Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

𝐂𝐥𝐚𝐮𝐬𝐭𝐫𝐨𝐟𝐨𝐛𝐢𝐚.

La relazione tra me e Draco è un enigma che sfida ogni definizione. Due anime così incandescenti e diverse, capaci di scatenare scintille, non possono essere racchiuse in etichette convenzionali. Preferiscono vagare in un ciclo infinito, per poi ritornare nel loro rifugio segreto, dove custodiscono gelosamente il loro posto sicuro.

Nonostante le mille difficoltà, le paure e le ansie, siamo ancora qui, a guardarci da lontano nell'aula di Pozioni, con un'intensità che incute timore. Forse è una di quelle sensazioni che, se provi una sola volta nella vita, puoi dire di aver vissuto tre quarti di essa.

Le ore passano, le lezioni si susseguono, e arriva il momento della cena. Da quando ci siamo ritrovati, mangio di più. Assaporo ogni specialità, lasciandomi trasportare dai profumi avvolgenti che il banchetto offre. È come se fossi rinata. Non c'è più grigio attorno a me, ma solo colori. Colori di mille sfumature che mi donano la forza necessaria per affrontare le giornate.

Ma questa cena sarebbe stata diversa. Sarebbe tornata ad essere grigia, anzi incolore. Questa cena avrebbe cambiato tutto. E i professori avrebbero capito in fretta la causa di tale cambiamento.

Alle ventidue in punto, Draco entra nella mia camera con due tazze di camomilla, controlla attentamente che non sia stato seguito e, con un calcio, chiude la porta, disponendo il vassoio davanti a me.

«Tieni. Bevi. È zuccherata. Fa bene per i nervi.»

«Grazie.» Gli rivolgo un sorriso di gratitudine, ma non oso afferrare la tazza. Le mani mi tremano ancora troppo, dopo la notizia ricevuta a cena.

Draco nel frattempo libera una poltrona ingombra di libri e si mette a sedere.

«Come va? Sei pallida come un fantasma.»

«Non so... credo un po' meglio.» Stringo i pugni per dominare il tremito.

Lui inclina la testa di lato e inarca le sopracciglia.

«Non sei molto convincente.»

Sospiro infastidita, e guardandomi intorno ripeto stufa le precedenti parole.

«Ti ho detto, che va un po' meglio.»

Lui annuisce. Mi guarda per qualche secondo e poi abbassa la testa. Si gratta la nuca e con atteggiamenti vaghi riprende la parola.

«Se sapessi la verità ci allontaneremmo, sai?»

Quella domanda me la rivolge con aria distrutta, ma fatico a capirne il significato.

«Come scusa?»

Lui sbuffa e, cominciando a innervosirsi, riprende la sua giacca intenzionato ad andarsene.

«Lascia stare. Non è stata una buona idea.»

Non faccio altre domande, mi limito ad afferrare la camomilla e ad annuire alla sua risposta non troppo soddisfacente. Ma lui sembra accorgersi delle mie pessime condizioni, poiché ancora tremante, a stento riesco a reggere la tazza fumante.

«Phyton, tu non stai bene, dannazione. E non lo sarai nemmeno quando arriverà il momento decisivo, lo vuoi capire? Quindi perché non lasci stare?»

«Draco... io ce la faccio. Devo farcela.»

Dopo la mia risposta, si accende una sigaretta. Cammina per un po' avanti e indietro, e più volte scrolla il capo come se parlasse da solo. Alla fine, dopo attimi di silenzio, si inginocchia davanti a me con aria sfinita.

«Tu non ce la farai, e sai il perché?»

A questo punto, scrollo il capo anch'io. Guardo le sue borse sotto gli occhi e poi noto una macchia di sangue scendergli dal naso.   Lo stress eccessivo lo stava mangiando vivo, ma lui continuava a far finta di niente, e ad un tratto mi dice:

«Perché il mostro ce l'hai davanti ai tuoi occhi.»

Corrugo la fronte un po' spaventata. Cosa vuole dire con questa affermazione?

Gli accarezzo comunque la guancia e gli pulisco il sangue con un fazzoletto morbido. Un po' come fossi sua madre. Sempre pronta a curarlo. Poi riprendo le redini dei nostri sguardi e con dolcezza gli chiedo:

«Cosa stai dicendo, Draco?»

«La collana, Phy, è stata opera mia. È vero che sono stato io a stregare Madama Rosmerta affinché potesse consegnarla a Bell. E lei aveva il solo compito di consegnarla a Silente e...»

«E lui sarebbe morto...» Concludo incredula.

«Sì. Lui sarebbe morto


Le parole di Draco mi colpiscono come un incantesimo mal riuscito, lasciandomi senza fiato.
Il suo sguardo è un abisso di incertezze, eppure c'è qualcosa di familiare in quella vulnerabilità che non avevo mai notato prima.
Mi avvicino, il cuore che batte forte nel petto, e con un gesto istintivo, lo spingo via.

"Hai visto? Hai visto cosa hai provocato? Andrà sicuramente da Blaise adesso."
Le sue parole sono un veleno sussurrato, ma non riesco a comprendere il loro significato.
Confusa, lo guardo, cercando di decifrare il suo sguardo.

"E quindi?"
La mia voce è un sussurro, ma dentro di me c'è un turbine di emozioni contrastanti.

"Quelli ci nascondono qualcosa, Regius. Non lo vedi come ci guardavano all'inizio dell'anno? Anche se fingevamo di odiarci, ci osservavano come se fossimo ladroni."
Draco sembra cercare qualcosa nei miei occhi, ma io non riesco a seguirlo.

"Non ti seguo..."
La mia voce è un sussurro, ma dentro di me c'è un turbine di emozioni contrastanti.

"Oh, per favore, Phy! Quando hai dormito da me, Blaise mi ha praticamente detto di non provarci mai più! E non solo..."
Le sue parole mi colpiscono come un incantesimo mal riuscito, lasciandomi senza fiato.

"Aspetta."
Lo interrompo, il cuore che batte forte nel petto.
"Di non provarci?"
Lo guardo, il volto in fiamme.
Non ci aveva mai provato con me, e questa sua affermazione mi mette a contatto con i veri sentimenti che sento e che da tanto vorrei poter abolire.

"Beh..."
Si gratta la nuca, abbassando la testa.
Le sue guance si colorano di un rosa tenue.
Anche le sue emozioni si colorano di poco, paurose di esporsi fin troppo.

"Si?"
Lo spingo a rispondere alla mia curiosità.
Una di quelle che mi avrebbero permesso di capire la verità.
Ma il suo tacere crea un vuoto incolmabile.
Insaziabile e soprattutto interminabile.

E come se niente fosse, mi ignora, provando ad uscire.
Ma più prova ad aprire l'anta, più ci rendiamo conto di esserci chiusi all'interno.

"Cazzo!"
Sbraita, battendo un pugno alla parete.
"Ora pure questa!"

"Aspetta, fammi provare."
Cerco di tranquillizzarlo, e poi di sforzarmi per aprirla.
Ma più ci provo, più l'ansia aumenta.
E' allora che mi ricordo che la serratura è rotta.
Penso al momento in cui mi ha "abbracciata" e spinta dentro, e con quanta forza abbia calciato l'anta facendola chiudere prepotentemente.

"Draco, cavolo, non chiudevo la cabina da mesi! È sempre stata rotta al mio arrivo e non ricordo perché da piccola annullai la magia qui al suo interno. Sai che nessun incantesimo funzionerà, nemmeno 'Alohomora', vero?"

"Cosa?"
Dice turbato.

"Mi dispiace..."
Abbasso la testa, notando la sua ansia farsi sempre più spazio.
"Hai qualche idea?"

"Non lo so, cazzo!"
Comincia ad agitarsi e poi:
"Cazzo! Cazzo!"
Prende a pugni l'anta.
Il suo stato d'ansia comincia a tramutarsi in uno sempre più grave.
Il suo respiro si fa d'un tratto più corto e da bianco cadavere, il rossore riprende a colorare il suo volto.

"Ehi, ehi... calma! Così me la rompi!"
Ma le mie premure non lo bloccano affatto.
Ora inizia a tirare calci e spintoni, ma nulla sembra funzionare.

Allora mi guardo intorno in cerca di una qualsiasi soluzione, fino a quando noto i suoi occhi puntati a terra, persi come se cercassero qualcosa di positivo.
E in seguito vedo le sue mani sudare freddo e le sue gambe tremare.

"Draco, ma, soffri di claustrofobia?"
La domanda esce da sola

Draco annuì con un cenno impercettibile, il suo volto pallido segnato da un'espressione di terrore. Il suo respiro si fece più affannoso, e il corpo tremava sotto il peso di un'ansia crescente.

Senza pensarci, lo afferrai per le spalle e lo costrinsi a sedersi accanto a me. Con delicatezza, posai la sua testa sulla mia spalla, sentendo il calore della sua pelle contro la mia. Avvolsi il braccio destro attorno al suo, mentre con la mano libera accarezzavo la sua fronte, cercando di trasmettergli un po' di calma. Poi, con un tocco leggero, posai la mano sul suo petto, proprio sopra il diaframma, e iniziai a guidarlo in un respiro profondo e regolare, contando mentalmente per scandire le pause.

Dopo un momento, sentii la sua mano posarsi sopra la mia, spingendola sotto la sua maglia, a contatto diretto con la pelle. I suoi muscoli, tesi e definiti, si fecero evidenti sotto le dita. Cercai di mantenere la calma, accarezzandogli la guancia con l'altra mano e continuando a guidare il suo respiro. Poi, i suoi occhi incontrarono i miei, e il tempo sembrò fermarsi.

"Sto meglio." La sua voce era profonda, quasi un sussurro.

Ritrassi la mano da sotto la sua maglia, cercando di liberarmi del nodo che mi si era formato in gola. Tentai di alzarmi, ma le sue braccia mi trattennero, e la sua bocca si avvicinò alla mia, fermandosi a pochi millimetri. Il suo respiro caldo sfiorava la mia pelle, e il mondo sembrò restringersi a quel momento.

Mi persi nel suo sguardo, incapace di reagire, aspettando che le sue labbra trovassero le mie. Sapevo che, una volta che si fossero incontrate, non avrei voluto lasciarle andare. Era bastato poco, forse solo un millimetro in più, per scoprire la verità che da tempo ci tormentava. Ma quel millimetro non arrivò mai, poiché un colpo deciso alla porta ci fece sobbalzare.

"Draco, amico, sei lì?" La voce di Blaise risuonò dall'altra parte.

"Porca miseria." Draco si riprese in un attimo, si sistemò rapidamente e riprese a colpire l'anta con furia.

"Vuoi calmarti? Da qui non usciremo mai se non viene qualcuno ad aiutarci!" Le mie parole sembrarono cadere nel vuoto, mentre lui, furioso, continuava a battere.

"Devo lasciar entrare Blaise, Draco."

"Non se ne parla."

"Devo, o resteremo qui per tutta la notte."

"Non farlo entrare."

"Draco, devo, oppure..."

"Te l'ho detto di no!" La sua voce esplose, carica di rabbia e paura. I suoi occhi, un tempo calmi, ora erano pieni di furia e terrore. Per un attimo, non lo riconobbi, e un brivido mi percorse la schiena.

Tremando, mi avvicinai a lui, e lui, accorgendosi del mio stato, tornò a sedersi accanto a me.

"Scusa." Disse, portandosi le mani al volto. "Sono stato un imbecille."

"Non... non fa niente." Risposi, la voce tremante.

"Hai paura di me, vero?" Mi guardò con occhi pieni di rimorso. "Non voglio che Blaise ci veda. Forza, chiamalo."

Mi voltai, indecisa, poi tornai a guardarlo. I suoi occhi mi trasmettevano emozioni contrastanti, e sapevo che, nonostante tutto, lo amavo. Rimasi immobile, cercando di comprendere i suoi pensieri. Perché non voleva che Blaise ci vedesse? Cosa ci nascondevano?

"Allora? Che aspetti?" Mi disse, confuso. "Due minuti fa non vedevi l'ora di chiamarlo, e ora?"

"Hai davvero dei sospetti?" Lo incalzai, cercando di ottenere una risposta.

"Non sai quanti." Rispose, sicuro.

"Ma..."

Un rumore improvviso ci fece sobbalzare. Una luce intensa illuminò i nostri volti, e la porta si aprì, rivelando Blaise. La sua espressione passò dallo stupore alla tristezza, poi alla rabbia, infine alla delusione. "Cosa ci fate voi due qui dentro?" Chiese, la voce carica di disappunto. "Vieni con me, Draco. Subito."

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro