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𝐃𝐢𝐦𝐦𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐞𝐢 𝐭𝐮... 🔴

PHYTON's POV

Le mie gambe tremano, la tensione che scorre nei miei muscoli è palpabile. La presa di lui su di me è tanto decisa quanto gelida, e ogni suo movimento fa sì che la pelle si arricci sotto il suo tocco. Non posso fare a meno di scappare. Corro, senza una meta precisa, tra i corridoi che sembrano allungarsi e restringersi in un incubo. Ogni passo che faccio, ogni respiro che prendo, mi sento sempre più sopraffatta dal terrore di perderlo, di non riuscire a ritrovarlo.

Ho bisogno di lui. Lo ammetto a me stessa, con la voce che mi muore in gola, ma è la verità che non posso negare. Cos'è successo tra di noi? Un gioco, una follia, un impulso che mi ha travolto come una marea? Non lo so, ma non posso fermarmi ora.

Mi inoltro nelle scorciatoie del castello, cerco di correre più velocemente, attraversando i muri con incantesimi di apparizione, ma c'è una sensazione che cresce in me, sempre più forte: lui è già sparito. L'ho perso. È come se fosse svanito nel nulla, e non c'è nulla che io possa fare per fermarlo.

Con il cuore in gola, dopo un lungo tempo di ricerca inutile, mi arrendo e mi dirigo verso la lezione, il cuore pesante. Non c'è nulla che possa cambiare la sensazione che tutto sia ormai sfuggito di mano.

Qualche ora dopo

Le lezioni sono passate in un battito di ciglia, senza che riuscissi a concentrarmi su nulla. Il mio pensiero è rimasto fisso su di lui, come un peso che mi schiaccia il petto. Ora sono nel cortile con Amelia, ma non ho nemmeno la forza di sorridere. Mi sento stanca, esausta di pensieri che non riesco a mettere a posto, e l'immagine della biblioteca, di lui e Pansy, continua a tormentarmi.

«Mi dici che hai? È da quando siamo qui che non parli nemmeno un po'...»

La voce di Amelia mi raggiunge come un eco lontano, ma è l'unica cosa che riesce a farmi concentrare. «Brutta giornata, Amelia...» rispondo, evitando il suo sguardo. Non voglio che veda la frustrazione che mi strazia dentro.

«Mh, fammi indovinare, Malfoy?» Sento il tono curioso e quasi divertito nella sua voce, ma non posso nemmeno rispondere. Non ce la faccio.

"Fammi almeno un cenno, se stiamo parlando della stessa persona!"

Un dolore acuto si fa strada nel mio petto, ma continuo, cercando di mantenere il controllo. «Amy... sono tremendamente offuscata da tutto questo. Ti ho raccontato cosa è successo nei corridoi stamattina, e non dico che sia cambiato qualcosa in me, ma... una possibilità... sì. Forse c'era...»

Amelia mi guarda con attenzione, cercando di capire, ma io non sono pronta a spiegare. Non voglio che mi veda così vulnerabile. «Phy, forse lui...» dice, ma non finisce la frase.

«Amy...» interrompo, scuotendo la testa. «Forse un bel niente. Oggi ho visto Draco e Pansy nascondersi nella biblioteca. Si baciavano, si toccavano come se fossimo invisibili. Non c'era più niente di quello che pensavo di aver visto prima. Solo... un gioco, un'altra dimostrazione di quanto gli piacesse usare me. E chi lo sa, forse sta cercando solo di far ingelosire quella faccia da carlino.»

Un silenzio pesante cala tra di noi. Non c'è più nulla da dire. Le parole di Amelia sono come un'eco lontana, ma non riesco a liberarmi del peso che mi schiaccia.

«Phy, io non so come aiutarti, ma...» Amelia esita, abbassando lo sguardo, «Se vuoi, posso far venire Blaise, magari...»

«Blaise?» chiedo, lanciandole uno sguardo sorpreso e confuso.

Lei si illumina, arrossendo. «Sì, sai... c'è stato qualcosa tra noi...»

La guardo, senza parole, mentre lei cerca di nascondere la sua felicità dietro una risata nervosa, spostandosi una ciocca dietro l'orecchio. «Non mi avevi detto niente!» rispondo, sorridendo sinceramente. Sono felice per lei. Nonostante tutto, almeno lei ha trovato qualcosa di buono in mezzo a tutta questa oscurità.

«Beh... non era ancora ufficiale, quindi...» dice, quasi imbarazzata.

«Amelia, sono così felice per te!» le dico, sentendo un calore sincero nel mio cuore. «Non so che tipo sia Blaise, ma spero davvero che non sia come lui...»

Con un sorriso, le dico di non rimanere lì con me, che ha la sua opportunità di essere felice, di non perdere il momento. «Vai da lui! Non stare a preoccuparti per me...» La spingo dolcemente, ma la mia voce è un po' più dura di quanto volevo.

Mi abbraccia prima di andarsene, ma sento che in qualche modo sto perdendo me stessa, mentre la guardo andare via. E io? Cosa sono rimasta a fare qui? Cosa mi resta da fare se non affrontare il mio dolore da sola?

Sono sola di nuovo, la tazza di camomilla tra le mani. La sua temperatura scotta, ma non riesco a smettere di tenerla stretta. Ogni pensiero mi tormenta, ma non voglio lasciarlo prevalere. Voglio solo quiete, per un attimo.

Poi, un rumore sordo mi distrae. È familiare, ma non riesco a identificarlo subito. Quando apro la porta, il mio cuore salta un battito: un gufo di Hogwarts, il suo piumaggio grigio scuro che si muove nella penombra. È un gufo che non vedo mai, eppure porta una lettera, una lettera che è chiaramente destinata a me.

«Grazie per aver accettato la lettera. Ora alza il capo, chiudi gli occhi, e dimmi cosa senti...» La scrittura è elegante, ma le parole sono intrise di qualcosa che non riesco a comprendere.

Senza pensare, obbedisco, alzando lo sguardo e chiudendo gli occhi, fidandomi completamente di quella voce che non posso vedere, ma che so essere vicina. Le mani calde avvolgono il mio viso, e un bacio caldo, delicato, si posa sulla mia fronte. Un brivido mi percorre, ma non voglio aprire gli occhi, non ancora.

«Dimmi che sei tu...» chiedo, la voce tremante.

Non c'è risposta, solo il silenzio che mi circonda, e un senso di eccitazione che cresce dentro di me, come se ogni fibra del mio essere fosse sveglia e allerta. La sua presa è salda, ma gentile. Mi guida, portandomi dove non posso vedere, dove posso solo sentire.

Saliamo le scale, il suono delle nostre scarpe che risuona nei corridoi vuoti. Quando arriviamo alla mia porta, il cuore inizia a battere più forte. «Posso aprirgli adesso?» chiedo, timidamente.

Ancora nessuna risposta. Solo il suo silenzio che mi avvolge. E poi, con un movimento deciso, sento una benda scura posarsi sui miei occhi, coprendoli completamente. La mia mente si svuota, lasciando spazio alla sensazione di essere persa in un gioco pericoloso, con lui che è ormai l'unica cosa che conta.

Mi ferma, mi stringe le braccia dietro la schiena, e inizia a condurmi verso qualcosa di sconosciuto. Il contatto della sua pelle mi fa impazzire, e quando mi volta di fronte al muro, il freddo della pietra mi colpisce con forza. Le sue mani calde mi avvolgono, e la sua bocca si posa su di me, facendo scorrere un brivido lungo la mia schiena. I suoi baci sono più veloci, più impazienti, come se volesse bruciarmi, come se stesse cercando qualcosa di più di me.

Poi, all'improvviso, qualcosa cambia. Il suo odore... non è quello che conoscevo. Il gel che usava nei capelli non c'è più. Il profumo che ora mi avvolge è diverso, carico di benzoino, incenso, qualcosa di più complesso e inconfondibile. La sua pelle è troppo calda, il suo cuore batte troppo piano. Non è lui. Non può essere lui.

Mi fermo. La mia mente scatta in allarme, e senza più alcun dubbio, afferro il suo viso, cercando i tratti che avrei riconosciuto ad occhi chiusi.

Ma non li trovo.

Prima che possa fare altro, lui mi blocca, fermando le mani lungo il mio corpo, e con un ultimo bacio, si allontana da me, lasciandomi sola, confusa, persa in un abisso che non avevo mai previsto.

Il silenzio che segue è denso, opprimente, e per un attimo non so cosa fare. Mi sento come intrappolata in un sogno che non riesco a comprendere. Le sue mani, il suo corpo, tutto di lui era stato così intenso, così ardente, eppure, in quel momento, quando si è allontanato, tutto è crollato, lasciandomi con il cuore in subbuglio e la mente che corre a mille per cercare di afferrare la verità.

Mi lascio scivolare contro il muro, la schiena che urta la superficie ruvida della pietra, come se in quel momento avessi bisogno di qualcosa di tangibile per restare aggrappata alla realtà. L'aria è fredda, e il mio corpo brucia ancora per il contatto che è stato tanto vicino quanto distante. Mi sento persa, incapace di raccogliere i pezzi di me stessa, sparsi a terra, dopo quell'incontro che sembrava tanto reale, ma che ora mi appare come un incubo mascherato da sogno.

Un brivido mi percorre la schiena, e mi accorgo di essere sola, completamente sola. Il gufo che ha portato la lettera è ormai scomparso, come se non fosse mai stato lì. La mia mente è una tempesta di domande, ma nessuna risposta mi arriva, nemmeno un sussurro che mi aiuti a capire cosa sia successo davvero.

Nel silenzio, il battito del mio cuore è tutto ciò che sento, il respiro che esce affannato dai miei polmoni mentre cerco di calmarmi. Cosa voleva davvero? Perché mi ha condotta in questo gioco oscuro? E se non fosse stato lui? Se avessi appena ceduto a un'illusione, a un'altra sua manipolazione? Ma... le sue mani... erano calde, le sue labbra erano morbide e fameliche, eppure qualcosa non quadrava. L'odore, il calore della pelle... tutto mi sembrava così alieno, così sconosciuto.

Un altro brivido mi scuote. Forse sono stata troppo ingenua. Ho permesso che mi conducesse al limite del mio stesso cuore, e ora sono qui, nel buio della mia stanza, a chiedermi se mai avrei capito cosa fosse successo. Ma una voce nella mia testa mi dice che non dovrei stare lì a pensare. Non dovrei restare ad aspettare che lui torni, o che arrivi una spiegazione. Ho bisogno di reagire. Devo scoprire la verità, a qualunque costo.

Mi alzo, incerta, e lentamente, quasi trascinandomi, mi avvicino alla finestra, fissando le ombre che si allungano nel cortile. Non so cosa fare, ma sento che qualcosa deve cambiare. Un'intuizione mi prende all'improvviso, e senza nemmeno pensarci troppo, mi vesto rapidamente. Non ho tempo da perdere. Devo capire, devo trovare delle risposte.

Mentre mi dirigo verso l'uscita, il mio cuore batte più forte, ma questa volta non per paura, bensì per determinazione. Non mi lascerò ingannare. Non ancora. Ho bisogno di lui, ma solo per una cosa: scoprire chi è davvero.

Il castello di Hogwarts sembra vuoto questa notte, le ombre sembrano più lunghe e oscure, come se tutto fosse cambiato. Ogni passo che faccio mi sembra un passo più vicino alla verità, ma anche un passo più lontano da me stessa. Ma ormai non posso più tornare indietro. L'unico modo per affrontare tutto questo è affrontarlo fino in fondo.

Mi trovo a camminare nei corridoi bui, il respiro che mi corre affannoso, mentre cerco di raccogliere il coraggio che mi manca per affrontare quello che potrebbe venire. Ogni rumore, ogni ombra, mi fa sobbalzare, ma continuo a camminare, determinata a non fermarmi.

Poi, in un angolo buio, vedo una figura che mi fa fermare di colpo. Il cuore mi balza in gola. Lui è lì, in piedi, come se mi stesse aspettando. Il mio respiro si ferma. È lui, eppure qualcosa è diverso. La sua presenza mi paralizza, e mi accorgo che non so se voglio affrontarlo o fuggire via.

Lui mi guarda, e nei suoi occhi vedo una scintilla di qualcosa che non posso decifrare. Ma non mi faccio abbattere.

«Phy...» La sua voce è morbida, ma c'è un'inquietudine in essa che non riesco a ignorare.

Non rispondo subito. Lo scruto, cercando di leggere i suoi occhi, ma c'è qualcosa di strano, di oscuro, che mi fa venire dei dubbi. Mi avvicino lentamente, ma non lascio che la paura prenda il sopravvento.

«Chi sei davvero?» la domanda mi scivola fuori senza che io la abbia pianificata, ma ora non c'è ritorno.

Lui esita, come se avesse bisogno di trovare la risposta giusta, e poi, con un sorriso che non riesco a interpretare, dice: «La risposta che cerchi è più vicina di quanto pensi.»

Il mio cuore accelera, ma qualcosa dentro di me scatta, come se improvvisamente avessi capito che il gioco è appena iniziato.

E questa volta, non sarò io a cadere nella trappola.

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