𝐂𝐢 𝐡𝐨 𝐩𝐫𝐨𝐯𝐚𝐭𝐨...
PHYTON's POV
Il pomeriggio è volato via, ma la mia mente è un turbine che non accenna a fermarsi. Mi sento come se fossi sospesa, tra il tormento e l'esaltazione che questo sentimento mi provoca. È come se tutto fosse tornato come prima, come se il tempo non fosse mai passato. I nostri sguardi, quella complicità che sapevamo creare con un semplice cenno, il nostro provocarsi senza vergogna... È come se avessi dimenticato tutte le cicatrici lasciate dal tempo, come se il passato fosse annullato dal solo tocco del suo sguardo.
Non mi sono mai sentita così, così viva e vulnerabile al contempo. È un'agonia dolce, quella che provo quando sono con lui, Draco. Non è mai stato solo un ragazzo per me; lui è il confine tra il peccato e il piacere, tra il buio e la luce.
Ci ho provato, davvero. Ho cercato di spingere via questa fiamma, di fare spazio a qualcun altro. Ho provato con Cedric, mi sono sforzata di convincermi che il suo affetto potesse bastare. Ma la verità è che non riuscivo a sentire niente. Forse qualcosa, ma nulla che si avvicinasse neanche lontanamente a ciò che accade dentro di me quando Draco è vicino. Ho cercato di risvegliare quella sensazione che le altre persone provano, quella di sentirsi completati, ma la mia mente è sempre andata a lui. Mi torturo, lo so. Ma non posso farne a meno.
Lo so, lo capisco bene cosa direbbero Amelia e gli altri. Mi accuserebbero di aver preso in giro Cedric, di essere stata crudele e incoerente. Ma non è così. Ci ho provato. Ho cercato di volergli bene, e ho anche trovato la pace, una pace che era più calma che amore. Eppure, quando torno a pensare a Draco, quando ricordo ogni sua parola, ogni sua smorfia, mi rendo conto che nulla di ciò che ho provato con Cedric sarà mai pari a quello che mi fa sentire lui.
Le lacrime iniziano a solcare il mio viso mentre stringo il pendente che mi ha regalato, uno dei pochi segni tangibili di quella passione. Non posso fare a meno di sentire il peso di ogni pensiero, ogni emozione che cresce in me e mi opprime. È più forte di me.
DRACO's POV
Quella ragazza mi farà impazzire. Sono le sei di sera e dovrebbe essere già in sala comune, ma come al solito, si è persa da qualche parte. Dov'è finita questa volta? Mi chiedo esasperato, non riuscendo a smettere di pensare a lei. Non importa quanto cerchi di concentrarmi su altro, il pensiero di Phyton è come un magnete che mi attrae irresistibilmente. E ora, qui, solo a rimuginare su di lei, la sua assenza mi fa impazzire ancora di più.
"Mi sa che è inutile sperare che non la pensi, no?" Dico ad alta voce, senza un destinatario. Ma so che è esattamente ciò che sto facendo. Pensando a lei, desiderandola.
Così, stufato di aspettare e non ottenere niente, decido che è il momento di andare a cercarla. Non è mai una buona idea lasciarla sola per troppo tempo. Soprattutto se la vedo parlare con qualcuno che non è nemmeno lontanamente degno di meritarla.
PHYTON's POV
Sono le sei e un quarto, e me ne sto ancora qui, nel cortile. Un muretto sotto la schiena, la testa che cerca di mettere ordine nei pensieri. Eppure, la sensazione che qualcosa dentro di me stia crollando è più forte di qualsiasi altra cosa. Non posso smettere di pensare a Draco, e nemmeno a Cedric, ma è lui, Draco, che mi ha preso completamente. E la verità è che mi sta distruggendo.
Con un movimento quasi automatico, sussurro un incantesimo: "Erbivicus". I fiori iniziano a sbocciare davanti a me, come un atto di resistenza contro il vuoto che mi sento dentro. La memoria di quel giardino segreto mi avvolge, ma la mia mente torna ancora una volta a lui. A lui, Draco. Mi trovo a chiudere gli occhi, cercando di trovare una via di fuga da questo tumulto. Ma qualcosa mi disturba, una voce familiare alle mie spalle.
«Ciao Malfoy, sono Regius. Ti scrivo per scusarmi in anticipo se mai dovessi notare un eccessivo ritardo all'appuntamento nella mia camera...» La voce si fa più vicina, con un tono di sfida e un pizzico di ironia che non può appartenere a nessun altro se non a lui. «Sai, mi dispiacerebbe molto farti girovagare per tutta la scuola in mia ricerca...»
Mi volto di scatto, un brivido mi corre lungo la schiena.
«Draco?» La mia voce è quasi un sussurro, un misto di sollievo e panico.
«Oh beh, ciao anche a te.» La sua risposta è sprezzante come sempre. Ma non posso non notare quel qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che sa di un gioco pericoloso che non voglio smettere di giocare.
«Scusa, è che...» Provo a giustificarmi, ma la sua voce mi interrompe.
«È che te ne stai qui, sola, al buio, a far crescere piante nel cortile pensando a non so cosa o a chi?» Il suo tono è di rimprovero, ma sotto c'è qualcos'altro. Qualcosa di più.
Ma non voglio dare peso alle sue parole. Non ora. «Draco, basta...» Lo rimprovero, ma so che non mi ascolterà.
Il silenzio è improvviso, carico. E poi, in un attimo, lui è davanti a me, così vicino che quasi non riesco a respirare. La sua voce è bassa, quasi minacciosa. «Decido io quando smetterla...»
CEDRIC's POV
Era inevitabile. Lo sapevo. Non appena ho visto Draco, ho capito che non sarebbe stato facile. Ma vedere Phyton lì, con lui, quel viso che non riuscivo a decifrare... Mi ha spezzato. Non posso restare indifferente. Non posso ignorare quello che sta accadendo davanti ai miei occhi.
«Bene, bene, due volte in un giorno. Sarà anche questa volta per il lavoro di gruppo, Phy?» La mia voce tradisce una punta di sarcasmo, ma anche una frustrazione che non posso più contenere.
«Cedric, che ci fai qui?» La sua voce è indecisa, come se avesse paura. Ma è troppo tardi per fermarsi.
Quando mi avvicino a loro, il mio cuore è pesante. Non è più solo una questione di gelosia; è come se ogni passo che faccio fosse un errore. «Cosa succede, Phyton? Cosa c'è tra te e lui?» La mia domanda è urgente, ma la sua risposta è quella che non avrei mai voluto sentire.
La situazione precipita in un attimo. Draco, con la sua arroganza tipica, afferra il mio collo. «Non ti permettere di parlarle così, sporco mezzosangue.» La sua voce è gelida, ma la mia rabbia è ancora più fredda.
Il caos esplode, e mentre lui mi colpisce, mentre Phyton urla, mi rendo conto che non posso più fare nulla. Non sono più la persona che ero prima.
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