
chapter ten.
「 a JAMES BEAUFORT fanfiction 」
⋆ chapter ten ⋆
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"Tranquilla Amy, vedrai che arriverà presto la tua lettera. Insomma, l'hanno inviata a Cyril!" disse bevendo un sorso d'acqua dalla borraccia color pesca.
"Quell'idiota ha ricevuto la lettera prima di me!" mi disperai poggiandomi con la fronte sul libro di filosofia.
Ci trovavamo nell'aula studio, per cercare di capire qualcosa dei testi che ci aveva assegnato il professor Sutton.
"Arriverà, vedrai" mi rassicurò, accarezzandomi il braccio
"Vado un attimo al bagno, forse ho bevuto troppa acqua" fece una smorfia, toccandosi la pancia.
"Sì d'accordo, ti aspetto qui" le dissi ridacchiando, tornando a leggere e a sottolineare le nozioni fondamentali di quegli strani filosofi.
"Eccola qui, la nostra piccola sirenetta" una chioma bionda, si avvicinò al mio tavolo. Alzai gli occhi al cielo.
"Hai bisogno di qualcosa, Ursula?" chiusi il libro, guardando la ragazza, e le sue tirapiedi.
"Devo dire che stai prendendo molto bene il rifiuto, lo sai? Che peccato che non fossi presente, sarà stato terribilmente drammatico" disse ed io subito capii che si riferiva alla situazione mia e di James. La guardai chiudendo gli occhi in due fessure, stringendo i denti.
"James! James, ma come?! Ma perché non vuoi stare con me? James!" scimmiottò il mio tono di voce. Provocando una risata da parte delle ragazze che aveva portato con sé.
"Vuoi davvero sapere cosa sarà terribilmente drammatico se continui così, Elaine?" mi alzai fronteggiandola
"Anzi, non vuoi saperlo davvero. Se ci tieni alla tua incolumità" la squadrai. Lei fece un sorrisetto sghembo.
"Chi non aveva capito che sarebbe finita così, non solo è cieco, ma anche stupido" continuò, con un'espressione disgustata.
"Certo che vi completate tu e Beaufort. A livello di cattiveria siete uguali" sibilai, mettendo libri e penne nella borsa
"Sai cosa c'è? Tienitelo stretto, il tuo dolce e caro James Beaufort. Ammesso che lui ti voglia, ovviamente" conclusi, sorridendole falsamente e uscendo da quella stanza.
Per la fretta mi scontrai contro qualcosa, o meglio, qualcuno. Chiusi gli occhi quando riconobbi la sua inconfondibile acqua di colonia.
Alzai lo sguardo ed immediatamente incontrai il suo. Per un secondo potei notare un luccichio nei suoi occhi, che subito si spense, quando corrucciò le sopracciglia.
"Guarda dove metti i piedi la prossima volta" sbottò. Sbuffai e con una spallata lo sorpassai.
"Stupido troglodita" sussurrai nel mentre.
"Come, scusa?" mi bloccò per il polso costringendomi a fermarmi.
"Stupido troglodita" scandii bene le parole, guardandolo di sottecchi, facendo sì che mi togliesse la mano dalla mia pelle
"E non mi toccare. Piuttosto tieni a bada la tua gallina ammaestrata, che la prossima volta che mi parla non sarò benevola come oggi" dissi riferendomi ad Elaine e ciò che era accaduto pochi minuti prima. Lui inclinò il capo confuso.
"Sei in cerca di guai, Amelia?" mi scrutò con i suoi occhi chiari.
"Io no di certo" scrollai le spalle
"Ti ripeto: non toccarmi, non parlarmi e non guardarmi mai più, Beaufort" chiarii per poi andare verso il bagno delle ragazze, sentendo il suo sguardo addosso.
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Finite le lezioni, tornai a casa e filai in camera mia, rimuginando su ciò che c'era tra me e Beaufort. E su come avesse rovinato tutto, all'improvviso.
Scesi al piano di sotto per prendere una camomilla calda, poiché avevo i nervi a fior di pelle. Effettivamente non sapevo se fossi arrabbiata, delusa, amareggiata per questo suo improvviso cambio di comportamento nei miei confronti. Pensandoci meglio, forse era un bene che fosse tornato tutto come prima: il nostro rapporto poteva sfociare in qualcosa di pericoloso.
"Signorina Amaya! È arrivata per lei!" sorridente, Dorotea corse verso di me, porgendomi una lettera color panna; mi soffermai ad osservare l'oggetto, con il respiro pesante
"Suvvia, la apra!" battette le mani, come a risvegliarmi dal mio stato di trance.
Io annuii, estraendo il foglio che si trovava all'interno e cominciai a leggerne il contenuto.
"Gentile Amaya G. Waldorf, siamo molto felici di informarla che è stata-" spalancai la bocca e non finii di leggere, perché la notizia di essere stata accettata per effettuare i colloqui ad Oxford, mi lasciò senza parole
"Oh mio Dio!" esultai, abbracciando la domestica, che in quel momento si trovava lì insieme a me, al contrario dei miei genitori.
"Congratulazioni signorina! Vuole che la aiuti a preparare i bagagli?"
"Assolutamente!"
⋆
Il giorno della partenza arrivò subito, ed io non stavo più nella pelle. Avrei presto incontrato Ruby e Lin, così avremmo potuto fare un giro del college insieme.
Ammesso che riuscissi ad arrivare sana e salva agli alloggi.
"Serve una mano?" chiese qualcuno alle mie spalle, mentre cercavo invano di aggiustare la rotella della mia valigia, che aveva deciso di rompersi proprio una volta che il mio autista era già andato via ed ero rimasta in solitudine, in mezzo a quell'immenso cortile.
"No grazie, faccio da sola" risposi non voltandomi verso l'individuo sconosciuto.
"D'accordo, ti aiuto" insistette, abbassandosi alla mia altezza e con un solo colpetto, aggiustò la rotella mal funzionante.
"Oh, grazie" sorrisi, mettendomi dritta con la schiena, riuscendo finalmente ad vedere il ragazzo dalla chioma color cioccolato.
"Di niente. Sei qui per i colloqui?" domandò scrutandomi con i suoi occhi nocciola; io annuii
"Beh, gli alloggi sono-" cominciò, indicando un punto lontano da noi.
"Dopo il prato e giro a destra" lo interruppi
"Grazie lo stesso, ci hai provato" sorrisi, superandolo per andare nel campus.
"Figurati, è stato un piacere conoscerti!" disse in lontananza. Mi girai, continuando a camminare, giusto per salutarlo con una mano.
Dopo aver sudato sette camicie diverse, e aver salito davvero parecchie scale, riuscì finalmente ad arrivare alla mia stanza.
"Dovrebbero installare delle ascensori in questo posto" borbottai tra me e me, salendo l'ultimo scalino.
Mi avvicinai alla porta della camera, e infilai la chiave nella serratura. Mi fermai sentendo un tonfo.
Curiosa mi voltai, volendo vedere chi fosse lo sfortunato che aveva la stanza ad un piano così alto, di fronte la mia.
Strabuzzai gli occhi vedendo un biondino dagli occhi azzurri, che conoscevo, purtroppo, molto bene. La sua reazione fu quasi identica alla mia: era sorpreso.
Ci guardammo per un lasso di tempo indefinito. Più volte provai a sbattere le palpebre, sperando fosse un abbaglio, una brutta visione e che una volta strofinate le palpebre, sarebbe svanito:
e invece no, lui era ancora lì, di fronte a me, nella sua camicia e giacca color blu notte e con i capelli perfettamente in ordine.
Era lì, e se aveva intenzione di rovinarmi il soggiorno ad Oxford, lo avrei conciato per le feste.
Il segreto per non perdere la testa è guardare avanti, mai indietro.
Sbuffai voltandomi di scatto, aprendo la porta e mi fiondai all'interno della camera, lasciando il ragazzo da solo in quel corridoio.
È un metodo infallibile, se si riesce a seguirlo.
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hiii!
sono tornata :P
e con me anche i litigi e le occhiatacce
di James e Amaya...
chissà se Oxford li aiuterà a riavvicinarsi :P
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