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𝐈𝐥 𝐧𝐞𝐫𝐨 𝐢𝐫𝐫𝐞𝐟𝐫𝐞𝐧𝐚𝐛𝐢𝐥𝐞.

DRACO's POV

La notte non porta mai pace, è un tormento costante, un ciclo infinito di pensieri che si intrecciano e mi divorano. Ogni istante sembra durare un'eternità, e il soffitto del salone diventa un muto testimone delle mie emozioni in frantumi. Disteso sul sofà nero, osservo il riflesso delle fiamme danzare contro le pareti, ma non riesco a distrarmi.

Mi sono ridotto a questo, io, Draco Malfoy, erede di una delle famiglie più potenti e rispettate del mondo magico. Eppure, dentro di me, si è formato un vuoto che nessun incantesimo può riempire, un'oscurità che nemmeno il potere riesce a dissipare.
So benissimo da dove proviene questa dannazione: Phyton.

Da quando si è allontanata, da quando ha scelto lui, mi sembra di sprofondare ogni giorno di più. Non riesco a sopportare la vista di lei al fianco di Diggory. Non riesco a dimenticare come quei suoi occhi verdi, che un tempo erano per me, ora brillino solo per lui.

Prendo la mia vecchia agenda nera, quella che uso da sempre per annotare pensieri che non posso condividere con nessuno. Le mani tremano mentre scrivo.

"E poi si fece buio e piovve, piovve, piovve."

Sono parole che sembrano non bastare mai. Piove dentro di me, incessantemente. Ogni goccia è un rimpianto, un ricordo che torna a graffiarmi la mente. Ogni pensiero su Phyton è una ferita che non vuole guarire.

Mi alzo dal sofà con difficoltà. Il corpo è pesante, stanco di questa guerra che combatto contro me stesso. Mi avvicino al camino e recupero una bottiglia dal nascondiglio dietro un vecchio volume di magia nera. Dalmore 62, il più pregiato della mia collezione, e l'unico che sembra ancora avere un qualche effetto su di me.

Verso un bicchiere, il liquido ambrato scivola lento. Lo bevo, cercando disperatamente di spegnere il fuoco che mi arde dentro. È inutile. Il dolore rimane, sordo e ostinato.

Mentre il silenzio della sala mi avvolge, una voce improvvisa mi strappa dai miei pensieri.
«Ancora con quelle schifezze?»

Alzo lo sguardo e vedo Blaise Zabini, fermo sulla soglia, con un'espressione che alterna disprezzo e preoccupazione.

«Vattene, Zabini. Non ho bisogno delle tue prediche.»

«Non hai bisogno delle mie prediche? Draco, guarda come ti sei ridotto!» sbotta lui, avanzando senza paura. «Non sei più tu. Ti nascondi dalla mattina alla sera, ti isoli da tutti, e per cosa? Per una ragazza che non ti guarda nemmeno più? È a questo che aspiri alla tua maggiore età?»

Le sue parole sono come uno schiaffo in pieno volto. Stringo il bicchiere con forza, tanto che penso quasi di romperlo. «Attento a come parli, Zabini. Non sai niente.»

«Oh, so molto più di quanto pensi. So che la tua ossessione per Phyton ti sta distruggendo. Sei così accecato dalla gelosia che non ti accorgi di quanto ti stai rovinando la vita. Lei ha scelto il mezzosangue, Draco. E tu devi accettarlo.»

Quel nome, Cedric, è come una maledizione che mi perfora il petto. Mi alzo di scatto, la bottiglia cade e si rompe in mille pezzi sul pavimento.
«Non osare pronunciare quel nome davanti a me!» grido, con la voce che trema di rabbia.

«La verità ti fa così male?» ribatte lui, senza arretrare di un passo. «Sei patetico, Draco. Ti stai riducendo a un senza cervello che si nasconde dietro il suo cognome. Ma sai una cosa? Il tuo nome non significa niente, se tu stesso non vali niente.»

Non ci vedo più. La rabbia mi offusca la mente, il dolore si trasforma in furia cieca. Estraggo la bacchetta con un gesto fulmineo e scaglio un incantesimo. «Stifling!»

Blaise non ha nemmeno il tempo di reagire. Il mio incantesimo lo colpisce al petto, e subito inizia a soffocare. Cade in ginocchio, cercando disperatamente di inspirare aria. Non riesco a fermarmi, non voglio fermarmi.

PHYTON'S POV

Il giorno è stato lungo, ma pieno di soddisfazioni. Mi ritrovo nella mia stanza, ripensando a ogni dettaglio. Cedric, i miei amici, la responsabilità che mi è stata affidata come rappresentante di Hogwarts. Tutto sembra andare per il meglio, eppure una sensazione inquietante continua a tormentarmi, come un'ombra che non riesco a scacciare.

Mentre cerco di rilassarmi, una serie di colpi alla porta mi fa sobbalzare. È Amelia, il viso pallido e gli occhi sgranati.
«Phyton, de-devi venire subito! Draco e Blaise stanno litigando e non è una cosa da niente!»

Il cuore mi si stringe. Nonostante tutto quello che è successo, non posso ignorare Draco. La seguo, correndo lungo i corridoi, fino a quando non sentiamo le loro voci.

«Non posso crederci...» sussurra Amelia. «Stanno parlando di te.»

Le parole che riesco a captare mi colpiscono come un pugno nello stomaco. Blaise sta cercando di far ragionare Draco, ma lui è completamente fuori controllo. Poi accade l'impensabile: sento la voce di Zabini strozzarsi, come se stesse soffocando.

«Sta usando un incantesimo contro di lui!» esclama Amelia, terrorizzata.

Non c'è tempo per pensare. Corro nella stanza, spingendo via Blaise con tutta la forza che ho. Draco si volta verso di me, i suoi occhi sono fiamme di rabbia e dolore. Non faccio in tempo a reagire: il suo incantesimo mi colpisce, e sento il respiro sparire.

Il mondo intorno a me si offusca. Provo a lottare, ma ogni movimento diventa impossibile. Le forze mi abbandonano, il buio mi avvolge. Non sento più nulla, se non il gelo della solitudine che mi trascina nell'oblio.

E mentre tutto svanisce, un solo pensiero attraversa la mia mente: Perché, Draco?

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