33. Nessuna scelta (pt. 1)
Sunshine ripercorse all'indietro il tragitto che aveva fatto per liberare le fate e si guardò intorno alla ricerca di un percorso che potesse condurla al luogo in cui Dominous custodiva il diario della Creatrice del Sole. Ripensò alla mappa del castello che le aveva disegnato Damien, ma si accorse presto che il demone non era stato molto preciso nei suoi appunti. La fata sospirò e alzò gli occhi al cielo. "Credo che dovrò cavarmela da sola."
Per avere più chiaro dove si trovasse, tornò nel lungo corridoio in cui aveva attaccato la prima guardia. Il suo cadavere giaceva sul terreno e i cocci di uno dei vasi neri erano accanto al suo corpo, insieme ad una pozza insanguinata che sgorgava dalla ferita alla gola del soldato. Era giovane, forse aveva solo qualche anno in più di lei. Il suo viso era privo di rughe e aveva un'espressione rilassata, quasi come se dormisse. Sunshine si guardò le mani sporche di sangue e strinse con forza il coltello che ancora teneva fra le mani. Aveva ucciso qualcuno, di nuovo. Si era nascosta in uno dei due vasi presenti nel corridoio e aveva attirato il giovane lanciando una scarpa. L'aveva aggredito alle spalle e lui non aveva avuto nemmeno il tempo di rendersi conto di quello che stava succedendo. Gli aveva tagliato la gola con un movimento rapido e preciso; lui subito di era accasciato a terra agonizzante. Per qualche minuto era stato lì a vederlo dissanguarsi e i loro occhi si erano incrociati. Non sembrava nemmeno spaventato: dai suoi occhi traspariva la confusione di essere stato ucciso da una donna in abiti così eleganti. Il soldato aveva allungato il braccio verso di lei e Sunshine gli aveva stretto la mano. Era accovacciata davanti a lui e lo guardava spegnersi sempre di più, come l'angelo della morte che attende pazientemente di prendere l'anima della vittima. Perchè gli aveva stretto la mano? Era stata pietà o erano i sensi di colpa per averlo ucciso in modo così sleale?
"Ormai non ha più importanza." Qualsiasi fosse la causa del suo gesto, non poteva pentirsi di quello che aveva fatto. L'aveva fatto per salvare Ninfea e, se fosse stato necessario, avrebbe ucciso ancora.
Un vociare in fondo al corridoio la mise in allarme e tese l'orecchio per sentire il rumore dei passi metallici che si avvicinavano a lei. Non c'era nessun post dove potesse nascondersi e di certo il cadavere di fronte a lei sarebbe stato difficile da spiegare agli altri soldati.
«Sunshine...»
La fata sussultò quando una voce dietro di lei richiamò la sua attenzione. Si girò di scatto ma non vide nessuno. Intanto, il rumore dei passi sembrava sempre più vicino.
«Seguici...»
Sunshine trattenne il fiato e tentò di capire da dove provenisse quel richiamo misterioso. Provò ad isolare i passi che giungevano dal fondo del corridoio e si concentrò sulla direzione della voce.
«Sunshine!»
"Di là!" Il tono della voce si fece più forte e Sunshine capì in modo chiaro da dove provenisse, svoltò l'angolo appena in tempo per non essere vista dai soldati giunti in quel momento nel corridoio. Corse verso l'ala est e e sentì in lontananza le urla dei soldati che avevano appena scoperto il corpo del loro compagno.
Sunshine correva rapida fra i corridoi nel castello e sentiva la voce provenire come dalle mura del castello ma, allo stesso tempo, sembrava essere solo nella sua testa.
«Siamo qui...Aiutaci...» disse la voce, scomparendo di fronte ad un vicolo cieco. L'aveva condotta in un corridoio che si concludeva davanti ad un enorme quadro di una biblioteca.
"Devo essere impazzita." Aveva seguito una voce apparsa dal nulla e che l'aveva condotta in un luogo che non portava a nulla. Forse, lo stress della situazione stava avendo la meglio sulla sua mente. Ma c'era qualcosa che le faceva credere di non aver perso totalmente la ragione. Quella richiesta di aiuto, quella voce così misteriosa, le aveva ricordato i momenti in cui era stata risvegliata dalla trance quando la maledizione aveva preso il controllo del suo corpo. Non le sembrava la stessa voce, ma era estremamente familiare, come se l'avesse già udita molto tempo fa. Si avvicinò al quadro della biblioteca e posò le dita sui bordi dorati del dipinto. Provò a staccarlo per vedere se ci fosse un passaggio segreto nascosto dietro ma la tela era ancorata al muro, impossibile da staccare.
"Forza Sunshine, rifletti, dev'esserci un modo..." squadrò con attenzione il dipinto per vedere se ci fosse qualche indizio per capire da dove provenisse la voce. La sala dipinta era molto ampia e gli scaffali, sui cui erano sistemati migliaia di libri dall'aspetto antico, arrivavano al soffitto decorato da affreschi ritraenti diversi paesaggi che la fata non aveva mai visto.
Un voluminoso lampadario era al centro della stanza e le ricordava quello presente nel salone in cui si stava svolgendo il ballo, ma nessuna candela illuminava i candelabri dorati. I colori del dipinto erano spenti e la biblioteca era avvolta da un'aura cupa e malinconica. Gli antichi libri che ricoprivano gli scaffali, erano anch'essi grigi e rovinati. Con la coda dell'occhio, notò qualcosa scintillare fra essi e vide una piccolissima torcia dipinta nel quadro.
"Perchè la torcia è accesa e il lampadario è spento?" si chiese la fata. C'era qualcosa che non tornava, che senso aveva illuminare una stanza così grande con una luce così fioca? Osservò con attenzione la piccola torcia a ne seguì la scia di luce che sembrava indicare un punto preciso all'esterno del quadro. Si voltò, vedendo appesa al muro esattamente lo stesso tipo di lampada appesa alla parere di pietra, ma quest'ultima era spenta. Toccò la torcia e si accorse che era ancora tiepida, come se fosse stata accesa da poco e alcuni resti di legno bruciato erano sparsi sul pavimento.
"Proviamo..." riflettè la fata, avvicinando le dita alla cenere presente all'interno della torcia. Chiuse gli occhi e concentrò le sue energie come le aveva spiegato Damien per svolgere un incantesimo non verbale e, dopo aver schioccato le dita, una piccola fiamma si sprigionò dalla punta del suo indice.
Posò con attenzione il fuoco all'interno della torcia e si accese senza difficoltà. Sunshine si girò di scatto ad osservare il quadro, ma niente al suo interno sembrava essere cambiato. Dopo qualche secondo, però, le candele dell'enorme lampadario cominciarono ad accendersi una ad una e il quadro cambiò completamente atmosfera. Le luci delle candele riflettevano sulle colorate copertine dei libri sugli scaffali, che avevano smesso di esse grigie e monotone. Sunshine si avvicinò alla tela traballante e appoggiò le dita su uno degli scaffali, rendendosi conto che le dita le affondavano all'interno del quadro. Allungò il braccio titubante e sentì un oggetto ruvido davanti a lei. Lo afferrò e lo trascinò a sé fuori dal quadro: un vecchio tomo impolverato era ora nelle sue mani.
"Posso... posso attraversarlo!" si disse esterrefatta. Guardò poi il libro che aveva fra le mani e ne accarezzò il dorso con le dita. Avvicinò il piede al quadro e indugiò davanti ad esso.
«Sarà nascosto anche il diario, qui dentro?» si domandò la fata con il cuore in gola. Se fosse entrata, sarebbe poi riuscita ad uscire? Non era nemmeno sicura che il diario si trovasse davvero lì.
"Devo farlo." Doveva farlo. Aveva troppo da perdere per non provarci. Perciò inspirò a pieni polmoni e, con un agile scatto, saltò dentro il quadro.
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Un forte odore di inchiostro e di carta avvolgeva l'intera biblioteca. Il soffitto era molto più alto di quello che appariva nel dipinto e gli scaffali appoggiati alle pareti erano piene dei libri colorati che Sunshine aveva visto quando il quadro si era illuminato. L'ampio lampadario dondolava leggermente e nel riflesso della sua luce, che volgeva sul terreno in legno della biblioteca, si intravedevano minuscoli pulviscoli presenti in tutta la stanza. Alcuni libri erano sparsi in modo disordinato su una lunga scrivania a lato degli scaffali e i resti della cera sul tavolo, immacolato dalla polvere, indicavano che invece fosse molto utilizzato. Sunshine si avvicinò ai fogli abbandonati sul tavolo e si accorse che fra i libri vi fossero anche appunti di erbe medicinali e mappe di luoghi che non aveva mai visitato.
«Queste sono le corna del Centauro e questa...» ricordò quello che Damien le aveva detto tempo prima «dovrebbe essere la Foresta delle anime morte.» sulla mappa erano stati disegnati alcuni alberi spogli e sui rami al posto dei fiori, erano presenti centinaia di teschi. Sunshine rabbrividì e continuò a vagare con lo sguardo sulle linee del disegno che indicavano diversi luoghi. La "Grotta dagli otto occhi" come anche le zone circostanti al campo di allenamento di Jarthis erano state cancellate con una netta riga scura.
"Qua dovrebbe esserci il mio villaggio." riflettè la fata, provando ad alzare il libro che ricopriva quella parte di mappa. Il suo villaggio si trovava in una zona molto ad est rispetto a Jarthis ed era avvolto da un'impenetrabile foresta; solo qualcuno di abbastanza forte poteva riuscire ad attraversarla senza problemi. Com'era possibile che un intero esercito fosse riuscito a trovare il villaggio senza fatica e senza che nessuno se ne rendesse conto prima che fosse troppo tardi?
«Sunshine...»
La voce misteriosa che aveva sentito prima la fece sussultare e abbandonò di scatto il libro che aveva sollevato. Una leggera coltre di polvere si sollevò accanto a lei e chiuse gli occhi per un attimo per impedire che le andasse negli occhi.
«Chi sei?» domandò la fata stropicciandosi gli occhi. Si guardò intorno ma, come immaginava, non c'era nessuno accanto a lei.
«Sunshine... Aiutaci.»
Di nuovo la voce, un'altra richiesta di aiuto. Sunshine trattenne il respirò per riuscire a capire da dove provenisse il rumore e seguì l'eco della voce che le aveva parlato, finché davanti a sé non vide una piccola teca di vetro. Al suo interno era contenuto un tomo con i bordi dorati e una splendida rilegatura color gioiello rifletteva sugli occhi ametista ed estasiati della fata, che riconobbe all'istante il prezioso oggetto.
«E' il diario della Creatrice del Sole!»
Finalmente era di nuovo davanti a lei. Il diario che la nonna le aveva affidato, quello che per cui aveva perso la vita nel tentativo di proteggerlo. Con la mano tremante toccò la teca che la separava dal diario e alcune lacrime di frustrazione bagnarono il vetro. La guerra, la morte di migliaia di persone innocenti... tutto ciò a causa di un semplice libro. Un libro dal potere immenso, che se fosse riuscita ad ottenere avrebbe potuto permetterle di proteggere le persone che amava: Ninfea, il suo villaggio, Damien... avrebbero potuto tutti essere al sicuro.
"Potrei anche spezzare la mia maledizione." E uccidere Dominous. Non aveva dimenticato il suo obiettivo principale in questa faccenda. Digrignò i denti e con estrema cautela sollevò la teca di vetro che conteneva il diario. Era già pronta ad con un eventuale incantesimo controffensivo se ci fosse stato un sortilegio a proteggere la teca, ma niente di tutto ciò accadde e con inaspettata velocità si ritrovò il libro fra le sue mani. Ora non restava che aprirlo.
Sunshine indugiò sulla copertina per qualche minuto, indecisa sul da farsi. Sarebbe stata in grado di leggerlo? O le pagine sarebbero state ancora bianche come quando sua nonna gliel'aveva consegnato?
«Non mi resta che scoprirlo...» e con uno scattò aprì il libro a metà, rivelando le pagine... ancora completamente bianche. Un bianco porcellana, con le pagine ingiallite dal corso del tempo. Girò tutte le pagine, più e più volte, cercando fra essere un qualsiasi simbolo o segno che le potesse dare un indizio per trovare l'ampolla o anche solo per riuscire a leggerlo.
«Niente.» si disse, mentre si lasciava sfuggire un lamento deluso. Forse, con l'aiuto di Pegaso avrebbe potuto decifrarlo...
"No." riflettè la fata. Era inutile per più motivi: sua nonna aveva custodito il diario per molti anni e comunque non erano riusciti a scoprirne il segreto e, inoltre, riportare il diario al villaggio avrebbe significato mettere di nuovo tutti in pericolo. Doveva trovare un'altra soluzione. Scorse di nuovo con nervosismo le pagine del diario in cerca di una qualche illuminazione e sbuffò rumorosamente. Il suo fastidio durò solo un attimo, perché dei passi risuonarono dietro di lei.
«Provo la tua stessa frustrazione.»
Con un movimento fulmineo strappò la prima pagina del diario e la accartocciò nella mano. Si girò di scattò e si ritrovò due occhi color tramonto che la fissavano incuriositi. Quando i loro sguardi si incrociarono vide una scintilla accendersi negli occhi di lui, mentre Sunshine sentì il suo corpo irrigidirsi e le si seccò la gola, insieme allo stomaco stretto nella morsa della paura.
«Non riesco a leggerlo...» le si avvicinò Dominous, facendo un cenno con il mento in direzione del diario che Sunshine teneva fra le mani. «E a quanto pare nemmeno tu.» le sorrise, posizionandosi davanti a lei.
«Vostra Maestà!» sussultò Sunshine, piegandosi in un ampio inchino formale. La fata aveva gli occhi incollati a terra e non riusciva a muoversi. Non voleva muoversi. Un solo passo, una sola mossa sbagliata e il Dio della Morte davanti a lei l'avrebbe uccisa.
«Ti ho vista ballare, prima.»
Dominous era davanti a lei e con la coda dell'occhio Sunshine riusciva ad intravedere le sue numerose medaglie dorate sotto la lunga treccia bianca in cui erano legati i capelli. «Ti ho vista ballare nel salone, prima... con quel demone.» ripetè. «Cosa ci fai qui?»
Nel suo tono non c'era traccia di rabbia, il modo in cui aveva posto la domanda lasciava intendere una genuina curiosità. Sunshine fu colta alla sprovvista dalla sua reazione così calma e composta.
«E-ecco...» balbettò la fata, senza trovare una buona giustificazione. Stava per morire e non riusciva a formulare nemmeno una dannata frase che avesse senso. «Mi-mi piacciono i libri.»
Se avesse potuto si sarebbe uccisa da sola.
Dominous la guardò stranito per qualche istante e poi scoppiò in una fragorosa risata. «Ah capisco, ti piacciono i libri!» uno sguardo triste si impossessò del suo viso e, quasi come un sussurro rivolto più a se stesso, aggiunse una frase che Sunshine sentì a fatica. «Anche a lei piacevano i libri...»
Posò lo sguardo sul libro che la fata aveva in mano e lo prese con delicatezza. Nel fare ciò Dominous sfiorò la pelle di Sunshine con le dita e la fata rabbrividì al suo tocco. Le sue mani erano incredibilmente gelide, così diverse dalle mani calde di Damien. Eppure, per qualche motivo, non riusciva a staccare lo sguardo dai suoi occhi arancioni così cupi e pieni di tristezza. Lui la guardava come aveva sempre creduto di meritare di essere guardata, con uno sguardo pieno di un sentimento che non si aspettava che il Dio della Morte potesse mostrare. Ma, probabilmente, erano solo gli occhi di un bravo ingannatore.
«Non dovresti essere qui.» le disse, provando ad allungare la mano verso di lei per accarezzarle il viso. Sunshine sbarrò gli occhi e indietreggiò di scatto, lasciando cadere il diario della Creatrice del Sole per terra. Dominous non sembrò sorpreso e si inginocchiò per raccoglierlo e pulì il dorso dalla polvere.
La nuca del Dio della Morte era scoperta e lui era inginocchiato disarmato davanti a lei. "E' la mia occasione!" pensò Sunshine, ricordandosi di avere ancora il coltello che aveva nascosto nella giarrettiera sotto l'abito blu.
«Perchè non dovrei essere qui?» chiese Sunshine, mentre, titubante, si avvicinava al collo esposto del demone. Un solo, profondo, taglio sarebbe bastato per recidere la giugulare di Dominous? Portò la mano alla lama del coltello e si preparò ad estrarla. Voleva ucciderlo nell'esatto momento in cui lui avrebbe alzato lo sguardo.
Dominous alzò la testa e la fissò negli occhi, ignorando il coltello che la fata aveva in mano e che presto avrebbe segnato la sua fine.
«Perchè sei morta.»
SPAZIO AUTRICE
Questo capitolo sarà diviso in due parti (il titolo è provvisorio)
MA CHE C*ZZO STA DICENDO DOMINOUS?! VI VOGLIO SOTTO QUESTO COMMENTO PER DARE SFOGO ALLE VOSTRE TEORIE.
(non tu @KushinaKurosaki che in parte già sai xD)
Il prossimo capitolo è già scritto e sarà ancora più scioccante di quello di stasera, lo pubblicherò già questo venerdì così non dovrete aspettare la prossima settimana <3
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