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𝐇𝐨 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐭𝐞.

RAVEN's POV

Qualche giorno fa

Draco è completamente cambiato da quando Phyton è entrata nella sua vita. Non riesco a togliermi dalla testa la sua ossessione per lei, quella primogenita di Salazar che si crede così perfetta, così intoccabile. Ho cercato di tutto pur di distoglierlo da lei, di fargli vedere qualcun'altra, ma niente sembra funzionare. Ho anche cercato di imitarla, di essere come lei, ma per quanto io possa adattarmi, c'è qualcosa di profondamente diverso. Mi sta sfuggendo di mano, e mi sta distruggendo.

Pansy mi ha parlato dei suoi tentativi, di come ha passato le notti a dormire su quella follia, senza riuscire a trovare una soluzione a questo grande, incessante tormento che ormai sembra aver preso possesso di Draco. Da quando c'è Phyton, lui non è più lo stesso. E non è solo che si è chiuso, è che ha smesso di cercare, ha smesso di combattere.

«Cosa pensi di fare? Ormai non c'è nemmeno la più piccola possibilità che ti noti,» mi ricorda Pansy, con il suo tono sempre un po' troppo diretto.

«Ascolta,» le rispondo, il sarcasmo che mi sfugge con una risata amara. «Se tu sei una Serpeverde e io una Corvonero, ci sarà pur un motivo, no?»

«Non ti seguo.» Mi risponde con un gesto di disinteresse, scrollando il capo.

«Quello che voglio dire è che Malfoy è un gran bel ragazzo, sì, ma il mio obiettivo non è mai stato conquistarlo. Quello che voglio, ciò che desidero davvero, è far ingelosire Phyton. Voglio vederla sola, completamente sola. Non merita tutto ciò. Non chiedermi il perché, Pansy. Fidati di me. Credimi, Regius non merita un posto qui,» le dico, il tono che non lascia spazio a dubbi.

Pansy mi guarda confusa per un momento, poi alza gli occhi verso di me, aspettandosi una risposta. «E adesso che pensi di fare?» Mi chiede, sfogliando distrattamente un giornale.

«Cosa rende felice la nostra cara Phyton al momento?» Chiedo, alzando un sopracciglio. Il sorriso che mi si forma sulle labbra è qualcosa di pericoloso, carico di una vendetta che si sta facendo strada.

Pansy rimane in silenzio, poi abbassa gli occhi. «Non lo so.»

«Non ci arrivi, eh?» Sbuffo, infastidita. «Certo, perché l'intelligenza non è una virtù che abbonda qui. Ti ho sempre detto di non far entrare in questa scuola tipi come voi. E non è solo una questione di mezzosangue.» E senza aspettare una risposta, riprendo a parlare. «Al momento, l'unico punto di luce per la nostra povera Phyton è Cedric Diggory. E io? Io passerò da lui e...»

La rabbia mi ribolle nelle vene. Non importa quanto mi impegni a cambiare i piani. Voglio solo che tutto questo finisca. Voglio vederla cadere.

PHYTON's POV

«Cedric...» Dico piano, il mio sguardo che scivola lentamente sulla scena che mi si presenta davanti. La figura di Raven, con il suo sorriso velenoso, è difficile da ignorare.

«Phyton!» La sua voce, piena di incredulità, non fa che amplificare il senso di smarrimento che provo.

La vipera di Raven si avvicina e, con un sorriso sardonicamente malizioso, mi saluta. «Ciao principessa.» La sua voce è carica di disprezzo, di quell'odio che ormai è diventato la sua unica risorsa. «Cosa c'è? Perché ci hai disturbato?» Aggiunge subito, come se fosse del tutto normale trovarci insieme.

Cedric, però, non sembra affatto disposto a seguire il suo gioco. «Raven, aspetta un attimo. Vieni Phyton,» dice, il tono severo, il gesto deciso mentre mi prende per mano e mi tira via, portandomi in un angolo più nascosto del corridoio.

Mi sento come intrappolata tra le loro parole non dette, ma l'incertezza di Cedric, il suo sguardo carico di preoccupazione, mi fa sentire ancora più vulnerabile.

Nel frattempo, Amelia rimane immobile, incapace di nascondere il suo imbarazzo. Si trova lì, ferma, davanti a Raven, senza dire una parola. La sento, però, mormorare qualcosa.

«Bel pavimento, eh?» Dice, le sue parole rovinano l'imbarazzo che già riempie l'aria. Ma non c'è nessun gioco, nessun conforto, solo un silenzio teso.

Raven non perde tempo. «Ma sta zitta,» risponde bruscamente, visibilmente infastidita, alzando gli occhi al cielo con un gesto di disprezzo.

Cedric mi fissa per un momento, quasi come se stesse cercando le parole giuste per cominciare a parlare. Dopo un lungo attimo di silenzio, finalmente rompe la tensione.

«Allora, perché sei qui?» Mi chiede, e la sua voce è fredda, distante. Ma so che c'è una domanda più grande dietro quella frase. Non è solo curiosità.

Gli faccio un passo indietro, tenendo stretto il mio scudo, i libri che tengo tra le braccia come una barriera tra me e tutto ciò che sta succedendo. «Me lo chiedi anche tu?» Rispondo, l'irritazione che cresce dentro di me, mentre il suo sguardo mi perfora.

«Sei tu che dovresti darmi qualche spiegazione,» aggiungo, la mia voce che suona più acida di quanto avrei voluto. Non c'è spazio per la dolcezza ora. Non più.

PHYTON's POV

«Ascolta, Phy, io non penso di doverti dare alcuna spiegazione. Ero qui con Raven e basta.» Cedric cerca di apparire indifferente, ma il suo tono tradisce una leggera irrequietezza.

«E basta? Sai dirmi solo questo?» Gli rispondo, incredula, il cuore che accelera per la rabbia. «Cedric, ti stavi filando quella lì!» La voce mi esce come un sibilo gelido, il gelo che sento crescere dentro di me.

Lui, invece, alza le spalle, come se tutto fosse così poco importante. «E quindi?» Mi risponde con un sorriso vuoto, come se non avesse capito il peso delle sue parole.

«Ma come quindi?» Sbuffo, la mia pazienza che ormai è un ricordo lontano. «Non sai nemmeno chi è quella persona, se solo ti dicessi...»

Ma prima che possa finire la frase, mi interrompe bruscamente, gli occhi che brillano di una luce più fredda, quasi gelida. «Guarda, è meglio se ti fermi qui. Fidati. Se ti dicessi io quante cose ho saputo, staremmo qui le ore a discutere. Io e te non siamo fidanzati, e questo lo sai bene. Perciò, perché venire a disturbarci?» Il suo tono è secco, distaccato. Le sue parole mi colpiscono come una frustata.

Il respiro mi si fa pesante, il cuore che batte forte contro il petto. «Cedric, stai dando di matto,» gli dico, lasciando scivolare le braccia lungo il mio corpo, in segno di impazienza, ma anche di una rabbia che cresce sempre più. «Io? Phyton, quella che mi ha tradito più volte sei stata tu,» risponde con una freddezza tagliente, le sue parole come lame nel silenzio che ci circonda. «Se ti dicessi 'ballo del ceppo', ti direbbe qualcosa?»

Il sangue mi si congela nelle vene. La memoria, che avevo cercato di seppellire, riemerge all'improvviso, come un'onda impetuosa che travolge ogni cosa. «Io...» Comincio a rispondere, ma le parole mi si bloccano in gola, il volto che si fa pallido, come se un incubo stesse prendendo forma davanti ai miei occhi.

«Non me l'avevi detto, nonostante le mille volte in cui ti ho scongiurato di confessarmi tutto. Io ti avrei perdonata...» Mi dice, il suo tono ora amaro, ferito.

«Cedric, questo adesso non importa.» Le sue parole mi raggiungono, ma sono come una nebbia che non riesco a dissipare. «Io ho sbagliato, lo so. Ma forse non ti rendi conto che Raven ti sta solo facendo il lavaggio del cervello! Io e te abbiamo superato tutto, ci siamo buttati a capofitto in questa nuova amicizia... Quindi perché rovinare tutto?» La mia voce si spezza, il cuore che ormai sembra pronto a cedere.

Lui non cede. «Stai già rovinando tutto,» risponde con un tono deciso, ma triste. «La nostra amicizia consiste nel non stare insieme, ma nel condividere comunque dei rapporti. Ma cosa è un rapporto senza amore, Phy? Io ho accettato solo perché so che è l'unico modo per averti accanto. Ma di certo non devo privarmi di altre ragazze solo per essere fedele al nostro accordo. D'altronde, tu non lo sei stata nemmeno quando avevamo una relazione vera e propria.» La sua voce è un sussurro doloroso, ma ogni parola colpisce come un pugno.

Poi, senza preavviso, mi fissa intensamente, come se volesse leggere nel profondo della mia anima. «Tu mi ami?» La domanda è improvvisa, lancinante. La sua voce è bassa, quasi supplichevole. Un peso che non so come affrontare.

Non rispondo. I miei occhi cadono sul pendente che tengo ancora strettamente legato al collo. Un ricordo che ora sembra un peso insopportabile. Il mio respiro diventa più corto, e quando alzo lo sguardo, vedo il ciondolo che lui ha preso tra le sue mani, il suo volto che si distorce in qualcosa di crudele.

«Ecco... Lo vedi?» Dice con una sorta di freddezza che mi fa rabbrividire. «Tanto lo so che tutto è successo solo perché volevi dimenticarti di Malfoy. Quindi se non ti dispiace...» Con un gesto secco, lancia il ciondolo dalla finestra, guardandolo cadere nell'oscurità.

Il mio cuore si ferma per un istante. Poi, senza pensarci, mi scatto in piedi, correndo verso Amelia. La prendo per mano e la trascino via, lontano da quella scena che ora mi sembra così irreale, come se fosse un incubo dal quale non riesco a svegliarmi.

Sono furiosa. Sconcertata. Avvilita. La mia mente corre, cercando di capire, di trovare una risposta. Cedric ha preso una decisione, ma non posso credere che sia tutto vero. Raven, quella vipera, è in qualche modo dietro tutto questo. Prima il suo cambiamento nei miei confronti, poi la minaccia tramite lettera, e ora l'ombra del tentato omicidio da parte di suo padre. Ogni segno sembra indicarmi lo stesso: lei vuole distruggermi. Ma perché? Perché io?

Non posso cercare aiuto, non posso. Nessuno mi crederebbe. Non senza prove. La frenesia mi invade, il mio corpo che brucia di un'inquietudine che non riesco a placare. Quando finalmente parlo con Amelia, la mia voce è rotta, come se ogni parola mi lacerasse dentro.

«Devo trovare una risposta, devo capire... Devo fermarla, Amelia. Non posso più fidarmi di nessuno.»

PHYTON's POV

«Amelia, devi ascoltarmi... qui c'entra Raven.» La mia voce è una fitta di frustrazione, il cuore ancora stretto dalla confusione. «Non è lui, non l'avrebbe mai fatto e poi...»

Mi interrompe prima che possa finire, la sua mano sulla mia spalla come un peso che mi affonda. «Phyton, i fatti parlano,» dice con un tono che non ammette discussione. «Amica, non puoi dare la colpa alla corvonero solo perché pensi di conoscere Cedric. Guarda quante ne ha combinate Draco!»

«Amelia, non è così questa volta! Credimi! Draco è diverso... ma Cedric non sarebbe mai capace di fare questo. Lei lo avrà sicuramente soggiogato!» Mi sento la mente frantumarsi, ogni pensiero che si intreccia con l'altro. «Insomma, tutti sanno che i vampiri...»

«Stai delirando,» risponde secca, sorpassandomi di qualche passo. Le sue parole mi colpiscono come una lama che non si aspetta.

«Amelia!» Esclamo, il respiro affannato. «Raven non è quella che vedi! Lei vuole solo sbarazzarsi di me!»

La sua risposta è un'alzata di spalle, ma nei suoi occhi vedo qualcosa che non riconosco. «Phyton, qui l'unico che vuole sbarazzarsi di te è Cedric. È evidente, si è stancato di quei rapporti senza senso e adesso vuole portare nel suo letto un'altra ragazza. Odio dirtelo, ma te l'avevo detto. Quelle amicizie sono complicate da gestire, soprattutto quando subentrano i sentimenti o quando sono condivise da due ex. E poi, dai... anche tu, prima o poi, avresti gettato la spugna. Lo vedo come guardi quella stupida testa di platino ogni volta che ti ignora.»

Il suo tono è implacabile. Le parole mi feriscono più di quanto dovrebbero, ma la rabbia cresce dentro di me. «Vuoi dirmi che non volevi proprio questo?» Le domando, la voce gelida, mentre inizio a camminare nervosamente in direzione opposta, superandola. «Vuoi dirmi che non sei venuta in camera mia solo per dimostrarmi di aver ragione? L'hai fatto solo per questo, Amelia, e non dirmi di no.»

«Phyton, ho voluto semplicemente mostrarti la realtà,» mi risponde con una calma che mi fa infuriare. «Te la sei presa così tanto quel giorno in aula che non mi hai più rivolto parola. Ma ecco come stanno le cose. Io sono tua amica e...»

«Le amiche ti credono.» La mia voce è tagliente, come una lama che separa la verità dalla menzogna. Mi volto, lanciando un'occhiata acida. «Se Helena fosse stata qui oggi, mi avrebbe sicuramente appoggiato e aiutato a capire le vere intenzioni di Raven. Ma tu non sei Helena e non lo sarai mai. E forse devo smetterla di paragonarti a lei.» La frustrazione mi soffoca, il fiato che mi manca per quanto odio provo.

Un silenzio pesante si fa spazio tra di noi. Solo il fruscio delle foglie smosse dal vento e il suono lontano di baci avidi interrompono il nostro silenzio. Amelia non dice nulla. Il suo sguardo è basso, perso nei suoi pensieri, ma c'è qualcosa di strano nei suoi occhi. Forse un rimorso? Forse solo il fastidio di una verità che le fa paura.

Poi, senza un'altra parola, Amelia si volta e se ne va, il suo passo deciso ma distante. «Non dici niente?» Le grido, la mia voce che si frantuma nell'eco del corridoio vuoto.

Lei non si ferma, ma risponde con una freddezza che mi fa rabbrividire. «Cosa dovrei dire? Vai da Helena se lei è...»

Il mio cuore si ferma. «Ci andrei se non fosse morta,» tronco la sua provocazione, il dolore che mi brucia come una fiamma.

Ma lei non si scompone. «O se non l'avessi uccisa,» dice, e le sue parole mi colpiscono come una freccia affilata. Mi lasciano senza fiato, senza voce.

«Come... come fai a sapere...?» La mia voce si spezza, ma la paura cresce nel mio petto come una morsa che non riesco a sciogliere.

Amelia mi guarda con uno sguardo vuoto, freddo come il ghiaccio. «A saperlo? Quando dormi, parli molto nel sonno, Phy.» La sua voce è calma, ma c'è un velo di dispiacere che non riesco a ignorare.

«Amelia, tu-tu non... non, lo dirai a nessuno, vero?» La domanda mi scivola fuori, balbettante, mentre il terrore cresce come un'ombra che mi avvolge.

«Se non fossi una buona amica come dici, l'avrei già fatto,» risponde, il suo tono secco. «E se adesso non ti dispiace, me ne andrei dal mio ragazzo. Almeno lui mi apprezza.» Con queste parole, mi lascia sola, mentre il suo passo si allontana, e io rimango lì, congelata, incapace di muovermi.

Le sue parole risuonano nella mia mente come un eco inquietante, e la verità che non voglio vedere inizia a farsi strada. In questo mondo, le amicizie non sono mai semplici. E nemmeno le alleanze.

PHYTON's POV

Il freddo mi avvolge in un abbraccio gelido, la mia pelle diventa una lastra di ghiaccio e le palpebre si fanno sempre più pesanti. La stanchezza mi schiaccia come una pietra, una pressione insostenibile che mi lascia vuota. Non ho più energia per litigare, né voglia di argomentare con me stessa.

Mentre lascio scorrere la mia schiena contro il muro, il rumore dei passi degli studenti che risuona sopra di me mi ricorda l'ora tarda. È il momento di andare a cena nella sala grande, ma non ho fame. Non voglio incontrare volti, non ora. Restare qui, sola e amareggiata, è l'unica cosa che desidero. Poi, un pensiero mi attraversa la mente, qualcosa di nascosto nella sacca che Fred e George mi avevano regalato.

Mi piego verso la sacca, scavando tra le sue cianfrusaglie, e dopo un lungo momento di ricerca, finalmente la trovo. Non l'avevo mai vista prima, qualcosa di strano, di nuovo, di... proibito. La premo tra le labbra, e subito il suo odore amaro invade la mia bocca, pungente, intenso. Senza pensarci, cerco nell'altra parte della sacca, dove mi avevano detto che si trovava ciò che serviva per accenderla. Le candele sono troppo alte, e mentre l'oggetto tra le mani sembra pulsare di una potenza che non comprendo del tutto, una leggera eccitazione sale in me. Con l'indice e il medio, la afferro e provo a accenderla.

Il fumo entra nei miei polmoni come una fitta di veleno, e subito mi prende una tosse violenta. La stringo tra le dita, cercando di respirare ancora, ma non so come. Continuo, come se il mondo potesse svanire in un colpo solo.

Poi, una voce mi scuote. «Butta via quella merda.»

Mi volto di scatto, ma le parole colpiscono l'aria come un pugno. La figura si avvicina a me, passo dopo passo, il suo tono furioso che mi attraversa come una frusta.

«Chi te l'ha data?» Mi chiede, e senza che io possa rispondere, mi strappa di mano la sigaretta e la spezza con un gesto secco.

Preferisco non dire nulla. So bene cosa accadrebbe se Draco scoprisse che Fred e George sono i responsabili di quella diavoleria.

«Il gatto ti ha mangiato la lingua?» Mi spinge a parlare, la voce sempre più carica di irritazione.

«Volevo solo provare.» La mia voce è un sussurro, una debole ammissione, mentre non riesco a guardarlo negli occhi.

«Cosa?» Mi chiede, lo stupore mescolato a un fastidio crescente.

«Draco, per favore...» Supplico, sperando che comprenda.

«Ma ti sembra il modo? Dio, quanto sei condizionabile!» Mi rimprovera, ma invece di allontanarsi, si siede accanto a me, con un gesto che è più una presa di posizione che un vero e proprio conforto.

«Non vai a cenare?» Gli chiedo, lo sguardo sfuggente, preoccupato, incredulo per la sua calma che mi fa quasi paura.

«Neanch'io ho fame,» risponde, passando una mano tra i capelli, come se volesse scacciare i pensieri dalla sua mente.

«Da quando sei così calmo?» Lo osservo, cercando di decifrare un cambiamento che non avevo notato prima.

«Da quando ho capito che sei peggio di me in queste cose,» dice con un sorriso che non è affatto un sorriso.

La risposta mi fa ridere, ma è un sorriso che nasconde altro, un piccolo segreto che non voglio indagare. «Smettila,» dico, ma non posso fare a meno di sentire quella tensione, quella sottile connessione che si fa più forte.

«Lo so che ti faccio sorridere,» aggiunge, afferrando la mia mano e tirandola verso di sé. «È una delle tue curve più belle, lasciati guardare.»

«Perché tu non sorridi mai allora?» Gli chiedo, cercando una risposta che non arrivi mai.

«Ma io rido.»

«Ma non sorridi. È diverso.» Gli faccio notare.

Evita la mia domanda, scoppia in una risata amara. «Ti va di andare in sala comune?» Mi chiede, alzandosi di scatto, porgendomi la mano.

Mi guardo intorno, emettendo un suono di noia, ma in qualche modo il mio cuore accetta l'invito senza nemmeno pensarci. Le dita si intrecciano tra le sue, e un brivido percorre la mia schiena, un'energia che non so spiegare ma che mi fa sentire al posto giusto.

Le ore passano, raccontandoci a vicenda i nostri disastri, i nostri segreti. Non avevo mai visto Draco così, così... vulnerabile. Non avevo mai visto questa parte di lui, eppure mi piace. Dopo una partita di scacchi, decidiamo di dirigerci verso la sua camera.

«...e quindi avevamo deciso di dare vita a questa "amicizia",» concludo, raccontandogli di Cedric.

«Ma perché l'hai fatto?» Mi chiede, stranamente calmo, come se ogni parola avesse il peso di un universo.

«Non lo so,» rispondo, lo sguardo perso nel vuoto.

«Dimmi la verità. Ne ho piene le tasche di questo gioco.» Il suo tono si fa duro, più ruvido.

«Malfoy, semplicemente ero stanca di lottare per una relazione senza capo né coda,» ammetto con un sospiro pesante.

«Intendi la nostra?» La domanda mi arriva come una freccia.

Ci fermiamo, e in quel momento, tutto si ferma. I nostri occhi si incrociano, e per un attimo, il tempo sembra sospeso. C'è una consapevolezza, un cambiamento, un'ombra tra di noi.

«Tra noi c'era qualcosa,» dico, la voce flebile. «Ma tra me e Cedric... non c'è mai stato nulla.»

Ci fissiamo, come se cercassimo la risposta nei volti dell'altro.

Poi, senza un'altra parola, mi alzo e mi stendo sul suo letto. Mi giro di spalle, non voglio più essere osservata. Non posso più sopportare gli occhi che scrutano la mia anima. Ma non appena lo sento avvicinarsi, i suoi gesti sono un silenzioso invito a stare vicino. L'abbraccio che mi offre è caldo, protettivo, come un rifugio.

«Tu senza di me sei persa, ma ammetterlo ti costa tanto,» mormora, il suo respiro caldo sulla mia pelle, e il suo bacio sulla mia spalla mi fa tremare.

«Sono un casino,» rispondo, chiudendo gli occhi.

«Siamo un po' un casino,» mi corregge con leggero sarcasmo e il suo respiro diventa più profondo.

Il ticchettio dell'orologio segna il passare delle ore. La mia mente è confusa, ma il suo sguardo è fisso su di me. Le candele brillano, e i suoi occhi sembrano riflettere l'intero universo.

«Ti prego, non farlo mai più,» dice, il suo tono carico di una preoccupazione che non sapevo avesse.

«Cosa?» Rispondo, il cuore che accelera.

«Non fumare. Non bere. Tanto non serve a nulla se non puoi comunque avere quello che desideri.»

«Tu bevevi.» Gli ricordo, sentendo il peso della sua risposta.

«Perché non ti avevo.» Risponde, la voce più seria, come se avesse appena confessato un segreto.

«Tu perché volevi fumare?» Mi chiede, e la sua domanda mi fa tremare.

«Perché... no, è troppo lungo da spiegare,» rispondo, nascondendo il volto tra le mani.

«Ormai so di te e di Cedric,» dice, e la sua voce è bassa, tremante. «Non c'è più bisogno di nasconderlo.»

«Non l'ho mai fatto.»

«Infatti avresti dovuto,» ammette con un'espressione triste.

«Draco... ho troncato perché non hai avuto il coraggio di esprimere i tuoi sentimenti.» Sospiro, la frustrazione che mi scava dentro.

«Anche tu lo facevi con me,» mi ricorda con un tono tagliente.

«Lo so,» dico, «ma tra me e te... c'era qualcosa.»

«E ora?» La sua voce è un'ombra che si insinua tra noi.

«Non lo so,» rispondo, cercando di trovare una risposta che non esiste.

Eppure, in quel silenzio che ci avvolge, una certezza si fa spazio. La verità, quella più difficile da accettare, è che tra noi, qualcosa c'era. E forse, ancora c'è.

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