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chapter twelve.


「 a JAMES BEAUFORT fanfiction 」
chapter twelve

















Bilancio dopo il primo giorno ad Oxford:
dormire 0, distrazioni 10.
Complimenti, Amaya Grace. Era quello lo scopo, decisamente.
Pensai, dopo aver portato la mano sulla sveglia, che segnava le sei in punto del mattino, la spensi, e poi soffocai un urlo disperato con il cuscino.

Quella notte insonne non era stata d'aiuto, considerando il fatto che sembravo uno zombie vagante per il campus.
Lin, ad esempio, cercava di parlarmi, ma il mio cervello era altrove.

"Capito?"

"Eh?" feci una smorfia, cercando di riprendermi.

"Tranquilla. Ieri hai già fatto un'ottima impressione, andrai benissimo" mi disse Lin.
Eravamo sedute in attesa di ultimare il secondo colloquio.
Nel mentre una ragazza uscì piangendo, dall'ufficio in cui sarei entrata a breve.
La ragazza mi guardò spalancando gli occhi e addentando il fagiolino che stava lentamente gustando.
Chiusi gli occhi, poggiandomi con la testa vicino al muro. Fin quando non mi chiamarono.

"Quante persone ci sono in questa stanza?" chiese un esaminatore, dopo le presentazioni iniziali.

"Se prendiamo come base di discussione la percezione diretta, posso dire di percepire due entità esterne a me stessa. Quindi, la risposta ovvia sarebbe... tre" risposi tentennando sull'ultima parola.

"Provi un'altra volta" mi suggerì il secondo esaminatore
"Mi dica, quante persone si trovano in questa stanza?" continuò.

Deglutii, e cominciai a torturarmi le dita, sperando che la risposta mi uscisse di getto, o d'altro canto, sperando che quel colloquio finisse il più in fretta possibile.

"Allora? Come è andata?" mi chiese Jude, sedendosi accanto a me, Lin e Ruby.

"Poteva andare meglio. Alla prima domanda mi sono bloccata, ma poi ho recuperato" risposi sorridendo lievemente. Anche lui mi sorrise di rimando, e poco dopo si voltò: seguii il suo sguardo e vidi un ragazzo a me conosciuto.

"Volevi sederti qui?" il moro chiese a James, indicando il posto accanto a me, dove lui si era accomodato.

"No, lascia stare" rispose il biondo, andandosi a sedere in una fila lontana da noi. Lo osservai di sottecchi, era infastidito, lo si percepiva anche dal modo in cui si tolse la giacca blu notte rimanendo con la camicia. Distolsi lo sguardo quando il moro parlò.

"D'accordo, è il momento che iniziamo" ci avvisò Jude, alzandosi e andando vicino la cattedra.

"Benvenuti alla sessione domanda e risposta degli studenti. Ho trascinato qui alcuni dei miei compagni con la scusa che ci sarebbero stati degli snack. La maggior parte di loro adesso ha una fame da lupi e si sente tradito!" disse facendo ridere i presenti in aula
"Ma spero che qualcuno vorrà rispondere alle vostre domande. Cominciate!" ci informò, aprendo la braccia, invitandoci a dire qualcosa.

"Quanto è faticoso studiare qui? Si ha il tempo per avere una vita privata?" domandò una ragazza dai capelli mori e corti.

"Nila" Jude incitò una degli studenti frequentanti di Oxford, a rispondere alla domanda.

"Rispetto alle altre, questa università è sicuramente più tosta"

"È vero però niente paura, c'è sempre tempo per la vita privata" continuò Jude, guardandomi. Corrucciai le sopracciglia, e lui ridacchiò
"Altre domande?"

"Avete contatti con gli studenti degli altri college o la routine vi tiene separati? Voglio saperlo perché devo capire se devo dire addio alle mie migliori amiche" fu il turno di Lin, che nel pronunciare l'ultima frase, abbracciò me e Ruby.

"Di solito i college restano piuttosto distinti, uno studente che per esempio sceglie Balliol, non avrà molto a che fare con il Saint Hilda's. Preferiscono tutti non confondersi" rispose educatamente il moro.

"Il Balliol è un college di Oxford elitario" si intromise con tono arrogante, James.

"Questo è un tipico esempio di ciò che direbbe uno studente del Balliol, grazie" Jude lo indicò
"Altre domande?" lo evitò.

"Che media di voti hai?" continuò saccente il biondo. Mi voltai di scatto verso di lui: che razza di domanda era?

"Come scusa?"

"Voglio essere sicuro che tu abbia le competenze necessarie per prepararci alla vita di Oxford" rispose James, sogghignando.

"Alcuni vorrebbero fare delle vere domande, capisco che tu sia noto per queste tue stupide domande fuori luogo, ma che ne dici di far parlare loro invece di farci perdere tempo?" diedi voce ai miei pensieri, e guardai il ragazzo dai capelli dorati, in cagnesco.

"Quale è il problema?" inarcò un sopracciglio.

"Trovo mostruoso che tu in un attimo riesca ad essere come lui" mi poggiai allo schienale della sedia, guardando di fronte a me.

"Come chi?"

"Come tuo padre" risposi di getto, e lui si gelò sul posto.

"Okay, forse volete..."

"Chiudi la bocca, buffone!" fermò sul nascere ogni tentativo di Jude, di placare la situazione.

"Lascialo in pace" alzai gli occhi al cielo.

"Ti sto rovinando il primo appuntamento?" sputò acido. Lo guardai chiudendo gli occhi in due fessure, e così fece lui.

"Che diavolo sei venuto a fare qui? Vuoi andare al tanto prestigioso Balliol, ma non far finta che sia una tua decisione" mi girai completamente verso il ragazzo.

"Cosa?" sussurrò a denti stretti.

"È la tua strategia! Allontani tutti da te così nessuno si accorge che in realtà sei solo un vigliacco che preferisce il ruolo di marionetta piuttosto che lottare per quello che vuole veramente" dissi con tono sprezzante. Lui chiuse le labbra, e abbassò lo sguardo.
Sentendo il silenzio attorno a me, guardai i presenti in aula e capii di aver forse esagerato. Un'altra volta.

Con ancora il cuore che batteva forte per colpa dell' agitazione, presi il mio quaderno e corsi fuori dall'aula.

Mi diressi verso la mia stanza, e maledissi le mille rampe di scale che mi separavano da quell'ultima, nel momento in cui sentii chiamare il mio nome.

"Amaya!"

"Nelle ultime settimane mi hai ignorato a regola d'arte, potresti riprendere da lì?" mi fermai, portando l'attenzione su James, che si trovava qualche scalino sotto di me.

"E se ti dicessi che hai ragione?" scrollò le spalle. Schiusi le labbra, guardandolo con espressione confusa
"Faccio cose imperdonabili, mento, nascondo i miei veri sentimenti, ma non ti permetto di giudicarmi perché faccio tutto questo solamente per te" ammise con gli occhi lucidi.

"Di che cavolo parli, Beaufort?" strinsi il quaderno al petto.

"Lascia stare" scosse il capo, cominciando a scendere le scale. Spalancai la bocca.

"Parla chiaro, non ho tempo per i tuoi stupidi enigmi. Dio, mi fai impazzire!" sbottai, girandomi per allontanarmi.

"Tu mi fai impazzire!" scattò, invertendo la rotta e seguendomi
"Lo sai cosa mi fai? Pensi che sia facile vederti ogni giorno, seduta nella mia classe e sentire la tua voce?" gesticolò.

"Sciocchezze" feci una smorfia, scrollando il capo
"Non puoi mettermi in imbarazzo davanti ai tuoi stupidi amici e poi comportarti come se fossi stata io ad aver frainteso tutto" dissi alzando il tono di voce, fronteggiandolo. Lui boccheggiò, non proferiva parola. Ondeggiava lievemente il capo.

"Non posso, Amaya. Mi dispiace, ok?" comunicò con voce bassa, aggiustandosi i capelli, scendendo nuovamente le scale.

"E perché sei qui, allora? Perché sei venuto a parlarmi?" chiesi con voce rotta.

"Perché... perché-"

"So cosa vuoi da me, o meglio, so cosa vuole tuo padre! Ma tu: tu non sai cosa vuoi dalla vita, tu non sai niente" alzai nuovamente il tono di voce, ed esausta da quella discussione, girai i tacchi e salii sul pianerottolo dove si trovava la mia stanza, decisa a lasciarmi tutta quella situazione alle spalle.

Presi le chiavi dalla tasca, ma per colpa del tremore delle mie mani, mi caddero. Mi accasciai per prenderle, e stavo per inserirle all'interno della serratura quando percepii qualcuno dietro di me.

"So esattamente cosa voglio" sentii pronunciare con decisione, quelle parole.

"Perché non lotti per averlo?" mi voltai e mi inchiodai ai suoi occhi azzurri.

"Perché non è mai importato a nessuno" abbassò il capo.

"A me sì, stupido idiota!" mi avvicinai a lui, ammettendo per la prima volta ad alta voce, di provare un certo interesse per James Beaufort.

"Altrimenti pensi che avrei scatenato tutto questo putiferio?" gli chiesi, quando fui ad un palmo dal suo viso. Lui non rispose. Alzai gli occhi al cielo, dandogli le spalle, provando ad andarmene.

Non me ne diede il modo, perché mi prese per un braccio, costringendomi a voltarmi.

Le labbra di James si schiantarono sulle mie mentre portava entrambe le mani al lato del mio viso, non mi diede il tempo di realizzare cosa stesse succedendo: fu un bacio che lasciò entrambi senza fiato, e una sensazione nuova si fece strada dentro di me.

Le nostre labbra si muovevano disperatamente l'una contro l'altra, in un misto di disperazione e desiderio, mentre le mie mani trovarono strada tra i suoi morbidi capelli dorati.

Mi trascinò contro la porta, che con molta fatica aprii, utilizzando la chiave che poco prima era caduta per terra, ed entrammo nella mia stanza, chiudendoci la porta e tutto l'odio che provavamo, alle spalle.



















LA GUERRA È FINITA!
ce l'hanno fatta sti due idioti,
meglio tardi che mai!
siamo giunti quasi al termine della storia, TRISTEZZA :,)

come sempre se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e un commento <3

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