sarebbe mai più potuto diventare, a prendersi cura di quella sola ragazza per il desiderio di un amico caro.

Spazio Autrice
Buona sera miei raggi di sole, scusate per la lunga assenza, ma tra lo studio e impegni vari non ho avuto molto tempo per mettermi sotto con lo scrivere. :(
In ogni caso, il tempo che ho racimolato ha dato vita a questo capitolo e spero solamente che vi piaccia <3

Ci vediamo al prossimo capitolo
-Ryu

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