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♡. Capitolo 2

[una profezia incompleta]

Il ragazzo dalla chioma corvina se ne stava di schiena, d'innanzi a quel roseto, con quella sua postura impeccabile, dritto e con quei suoi muscoli, coperti solo dagli indumenti, da quella giacca scura, perfettamente contratti, quasi fossero visibili. Il suo sguardo scuro e liquido era puntato su quel roseto, con quelle rose appena sbocciate, che si muovevano all'unisono, come in un'armoniosa danza, guidate da quella leggera brezza fresca, sempre presente durante il mese di maggio. I raggi del sole sfioravano la sua pelle candida, come la porcellana, mentre il suo viso risultava contratto, con quella mandibola che risultava tagliente al solo guardo; le sue labbra, invece, carnose e piene, erano strette una contro l'altra, donando al viso un espressione seria e pensierosa, un espressione che di certo non si era soliti vedere sul suo viso, dato che era sempre stato piuttosto severo con i suoi dipendenti. In fondo, cercava solo di mantenere alta la sua posizione.
«Ci sono novità?» disse il ragazzo, con quella sua voce profonda e calda, prima di voltarsi verso un ragazzo, dai lunghi capelli neri, mingherino, dalla pelle di un pallore innaturale e i suoi occhi scuri, erano puntati sulla figura muscolosa del ragazzo davanti a lui, mentre si muoveva con lentezza verso il ragazzo «Abbiamo controllato ogni libro, che ci avevi richiesto, ma abbiamo trovato una cosa interessante» disse con voce calma il ragazzo, lasciando inarcare il sopracciglio a colui che aveva davanti.

«C'è un solo libro che accenna alla profezia, ma noi non siamo riusciti a decifrarlo. Il libro risale a circa 500 anni fa, quindi la lingua non è di certo molto comprensibile: così lo abbiamo portato giù per distruggerlo, ma un anima lo ha riconosciuto e ci ha spiegato che anche se esso venisse cancellato, bruciato, qualsiasi cosa, la profezia rimarrà e non può essere cancellata in alcun modo» «Yoongi» lo interruppe il ragazzo« Si, Jimin»  «Da quando date retta alle anime?» «Da quando Namjoon ha confermato la cosa, sennò l'avremmo ignorata» il ragazzo sospirò in quel momento, voltandosi nuovamente, con quell'aria che scomoigliava la sua perfetta chioma color ebano, portando una delle sue mani dalle fattezze maschili, ma dalle dita fin troppo corte e piccole, che quasi cozzavano con quel dorso ricoperto dalle aggettanti vene bluastre, all'interno della sua tasca. «Vorrei parlarci» disse e il ragazzo dietro di lui annuì.

Erano passati secoli senza vedere l'ombra di quella profezia, eppure più gli anni passavano più diventava difficile credere che essa effettivamente non fosse mai esistita: negli ultimi tempi, Jimin aveva sempre una cattiva impressione, da quando aveva deciso di vivere con fattezze umane sulla terra, giusto per poter capire cosa fosse l'amore e come mai quest'ultima fosse particolarmente bramata dall'uomo, senza eguali. E quella sua cattiva impressione non si era dileguata con la consapevolezza che aveva vissuto dei secoli interminabili e quanti gliene sarebbero ancora dovuti restare prima di poter mettere mano sul trono di Dio?
Il ragazzo di certo non aveva mai smesso, un solo istante, di bramare quel potere e se quella profezia avesse distrutto sia lui, sia una persona che non c'entrava nulla in quel l'affare, allora tanto valeva distruggere ogni cosa che ne era prova. Nei libri sacri, quali la Bibbia, il Corano, o tanto meno altre scritture di altrettanta importanza, non vi era nessuno traccia di quella profezia come se effettivamente nessuno la conoscesse davvero: per secoli aveva cercato invano e finalmente ora poteva avere la risposta a quello che cercava, almeno quello era ciò che credeva lui.

Poco dopo il ragazzo mingherino tornò, sistemando in modo corretto il suo smoking, prima di sgrullare via la polvere residua sul suo corpo, tirando avanti con il suo braccio, che per quanto non fosse particolarmente muscoloso, possedeva una forza sovrumana, una forza che di certo non poteva appartenere a nessun essere umano, una ragazza, avvolta da un certo pallore sulla sua pelle, tipico di un corpo esangue, con quei suoi grandi occhi di un colore che rimandava a quello del ghiaccio, taglienti come quest'ultimo. Le sue labbra erano spaccate in più punti, mentre la sua figura era parecchio mingherina con quella sua veste, decisamente troppo grande per il suo corpo.
I suoi capelli erano stati raccolti, quindi non si poteva definire come fossero davvero, dato che lo stesso colore appariva come un rosso fin troppo spento, come quel suo sguardo totalmente vuoto che si rifletteva sulla superficie in marmo bianco del pavimento «Ben arrivata» disse Jimin tirando l'estremità delle sue labbra lateralmente, piegandole in un sorriso che per quanto potesse essere sforzato, non era affatto rassicurante. Lei, dal suo canto, non rispose a quel l'affermazione e si avvicinò a stento davanti a lui, esortata dalla voce cupa di Yoongi, che la intimava ad avanzare, nonostante le catene che avvolgevano i suo polsi, erano legate ai dei pesanti pesi in ferro battuto, che ella era costretta a trascinare con sé «Mi hanno detto che tu sai qualcosa riguardo ad un libro...» «Non posso darti le risposte a quello che cerchi, le dovrai trovare tu» rispose lei, guardandolo dritto negli occhi, lasciando il ragazzo piuttosto stupefatto da quelle parole che gli erano state rivolte, senza un minimo di rispetto nei suoi confronti, cosa che a Jimin non piacque: si avvicinò maggiormente a lei, fino a quando non fu abbastanza vicino da fronteggiarla «Questa te l'abbono solo perché sai cose sulle quali l'intero mondo tace, ma alla prossima non ci penso una seconda volta a spedirti giù di nuovo e non sarò gentile» disse con tono cupo e minaccioso, portando le sue braccia al petto, incrociandole le une con le altre, mentre con quei suoi occhi scuri e profondi, scrutava la figura davanti a sé.

«Cosa sai sul libro?» chiese il diavolo, rompendo così il silenzio che si era creato tra i presenti, con il solo rumore di quella fresca brezza a disturbarlo, «Quel libro è stato redatto poco prima della mia morte, 500 anni fa, non ricordo l'anno preciso ma di solito è presente nella rilegatura» «Continua» la esortò e lei di risposta sbuffò «Quel libro parla di una strana profezia, secondo la quale Dio maledisse il Diavolo alla sua caduta, e lo maledisse con la privazione di un bene grande come la vita, o meglio qualcosa che risiede in essa, ovvero l'amore. Decifrarlo non vi servirà a molto, non ci sono risposte dentro quel libro se non la solo profezia, riportata da una fonte non certa e data da una legenda medio-orientale» concluse la ragazza «Menti » «Perché dovrei mentire? Sono già morta e non esiste niente di peggiore della dannazione eterna» «Il tuo ragionamento non fa una piega, ma dammi qualcosa di più convicente» «Beh, se può interessarti non c'è modo di fermare una profezia: se sei stato maledetto, come il libro narra, il destino è segnato, così come quello di quella persona e in nessun modo, né bruciando il libro, né tanto meno uccidere quella persona, dall'identità non nota, potrebbe cancellarla. Pertanto andresti solo alla cieca».
Il ragazzo schioccò la lingua contro il suo palato, prima di iniziare ad inumidire, nervosamente, le sue labbra morbide e carnose, arrossandole lievemente «Yoongi» «Si »«Toglile le catene» «Ma Jimin- » «Non hai detto che Namjoon ha confermato ciò che lei ha detto? E inoltre sta dicendo la verità.» il ragazzo scosse leggermente il capo annuendo, spostandosi così verso la ragazza, protendendo le sue mani pallide e coperte da numerose vene e tendini, in avanti sciogliendo così i suoi esili polsi, segnati da macchie violacee che contrastavano con il netto pallore della sua pelle delicata.
«Facciamo un patto» disse il ragazzo mentre staccava una di quelle rose rosse dalla pianta, prendendola in mano «Ti darò di nuovo la vita: non lo faccio perché mi ha colpito il tuo comportamento o perché sono un essere caritatevole, bensì perché tu potresti tornarmi utile un giorno, sai troppe cose per rimanere lì sotto» disse prima di tendere la mano verso di lei, che era ancora restia a quel contatto «Avanti, so che odi la dannazione eterna, quindi accetta e basta. Ti sto offrendo qualcosa che perfino gli angeli desiderano con anima e corpo: una vita mortale» affermò con un tono troppo calmo e gentile per essere suo, troppo suadente; la rosa rimaneva tra le sue mani, con quelle sue spine pungenti, pronte a tagliare la pelle di chiunque si fosse avvicinato, mentre dal gambo fuoriuscivano delle piccole gocce di sangue.

La ragazza allungò, insicura, la mano stringendola poi attorno a quella del ragazzo, con quelle spine scure che tagliavano la sua pelle fredda e priva di sangue, lasciando che il dolore si espandesse a tutto il corpo. Ella strinse i denti, prima di lasciare uscire un gemito, un lamento di dolore, notando come la rosa si appassisze più i secondi passavano e la sua pelle prendeva colore, rimanendo comunque particolarmente candida: Jimin lasciò la presa poco dopo, lasciando cadere a terra il fiore ormai privo di vita, mentre la ragazza davanti a lui era rimasta sorpresa dal fatto che il suo corpo emanava un certo calore e sentiva come il suo cuore batteva nel petto «Ah dimenticavo, non puoi eliminare il patto che hai stretto con me, quindi non potrai mai mentirmi o tanto meno, non cercare di tradirmi. Ti rispedisco senza pensarci due volte nell'inferno» disse il diavolo, mentre si passava una mano nei capelli neri e soffici, ridendo compiaciuto «Ricorda che ogni cosa che farai io la saprò e la tua vita è strettamente legata a me» lei fece una smorfia di disapprovazione, prima di gettare lo sguardo su quel roseto.
«Ripensandoci non so il tuo nome, ma poco importa te ne darò uno io. Lasciami pensare» «Già immagino quanto la tua fantasia possa funzionare. E comunque avevo un nome prima di arrivare all'inferno» lui le lanciò un occhiataccia che la fece tremare e le fece abbassare la testa, in segno di un certo timore che stava albergando nel suo corpo «Poco importa se hai un nome, quello è del tuo passato e poi potrebbe sempre crearti, anzi crearmi qualche problema, quindi te ne darò uno migliore e certamente moderno» rispose, incrociando le sue labbra al petto «Umh, hai la pelle pallida come la ceramica» «Ero morta fino ad un secondo fa» «Cazzo, già so quanto sarà dura lavorare con te» disse il ragazzo mentre guardava Yoongi, il quale di risposta alzò le mani «Non guardarmi così Jimin» scosse la testa «La decisione è stata tua» disse prima di mordersi il labbro e ridere sotto i baffi. Il minore roteò gli occhi prima di tornare al suo pensiero iniziale «E da quello che deduco ti piacciono le rose...» si morse leggermente il labbro prima di arrivare ad una decisione «Ci sono, ti chiamerò Rosalba» «Dio, tra tutti i nomi proprio questo?! Alla faccia di un nome moderno!» chiese lei stranita «Ha un bel significato» «Significa rosa bianca, wow molto profondo Jimin» «Apprezza solo il fatto che ti ho ridato la vita, mi dovresti essere riconoscente» disse prima di fare qualche passo per superare la figura della ragazza «Tieni a mente il patto e soprattutto, non fare cazzate » disse serio «Qui ne vale della mia reputazione, della mia azienda, dove sarai costretta a lavorare e se hai un minimo di amor proprio per te stessa, allora vale anche per te» lei roteò gli occhi, sbuffando.

«Yoongi, occupanete tu, ho delle faccende da sbrigare ora, sono stato trattenuto fin troppo» disse prima di dileguarsi, lasciando i due piuttosto confusi. Essi si guardano un attimo, non sapendo né cosa fare, né cosa dire «No non credo lo farò, mi aspetta il riposino pomeridiano» lei lo guardò confusa «SeokJin hyung vieni qui!» urlò il ragazzo, prima che un ragazzo dalle grandi spalle e molto alto si materializzasse «Occupatene tu di lei» «Ma lei non-» «Non fare domande hyung, fai quello che ti ho chiesto, è ora del mio riposino pomeridiano» disse prima di scomparire nel buio di quella imponente abitazione, lasciando i due totalmente soli, avvolti dal silenzio.

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