Il naufragio
"Vi dichiaro marito e moglie.".
"Dove andremo in viaggio di nozze?".
Queenie sentiva l'aria sbatterle contro le palpebre, tenute chiuse per godersi a pieno la sensazione, il profumo di salsedine e lo scrosciare del mare; i suoi capelli, perfettamente ordinati come al solito, iniziavano ad agitarsi per colpa della furia del vento.
Jacob ascoltava l'infrangersi delle onde contro la parete della nave, rivolgendo, di tanto in tanto, gli occhi alla sua amata, sorridendole.
Erano passati pochi minuti quando Jacob prese la mano della moglie e i due, scambiandosi sguardi colmi d'amore, iniziarono a passeggiare lungo il ponte, accoccolati l'una all'altro.
In mezzo a molte persone, quasi tutte dall'aria annoiata, videro un uomo ritrarre la figlia con carta e carboncino, alcuni ragazzi parlare tra di loro e una coppia, esattamente come loro, fare un veloce spuntino pomeridiano.
Dopo la loro passeggiata si fermarono non appena passati davanti la cabina del capitano: un marinaio stava gridando, e parecchio forte, si potrebbe aggiungere.
"Capitano Anderson, non è possibile! Come pensa che dovremmo dirlo ai passeggeri?".
Jacob guardò storto Queenie, mentre la donna assumeva uno sguardo a metà tra il curioso e il preoccupato.
Dopo quella domanda i due non dissero più niente: Queenie fece segno a Jacob di non parlare.
In quel momento il capitano uscì, sbattendo la porta.
La Legilimens non riuscì a resistere: lesse i suoi ultimi pensieri.. Ne uscì spaventata.
"Stiamo andando incontro ad una tempesta?", urlò.
Dopo l'entrata di Queenie nella discussione, la donna avvertiva solo più terrore nella mente del capitano.
Per nascondere il suo sgomento fece un ghigno beffardo, come se tutto gli fosse estraneo, e, dando una pacca sulla spalla al marinaio, esclamò: "Hai sentito, Parker? Dimostriamo a questa donna che si sbaglia!".
La nave cambiò rotta e dopo poche ore, a causa di uno sfortunato errore, incontrò una lieve tempesta.
Non erano molti lontani da un'isola, il che fu un leggero sollievo per tutti i passeggeri, che alla prima onda un poco più alta iniziarono a chiedere informazioni allo staff della nave.
Quando, però, il vento iniziava ad essere troppo forte e la pioggia troppo insistente, la nave iniziò ad inclinarsi a destra e a sinistra, spaventando ancora di più tutte le persone a bordo.
Jacob si teneva stretto a Queenie, spaventato, mentre lei, apparentemente tranquilla, cercava di ricordare qualche incantesimo utile.
Erano vicini ad un'isola, il che era un bene. Pensavano fosse un bene. Sì, doveva esserlo.
La nave oscillava ancora di più e, in prossimità della terraferma, innumerevoli scogli spuntavano dal mare.
Poteva sembrare una visione paradisiaca, quasi ipnotica: sembrava voler chiamare a sè innumerevoli corpi senza vita, senza che loro potessero farci niente.
Dopo pochi minuti la nave colpì il quarto scoglio da sinistra, provocando una cascata d'acqua all'interno delle cabine.
Queenie si rese conto solo in quel momento di aver commesso un terribile errore: tutti i suoi ingredienti base per pozioni erano nella ormai allagata cabina della nave.
In breve tempo c'era ormai troppa acqua nella nave e per tutti i passeggeri cercare di mettersi in salvo in mezzo a grida, pianti disperati e quelli che molte persone pensavano fossero gli ultimi "Ti amo" rivolti ai loro compagni di vita era diventata un'impresa assai ardua..
Jacob, con un'espressione implorante stampata in volto, pregava Queenie di fare qualcosa per loro.
Se si guardava in faccia Queenie, invece, lei poteva sembrare quasi indifferente a tutto quello che le stava accadendo intorno, proprio sotto i suoi occhi.
Dentro di lei, però, si stava scatenando una tempesta, all'altezza di quella che stava infuriando verso di loro.
Voleva sfoderare la bacchetta, gridare un qualsiasi incantesimo pur di salvare tutti quanti a bordo di quella che ormai non poteva più essere chiamata nave.
Dall'altra parte, però, la voce di Tina le ricordava nella mente tutto ciò che i suoi amici avevano fatto per lei e Jacob e che, sicuramente, usando la magia davanti a così tanti No-Mag sarebbero nati problemi per tutti loro.
Ma Tina non parlava così. Non avrebbe mai rinfacciato all'amata sorella il suo matrimonio, nè tantomeno le avrebbe quasi imposto di non salvarsi.
Queenie venne come risvegliata da quei pensieri: decise che prima avrebbe salvato lei e Jacob e poi, senza farsi vedere, anche tutti gli altri.
Prese Jacob per mano e gli intimò di non staccarsi.
Lui la guardò interrogativo, non capendo come avrebbero fatto in mezzo a tutta quella gente.
Lei fece per smaterializzarsi ma, per colpa di tutta la frenesia e l'agitazione del momento, un uomo in divisa da marinaio la colpì. Jacob lasciò la mano della moglie, scaraventata lontano da lui, mentre la vedeva sparire nella folla.
La strega si trovò da sola sull'isola, senza riuscire a comprendere a pieno la situazione. Stava pensando a tutti i modi possibili per salvare Jacob e tutte le altre povere anime sulla nave.
Il suo istinto le consigliò persino di smaterializzarsi in mezzo al mare, ma quella strana e fastidiosa voce di Tina le diceva di non muoversi, che sarebbe stato troppo pericoloso.
Cercava di lanciare qualsiasi incantesimo che le venisse in mente e che potesse aiutare gli altri sulla nave, senza riuscire a centrare il bersaglio.
Jacob, dalla nave, stava sprofondando, nel reale senso della parola.
Si chiedeva perchè Queenie l'avesse lasciato sulla nave, perché l'avesse lasciato solo. Era arrabbiato con lei, credeva di potersi fidare. Non aveva pensato al loro bambino, di grazia?
Aveva paura, sapeva che la nave sarebbe affondata, era solo questione di minuti e non avrebbe più rivisto la luce.
Aveva paura.
Aveva tremendamente paura.
Davanti ai suoi occhi vedeva persone disperate che abbracciavano i figli, i mariti, le mogli, gli amici e i fratelli.
Lui voleva qualcuno da tenere stretto, a cui tenere la mano quando sarebbero sprofondati. Quel qualcuno era una persona ben precisa e si chiedeva perchè ci mettesse così tanto a fare qualcosa.
In quel momento Jacob ripensò a tutto quello che lui e Queenie avevano fatto insieme. Una lacrima si fece spazio sulle sue guance, seguita da un'altra, e poi un'altra ancora.
Era triste.
Era tremendamente triste.
Voleva gridare quanto gli stesse facendo male non avere Queenie accanto a sè, mentre invece gli altri urlavano per i dolori che le gelide acque stavano procurando loro.
"Mister, please! Help us! The captain isn't here! Please, help us finding him!"
Un uomo gli andò a sbattere contro e, con un inglese non proprio perfetto, gli chiese disperatamente di aiutarlo.
Il capitano non era lì. Non sapeva cos'altro fare, così aiutò nella ricerca di Anderson, ma di lui nessuna traccia.
Dopo veloci ma insistenti ricerche la nave affondò del tutto.
Jacob si sentì soffocare: non voleva rimanere sul fondo dell'Oceano per sempre, ma quello sembrava ormai il suo destino e quello degli altri.
Cercava disperatamente di tornare in superficie ma più si sforzava più sprofondava.
Queenie era scoppiata a piangere, non era riuscita a fare nulla e vedere la nave dove c'era suo marito affondare davanti ai suoi occhi fu un colpo al cuore.
Stava continuando a lanciare incantesimi "al buio", con le lacrime che le offuscavano la vista.
Non vedeva più e la sua parte più sentimentale le disse di buttarsi in acqua e provare a portare in superficie quante più persone possibile.
Pronunciò male la formula dell'ultimo incantesimo che lanciò: nell'acqua si aprì una sorta di varco che spaventò la donna. La sua voglia di buttarsi in acqua stava diventanto sempre più insistente.
Dopo pochi secondi, però, vide una moltitudine di persone riaffiorare tra le onde mentre quest'ultime trascinavano tutti verso la riva, evitando tutti gli scogli.
Queenie iniziò a piangere di gioia, felice e sollevata dal fatto di essere riuscita a salvare quelle che immaginava fossero tutte le persone presenti su quella maledettissima nave.
Intanto, in una grotta dell'isola, una figura incappucciata stava controllando una ad una delle strane pietre posate esattamente al fondo, dove non c'era niente se non il prossimo incubo.
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