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XX. Perdo di vista le priorità

Adonis

Kronos ha appena lasciato il privé.

Da bravo fidanzato, teoricamente dovrei tenere a cuore la persona che ho accanto ed esserle fedele, ma quando Kronos è nei dintorni, entro in tilt.

I miei pensieri si confondono. Vorrei stargli vicino il più possibile e so che l'unica cosa bella che posso dargli è il mio corpo.

Non ho nient'altro da offrirgli. Non hanno mai fatto altro che ripetermi di essere un idiota, di essere inutile. Sono un bel faccino, una fantastica presenza e, rispetto a lui e alla sua intelligenza, mi sento minuscolo.

Posso solo illuminargli un po' il muso lungo con qualche battuta o farlo stare bene in altri modi, quelli che mi riescono benissimo.

Sybilla è fantastica, lo so bene, ma non sarà mai Kronos. Nessuno potrebbe esserlo. Non ho idea se l'amore faccia quest'effetto, ma qualsiasi cosa sia, non voglio darle un nome. Qualsiasi cosa sia, mi aggrapperei a tutto e ucciderei chiunque per tenermela stretta.

Non che non provi attrazione nei confronti di Sybilla, anzi. In realtà trascorriamo molto tempo insieme e tutti non fanno che dirmi che siamo ben affiatati, che probabilmente farebbe per me.

Sì, ma non è Kronos.

Mi lascio cadere sul divano, sorseggiando ancora un po' dello champagne dalla bottiglia che Kronos stava vuotando.

«Mi cercavi, no? Eccomi qui, amore.»

Sybilla mi scruta con quegli occhi castani da cerbiatta. «Che ci facevi qui solo con lui?»

«Andiamo», allargo le braccia, «cosa potrei mai fare con quello psicopatico? Sai bene che Artemis e suo padre collaborano e che c'è un torneo imminente. Gli sto fornendo solo delle informazioni che Artemis vuole che gli dia.»

Non posso permettere che qualcuno sappia della nostra storia. Sono abbastanza confuso. Posso considerarla una storia? Una relazione? A me non sembra una relazione; insomma ci vediamo di tanto in tanto, beviamo, ci divertiamo molto, davvero molto. Ogni tanto parliamo, ma di cose superficiali, perché entrargli in testa è impossibile, e poi succede che non si fa vedere anche per settimane.

Ora, non sono un esperto di relazioni, ma credo che la nostra non rientri perfettamente nella definizione esatta.

Amici? Nemmeno, a volte ho più la sensazione che voglia uccidermi.

Nemici? Forse, opterei per nemici con benefici, ma comunque non posso parlargliene. Mi fido di lei, ma non a tal punto.

«A me non sembrav-»

Mi tiro in piedi e afferro Sybilla, poggiandole le mani sui fianchi e tirandola a me. Le do un bacio, premendo con foga le mie labbra sulle sue. Non sarà mai lo stesso sapore, non riesco a sentire nulla. Le sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Non devi preoccuparti. Kronos è un mio alleato. E poi lo hai visto? Insomma, non credo proprio gli piacciano i ragazzi. Ma neanche le ragazze, secondo me non sopporta nessun essere vivente. Ha sempre il broncio.» Mi scosto e mi allontano da lei, che segue ogni mio movimento. Apro la porta. «Ho occhi solo per te, dolcezza. Ora, se vuoi scusarmi, ho una festa che ha bisogno di me.»

Esco di scena con una certa soddisfazione nel petto. So che è ai miei piedi, anche se non mi fido del tutto. Non sono uno sciocco.

Quando raggiungo il balcone, mi affaccio dalla balaustra. Sorrido soddisfatto, quando vedo tutte quelle persone ballare al centro della sala. Ridono felici, ondeggiando con i drink tra le mani. Sapere che tutte quelle emozioni sono mie. Gioco con le loro emozioni e li incateno a me, rendendoli dipendenti dalle mie feste, dalla felicità e dai miei giochi da tavolo. Le droghe che vengono vendute li trasformano nei miei schiavi, nei piccoli cagnolini mansueti che farebbero di tutto per me, pur di avere un'altra dose o di sentirsi ancora così felici.

Una mano mi picchietta la spalla e mi volto. Un enorme sorriso mi increspa le labbra, quando individuo Artemis. «Ti stai divertendo?» Inclino il capo.

Artemis sorride e scuote la testa. Mi dà un buffetto sulla guancia. «Togliti quel ghigno sfrontato dalla faccia.»

«E perché mai? Sai benissimo che avevo ragione e che grazie a me, adesso, abbiamo tanti ospiti che hanno intenzione solo di divertirsi per merito nostro.» Mi appoggio alla balaustra e socchiudo gli occhi. La musica mi inonda la mente, mi fa sorridere tranquillo. È così forte da rintronare i pensieri, allontana la voce di mio padre. Non riesco a sentire le sue urla contro di me, né il tonfo delle bacchettate sulle mani.

Artemis mi guarda e mi accarezza la guancia. «Lo so, ma non voglio che tu ti metta nei pasticci.»

Ha la voce preoccupata. La osservo per qualche istante. I capelli scuri sono raccolti in una coda di cavallo alta. Non è una donna che ama particolarmente truccarsi, ma ho sempre pensato che fosse bellissima e affascinante come poche. Mi son sempre domandato perché non avesse nessuno al suo fianco, ma quando la vedo agire e affrontare clienti pericolosi e grandi il doppio della sua taglia, mi rendo conto del motivo.
Non ha bisogno di nessuno, sa benissimo cavarsela da sola. Nessun uomo o donna sarebbe alla sua altezza.
È autonoma, indipendente, e non le interessa nessuno, nemmeno un po'. Le sue priorità siamo noi: io e Hydra.

Non la ringrazierò mai abbastanza per avermi offerto un posto dove dormire e per avermi accolto come un figlio. Non so cos'abbia visto in me, ma spero, un giorno, di poter essere tanto importante per qualcuno allo stesso modo.
Hydra è la mia sorellina, mi preoccupo di lei in ogni istante. «Dov'è Hydra?»

Artemis riporta l'attenzione su di me, distogliendo lo sguardo dalla festa. «L'ho portata in camera. Volevo si riposasse un po'...» Sorride divertita, «lo sai che mi dice sempre che le piace il figlio di Uranus?»

Aggrotto la fronte. Potrebbe essere la mia rivale in amore, ma non credo che con Kronos se la caverebbe. «Ma chi? Kronos?»

Artemis mi sbircia, lasciandosi sfuggire un sorriso. «Interessante come tra tre fratelli, di cui uno è il tuo migliore amico, ti venga in mente l'unico con cui è impossibile avere a che fare.» Sghignazza.

Mi raggelo. Non so cosa sa o cos'ha notato, ma il terrore di poter aver appena fatto un passo falso mi distrugge. «Beh, è anche il più carino, secondo me. Lo sai che apprezzo sempre la bellezza, al di là del chiaro carattere di merda.»

Lei ridacchia e scuote il capo. «No, non lui.»

«Iapetus?» Storco il naso. «L'età è quella, dai. Alla fine ha sedici anni e lei tredici, anche se non ce la vedo proprio. Insomma, Hydra sembra già una ventenne, è anche più matura di me. Con Iapetus dovrebbe fare da mamma-»

«Neanche lui. Dice che Hyperion è molto carino.»

Annuisco. In realtà non posso darle torto. Insomma, pur essendo Hyperion uno stronzo coglione e altezzoso, ha pur sempre il fascino di famiglia. «Quanti sono? Dieci anni?»

«Tredici. Ma le passerà, sono quelle cotte che abbiamo tutte da ragazzine.» Mi accarezza i capelli e mi abbandono al suo tocco, socchiudendo gli occhi. «È tardi. Perché non vai a riposare? Penso io alla festa, qui. Hai fatto già abbastanza.»

Mi stringo nelle spalle. Non vedo Sybilla, credo se ne sia tornata a casa. Kronos ormai dev'essersene andato anche lui, anche se vedo ancora qui i suoi fratelli.

«Buona notte, allora.»

«Buona notte, Adonis. E mi raccomando non sognare troppo il fratello bello.»

Mi irrigidisco. La guardo con attenzione e inarco un sopracciglio. Vorrei chiederle cosa sa, ma ho paura di scoprire la risposta. «Stai esagerando. Piuttosto dovresti dirmi di non sognare troppo me stesso. Insomma, mi hai visto?» Allargo le braccia con fare teatrale e indico la mia meravigliosa persona.

Artemis ride e scuote il capo. «Vai a dormire.»

Mi allontano divertito, fischiettando allegro. Affondo le mani nelle tasche dei pantaloni e, dopo aver preso l'ascensore, raggiungo il nostro appartamento. Mi sfilo le scarpe, lanciandole in aria e mi blocco, quando vedo Hydra ancora sveglia.

Se ne sta seduta sul divano a guardare la televisione, mangiucchiando delle patatine. «Ehi, tesoro, non dovresti andare a letto?»

Hydra mi fissa con quegli occhi verdi come smeraldi scintillanti. «E tu perché sei qui? La festa ha fatto schifo?» sghignazza. «Non c'era la tua odiosa fidanzatina?»

Quando dicevo che tutti credono che Sybilla sia perfetta per me, escludevo ovviamente Artemis, Iapetus e Hydra. Loro la detestano.
Tutti gli altri abitanti della città dei reietti credono che siamo una coppia fantastica.

«Mi spieghi cosa ti ha fatto di male?» Mi siedo accanto a Hydra e inizio a sgranocchiare insieme a lei.

«Non lo so.» Scrolla le spalle, «non mi piace e basta.» Si stiracchia, guardando un film thriller. «Comunque, quando sarò abbastanza grande, mi farò un tatuaggio con un serpente, proprio come quello.» Indica il personaggio, con un tatuaggio lungo tutto il braccio.

«Ne sei sicura? Io non potrei farmene mai uno. La sola idea di avere addosso una cosa per sempre mi terrorizza... mi annoio subito.»

«E di Sybilla quando ti annoi? Così possiamo festeggiare.»

Le do una gomitata, ridacchiando. «Stupida.»

«Mai quanto te.»

🫀🫀🫀


Non so in che momento mi sono addormentato, perdendo i sensi, ma sento una mano scuotermi con violenza e sgrano gli occhi. Il cuore mi schizza in petto dal terrore.

«È successa una cosa.» Artemis ha il tono serio.

Sento i battiti riverberare fino in bocca. Potrei vomitare il cuore. Mi tiro in piedi e la seguo, senza fare domande. Almeno non subito.

«Dove stiamo andando?» Inizio a scendere le scale del locale. Per istinto prendo il mio pugnale. «Cos'è successo?»

Artemis mi sbircia. «Non sono sicura di come reagirai, se te lo dicessi...» Spinge in avanti la porta dell'ingresso secondario.

L'aria è gelida. Mi si stanno congelando le palle, ma i miei occhi dardeggiano subito sulla figura a terra. Sybilla giace in una pozza di sangue. È pallida e ha gli occhi sgranati.
Mi sento un mostro. Non sento chissà quale dolore, ma so che è comunque colpa mia.
Non l'amavo certo, ma iniziavo a tenere a lei. Mi faceva piacere la sua compagnia e di sicuro non volevo che morisse.

Mi avvicino a lei e mi piego sulle ginocchia. Le abbasso le palpebre, così da darle almeno un attimo di pace. «Hai chiesto a qualcuno se ha visto chi è stato?»

Artemis sbuffa piano e scuote il capo. «Nessuno ha visto nulla. Mi dispiace.» Mi accarezza la schiena.

Dovrei piangere, ma non riesco. So chi è stato. E vorrei solo spaccargli la faccia. Come al solito si comporta come un pazzo, senza aspettare spiegazioni. Sybilla non aveva fatto nulla di male e, se aveva dei problemi, doveva parlarne con me.

È il solito idiota fuori controllo. Non posso perdonargli anche questa.

Mi tiro in piedi e stringo i pugni. Mi fanno male i palmi, tanto che incastro le unghie nella carne. «Ci penso io. Ci vediamo più tardi.»

Artemis aggrotta la fronte. «Ma dove vai? Ormai sono tutti in giro e svegli. È pericoloso, Adonis. Ti aiuterò io a trovare il colpevole-» Prova a prendermi per le spalle, ma riesco a sfuggire alla sua presa.

Scuoto il capo. Alzo lo sguardo verso le nuvole grigie e i flebili raggi del sole. A quest'ora villa Hell è deserta. «Non preoccuparti. Ci penso io.»
Inizio a correre, prima che Artemis tenti di bloccarmi di nuovo.

Le gambe mi si muovono a passo svelto, senza che io le comandi. Ignoro tutti quelli che provano a fermarmi per strada per conoscere la prossima festa.
In questo momento ho solo un nome in mente.

Kronos.

E devo parlargli.
Questa volta non in modo pacifico. Deve pagarla.

Arrivo davanti alla finestra delle sua camera. Questa volta no. Deve sapere che ho intenzione di affrontarlo, ma non di nascosto. Non merita quel genere di attenzione.

Decido di bussare contro il batacchio del portone principale, come un ossesso. Non mi importa di Uranus, né di Iapetus né di Rhea. Anche Hyperion non potrebbe fermarmi dal prendere a pugni quello psicopatico del cazzo.

Ad aprirmi è il mio migliore amico, che aggrotta la fronte.
«Che succede?»

Entro in casa, scansandolo. «Kronos?»

«In camera, stiamo solo noi, ma perché?» Iapetus sembra confuso.

Non gli rispondo. Gli chiedo solo di lasciarci in pace e salgo le scale, sbattendo i piedi.
Spingo in avanti la porta della camera di Kronos, chiudendomela alle spalle con un tonfo.

Lui alza appena lo sguardo dal libro che sta leggendo. Se ne sta disteso sul letto e alza un sopracciglio. «Avevo riconosciuto i tuoi leggiadri passi...» chiude il romanzo con un tonfo. «Che vuoi?»

Mi dà fastidio. Ha anche il coraggio di chiedermelo. Una scarica di rabbia mi attraversa la schiena. Gli vado incontro e lo afferro per la camicia, tirandolo su verso di me. Kronos non reagisce, si limita a fissarmi. «Hai ucciso Sybilla!» Lo lascio, facendolo scontrare contro il materasso.
Lo sento mugugnare qualcosa, ma non mi soffermo più di tanto. «Che cazzo di problemi hai? Sapevo di non potermi fidare di te!»

Kronos si alza e mi viene incontro. «Stai facendo un macello per una semplice puttana.»
Non ci vedo più dalla rabbia. Gli mollo un pugno in volto, spaccandogli il labbro. Kronos mi fissa sorpreso. Avrebbe potuto muoversi, ma non l'ha fatto. Si porta una mano sul labbro sporco di sangue e mi guarda. «Hai finito? Ti sei sfogato abbastanza, ora?»

Gli punto un dito contro. «Perché? Che cazzo ti frulla nella testa?» Mi fa male in petto, dalla rabbia. Forse non mi interessa nemmeno che sia morta, quanto più sapere le sue motivazioni. «Non aveva fatto nulla.»

Kronos torna a distendersi sul letto. La sua flemma mi innervosisce solo di più. «Mi ha minacciato, Adonis. E mi dispiace, ma non le avrei permesso di andare oltre con quella stupida ling-»

Torreggio su di lui e gli lancio il libro dall'altra parte della camera. «E dovrei crederti? O semplicemente ti dava fastidio l'idea che non fossi il tuo cagnolino?!»

Kronos mi afferra il polso, stringendolo. «Innanzitutto, Adonis, l'ho vista parlare nel bosco con Athena, ieri. Si è avvicinata a te per arrivare a me e uccidermi. È quello che ho provato a dirti ieri sera.»

Mi viene da ridere. «Certo, perché il mondo gira attorno a te, vero? Siamo tutti stupidi esseri al tuo cazzo di servizio.»

Kronos digrigna i denti. Si mette seduto sul letto e mi assesta un pugno alla pancia. Di colpo mi brucia tutto il corpo e mi manca il fiato. Avevo dimenticato quanto facessero male i suoi colpi. I miei a confronto devono sembrargli carezze.
Mi sfugge un rantolo e mi accascio sulle ginocchia, ai piedi del suo letto. «Sei un idiota del cazzo. Avrebbe ucciso entrambi.» Mi prende per il mento, costringendomi a guardarlo. Incastro i miei occhi nelle sue pozze nere, infiniti buchi neri senza fondo. Mi sento inghiottito da quello sguardo, potrei andare in capo al mondo se me lo dicesse. Sono in balìa del suo mare nero in tempesta e mi lascerei portare nei suoi abissi, se solo me lo concedesse.
Quando sono con lui, non sento più nulla.

«Guardami bene, Adonis.» Alza di più il mio mento e deglutisco. Gli poggio una mano sulla gamba. Tentenna, ma non mi scaccia. «Nessuno mi minaccia. Nessuno mi toglierà la possibilità di vincere questo torneo del cazzo.» Mi accarezza appena la guancia col pollice. Resterei ai suoi piedi sempre, lo adorerei se me lo lasciasse fare. Riuscirei a perdonargli qualsiasi cosa e me ne rendo conto solo adesso che sono in ginocchio davanti a lui e la rabbia è solo un'eco lontana. Si sporge verso di me, per sussurrare al mio orecchio. «E nessuno può toccarti come faccio io.»

Il mio stomaco fa una capriola. Mi tiro in piedi e imprimo le labbra sulle sue, assaporando il sapore metallico del suo sangue. Mi siedo a cavalcioni su di lui. Kronos sussulta appena e mi stringe i fianchi, proseguendo con una scia umida di baci sul collo.

Sento appena un cigolio della porta. Kronos si volta in direzione del rumore. Fa per parlare, ma lo costringo a riportare l'attenzione su di me, tirandogli appena un po' i capelli. Sorrido, conoscendo la sua ossessione per i capelli, eppure mi lascia fare tutto.

«Io sono qui, tesoro. Vuoi che ti implori di nuovo?»


🫀🫀🫀

Mi guardo intorno nella sua stanza. Mi sistemo al meglio la camicia, lasciandola comunque sbottonata e fisso gli scaffali zeppi di libri.

So che Kronos è un genio, mi vergogna ammettere di non saper leggere. Lui si sistema il maglione nero e mi si avvicina. Non dice nulla, intreccia solo le mani dietro la schiena. «Non mi sembri tipo da lettura.»

«Affatto.» Mi volto verso di lui e sorrido. Non so se ha capito qualcosa, ma preferisco fingere che non sia nulla. Sono più bravo a mentire e irretire chiunque nella mia ragnatela di menzogne. Gli poso un bacio sulla guancia, restando per qualche secondo con le labbra sulla sua pelle, un po' arrossata. Lo vedo mentre cerca di trattenere un sorriso, eppure le sue labbra si piegano appena all'insù.

«Ci vediamo, tesoro. E grazie allora per aver risparmiato entrambi ed essere stato brutalmente sincero.»

Kronos mi guarda male e sbuffa. Mi accompagna alla porta. Saluto Iapetus che mi ammicca allegro, mentre se ne sta seduto sul divano a guardare la televisione.

Ripercorro il percorso all'indietro. Non riesco mai a restare concentrato con Kronos, perdo di vista il mio obiettivo.
Ogni volta.
Dio mio, datti un contegno, Adonis.
Sbuffo e torno a casa. Il locale è vuoto, così come l'appartamento.
Questo è strano.

Provo a chiamare Artemis, ma non mi risponde. Hydra esce dal bagno, con i capelli ancora bagnati addosso. «Che succede?»

«Tua madre?»
Tecnicamente Hydra è un'orfana. Sua madre l'ha abbandonata in una cesta una volta arrivata nella città dei reietti. Artemis l'ha salvata e cresciuta come fosse sua.

Hydra scrolla le spalle e aggrotta la fronte. «Sarà uscita. Ha ricevuto una lettera da Uranus, poco fa. Così mi ha detto.»

Uranus non era in casa. Il terrore mi assale. E se le fosse successo qualcosa? E se ci fosse un tranello? Non posso permettermi di perdere Artemis.

«Dov'è il biglietto?»

Hydra mi indica un foglio sul tavolo del salotto. Mi acciglio. Non riesco a leggerlo e mi tremano le mani. Hydra me lo strappa. «Dice che deve vedersi con lei e Hades al solito posto nel bosco.»

Scuoto il capo ed esco di casa. Devo tenere Hydra al sicuro per ora. Ho bisogno dell'aiuto di Kronos, di nuovo.

Le mie strade portano sempre a lui, alla fine.

🫀🫀🫀

Angolino
Buonsalve.
Brutta ma buona notizia(?).
Ho finito gli esami. Sto lavorando alla tesi e tra un mese mi laureo. Non so se continuerò ad aggiornare due volte a settimana (anche perché in realtà non vedo neanche questo interesse, ma questo è un altro argomento💀).
Non so se ToB sarà l'ultima storia che pubblicherò, ma vedremo.
Comunque sia è probabile che io aggiorni una volta a settimana in questo mese, così magari vi do anche il tempo per leggere con calma e recuperare.
Grazie ai miei pochi gattini che continuano a seguirmi e a voler bene a me e ai miei personaggi pazzi.
Alla prossima 🫀

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