chapter three.
「 a JAMES BEAUFORT fanfiction 」
⋆ chapter three ⋆
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"Signorine, davvero i miei complimenti. È esattamente come l'avevo immaginata. Una festa di benvenuto con i fiocchi!"
Quelle furono le ultime parole famose, che il rettore riservò a me e Ruby: perché neanche il tempo di finire la frase, che calarono le luci e saltarono fuori un gruppo di spogliarellisti.
L'occhiata che ci scambiammo io e la mora, bastò per renderci conto, che ad aver rovinato l'evento a cui tanto avevamo lavorato, era stato James Beaufort, con la sua combriccola di sudici idioti.
"Se non mi posso assicurare di tenerti la bocca chiusa, posso far sì che nessuno ti crederà più quando la aprirai. Uno a zero per JMB"
Mi disse il biondino, poco prima che il rettore ci convocasse nel suo studio. Non ci volle un genio per capire che ci avrebbe punito:
James non poteva più giocare a lacrosse ma doveva aiutarci con il comitato degli eventi, mentre io dovevo far sì che il prossimo evento fosse perfetto. Altrimenti potevo scordarmi della lettera di referenza.
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"Senza offesa, ma è orrendo" commentai quando vidi la proposta di un ragazzo, per il manifesto del gala di beneficenza.
"Wow!" Ruby mi diede una gomitata
"Grazie per tutto il lavoro che hai fatto!" disse, guardandomi male. Cercando di non demoralizzare il poveretto.
"Già! Grazie!" forzai un sorriso, massaggiandomi il punto dove la ragazza mi aveva colpito.
"Sul serio , il motto per il gala di beneficenza, è bianco e nero?" si intromise una quarta voce.
"Per te è un problema, Beaufort?" lo guardai in cagnesco.
Ero davvero arrabbiata con quel ragazzo, probabilmente gliel'avrei fatta pagare per quello scherzetto di cattivo gusto che mi aveva rovinato gli accordi con il rettore. Avrei davvero voluto prenderlo a sberle.
"Per il vostro funerale" avanzò a passo svelto, sedendosi accanto a me
"Pensavo che volessi far bella figura con Lexington per quella referenza" alzò le sopracciglia.
"Visto il tuo ritardo, potresti stare almeno in silenzio? Oppure invece del gala vuoi che organizzi il tuo funerale?" incrociai le braccia al petto.
"Lexington vuole che partecipi" si giustificò, lanciandomi un'occhiata di sfida.
"Vuoi contribuire dando giudizi sensati? Altrimenti potremmo semplicemente ignorarti" commentai distogliendo lo sguardo da lui.
"Vorrei dare un contributo, se me lo chiedessi" poggiò i gomiti sulle ginocchia, e mi osservò.
"Qualche altro input sul manifesto?" lo ignorai beatamente. Ma nessuno rispose.
"Una festa in stile vittoriano nella sala principale. Dress code dell'epoca, illuminazioni con candele e un'orchestra che suona pezzi vittoriani" continuò James.
"È un'idea..." geniale. Pensai.
"Terribile" conclusi ad alta voce.
"Pensaci Amy, potrebbe funzionare" cercò di farmi ragionare Lin.
Aveva indubbiamente ragione: quella di James era un'idea perfetta per il gala di beneficenza. Il problema è che quest'idea era stata partorita da James, appunto. Non potevo dargli questa soddisfazione! Non dopo quello che aveva fatto.
"Hai un progetto per il manifesto?" chiese Ruby, procurandosi un'occhiataccia da parte mia.
James si alzò, sfiorandomi, per sbaglio, la spalla e si diresse alla lavagna. Stracciò il manifesto del tema che ormai avevamo bocciato.
Prese in mano la matita e cominciò a disegnare sul foglio bianco, sotto lo sguardo curioso dei presenti.
Quando finì, si spostò in modo che tutti potessero vedere il meraviglioso abito disegnato.
"Cosa dovrebbe essere?" alzai le sopracciglia.
"Hai bisogno di un paio di occhiali? Magari rosa così li abbini alle tue unghiette" mi canzonò. Lo guardai male e lui sbuffò
"Una dama in costume vittoriano per il dress code, e intorno realizziamo un bel collage" mi illustrò la sua opera.
Mi morsi il labbro inferiore. Non potevo controbattere, perché tutto ciò, aveva più che senso.
"Stranamente silenziosa, Amaya Waldorf " mi richiamò il biondo. Sospirai e sotto lo sguardo accusatorio di Ruby, mi alzai.
"Chi di voi è d'accordo con l'idea dell'idiota qui presente?" lo indicai con il pollice, ma evitai di guardarlo.
"Ouch!" mi prese in giro, toccandosi il petto con fare teatrale. Gli diedi una gomitata.
"Allora?" Ruby incitò i componenti del comitato. E tutti alzarono la mano, favorevoli all'idea di James.
"Due a zero, Amelia" sibilò al mio orecchio.
Chiusi gli occhi cercando di non voltarmi e stampargli le cinque dita della mia mano sulla guancia.
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"Salve a tutti! Mi chiamo Philippa, ma voi potete chiamarmi Pippa. Quando mi sono preparata per entrare ad Oxford è stato utile confrontarmi con gli altri con domande concrete ed è esattamente quello che faremo in questo corso" l'insegnante si avvicinò al banco mio e di Lin, chiedendoci di passare i fogli, con le domande che ci sarebbero state fatte ai colloqui per l'università, ai banchi dietro di noi.
"Lei, ci legga la prima domanda, a voce alta" ordinò la donna ad un ragazzo seduto al banco dietro il nostro.
"Se puoi fornire motivazioni alle tue azioni, significa che dette azioni, sono razionali?" lesse intonando alla fine una nota confusa.
"Anche i sentimenti sono una motivazione delle azioni. Quante decisioni prendiamo ogni giorno sulla base di emozioni?" rispose Lin.
"Trovo strano fare una distinzione così rigida tra emozioni e razionalità come se la testa e il cuore si escludessero l'uno con l'altro" intervenne Alistair.
"Se agisco secondo principi che ritengo ragionevoli, e ne soffro... le mie azioni sono razionali?" domandò Lydia.
"Si evince chiaramente che persone diverse hanno principi diversi. Io non definirei mai ragionevole, per esempio, un'azione che ferisce me o qualcun altro" espose Ruby. Ed io annuii, trovandomi d'accordo con lei.
"Ci sono alcuni principi che sono sempre validi" controbatté con fare prepotente, James
"Mettiamo che hai due offerte di lavoro, con una guadagni di più e con una di meno, ma saresti più felice. È più razionale decidere di accettare il lavoro meglio pagato" continuò, facendo riferimento palesemente alla situazione economica di Ruby.
"Solamente se si agisce secondo un principio monetario, che nel tuo caso è normale" intervenni io, girandomi per guardare il ragazzo.
"Prima di tutto, non mi conosci. E secondo, in questo mondo nessuno si interessa a te se non hai i soldi, dovresti saperlo" iniziò ad alterarsi poco alla volta. Emisi una risata sarcastica.
"Se fin dalla nascita ti inculcano questo, allora è chiaro che il tuo principio di razionalità si basa solo su questo principio. Patetico e vergognoso persino per te, non trovi?" inclinai il capo.
"Le discussioni appassionate vanno bene, ma per favore niente offese!" ci riprese l'insegnante.
"Sei qui da meno di una settimana, ma chi ti credi di essere?" mi squadrò il biondo
"Sei sola nella tua torre della superiorità morale" sputò acido.
"Almeno io non vivo trattando le persone come spazzatura solo perché sono ricco!" lo imitai.
"Cerchi di controllare le persone con questo tuo caratteraccio, ma finora come è andata? Sei ancora da sola" alzò l'angolo destro della bocca.
"Beaufort, tu non fai altro che rappresentare un benessere ed una reputazione alla quale non hai affatto contribuito. Il tuo nome, la tua eredità, i tuoi stupidi scherzi, dimostri solo quanto sei vuoto" alzai di poco il tono di voce. Feci una breve pausa
"Poi vieni a dirmi che nessuno si interessa a te, ma solo ai tuoi soldi. Non te lo domandi neanche il perché?" conclusi. Vidi l'espressione di James cambiare, e i suoi occhi diventare lucidi. Per un millisecondo mi pentii di quelle parole, però ormai quel che fatto è fatto e non potevo rimangiarmele.
E quando il ragazzo si alzò di scatto, facendo cadere la sedia, e quando lo vidi uscire da quell'aula, a grandi falcate e furioso, capii di aver esagerato.
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ciaoo!
questi due sono assurdi! litigano sempre!!
speriamo facciano pace :P
come sempre se il capitolo vi è piaciuto, lasciate una stellina e fatemi sapere cosa ne pensate<3
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