𝙻'𝚒𝚗𝚒𝚣𝚒𝚘 {𝟚/𝟝}
«Ah beh, Mike» gli disse il ragazzo, una volta scrutato per bene quella fanciulla, che confusa cercava il suo posto nel grande mezzo. «È proprio un bel bocconcino la ragazza» continuava, divorandola con lo sguardo.
«Ma smettila!» lo canzonò il cantante, dandogli un pugno amichevole sul braccio.
«Ehy superstar - non sarai forse geloso?»
Michael rise da dietro la mascherina di tessuto lucido, esasperato dal suo amico molto più giovane di lui e che aveva visto crescere piano piano.
Con le mani si sistemò per bene, il cappello di fedora; mentre dalle lenti scure dei suoi occhiali, diede inizio alla sua analisi, attenta e dettagliata di quella fanciulla, dopo due anni di attesa.
Era bella, delicata e giovane come la ricordava.
La lunga chioma bionda le arriva fino al suo perfetto fondoschiena da ballerina, che il cantante ricordava molto bene.
Le gambe erano magre, muscolose e slanciate. La vita sinuosa, perfettamente stretta metteva in risalto le sue curve ed il seno, non molto prosperoso.
Si morse il labbro inferiore dopo qualche minuto, dilettato e colto in fragrante mentre divorava il corpo e l'immagine di quella ragazza con fare poco casto.
«Ehy playboy, calma gli ormoni.» gli disse Frank, riportandolo alla realtà. «Se continui, rischi di dare nell'occhio.» continuava, accennando l'ennesima risata.
«Ah, beh.» rispose l'altro, leggermente rosso sulle gote per il completo imbarazzo di essere stato colto in quell'atto.
«Insomma Mike, hai quarant'anni e sembri un adolescente alle prese con la sua prima cotta.» continuava il ragazzo, divertito dall'atteggiamento bizzarro ed infantile del suo amico. Erano anni che non lo vedeva più così con qualcuna e ciò lo rallegrava abbastanza.
«Frank, andiamo.» rispose l'altro, levandosi il capello dalla chioma corvina e cotonata. «È una bella ragazza, tutto qui.» mentì, arrossendo un altro po'.
«Come vuoi tu amico, ma lo sappiamo entrambi, che non ci credi nemmeno tu.» concluse l'altro.
Tuttavia la ragazza, una volta incrociato lo sguardo penetrante ed insistente della celebrità, da dietro le sue lenti scure, ebbe modo di sedersi vicino ad altre ballerine, truccatrici e altri componenti dello staff.
«Posso sedermi qui?» domandò poi, ad una ragazza minuta e dalla chioma riccia, vaporosa e castana.
«Oh certo, accomodati.» le rispose gentilmente quest'ultima. «Anche tu sei del team Jackson?» domandò poi, mostrando un caloroso sorriso.
«Si, sono una delle ballerine. E tu?»
«La massaggiatrice. Ho già lavorato per lui durante l'History World tour. Hai presente?»
Natalie sospiró, ricordando a malapena quell'evento in quanto era parallelo al periodo della registrazione del videoclip. Tuttavia scosse il capo in segno di consenso, mostrando un sorriso affettuoso.
«Mi chiamo Natalie - Natalie Miller.» mormorò poi, tentando così di farsi una presenza "amica".
L'altra rimase interdetta ma poi, con un'espressione entusiasta in volto le protese la mano. «Io sono Bonnie - Bonnie Gote.» puntualizzò.
«E dimmi Natalie, hai già lavorato per il Sign. Jackson?» aggiunse.
La fanciulla dagli occhi glaciali, stava per schiudere le labbra e prendere parola, ma venne interrotta dalla voce del pilota, che annunciava così la partenza.
Le due si sorrisero ancora, interrompendo per quei minuti la loro conoscenza, ascoltando quanto dovevano fare.
Il grande mezzo prese a muoversi: prima piano poi sempre più veloce prima di librarsi in volo. Natalie, con timore, afferró la mano di Bonnie, che a quel contatto sobbalzó di poco.
«Tutto okay?» le domandò poi.
«Oh si, scusami.»
«Ma figurati.» disse, stringendo la sua mano. «Anch'io avevo paura le prima volte ma poi vedrai che non ci farai più caso.» continuava.
«Comunque si, ho già lavorato per lui.» mormorò Natalie. Volevo conoscere quella ragazza, le sembrava buona, disponibile e professionale; per niente altezzosa o menefreghista bei confronti di chi, come lei, non era ferrata nel campo.
«Davvero? Quando?» le domandò Bonnie, con un'espressione curiosa in volto.
«Ho fatto parte del gruppo di ballerini per il videoclip: Blood on the Dance Floor . Ed è in quel momento, che ho avuto modo di lavorare con il Sign. Jackson per la prima volta e penso che sia per questo.» fece una pausa, portando un dito alle labbra. «Penso sia per questo che abbia chiesto di me, oggi.» concluse, virando lo sguardo nelle iridi scure dell'altra.
«Capisco, beh - fantastico.» le sorrise. «E che ne pensi di lui?»
Natalie a quella domanda arrossí: era leggermente imbarazzata. Dopotutto non sapeva nulla di lui e non si definiva nemmeno una "fan" dato che ascoltava di rado la sua musica. Sbuffò laconica: non era a conoscenza della sua vita privata ne tantomeno artistica.
Lo definiva un genio, ma non era attratta dalla vita caotica e confusionaria delle celebrità.
«A dir la verità ho avuto modo di parlarci davvero poche volte e solo per lavoro.» confidó. «Non conosco niente di lui.»
Bonnie sospirò, prendendo nuovamente la mano di quella ragazza - che mano a mano stava conoscendo. «Ti piacerà, vedrai.» la rassicurò, prima di cambiare argomento.
**
Il cantante era intento a leggere un libro durante il volo, mentre il suo amico guardava un film, completamente coinvolto.
Nella sua testa però, pensava, rimuginava a come potesse affrontare con Debbie, l'idea del divorzio, convinto che ella fosse però, d'accordo.
Dopotutto perchè rimanere insieme? Ai bambini ci pensava lui ed al medesimo tempo, potevano vedere la madre ogni tal volta volessero; ma almeno era libero, libero di vivere la sua vita come meglio credeva.
«Mike - Mike.» lo richiamó Frank sottovoce, destandolo dai suoi innumerevoli pensieri.
«Mh?»
«È lei - il tuo obiettivo?» le domandò l'altro, ridendo un poco mentre con un dito indicava una fanciulla - bionda e slanciata andare verso il bagno e chiudersi poi dentro.
«Si, è Natalie.» rispose il cantante, con un groppo alla gola. Sbuffò, percependo l'agitazione, prendere il sopravvento del suo corpo.
«Allora cosa aspetti? Valle a parlare.» lo canzonò, il ragazzo.
«E come? Ti dimentichi forse chi sono? E che non ho piena libertà di movimento come una persona normale?»
Frank sospiró, alzando gli occhi al cielo. Quando voleva, Michael sapeva essere insopportabile e manifestarci così, la classica celebrità cinica e polemica.
«Fingi che devi andare al bagno e aspetti che esce, genio!» esordí il ventenne.
«Ma Frank - dannazione e poi? Cosa le dico?»
«Oh andiamo Mike, vi siete già parlati no?» domandò. Il moro acconsentì con un semplice cenno di capo. «Allora semplicemente un "ciao" può bastare per iniziare.» concluse, spronando il cantante per un braccio.
Quest'ultimo sospirò, laconico. Prese il suo cappello tra le mani, per poi raggiungere il bagno a passo svelto, con gli occhi dell'intero entourage, puntati su di lui.
Era agitato e fremeva dalla voglia di poterle parlare, ma al medesimo tempo temeva di sbagliare alla grande con quella mossa azzardata e spavalda.
Tuttavia non poteva tornare indietro, oramai doveva affrontare ciò in cui si era abbattuto e rimase lì in attesa, quando intravide la porta aprirsi.
«Oh - mi scusi Sign. Jackson.» disse Natalie, con tono sorpreso. Era indubbiamente un bell'uomo: ben vestito e con il cappello sulla sua chioma corvina. Egli, virò lo sguardo nel suo, rimanendo per un momento in silenzio. Sorrise beffardo quando vide il leggero tepore sulle guance della ragazza, prendere il sopravvento.
«Non si preoccupi.» mormorò, aggiustandosi la giacca con le grande mani. «Mi ricordo di te.» disse poi, per cercare di allacciare discorso.
La fanciulla accennó un leggero sorriso, fissando poi i suoi piedi, incapace di sostenere quelle iridi scure e profonde, scrutarla a fondo da dietro le lenti scure degli occhiali. «Sei Natalie, giusto?» le domandò.
«Si, sono io.» prese parola. «Non pensavo che dopo tutto questo tempo, si ricordasse il mio nome.» aggiunse.
«Ricordo sempre le persone che celano un talento puro e genuino.» le rispose. «Poi sono stato io a chiedere personalmente di te.» continuava, agitando di poco le mani e con tono di voce flebile, per non farsi udire dagli altri passeggeri.
«Si, ho ricevuto la lettera del suo staff.» gli rispose Natalie, accennando un lieve sorriso. «E non posso fare altro che ringraziarla, davvero per questa bellissima opportunità.»
«Grazie a te Natalie, per aver accettato di ballare nei miei spettacoli.» esordí l'uomo, arrossendo un poco anch'egli sulle gote. Finse un colpo di tosse, portando il palmo, alle labbra. Si malediceva, sbuffando; gli sembrava di essere tornato un ragazzino, incapace di non fissare quel corpo: così perfetto e leggiadro, per l'intero lasso di tempo che poteva averlo vicino al suo.
«Ora la lascio andare in bagno, l'ho trattenuta fin troppo.» concluse la ragazza.
«Ci vediamo dopo, una volta atterrati a Seul.» la congedó lui, facendosi strada nel bagno, con un sorriso da perfetto ebete stampato in viso.
**
Natalie si rimise a sedere, leggermente scossa dopo quell'incontro - così strano, intenso e ricco di energia positiva con quell'uomo. Era ben posato e di fama mondiale, nonostante però fosse timido e completamente in imbarazzo. Tuttavia temeva che quell'uomo la stesse divorando con lo sguardo, da dietro le lenti scure degli occhiali da sole, che era solito ad indossare.
Virò lo sguardo verso Bonnie, la quale riposava tranquilla ad occhi chiusi e con le cuffie nelle orecchie, intenta ad ascoltare un po' di musica classica da viaggio. Ella si abbandonò al sedile, con fare laconico quando intravide la celebrità uscire dal bagno e tornare al suo posto a sedere.
Si era tolto gli occhiali e così i loro occhi si incrociarono nuovamente e lui le sorrise un'ennesima volta, nonostante la fervida distanza che vi era tra di loro.
'Che tipo strambo il Sign. Jackson.' pensò poi, totalmente entusiasta di quell'incontro innocente, ma al medesimo tempo bizzarro.
Quest'ultimo infatti, raggiunse a passo sostenuto il suo amico Frank, prendendo nuovamente posto al suo fianco. Aveva ancora incorporato un sorriso da eterno fanciullo, mentre con la mano destra prese il bicchiere contenente del succo d'arancia.
«Allora?» gli domandò il piccolo Cascio, con un sorriso beffardo.
«Cosa?» rispose l'altro, con finta disinvoltura mentre sorseggiava la bevanda color arancio a piccoli sorsi.
«Mike, ma ti sei rincitrullito o cosa?» mormorò esasperato Frank con entrambe le mani nei capelli. «Mi vuoi dire come è andata, dannazione?»
Il moro iniziò a ridere sommessamente; la mano libera era posata davanti alla bocca e le palpebre assopite, per assottigliare lo sguardo. Inspirò, abbandonò il bicchiere sul tavolino di fronte a lui; mentre l'altra mano si reggeva la fronte, in completa balia di quel momento isterico e bizzarro.
Frank a vederlo in quelle condizioni, stava per imitarlo a modo, ma tentó di trattenersi; con un finto tono serio, provó a riprendere parola. «Te sei fuso Michael.» esordí poi.
La celebrità fece un respiro profondo, accorgendosi che tutto il resto del suo staff, comprese le guardie del corpo, lo stessero fissando di sottecchi, con i visi colmi di curiosità e gli occhi sgranati. Sbuffò, rosso paonazzo per via del forte imbarazzo.
Finse un altro colpo di tosse, si tolse la giacca: rimanendo con una camicia nera sbottonata e leggermente larga, tentando di ricomporsi nell'istante dopo.
«È andata bene, diciamo.» mormorò poi, facendo un altro sorso di quella bevanda.
«Allora - quando uscite?» disse l'altro, dandogli una pacca sulla spalla.
«Frank, fa' piano.» sospiró il cantante. «Abbiamo già dato parecchio spettacolo pochi secondi fá.» continuava, gesticolando un poco con le dita. «Comunque non gli ho chiesto di uscire, non ancora.» concluse, tornando serio.
«Cioè tu sei strano amico, fattelo dire.» sospirò. «Sbavi dietro una ragazza fotonica, ci vai a parlare e non le chiedi di uscire?»
Il moro sospirò, appoggiandosi con il mento sulla mano, mentre fissava divertito l'esasperazione del suo giovane amico. «Oh Frank, non lo sai che le cose si conquistano piano piano?»
Cascio fece spallucce, abbandonandosi poi sul morbido sedile in pelle bianca. «Se lo dici tu - allora non capisco il tuo "è andata bene" - se nemmeno gli hai chiesto un appuntamento.»
Michael sorrise, alzandosi di poco col busto e virando lo sguardo nei sedili dietro, la intravide fissare l'immensità del cielo dove stavano volando. «Frank, non sono un uomo normale - che appena vede una donna che gli piace - può prendere e conoscerla chiedendogli di uscire.» esordí poi. «Non posso per colpa della mia fama e per via della mia vita caotica. Non posso andare in un bar per concedermi una bevuta insieme alla donna che mi piace e intraprendere così, una conoscenza per appuntamenti.» continuava, guardando nelle iridi scure il fanciullo. «Non posso perché desterei scalpore. Non posso perché non mi è permesso, e sono quarant'anni che lo desidero ma semplicemente - non posso.»
«Mike magari non puoi andare in un pub; ma una celebrità del tuo calibro puó corteggiare in altri modi - modi molto più superlativi di una bevuta al bar.» gli rispose l'altro, serio.
«E dopo una cena lussuosa, viaggi in macchine costose - gioielli e regali, cosa mi rimane? Donne vuote che mi si avvicinano solo perchè appunto - sono Michael Jackson.»
«Beh, secondo me parti prevenuto.» lo canzonò Frank portando le braccia dietro alla testa. «Pensi troppo e agisci poco! Per una volta, semplicemente se una ragazza ti interessa a tal punto da volerla conoscere come con Natalie - buttati e vedi come può andare.» aggiunse, sorridendo in maniera beffarda.
«Fosse davvero così semplice Frank! Ti ricordo, che sono ancora un uomo sposato, con dei figli e di fama.» gli rispose, imitandolo nella posizione.
«Come se questo ti fermasse davvero, vero?»
«Che intendi dire?» domandò il cantante, grattando la sua nuca con la mano.
«Che sono scuse che usi per non buttarti e per non rischiare.» disse, enfatizzando le ultime parole. «Il matrimonio è bello che andato lo stesso giorno che ti sei sposato con quella donna. Posso crederti su Lisa, che vi siete davvero amati, ma appunto per questo: se davvero amavi Debbie, non continuavi a vederti con Lisa fino all'anno scorso. » continuava il ragazzo, tentando così di spronare con il suo discorso, il suo amico. «Non sai niente di quella ragazza, ma sono due anni che la pensi. Se davvero vuoi conoscerla, fallo! E per una volta, fregatene delle conseguenza. Semmai a quelle, ci penserai dopo." concluse, sospirando.
«Altrimenti se non ci provi tu amico - lo farò io. Di certo preferirà me ad un vecchietto come te.» aggiunse in tono scherzoso.
«Ti ammazzo Frank, hai saputo rovinare un momento serio, con questa enorme cazzata. Mi complimento con te, re dei coglioni.» rispose il cantante, ridendo poi anch'egli - a sua volta.
[...]
Seul, Corea del Sud - 23 Giugno 1999
Le dodici ore di aereo furono estenuanti, distruttive e dolenti nonostante aveva il privilegio di viaggiare in prima classe. Natalie scese da quel mezzo, più stanca di prima; ma fortunatamente era riuscita a riposare qualche ora.
Bonnie tutta pimpante invece, la prese per la mano conducendola nelle varie macchine dai vetri oscurati, che le avrebbero così condotte, al loro albergo.
«Come ti senti?» le chiese la ragazza, vedendola leggermente scossa.
«Bene, un po' stanca.» rispose, stringendosi nelle spalle.
«Signorina Gote, che piacere.» mormorò poi una voce, maschile e dal suono lieve e soffice, che Natalie, aveva già udito molto bene all'interno dell'aereo.
«Sign. Jackson.» rispose la ragazza, stringendo in un abbraccio sincero, l'uomo. «Sono lieta ed entusiasta di lavorare ancora per lei.»
«Il piacere è mio, credimi. Hai delle mani magiche.» esordí, arrossendo di poco e sfilandosi gli occhiali da sole per deporli poi, nel taschino della sua giacca. «Sei l'eterna salvatrice della mia schiena. Ricordo ancora in tour; ero spacciato senza di te.» concluse, prima di virare la sua attenzione, sulla fanciulla bionda e sinuosa.
In realtà si era avvicinato solo per lei, portandosi dietro il povero Frank, che disgraziatamente, era costretto a seguirlo ovunque.
«Oh Natalie, è un piacere rivederti.» disse poi, con voce calda, riscontrando una reazione negativa nel suo giovane amico che esasperato, alzò gli occhi al cielo.
«Sign. Jackson.» mormorò, sollevando di poco i lati della bocca in un sorriso, rimanendo per un istante, ipnotizzata dalle iridi scure di quell'uomo. Erano profonde, calde ed eternamente buone; emanavano tranquillità, protezione ed in un certo senso, potevano scavarti dentro, nell'anima.
L'uomo le sorrise. «State andando in albergo?» domandò poi, distogliendo lo sguardo dalla fanciulla.
«Oh si, stavamo per prendere una delle auto a disposizione con tanto di autista.» rispose Bonnie, che era molto più estroversa dell'amica.
«Ah-Ah.» notó il moro, portando l'indice sul mento, mentre fissava quei mezzi con accurata attenzione. «Perché non salite con me ed il mio amico Frank?» chiese poi, con spavalderia, sorprendendo anche il fanciullo, che soffocó una sonora risata tra le mani.
«Non vorremo disturbare..» pronunció la bruna.
«Non si tratta affatto di questo, figuriamoci. Andiamo, venite - salite con noi." concluse la celebrità, facendo strada alle ragazze verso la macchina.
«È un piacere rivederti.» sospirò Frank, sottovoce facendo attenzione che le due, non potessero udire, alludendo però al modo in cui egli aveva salutato la ragazza. «Mike, ma sei serio? Cazzo amico, sembri un vecchio depravato.» rise, sempre mantenendo un tono sommesso.
«Ero nel panico Frank, non starmi addosso.»
«Non si era notato.» concluse quest'ultimo, prima di salire nel mezzo dai finestrini oscurati.
Tuttavia Natalie venne pervase da leggeri brividi di agitazione, una volta accomodata nel mezzo insieme a Bonnie, quel ragazzo e la celebrità.
Lo fissava di sottecchi notando con cura il suo abbigliamento: pantaloni neri che gli fasciavano perfettamente le gambe magre e muscolose, la camicia del medesimo colore, con una fascia rossa sul braccio destro e dei classici mocassini neri che intravide anche alle prove del videoclip, due anni prima.
Si accorse che gli occhiali da sole erano nuovamente sul suo volto a proteggere così, la sua intimità del suo sguardo, ma posó il cappello di feltro di fianco a lui, quando percepì un forte frastuono di voce, urla e schiamazzi da parte della bolgia fuori l'aeroporto, che era a conoscenza dell'arrivo del cantante.
Fece un sorriso timido come per scusarsi di quell'enorme frastuono e si mise in piedi sul sedile, per uscire fuori col busto dal tettuccio della macchina per salutare la folla che attendeva solo lui.
Natalie sospiró, non era di certo il suo ambiente e una parte di lei, provava pena per quell'uomo, pensando che il suo stile di vita non doveva essere poi così all'acqua di rose come si pensava.
Arrivarono nella struttura dove avrebbero alloggiato i due giorni seguenti e si fecero strada all'entrata, tentando di scavalcare il gruppo di persone presenti anche in quella zona.
Il moro entró per ultimo, liberandosi poi della giacca una volta al sicuro dai suoi meravigliosi fan, che dopotutto, era lieto di poter salutare.
Raggiunse a passo svelto Frank, che era rimasto con Bonnie a scambiare qualche parola e di fianco la giovane Natalie, che entusiasta, prese le chiavi della sua camera.
«Io dormo solo Mike, ho la 151 - mentre tu, la suite al piano più alto, come sempre.» esordí Frank, con voce smielata alludendo alla vita agiata del cantante.
Il moro rise dandogli una pacca sulla spalla. «Lasciami qualche privilegio, Frank.»
«Io ho la 240 mentre tu Natalie - la 242.» mormorò Bonnie, con un sorriso a trentadue denti. «Almeno siamo sullo stesso piano.» concluse.
«Oh perfetto.» rispose la ragazza, leggermente intimidita da quella situazione così surreale.
«Natalie - posso accompagnarti alla tua camera?» le domandò poi il cantante, completamente rosso in viso.
«S-si, cioè non si deve scomodare tanto però.» balbettó la ragazza, con il viso in fiamme virando lo sguardo verso Bonnie, la quale le sorrise e le fece l'occhiolino alludendo a qualcosa che però, non era minimamente nelle sue corde.
Frank si passò una mano sul volto, completamente esasperato da quel bizzarro modo di approcciarsi. Scaltro, prese poi la parola per salvare la celebrità in difficoltà, che non smetteva di fare figure tutt'altro che piacevoli.
«Bonnie andiamo a farci un drink al bar?» domandò poi, abbracciando la ragazza minuta, poco più grande di lui di età.
«Oh, volentieri.» gli rispose, un po' interdetta ma captando la situazione al quanto bizzarra.
Sospirò incamminandosi poi con quel ragazzo in quale, sorrise al cantante pregandolo in silenzio di smettere di fare il vecchio.
«Non pensare male Natalie, davvero. Vorrei solo parlare di lavoro.» proferì il moro, mordendosi la lingua nel medesimo istante.
'Lavoro? Lavoro? Davvero ho detto lavoro?' pensò poi, grattandosi la nuca con la mano sinistra.
«D'accordo Sign.»
«Ti prego Natalie.» la interruppe. «Chiamami Michael.»
«D'accordo Michael.» disse con voce flebile, prima di incamminarsi lungo il corridoio che li conduceva all'ascensore.
«Allora..da quando sei nel mondo della danza?» domandò l'uomo, avvicinandosi di poco a lei percependo così il suo profumo, che era estremamente dolce, buono e pungente.
«Da quando ero una bambina in realtà.» prese a parlare la fanciulla. «Fin dalla mia prima lezione di danza, ho percepito nel ballo una carica straordinaria, potente ed a tratti caotica. Mi sento libera quando ballo, m-mi sento viva e la cosa che amo di più: è quella di lasciarmi trascinare totalmente dalla musica.» continuava, fermandosi poi con un sospiro.
Erano giunti all'ascensore e i loro corpi, erano più vicini ed i loro cuori invece, trottavano ad un ritmo lampante. «Mi scusi - la sto annoiando.»
Il cantante piegò la testa di lato, fulminandola con lo sguardo a fine che ella, le sorrise nuovamente. «Volevo dire - scusami, ti sto annoiando.» e finalmente, rise.
«No, anzi - mi piace ascoltarti.» disse, diventando rosso nell'istante stesso che disse quella frase, ambigua. «Nel senso, che mi ritrovo molto in quello che hai appena detto.» si giustificò.
«Davvero? Non oso immaginare cosa si provi a-ad essere un cantante del tuo calibro, insomma ho visto la folla là fuori prima.»
«Sono meravigliosi, devo ammetterlo. E mi rendono vivo, mi fanno sentire amato.» rispose, appoggiandosi alla parete con la schiena.
«Lo immagino.» gli rispose Natalie, virando lo sguardo altrove, fisso sui suoi piedi in attesa di arrivare al suo piano.
Non era da tutti avere la fortuna di poter parlare con Michael Jackson, ma lei non immaginava la vera natura dell'interesse di quest'ultimo nel conoscerla. Dopotutto non lo sapeva nemmeno lui, che ne era il protagonista.
«Volevo chiederti» esordì l'uomo, mentre camminavano verso la camera della ragazza. «Ricordo la tua bravura, perfezione nei passi, nei movimenti.» continuava, alludendo al suo videoclip. «Ricordo anche che avevi un ruolo più marginale quindi, la mia proposta era un'altra.»
Natalie virò lo sguardo nelle sue iridi luminose, che attentamente la stavano scrutando già da tempo; ma non si aspettava che quello sguardo così innocente e genuino, potesse annullare la sua razionalità completamente.
«Dimmi Michael.» gli disse, ormai curiosa.
«Di essere la ballerina centrale - di massimo rilievo nelle canzoni e quindi essere la dama principale dei brani: Dangerous e The way you make me feel.» concluse l'uomo, all'improvviso.
«Oh, io la ballerina co - protagonista?» disse, con un filo di voce.
«Si, esattamente. Non ti piace l'idea?» rispose allarmato lui, pensando di aver fatto la mossa sbagliata.
«No, anzi - cioè io non posso crederci. Ne sono felicissima.» esordí lei, battendo le mani in aria facendo poi una giravolta, completamente sorridente e mentre rideva, era intenta ad abbracciare quell'uomo.
Temeva però di fare una mossa azzardata.
«Posso abbracciarti?» gli chiese.
Lui sgranò gli occhi, percependo a pieno le sue gote andare a fuoco, era una proposta al quanto inaspettata ma dopotutto: lui voleva conoscerla e così, allargò le braccia in attesa del corpo sinuoso di quella donna appoggiato al suo.
Si abbracciarono. Un semplice, dolce ed innocente abbraccio colmo di gratitudine.
Lui appoggiò il mento sui suoi capelli biondi, percependo il loro dolce profumo di cocco, mentre con le braccia possenti, avvolse la sua vita stretta, stringendo poco il tessuto della maglietta tra le dita.
Erano anni, mesi che non percepiva quella meravigliosa sensazione, di farfalle nello stomaco nell'avere una figura femminile, così vicina.
Natalie appoggiò il volto sulla spalla di lui e percepì anch'ella, una felicità non controllata crescerle piano piano, nel suo animo.
Passarono pochi secondi ma completante intensi e lei fece per allontanarsi dal corpo di lui e voltarsi verso la sua stanza, intenta ad aprire la porta.
«Grazie ancora di questa bellissima opportunità.» disse poi, con un sorriso sincero.
«Ci vediamo alle prove, Natalie.» la congedò egli, con un dolce cenno di capo.
Continua -
Revisionato il: 13/03/2021
Spazio Autrice:
Ci ho sputato un polmone su questo secondo capitolo e spero - con tutto il cuore che sia di vostro gradimento.
Vi aspetto qua sotto nei commenti ragazze.
I love u all girls
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