𝑊𝑒 𝐴𝑟𝑒 𝑆𝑖𝑚𝑖𝑙𝑎𝑟
I giorni che seguirono la confessione dei propri sentimenti furono per William i più bui che avesse mai vissuto nei suoi sedici anni di esistenza. Passò ore ad autocommiserarsi e più di una volta i suoi pensieri presero una piega del tutto sbagliata, portandolo a toccare il fondo. Tentò in ogni modo di distrarre la propria mente, seppur nel modo sbagliato, rischiando forse l'overdose, ma pareva che quella sensazione di inadeguatezza e quell'odio profondo non volessero abbandonare il corpo del ragazzo, nonostante tutto. William non tentò nemmeno di nascondere la propria sofferenza. L'indossò quasi con naturalezza e ne fece sfoggio davanti a chiunque, chiudendosi a riccio ogni volta che qualcuno si avvicinava a lui per tentare di riportarlo a com'era un tempo. Non era qualcosa che William sarebbe stato in grado di fare: ripercorrere i propri passi era assolutamente fuori discussione. Il Will che tutti avevano conosciuto era sparito, celato dietro al terribile dolore che lo soffocava, e nessuno avrebbe potuto sapere se alla fine William sarebbe riuscito a strappare le corde della propria sofferenza, che lo bloccavano e gli impedivano di aggrapparsi mentre cadeva, o se semplicemente avrebbe rinunciato alla propria vita. Lui, dal canto suo, nemmeno si poneva questi problemi, mentre si isolava e lasciava che la rabbia covasse maligna dentro di lui. Ma alla fine la sua rabbia sarebbe esplosa, e lui non avrebbe potuto fare altro che sfogarla, in qualche modo. In qualsiasi modo. Era una giornata grigia come tante prima di lei, nell'ultimo periodo. L'inverno gelido si era portato via fino all'ultimo raggio di sole, e pareva essere decisamente geloso del suo prezioso tesoro. William si era rifugiato in un angolo, durante la pausa pranzo, per evitare tutti quegli sguardi puntati su di lui, pronti a giudicare ogni sua mossa, a demolirlo con la sola forza del pensiero. Si era sparsa la voce, nel frattempo, della sua presunta omosessualità. Il ragazzo d'altronde se l'aspettava, certo, ma per un attimo aveva sperato che la sorte sarebbe stata clemente con lui e gli avrebbe risparmiato anche quella sfortuna. Ovviamente, le sue speranze quasi infantili erano state vane. E più pensava a quanto fosse stato stupido, più la rabbia montava, e alla fine divenne intollerabile anche all'aria che entrava ed usciva dai propri polmoni. A interrompere il suo flusso di coscienza ci pensò Jed, passandogli davanti silenziosamente, senza degnarlo di uno sguardo, pregando che fosse troppo concentrato sui propri pensieri per accorgersi di una nullità come lui. Ma William si accorse della sua figura minuta, se ne accorse eccome, e per un attimo si vide così simile a lui che quasi provò compassione per quel povero ragazzo.
"Ma guarda chi si vede" esclamò con un tono di voce più alto del necessario, per assicurarsi di essere sentito. Jed si immobilizzò, e presto il panico s'impadronì del suo corpo, senza che lui potesse controllarlo. "Stavo proprio pensando di venire a cercarti. Sai, senza la tua compagnia è tutto molto più noioso." Will alimentò con generosità il mostro che stava nascendo nel suo cuore, dandogli in pasto ognuno dei suoi pensieri distruttivi. Camminò con una lentezza straziante verso Jed, sentendosi pericoloso come mai era stato fino a quel momento. Il mostro dentro di lui stava mettendo a tacere ogni accenno di razionalità, imponendosi con violenza inaudita. Una violenza che, sebbene stesse quasi uccidendo William dal dolore, lui accolse volentieri, perché ormai sapeva che avrebbe dovuto convivere con l'abominio che per tanti anni gli altri avevano plasmato e che ora, affamato, si era svegliato dal suo letargo. "Sai, ho quasi l'impressione che in qualche modo il karma mi stia restituendo il favore. Non lo trovi buffo? Sono caduto in basso almeno quanto te." La belva ormai incontenibile scoppiò in una risata per nulla adatta al contesto, e William le diede voce. Jed boccheggiò un paio di volte in cerca di parole cui appigliarsi, ma tutto intorno a lui c'era solo terrore. La ferocia di William fiutava quella paura e se ne nutriva, diventando sempre più grande. Quando finalmente i due ragazzi arrivarono ad essere a un passo l'uno dall'altro, William non conservava più niente di umano. "È maleducato dare le spalle a chi ti sta parlando" borbottò William con un leggero ghigno stampato in volto. Jed aveva provato parecchie volte a muoversi, a tentare di scappare dalla morsa delle tenaci zanne del suo predatore, ma il suo corpo non gli obbediva. "Cavoli, sei sempre così.. come potrei dire? Oh, sì, ecco: patetico" ringhiò William, afferrando Jed per una spalla e obbligandolo a guardarlo negli occhi. "William, ti prego..." sussurrò Jed, come se questo bastasse affinché l'animale che aveva davanti rinunciasse al proprio spuntino. "Per cosa mi stai pregando, sentiamo? Ma, soprattutto, con quale coraggio tu implori qualcosa davanti a me? Pensi sul serio che io possa starti a sentire? Sei così stupido da credere che in qualche modo io, mosso dalla compassione, possa lasciarti in pace?" William afferrò l'altro ragazzo per il colletto della camicia dell'uniforme scolastica, accecato completamente da tutto quello che per tanto tempo aveva lasciato fermentare dentro di sé. Avvertì le mani prudergli, e sorrise flebilmente al pensiero di come si sarebbe sentito meglio se solo avesse colpito il tenero viso del ragazzo che, di fronte a lui, non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia. Poi, fu un attimo. La bestia dentro di lui, presa dalla frenesia, aveva lasciato che un briciolo di buon senso minasse l'insensibilità che lei stessa aveva diffuso in ogni angolo del corpo di William. E, improvvisamente, tutto apparve com'era. William non era mai stato davvero risentito nei confronti di Jed. Forse sì, quando erano ancora piccoli e Jed non gli dava abbastanza attenzioni, ma tutta quella messinscena che andava avanti da anni non era di sicuro dovuta a quella sciocchezza. No, affatto, perché William in quel momento per la prima volta vide tutti quegli aspetti che avevano in comune, e capì che da sempre l'odio che aveva pensato di covare nei confronti di Jed in realtà non era rivolto ad altri che a sé stesso. L'unica colpa di Jed, ammesso che qualcuno potesse davvero considerarla tale, era assomigliargli.
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