♡. Capitolo 6
[sorpresa!]
Finalmente, dopo quella lunga e stressante giornata di lavoro, eri tornata a casa, con qualche complicazione dato che il traffico aumentava notevolmente in quelle ore a Seoul. Tu, per fortuna, eri riuscita a rientrare a casa prima del solito: insomma, non avevi perso neanche una corsa, peccato che essa era piena di gente e tu di certo, non amavi la presenza eccessiva di persone. Non si poteva definire misantropia, ma a causa del tuo carettere non eri molto brava a socializzare e di certo preferivi la calma e la tranquillità della tua casa, piuttosto che un posto affollato e rumoroso, con quella grossa solitudine che ti eri portata dentro fin dai primi anni dell'adolescenza e che, nonostante gli anni passassero e le tue amiche fossero state al tuo fianco, non aveva smesso di logorarti, seppur con meno aggressività rispetto al solito.
Non appena avevi infilato le tue comode ciabatte nere e morbide, ricoperte da del soffice pelo, avevi lasciato sul divano la tua borsa, fino a recarti in cucina, sbuffando; ti voltasti, puntando così i tuoi occhi (c/o) profondi a lucenti alla tua vetrata che si affacciava su una splendida città, colorata dai dolci e tenui colori di quel tramonto pastello che annunciava la venuta della sera. Ti spostasti poi verso il frigorifero aprendolo e notando che effettivamente non c'era molto e che forse, era ora di rifare la spesa almeno per prendere gli elementi essenziali: certamente, la qualità dei prodotti era pessima in confronto a quelli italiani a cui eri sempre stata abituata, ma avevi cercato di adattarti, seppur in quel periodo la fame non facesse spesso capolino.
Lo chiudesti velocemente: male che sarebbe andata avresti ordinato del sushi d'asporto.
Ti spostasti per prendere il telefono che avevi adagiato sul tavolo, quando sentisti suonare al campanello. La cosa ti lasciò totalmente spiazzata, non vivevi con nessun coinquilino, o meglio negli ultimi mesi avevi vissuto da sola dato che la ragazza che divideva l'appartamento con te se ne era andata a vivere dal suo ragazzo, non che la cosa ti dispiacesse: insomma era più il tempo che passavate a discutere, che a parlare civilmente. Ma che ci potevi fare, le persone ipocrite ed egocentriche era meglio lasciarle per conto loro. Inoltre non aspettavi nessuna visita: gli unici a sapere il tuo indirizzo erano l'agenzia dove lavoravi e la scuola...non lo avevi detto neanche alle tue amiche, anche perché loro non sarebbero di certo venute a trovarti presto e sicuramente, non sarebbe stato produttivo dirgli dove abitavi: avevano un senso d'orientamento pessimo e tu non eri brava a spiegare dove si trovava la tua abitazione o il tuo quartiere.
C'era un ulteriore problema: la Corea del Sud aveva sempre utilizzato motori di ricerca differenti rispetto a quelli che eravate soliti usare in tutta Europa o quando vi spostavate, se capitava, nel resto del mondo. Infatti, al posto di Google maps, avevi dovuto imparare ad usare "Naver", un'applicazione equivalente, solamente che essa era in grado di tracciare i movimenti delle persone, invadendo la privacy e cosa che a te di certo non andava giù, soprattutto perché eri abituata ad una cultura ed una società che non imponeva certe costrizioni. Peccato che fosse risaputo che il capitalismo era davvero una brutta bestia.
Ti avvicinasti alla porta, sentendo suonare nuovamente il campanello, facendoti roteare i tuoi occhi (c/o) dato il fastidio: aspettare un secondo era troppo?! Sentisti un vociare provenire da fuori dall'abitazione e questo ti fece dedurre che certamente vi erano più persone ad aspettare fuori; apristi la porta e trovasti, con grande sorpresa e stupore, le tue amiche che se ne stavano in piedi, davanti a te, tutte sorridenti, con al loro fianco, delle grandi e pesanti valige, neanche si fossero portate dietro i loro armadi. «(T/N)! »urlarono in coro e giurasti che per un istante, non solo eri diventata sorda, ma tutto il vicinato le avrebbe sentite: portasti il tuo dito indice davanti alla bocca, intimandole a fare silenzio con un secco "shh", facendole ridere, mentre tu con forza le trascinavi dentro.
«Aiuto, senza di voi avevo finalmente trovato la pace!» esclamasti infastidita, anche se ti faceva davvero piacere il fatto che fossero venute a trovarti e che si fossero interessate a te e a come stesse andando la tua vita, in una delle più grandi metropoli dell'Asia intera.
«Ci sei mancata tanto!» urlò la mora, prima di buttarsi sopra di te, stringendoti forte a sé, come un koala, ed eri quasi sicura che avresti quasi smesso di respirare totalmente, oltre al fatto che la tua stabilità e il tuo equilibrio era stato sempre precario «Giuro Veronica, se mi fai cadere, ti caccio di casa a calci del sedere, con tanto affetto» sibilasti, serrando le tue labbra, mentre lei rideva davanti a quella tua affermazione, quando in realtà non c'era nulla di più serio della tua voce in quel momento. L'altra se ne stava tranquilla per conto suo, anche se sembrava calma e pacata, sapevi che sarebbe potuta saltarti addosso da un momento all'altro.
Quando finalmente colei che ti stava abbracciando lasciò la presa, facendoti riprovare la dolce sensazione di poter far fluire ossigeno nei tuoi polmoni, l'altra ti strinse forte e per un momento rischiasti davvero di cadere rovinosamente a terra. «Un tempo tu eri una persona migliore, Dafne» affermasti mentre lei rideva spostando la sua chioma dorata.
Una volta finito quello scambio di abbracci, le lasciasti accomodare sul divano, mentre ti guardavano con gli occhi lucenti e spalancati, come se volessero sapere qualcosa da te «Allora?!» chiesero in coro, ma la domanda che passava per la tua testa era un altra «Prima che io risponda alla vostra domanda, come diavolo siete arrivate qui senza perdervi per mezza Seoul?» la bionda si schiarì la voce, iniziando a narrare la loro vicenda «Appena arrivate eravamo un po' spaesate dato che io e Vero conosciamo solo qualche parola coreana, non riusciamo a comprenderlo. Quindi abbiamo chiesto al taxista se ci poteva accompagnare alla tua agenzia, eravamo sicure che tu fosti lì» «Quando siamo arrivate, però» continuò l'altra «Abbiamo visto molte persone staccare, quindi eravamo sicure che anche tu non ci fossi. Stavamo per andarsene quando si è presentato un ragazzo, molto alto, con la chioma riccioluta e un sorriso davvero particolare, tipo rettangolare» «Lui è il mio capo reparto, si chiama Taehyung...ora andate avanti» «Questo Taehyung non parlava bene inglese, quindi con qualche difficoltà alla fine è riuscito a darci l'indirizzo insieme al suo biglietto da visita» a quell'ultima affermazione, facesti un minimo cenno di no con il capo «Argh, fingerò di rimanere sorpresa» rispondesti mentre le due ti guardavano abbastanza confuse.
«Non ci fai i complimenti per non esserci perse?» ridacchiasti un attimo seguita da loro «Si davvero e poi, non mi aspettavo una visita da parte vostra...mi avete colta di sorpresa» «Volevamo rivederti, è quasi un anno che non ti vediamo più e insomma, avevamo l'occasione» disse lo bionda, mentre la mora annuiva, alzandosi e giracchiando intorno al tavolo, mentre puntava al frigorifero.
«Vedo che tu non hai perso il tuo vizio, Veronica» la ragazza si fermò di soppiatto, mettendo un finto broncio mentre l'altra rideva a crepapelle.
«Comunque non ho molto da mangiare, quindi potremmo benissimo ordinare qualcosa» dicesti mentre le altre due annuivano.
«Ah...emh ecco, sapendo che la tua coinquilina non vive più con te, potremmo rimanere con te...se hai spazio» «Immaginavo che non vi sareste preoccupate di un albergo, in quanto io ho molto spazio qui. Ma per me non è un problema e preferisco di gran lunga la vostra presenza, piuttosto che di quella. Se dovesse tornare sono pronta a chiuderle la porta in faccia, così come quando se ne è andata» dicesti sorridendo, facendole ridere.
Durante la cena avevate parlato del più e del meno, dei lo so studi e dei loro progressi nella loro carriera, anche se insomma, non era poi così facile per tutte voi la vita: la tua amica Dafne spiegò che diventare stilista non era poi così semplice e che spesso, le avevano messo i bastoni tra le ruote, conoscendo il suo enorme potenziale. Veronica, invece, era riuscita ad entrare nel mondo della recitazione, ma al di fuori della scena, si trovava spesso spaesata, davanti a persone totalmente frivole che spesso non comprendevano neanche il valore delle parole stesse.
Infine anche tu decidesti di raccontare la tua prima esperienza lavorativa in quei giorni, alla fine, l'unico che rimaneva avvolto dal mistero e con quel caratterino un po' così, era solamente il tuo capo. «Diciamo che, il lavoro non è poi così stancante...principalmente bisogna leggere o catagolare i vari libri che ci arrivano. Una volta selezionati i migliori, vengono proposti e via, si decide se pubblicarli o meno.» le due ti ascoltavano davvero con attenzione, intimandoti a continuare «Hai conosciuto qualche ragazzo carino??» chiese la tua amica dai capelli neri come l'ebano, mentre tu ridacchiavi, guardando quelle sue guance paffulte stracolme di cibo «Beh, dei tirocinanti che lavorano con me, no affatto. Sono tutti meschini, egoisti, maledettamente egocentrici, inetti e schifosamente raccomandati. Ma loro sono molto più sopportabili rispetto a quelle galline dalla voce stridula» ti fermati un attimo «Però devo dire che i componenti del team del mio capo, il signor Park, hanno il loro fascino: ad esempio Taehyung è molto carino, ma non è il mio tipo, proprio per nulla. Lui è l'unico che conosco meglio, gli altri li ho solo visti e ricordo a malapena i loro nomi, se non qualche caratteristica fisica» «Il capo com'è invece?» chiesero curiosa, avvicinandosi a te, con quelle loro facce maliziose, mentre tu roteavi gli occhi «Beh è un tipo molto strano, ma il suo fascino non si può di certo negare» dicesti, borbottando un po' sull'ultima frase, anche se era sembrata più un impressione che un fatto vero e proprio.
Effettivamente, dopo quella mattinata, avevi già potuto notare meglio quanto Jimin fosse dannatamente affascinante e ora capivi, perché quasi tutte le ragazze che lavoravano lì dentro, parlavano civettuole di lui e di come indubbiamente, avrebbero desiderato uscire con lui. Ma probabilmente, quell'uomo così affascinante, dall'aspetto virile e a tratti perfetto, dal carattere che a volte ti lasciava perplessa per i suoi comportamenti, nascondeva qualcosa di ben più grande, qualcosa che i suoi occhi, scuri e taglienti come lame non potevano certamente camuffare o celare, qualcosa che faceva parte di lui, qualcosa che lo rendeva ancora più accattivante, al di là dell'aspetto fisico, che avevi sempre considerato, ma con più superficialità rispetto ad altre caratteristiche, qualcosa che ti scuoteva l'animo e ti portava a voler conoscere quella persona così misteriosa. Ti eri fermata a pensare, quando à riportarti alla realtà fu un urlo di Veronica, un urlo di apprezzamento, se tale poteva essere definito «Madonna quanto è bono » mostrando alla sua amica una foto di Jimin cercata nel web il che ti fece preoccupare del fatto che probabilmente non ti avessero sentito minimamente quando lo avevi descritto. Sbuffasti, serrando le tue labbra, mentre le sentivi commentare quel ragazzo e tutti gli altri che erano con lui in quelle foto «Senti, non dirmi il contrario, questo ha le spalle grosse quanto un armadio!» disse la mora, facendoti scoppiare a ridere «E questo ha delle braccia che manco ci stanno nella giacca, vedi un po' te!»
Nonostante ora la calma e la tranquillità non regnassero più in quella casa, eri felice: almeno avevi qualcuno a cui volevi davvero bene a tenerti compagnia e sicuramente, avresti di certo sentito meno la loro mancanza e la tua brutta solitudine.
N. A.
scusare di nuovo per l'assenza. In realtà avevo programmato di aggiornare minimo due volte in questa settimana, ma purtroppo i miei professori hanno fissato tutte interrogazioni che mi hanno portato via gran parte del tempo.
Ora che la scuola è giunta al termine e l'inferno è passato, posso aggiornare molto più spesso.
Domani pubblicherò un altro capitolo, che ho appena terminato di scrivere.
Nulla, spero che vi piaccia.
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