𝐒. 𝐋𝐮𝐜𝐢𝐮𝐬 𝐌𝐚𝐥𝐟𝐨𝐲.
DRACO's POV
qualche giorno dopo
Sono passati giorni dalla morte di Silente, e ogni notte è un abisso che inghiotte il mio riposo. Ogni attimo è un tormento, e mi chiedo se questa sia la punizione che Voldemort ha scelto per me. Ma non sa che, in fondo, io non sono più solo. In me vivono due persone: io stesso e quella che ha sacrificato tutto senza sapere che avrei venduto l'anima per tenerla al sicuro, insieme al nostro bambino. Eppure, il suo destino è ormai scritto.
Siedo nella mia stanza, la finestra aperta, le ginocchia tirate al petto mentre osservo da lontano mia madre e Phyton passeggiare nel nostro giardino, che ora sembra un cimitero di ricordi. La vista di quel silenzio mi strazia. Poi, un flashback mi investe come un fiume in piena. Mi ritrovo a rivivere quel momento...
Inizio flashback
Non può essere vero... Non può. Pensai, mentre l'immagine di Phyton che uccide Silente mi si imprimeva negli occhi come un marchio.
Non avevo il tempo di urlare, né di capire cosa stesse succedendo, che Piton mi afferrò per il colletto e mi spinse fuori dalla stanza con una violenza inattesa.
«Fuori, subito!» ordinò, spingendo tutti noi nel corridoio oscuro.
Ma mentre uscivamo, restai paralizzato a osservare Phyton, ancora lì, immobile, come un automa, di fronte a quella scena, con gli occhi persi nel vuoto che Silente aveva lasciato dietro di sé.
«Phyton! Vieni!» gridai, ma la sua risposta fu un silenzio che tagliò l'aria.
«No.» La voce di Piton fu un ringhio basso, ma autoritario. Con un gesto secco della testa, ci fece cenno di allontanarci.
Proprio allora, il mio peggior nemico, Harry, comparve nell'ombra, la bacchetta pronta, puntata su Phyton e il bambino che portava in grembo. Un abisso gelido mi prese, mentre Piton, senza esitazione, si frappose tra Harry e lei, come uno scudo umano.
«Andiamo!» gridò Piton, e io non capii se stesse parlando a me o a sé stesso. La sua voce riecheggiò nel corridoio deserto.
La tensione aumentava mentre correvamo, tra il rumore della battaglia che infuriava all'esterno. Poi, a un segnale di Piton, mi precipitai con Phyton tra le braccia, materializzandomi in un istante, lontano da quella torre di morte.
Nel buio della mia casa, un piccolo barlume di speranza: mia madre, viva, sana e salva. Ma negli occhi di Phyton, leggevo il riflesso di un destino che stava per incatenarla.
«Portala di sopra!» ordinò mia madre, le mani tremanti di pianto, ma la voce piena di una forza che non mi aspettavo.
La presi tra le braccia e salii le scale, mentre il mio cuore batteva più forte ad ogni passo. Ma non riuscivo a dimenticare la discussione che ci aveva separati.
Seduto accanto a lei, cercai di mantenere la calma, ma il dolore mi sfuggì tra le labbra:
«Come hai potuto?» Le parole mi uscirono più deboli di quanto avessi voluto.
Lei non rispose, continuando a fissare il soffitto, lontana, come se quel gesto non fosse mai esistito.
«Hai segnato il destino di nostro figlio, lo sai?» provai ancora, ma la risposta fu un colpo secco.
«Oh, e da quanto ti interessa il destino di "nostro" figlio?» rispose, senza guardarmi, con un tono glaciale che mi trapassò come un coltello. «Lo hai chiamato mostriciattolo, volevi che morisse, e ora ti preoccupi del suo destino?»
Il dolore mi esplose dentro. Mi alzai di scatto, sbattendo la mano contro la poltrona. «Cazzo!» urlai, cercando di sfogarmi.
Poi, guardai il suo viso, fragile e spaventato. Le mani tremavano, ma io non potevo lasciare che quella paura ci separasse.
«Phyton, ascoltami.» La presi tra le mani, forzando il suo sguardo verso di me. «Quella creatura che porti dentro di te... l'ho sentita scalciare. Era reale, Phyton. Ti ho sentita, ti ho sentito soffrire, e io... io ho pianto per lui.» La guardai, le dita tremanti mentre accarezzavo la sua pancia. «Lui è parte di noi, e lo sarà per sempre. Non voglio perderlo.»
«Draco...» Sussurrò, ma non riuscivo a fermarmi.
«Non capisci!» La interruppi, la mia voce diventata urgente, rotta. «L'ho fatto per proteggerti, per proteggerli. Pensavo che se ti facevo odiare, avresti trovato la forza di scappare, di nascondere il bambino. Non volevo che tu fossi solo uno spettatore, una vittima. Ho dovuto farlo, Phyton, ho dovuto!»
La fissai, sentendo il mio cuore spezzarsi in mille pezzi.
Fine flashback
Una voce mi riporta al presente, ma la realtà è come una lama affilata che mi taglia. «Draco... tuo padre è scappato, sta venendo da noi.» La mia mente vacilla, mentre la calda mano di mia madre mi tocca la spalla. Guardando il suo volto speranzoso, un'ombra di speranza si fa strada nel mio cuore. Ma proprio dietro di lei, vedo Phyton, la madre del mio bambino, pronta ad affrontare il destino che ci attende.
Qualche settimana dopo
Le contrazioni di Phyton iniziano nella notte. Il mondo intero sembra fermarsi. L'angoscia mi opprime, e la mia mente corre a mille all'ora mentre corro a chiamare mia madre. Non ho tempo da perdere, non posso rischiare.
Quando arrivo da Madama Chips, la vedo già nel giardino, come se avesse previsto tutto. Senza dire una parola, la guido dentro.
Le ore sembrano dilatarsi in un eterno tormento. Cammino avanti e indietro nel grande salone, il pensiero che Phyton possa non farcela mi strazia. Non voglio perdere neppure un istante di quella vita che ancora brilla nei suoi occhi.
Poi, in un angolo della casa, un pianto. Il pianto di un neonato. Il mio cuore esplode, il terrore si dissolve in un sollievo che non avevo mai conosciuto.
Corro verso la porta, sento mia madre che mi chiama, ma non ho tempo. Quando entro nella stanza, vedo lei, la mia Phyton, che stringe il nostro bambino. Il nostro piccolo Scorpius, il simbolo della nostra vita, della nostra speranza.
Due mesi dopo
Scorpius dorme tra le mie braccia, e vedo il mio volto in lui. I suoi occhi, i suoi capelli, tutto di lui è un riflesso di me. Eppure, è diverso. La sua dolcezza è infinita.
Phyton brilla ancora di più da quando è con noi. Ma ogni sera, qualcosa in lei si spegne. So che sta nascondendo il dolore, ma lo vedo nei suoi occhi.
Poi, un pomeriggio, qualcuno bussa alla porta.
Madama Chips. Senza preavviso, ci dice che dobbiamo partire. La paura mi assale. In un attimo, tutto è confuso. Non posso credere a ciò che sta accadendo. Ma Phyton, decisa, apre la porta senza paura.
La scena che segue è un incubo. Phyton guarda me, il dolore nei suoi occhi, mentre Madama Chips scompare nel nulla con il nostro bambino tra le braccia.
«Cosa... cosa hai fatto?!» Urlo, la voce spezzata dal dolore. «Dove lo portano?!»
Ma Phyton non risponde, il suo volto è distante. «In un luogo sicuro, Draco. In un luogo sicuro.»
Ogni parola mi trapassa. La mia mente va in frantumi mentre lei sale le scale, portando con sé il nostro bambino, la nostra unica speranza.
E io... io resto lì, distrutto, mentre l'oscurità mi avvolge.
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