chapter eleven.
「 a JAMES BEAUFORT fanfiction 」
⋆ chapter eleven ⋆
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Da secoli, vincitori di premi nobel, capi di stato, scrittori e scienziati, studiavano lì, e presto avrei potuto essere una di loro.
Dietro quelle mura mi aspettava il mio futuro. Da anni attendevo quel giorno, e finalmente era arrivato.
"Per quelli che non mi conoscono, sono Jude, frequento il secondo anno e vi accompagnerò per il processo dell'ammissione" iniziò il ragazzo che avevo incontrato il giorno prima
"Nel primo colloquio, i professori testeranno la vostra abilità nel pensiero critico e la capacità di sviluppare una posizione riguardo un tema. Nel secondo colloquio, vorranno verificare come lavorate sotto pressione. Nel terzo ed ultimo colloquio, vorranno capire la vostra personalità e e se siete adatti ad Oxford" mi voltai verso Ruby e Lin, e ci scambiammo occhiate elettrizzate. Prima di cominciare a muoverci, con la nostra guida, insieme al gruppo di studenti, per raggiungere l'aula .
"La prima sessione è tra quarantacinque minuti, quindi avete ancora tempo per ripassare i vostri appunti e mangiare un boccone. Vi chiamerò io, tutto chiaro?" concluse, facendoci poi cenno di entrare nella stanza, per prendere posto e accomodarci.
Io e le due ragazze prendemmo posti separati, in modo tale da evitare distrazioni e prepararci al meglio per l'imminente colloquio.
Non sapevo da quanto tempo fossi seduta a rileggere i miei appunti, ma probabilmente era passato un bel pò.
Mi girai per vedere quante persone restassero prima che arrivasse il mio turno, ma il mio sguardo fu catturato da una figura che aveva appena fatto il suo ingresso nell'aula.
Accartocciai i fogli che tenevo stretti nelle mani, nell'esatto momento in cui anche i suoi occhi celesti mi videro. Alzò leggermente le sopracciglia, per poi guardare altrove e prendere posto, fortunatamente, lontano da me.
"Amaya Grace Waldorf" Jude chiamò il mio nome, così frettolosamente riposi tutto nella borsa, dello stesso color glicine della mia giacca, e mi alzai, pronta per il colloquio.
Avevo appena finito gli scalini, che avrebbero portato all'uscita dell'aula, quando d'un tratto, qualcuno mi prese delicatamente la mano.
"Buona fortuna" sussurrò James, distogliendo lo sguardo dalla mia figura, e lasciando andare la presa.
Schiusi le labbra e battei più volte le palpebre, restando con la mano a mezz'aria, cercando di capire cosa diavolo fosse appena successo. Perché l'aveva fatto?
Scossi il capo, uscendo da quella stanza. Quando fui fuori, mi accarezzai il punto precedentemente toccato dal ragazzo.
"Hey, non devi essere nervosa. Ce la farai" mi disse Jude, vedendomi visibilmente scossa
"Vieni, ti accompagno" si propose, ed io annuii, cercando di scacciare l'immagine del ragazzo dai capelli dorati.
"Tu eri nervoso?" chiesi al moro.
"Stavo molto peggio di te, eppure mi hanno preso lo stesso" mi sorrise
"Ci vediamo dopo?"
"Certo" dissi per poi avvicinarmi alla porta che avrebbe realizzato tutti i miei sogni
"Grazie" mi voltai verso Jude, facendo un sorriso, poi poggiai la mano sulla maniglia, varcai l'ingresso della stanza.
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"Come è andata?" dissi all'unisono insieme a Lin.
"Prima tu!"
"Molto bene credo! Mi sono divertita un sacco a discutere con loro" cominciai entusiasta della piega che aveva preso il colloquio.
"Il mio professore invece aveva un mono sopracciglio scuro che lo faceva assomigliare in modo pazzesco a un infuriato Mister Bean, non riuscivo a smetterla di fissarlo" fece una faccia spaventata
"Se ne sarà accorto?"
"Ma no! Non credo" ridacchiai.
"Ciao. Come è andata? Tutto bene?" una terza voce si aggiunse alla nostra conversazione.
"Tutto bene"
"Sì"
"Avete bisogno di rilassarvi un po', è indispensabile. Stasera alle otto, stile Oxford?" chiese Jude inclinando il capo.
"Assolutamente sì!" feci un piccolo applauso.
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"Che posto magnifico! Ci vorrebbero delle torce" commentai sarcasticamente, entrando nel pub consigliato da Jude.
"Ti abituerai" mi disse quest'ultimo poggiandomi una mano sulla spalla. Sorrisi
"Venite con me" disse poi, portandoci con sé.
"Santo cielo" sussurrai, continuando a camminare a testa altra, facendomi strada tra i tavoli.
"Che succede?" chiese Ruby; Lin le diede un colpetto indicando un gruppetto di ragazzi sorridenti, seduti, che erano intenti a bere delle bevande.
"È ovunque. È un incubo" alzai gli occhi al cielo scrollando il capo.
"Ignoralo" mi consigliò Lin. Io annuii.
Lui mi vide, e subito il suo sorriso si spense. Prese un sorso dalla sua bibita, e mi guardò di sottecchi.
Sorpassai il suo tavolo, di conseguenza superai anche lui, chiudendo gli occhi per un attimo, beandomi del suo profumo, inconfondibile anche in quel posto più che puzzolente.
"Prego, signorina" Jude, da vero gentiluomo, mi fece accomodare. Lo ringraziai, prendendo posto.
"Eccola qui, la specialità della casa è da non perdere per chiunque venga ad Oxford. Grazie" disse il ragazzo, quando la cameriera portò ciò che avevamo ordinato poco prima.
"Ha un odore..." portai il bicchierino vicino al naso, e strizzai gli occhi per il forte odore di alcool scaduto
"Sgradevole" lo poggiai sul tavolo
"Non c'è dello champagne?" mi guardai intorno.
"Ho avuto la stessa reazione la prima volta" il moro cercò di rassicurarmi.
"Davvero?" chiese Lin, analizzando il suo bicchiere.
"A fine serata correvo nudo per il campus, recitando poesie a squarciagola" ridacchiò, rispondendo alla ragazza.
"Vorrei evitare questo tipo di esperienza" risi lievemente.
"Ne riparliamo quando sarai una studentessa" mi fissò, portando il bicchierino all'altezza dei nostri volti
"Salute"
"Salute" dicemmo, per poi brindare e buttare giù la "specialità della casa".
"Davvero forte" commentò Lin, con un'espressione disgustata.
"L'avevo detto"
Arricciai il naso, allontanando da me il bicchiere.
Mi girai di spalle, sentendo la schiena bruciare, come se qualcuno mi stesse insistentemente osservando: mi aspettavo di trovare lui, con lo sguardo sulla mia figura, ma invece no, e non c'era da sorprendersi.
Ero stata stupita anche solo a pensare una cosa del genere. In fin dei conti, lui aveva rovinato la nostra amicizia. Non era di certo colpa mia.
Lui per me non doveva esistere; ogni volta, però, che il mio sguardo cadeva su James Beaufort, sentivo qualcosa. Nulla di buono di certo. Probabilmente era l'odio che provavo nei suoi confronti.
"Scusatemi, prendo una boccata d'aria" sospirai, alzandomi dallo sgabello e uscendo di fretta da quel posto, che cominciava ormai a diventare sempre più piccolo.
Quando finalmente fui fuori, tornai a respirare normalmente. Mi poggiai con la schiena alla porta e chiusi gli occhi, cercando di scacciare quel tale dai miei pensieri. Mi stavano rovinando l'esperienza ad Oxford, e non potevo dargli quella soddisfazione.
"Tutto bene?" chiesi, quando mi fui avvicinata ad una ragazza nascosta nell'ombra, che era intenta a vomitare.
"Spero sia una domanda retorica" rispose, sedendosi su una sedia, posta lì fuori. Riconobbi subito la sua voce.
"Per caso sei nervosa per i colloqui, Lydia?" domandai, prendendo posto di fianco a lei.
"Non mi importa di come andranno i colloqui, tanto non potrò entrare ad Oxford" disse, accavallando una gamba sopra l'altra.
"Perchè no?" corrucciai le sopracciglia, e lo sguardo mi cadde sulle sue mani, poggiate sulla sua pancia. Collegai i punti, e deglutii rumorosamente. Lydia era in dolce attesa.
"È di.."
"So che è una follia tenerlo" mi interruppe, per poi fare una pausa
"Ma non ho mai amato nessuno come amo lui. E amo anche lui" le scese una lacrima, mentre osservava il grembo
"Dannati ormoni" tirò su con il naso.
"Ci sono ottimi programmi per le mamme ad Oxford" le dissi
"Noi non ci conosciamo, ma lo vedo come sei a scuola, come hai tenuto duro tutto il periodo con-" mi bloccai non pronunciando il suo nome
"Se qui c'è qualcuno che ce la può fare, quella sei tu" conclusi, facendole portare l'attenzione su di me.
"Ora capisco perché non riesce a dimenticarti. Fai sembrare tutto possibile, anche ciò che sembra una stupida illusione" dichiarò, poggiandosi con il capo, al muro. Corrucciai le sopracciglia, non capendo a cosa si riferisse.
"Di cosa parli?" mormorai.
"Tu non ti sei accorta di quanto soffre?" mi osservò di sottecchi. Un brivido mi percorse la spina dorsale. Scrollai le spalle.
"È stato lui a lasciarmi andare" dissi decisa, non guardando la ragazza rossa.
"La più grande dimostrazione d'amore, è proprio lasciare andare" concluse, per poi alzarsi ed entrare nel pub, lasciandomi seduta da sola.
Dopo poco feci per entrare nell'edificio, aprii la porta e quasi come una calamita, la mia attenzione fu portata su James, e a quanto pare, lo aveva colpito lo stesso magnete, perché il suo sguardo, non appena mi vide, si addolcì.
Avevo dentro mille emozioni contrastanti; lo osservai chiudendo gli occhi in due fessure e scuotendo il capo. Mi morsi il labbro inferiore, e decisi che era meglio lasciar stare ogni tentativo di parlare con quella zucca vuota.
Feci retromarcia, tornando fuori e dirigendomi verso la stanza del campus che mi avrebbe ospitato per quelle notti, che sarebbero state sicuramente insonni, a causa di un ragazzo problematico dai capelli biondi e occhi azzurri.
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ciaooo!
capitolo alquanto soft,
per prepararvi al prossimo :P
siamo quasi arrivati alla fine,
e un po' mi dispiace devo ammetterlo!!
come sempre se il capitolo vi è piaciuto, lasciate una stellina e un commento <33
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