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Capitolo 4

[Da Misaki]

La corvina aveva abbattuto un paio di giganti, non era al livello della sorella ma se la cavava, si muoveva bene ed era in gamba.

Non era al corrente della situazione in cui si trovavano i compagni, nonostante non fosse tanto distante dalla squadra di Eren e Armin però non poteva andare da loro.

Doveva concentrarsi sull'abbattimento dei giganti nelle vicinanze e lasciare da parte le preoccupazioni, in modo da svolgere al meglio il proprio compito.

"Va tutto bene? Ancora non abbiamo perso nessuno, cerca di non essere tu la prima." le ricordò Jean, allontanandosi l'attimo seguente.

I pensieri della giovane non erano un segreto, stava combattendo con tutte le sue forze ma era evidente dove avesse la testa, per questo le si avvicinò, doveva cercare in qualche modo di non farle perdere concentrazione.

"Non preoccuparti, sto bene." lo rassicurò.

La paura di perdere le persone a lei care non poteva svanire da un momento all'altro, però conosceva i suoi amici, sapeva che non si sarebbero fatti ammazzare così facilmente.

Non era quello il giorno in cui avrebbero perso la vita, era sicura di questo, avrebbero combattuto con tutte le loro forze per sopravvivere e lei non poteva essere da meno.

Notò un gigante avvicinarsi stranamente, non era uno dei soliti, non sembrava uguale agli altri, tuttavia si lanciò senza esitare.

Se avesse atteso oltre forse avrebbero perso dei compagni, non poteva lasciare accadere una cosa simile.

Cercò di muoversi rapidamente, così da non dare modo al gigantesco agire, in un attimo gli tagliò la nuca.

"Jean! Facciamo a gara a chi ne uccide di più? Non so se riuscirai a starmi dietro però!" alzò la voce per farsi sentire, considerando i loro continui spostamenti era normale comunicare con voce alta, altrimenti nessuno sentirebbe.

"Parli sul serio? Io l'ho sempre detto che sei una pessima persona." rispose, alzando entrambe le spalle.

Non era il tipo da scherzare su quel genere di cose, soprattutto se in momenti di pericolo come quelli, ma per lei doveva farlo.

Quando la corvina si trovava in certe situazioni sentiva il bisogno di sdrammatizzare, se nessuno la assecondava rischiava di spostare la sua attenzione altrove.

In altre parole doveva distrarsi scherzando.

Jean l'aveva capito, proprio per quello cercava di darle retta il più possibile.

Non voleva che qualcuno morisse a causa sua, ma nemmeno che la causa fosse altro, in altre parole avrebbe voluto non perdere nessuno.

"Cosa? Guarda che stasera ti faccio vedere io!" rispose spostandosi con un balzo poco dopo, aveva notato un gigante a distanza ravvicinata, se fosse rimasta li la avrebbe schiacciata.

La corvina controllò in giro, stava cercando di capire quanti fossero e di studiarne la posizione, doveva fare molta attenzione.

Spostò lo sguardo verso destra, notando una delle sue compagne di corso tra le mani di uno di loro.

In quel momento provò a pensare a un piano per portarla in salvo ma in pochi secondi era quasi impossibile trovarne uno.

L'unico modo che aveva per salvarla era puntare alla nuca come aveva sempre fatto, doveva tagliarla velocemente e tornare alla sua postazione.

I rischi erano molti e ne era consapevole, però non si trattava solo di una compagna, aveva passato con lei tempo a sufficienza per considerarla un'amica.

Non poteva lasciare finisse così, se avesse fatto finta di non vedere non sarebbe mai riuscita a perdonarselo, non aveva scelta che provare.

"Misaki, che diavolo fai? Torna qui!" urlò Jean, vedendo la giovane scagliarsi contro il gigante, ma non ottenne il risultato che sperava.

Non gli aveva dato ascolto, dopotutto ancora non era riuscita a superare il passato, voleva evitare di sentirsi responsabile per la morte di un altra sua amica.

Tagliò la nuca del gigante con facilità, che lasciò la presa, tuttavia non era finita.

La compagna finì a terra senza un graffio, ma un gigante proveniente da sinistra la avrebbe raggiunta in breve tempo.

Il rischio era alto ma Misaki non ci pensò, si avvicinò a lei sfruttando il movimento tridimensionale e la lanciò sopra uno dei tetti.

"Ce l'ho fatta. Certo che questi non mollano proprio eh, sto iniziando a stancarmi." disse, facendo passare il braccio sopra la fronte.

"Ti sei esposta troppo! Devi andare via di lì! Maledizione. Non fa mai come le dico." disse l'amico, facendosi in qualche modo sentire dalla corvina, che in quel momento non si rese conto del pericolo.

Uno di loro le arrivò alle spalle con l'intenzione di afferrarla, anche se non ci era riuscito Misaki mise accidentalmente male il rampino, scivolando di conseguenza.

Tentò in tutti i modi di sfuggirgli ma nel farlo rimase ferita al fianco sinistro.

Non era grave, o almeno non sembrava esserlo, tuttavia era impossibile muoversi senza provare dolore, faceva fatica ma non poteva fare diversamente.

Ne stavano arrivando altri da ogni direzione, era come in trappola.

Rimase appesa, di fianco a una delle case, stava cercando di salire sul tetto ma quel gigante le impediva i movimenti, l'unica cosa che poteva fare era tentare di scappare fino a quando non si sarebbe fatta venire qualcosa in mente.

Improvvisamente però uno di loro colpì la casa alle sue spalle, facendo cadere la corvina, portandola a chiedersi cosa avrebbe dovuto fare arrivata ormai a quel punto.

"Stupidi giganti! Non potete scannarvi tra voi? Ehi tu, guarda, quel babbeo è più bello di te!" disse con l'intento di provocarlo, indicando il gigante alle sue spalle, schivando subito dopo un altro colpo.

Dopo averlo evitato arrivò Jean, che la prese e la portò in un punto sicuro.

"Ci è mancato poco." disse Misaki dopo un sospiro di sollievo, portando di nuovo il braccio ad asciugarsi la fronte.

"Ci è mancato poco? Sei fuori di testa per caso? Si vedeva chiaramente che avresti corso un rischio troppo grande, perché l'hai fatto?" le chiese alzando la voce, era nervoso a causa del comportamento che la giovane aveva avuto e non aveva torto.

Misaki sapeva di aver sbagliato ma sentiva di dover salvare la compagna, non riteneva giusto lasciarla morire senza averci provato.

"Scusa, farò più attenzione. Adesso andiamo? Dobbiamo unirci agli altri." rispose, cercando di recuperare compostezza, non vedeva l'ora di vedere il resto dei suoi compagni.

Avanzò di appena qualche passo ma fu costretta a stringere i denti, era comunque ferita, provare dolore è naturale per tutti.

"Ti sei fatta male?"

"No, sto bene."

"Fammi vedere. Tsk, che razza di idiota si lancerebbe in mezzo a dei giganti senza un piano? Solamente una pazza." disse, sfogando con le parole ciò che aveva provato vedendola rischiare di finire in pasto a quei mostri.

La giovane non esitò a sorridere, mentre lui controllava quanto fosse profonda la ferita che si era fatta.

"Ti stai preoccupando per me?"

"Che domande sono, certo che sono preoccupato. Sei fortunata che non è profonda, altrimenti sarebbe stato un bel guaio. Da adesso cerca di fare attenzione però, non provare a diventare pasto per giganti chiaro?"

"Come se avessi voglia di morire." rispose ironicamente, posando lo sguardo altrove, poi si riunì con i compagni.

La prima cosa da fare era ricongiungersi con le altre squadre, poi avrebbero pensato al da farsi.

Il tempo era sembrato non passare mai, non vedeva l'ora di rivedere i suoi amici, tuttavia ad attendere la giovane c'era solo Armin.

"Hai mantenuto la tua promessa. Sono così felice di vederti." sorrise solamente dopo essersi avvicinata al biondo, a distanziarli era appena mezzo metro.

Non appena lo vide si abbassò in modo da avere un buon contatto visivo con lui, si era fatta prendere dall'entusiasmo, dopotutto data la situazione non poteva rimanere indifferente.

Lasciare un amico ed essere costretta ad allontanarsi ignara di tutto, continuando a combattere con l'ansia che possa accadergli qualcosa, è normale essere felici di sapere sia andata bene.

Tuttavia non tutto andò come sperava.

Notò subito una strana espressione sul viso del biondo, sembrava stesse pensando a qualcosa di terribile e le sue mani non smettevano un attimo di tremare.

Misaki non esitò a posare le sue su quelle di Armin, stava cercando un modo che lo aiutasse a calmarsi anche se non conosceva la ragione dietro quel suo comportamento.

Vedere l'amico in quello stato la distruggeva, non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi, era evidente fosse successo qualcosa.

A interrompere quel momento fu Mikasa, che subito dopo essere arrivata si precipitò da loro, abbassandosi in modo da poterci parlare.

"Sono contenta che stiate bene. Non siete feriti vero?" sorrise appena guardando la sorella, che si trovava alla sua sinistra, ancora teneva le sue mani strette a quelle dell'amico.

"Solo un graffio, ma passerà in fretta." rispose, notando comprensione da parte della maggiore, dopotutto sembrava stesse bene.

"Armin. Dov è Eren?" chiese Mikasa.

Misaki aveva notato che non era insieme agli altri ma sul momento non ci fece molto caso, voleva solo cercare di capire per quale ragione il biondo si trovava in quello stato.

Dopo l'arrivo di Mikasa notò un cambiamento, sembrava come spaventato da qualcosa, la giovane non sapeva cosa pensare, non avrebbe mai potuto arrivare da sola alla realtà dei fatti.

Armin trovò la forza di alzare la testa, tuttavia i suoi occhi parlavano chiaramente.

Misaki rimase immobile, in quel momento non riusciva a fare altro, avvertì una forte stretta al petto che le impediva qualsiasi movimento.

Il biondo riprese a parlare, facendo sentire alla corvina parole che avrebbe voluto non uscissero mai dalla bocca di nessuno.

Rimase ferma a riflettere su quanto aveva appena sentito, lasciando istintivamente andare le mani di Armin.

«Della nostra trentaquattresima squadra cadetti. Thomas Wagner, Nack Teaz, Millius Zermusky, Mina Carolina e Eren Yaeger! Sono morti eroicamente nell'adempimento del loro dovere!» questo era ciò che aveva detto.

I giganti avevano portato via loro un altra persona cara, procurandogli un dolore immenso, un dolore che dovevano cercare di reprimere.

Si trovavano ancora sul campo di battaglia, abbandonare tutto non era qualcosa che potevano decidere da soli.

La soluzione più logica in questi casi è tentare di superare momentaneamente i propri traumi, Misaki però non riusciva a farlo.

Non si trattava di qualcosa che avrebbe potuto lasciare da parte di punto in bianco, non tutti hanno la forza di farlo, a differenza della sorella non era forte a tal punto.

"Eren ha perso la vita per salvare me. Non sono riuscito a fare nulla. Vi chiedo scusa!" continuò il biondo, non smettendo di piangere neanche per un attimo, si sentiva responsabile.

La corvina posò la testa contro il suo petto, subito dopo si lasciò andare, non riusciva più a trattenere le lacrime.

Il cuore le era andato in pezzi, non poteva fare altro che sfogarsi piangendo, tuttavia rimase con la testa bassa proprio per non farsi vedere dal biondo.

Afferrò con forza il braccio di Armin e strinse i denti, mostrarsi fragile era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare, per questo cercò di nascondere il più possibile ciò che provava in quel momento.

Misaki non stava soffrendo solo per Eren, aveva stretto un legame anche con gli altri, soprattutto con Mina, con il tempo la loro amicizia continuava a crescere.

Non avrebbe mai immaginato che quei giorni felici non sarebbero mai più tornati, non poteva sapere che la loro morte sarebbe arrivata così presto, non voleva accettarlo.

"Misaki, ti chiedo scusa...Non ho mantenuto un bel niente, sono qui solamente perché Eren è stato mangiato al posto mio. Se non mi avesse salvato io sarei-" il biondo venne interrotto dalla giovane, che improvvisamente lo strinse in un abbraccio.

Fu un gesto istintivo, voleva cercare di tranquillizzarlo in qualche modo ma era anche sconvolta da quanto accaduto, inconsciamente stava solo cercando l'abbraccio di un amico.

Mikasa aveva intenzione di intervenire ma attese ancora un momento, voleva concedere loro del tempo per parlare anche se poco.

"Non dirlo neanche per scherzo! Sono così felice che tu sia qui con me adesso." rispose, continuando a stringere il biondo tra le braccia.

Desiderava restare così ancora per un po', ne sentiva il bisogno.

Il fatto che non fosse possibile non le sfiorò la mente, passò in secondo piano a causa di tutto il dolore che stava provando, in quel momento nient altro le importava.

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