𝙸𝚛𝚛𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚊𝚕𝚒𝚝𝚊' {𝟜/𝟝}
Neverland Ranch, California
- 2 Settembre 1999
«È un luogo magico» e fece una pausa, portando una sua ciocca bionda - dietro al lobo dell'orecchio, tenendo salda la cornetta del telefono - tra le dita. «Ma papà, te e la mamma dovreste venire» e prese respiro, sedendosi sul morbido materasso. «La dimora di Michael, è davvero meravigliosa!» concluse, schioccando la lingua sul palato.
«Sono sollevato che ti trovi bene, tesoro» mormorò il padre, con voce soave e soffice. «E con il sign. Jackson, come sta andando? È stato felice di rivederti?» le chiese, con tono curioso - mentre teneva lo sguardo fisso sulla moglie, che scalpitante - attendeva di sapere cosa la figlia avesse da raccontare.
Natalie arrossì lievemente sulle gote, soffocando un leggero risolino con la mano, virando la sua attenzione verso l'ignoto - socchiudendo le palpebre con il fine di ricordare, quel dolce e meraviglioso contatto avvenuto con il cantante - al di sotto di quel maestoso e possente albero.
«Si, presumo di sì» mentí, chiudendosi nelle spalle - decidendo così, di omettere quel racconto riguardante il bacio avvenuto tra i due, per poi concentrarsi - su ulteriori dettagli, meno importanti.
«Ho avuto il piacere di conoscere i suoi due bambini, dolcissimi» iniziò a parlare. «Prince, il più grande - è un vero tornado ma fin da subito, abbiamo costruito un buffo rapporto mentre Paris, la più minuta - oh papà» e sospiró.
«Ah bambina mia» la interruppe l'uomo, ridacchiando appena. «Hai sempre avuto un debole per i bambini, sopratutto se piccoli ed ancora in fasce» aggiunse, stirandosi di poco - la camicia con le mani.
Dopotutto era vero - la ragazza nutriva per i bambini, un eccelso e dolce sentimento ed alla vista dei pargoli del cantante, anche se in pochissimo tempo - si era già decisamente affezionata.
Tuttavia però, nonostante narrasse alla sua famiglia di ciò che era successo in quei giorni - della maestosa e curata dimora, delle persone presenti e del caldo clima che avvolgeva delicatamente il suo sinuoso corpo ogni giorno - teneva dentro di se, la strana sensazione di eterna confusione, successiva a quel bacio.
Ebbene si, anche se - una parte di lei era pienamente soddisfatta ed entusiasta di aver dato libero arbitrio ai suoi sentimenti ma sopratutto - di aver dato ascolto al suo cuore, l'altra metà - temeva di aver commesso un errore madornale in quanto la celebrità - in seguito a quella soffice e dolce vicinanza, era divenuto strano, bizzarro - distante.
Michael si comportava in maniera insolita, fredda - fugace - e l'uomo dolce, attento - che la riempiva di attenzioni ogni giorno, era divenuto completamente il contrario; Difatti la guardava a stento, le rivolgeva solo qualche sorriso timido ed occhiata fugace quando erano nella medesima stanza - altrimenti egli, era fin troppo impegnato con il lavoro e con la presenza insistente della moglie in quella casa.
Natalie, una volta conclusa la telefonata con la sua famiglia, decise di farsi un delicato bagno caldo - intenta a coccolarsi un po' nel tepore di quel dolce calore, con il fine di non pensare per un momento - al cantante ed al suo comportamento strano in quanto i due dopotutto, non erano niente e che quindi ella - non potesse pretendere molto.
[...]
Aveva frizionato per bene la sua chioma bionda e lunga e soffermandosi davanti al suo riflesso - prese la decisione di asciugarla in maniera che essa, rimanesse liscia e ben piazzata.
Con indosso una comoda tuta, quella mattina raggiunse la sala da pranzo, intenta a mangiare un veloce boccone per colazione - trovando solamente Grace, occupata ad imboccare il piccolo Prince.
«Buongiorno Grace» le disse con tono cordiale, prendendo un morbido muffin al cioccolato dal grande vassoio, per poi addentarlo nell'istante dopo.
«Buongiorno Natalie» mormorò la donna, ricambiando il sorriso. «Come si sente oggi?» aggiunse, virando il suo sguardo soffice - nei confronti della bionda.
«Molto bene, in gran forma devo dire» e si chiuse nelle spalle, guardandosi intorno - alla ricerca della sua presenza, che quel mattino - tardava ad arrivare. «E tu piccolino?» continuò, accarezzando la tonda testolina del pargolo, che balbettando disse il suo nome - catturando nelle sue piccole manine, una sua ciocca bionda.
«Il sign. Jackson si è alzato qualche ora fa» prese parola la tata, posando una mano sulla spalla della ragazza. «Quando sua moglie è in casa, assume un umore strano - stizzito e di conseguenza, dorme molto poco» tentava di spiegarle, abbozzando un sorriso timido. «Ma vedrai, andrà tutto per il meglio!» concluse, con tono materno.
«Grace, io» mormorò l'altra, arrossendo di poco sulle gote - ormai certa che quella donna, sapesse qualcosa e di conseguenza che tutta la casa - ne fosse accorrente.
«Oh tesoro non preoccuparti» si affrettò a dirle, sorridendo. «Si è sentito di parlane con me, solo per liberarsi un poco, ma io» e schioccò la lingua al palato, agitando la mano sinistra in aria. «Sono muta come un pesce, anzi - ne sono entusiasta!» ammise.
Natalie le sorrise, mimando un piccolo grazie con le labbra, avvolgendo quella donna in un caloroso ed accogliente abbraccio - prima di congedarla con un flebile cenno di mano. Raggiunse il grande salone a passo svelto, quando un dolce suono - catturò completamente la sua attenzione ed ella - riconoscendo nel medesimo stesso, il proprietario di quella voce - fece ingresso nella stanza.
Egli era impegnato al pianoforte, le dava le spalle e non si era ancora accorto della sua presenza - e leggiadro e sereno, intonava quella dolce melodia mentre le sue dita affusolate - si muovevano veloci lungo i tasti bianchi e neri dello strumento.
Natalie fece qualche passo in avanti, incerta de avanzare o meno a fine che egli, si accorgesse della sua presenza - ma mentre rimuginava sul dar farsi, il cantante si era già voltato nella sua direzione e di conseguenza fermato - le abbozzò un sorriso timido, leggermente imbarazzato mentre teneva saldo tra la sua dentatura, il labbro inferiore.
«Oh perdonami Michael, non volevo disturbarti» si affrettò a dirgli, voltandosi di scatto.
«Natalie» la richiamò lui, provocandole un improvviso brivido lungo la schiena - in quanto erano due giorni che non udiva il suo nome, fuoriuscire dalle sue labbra. «Aspetta, non andartene!» continuava, battendo con il palmo della mano sullo spazio di sgabello vicino a lui - a mo' di invito. «Siediti qui, per favore» concluse, tornando poi nella medesima posizione di prima - tornando a suonare.
But I have not the words
here to explain
Gone is the grace
for expressions of passion
Natalie udendo quelle parole, prese posto vicino alla sua figura - mantenendo lo sguardo fisso sulle sue grandi mani che veloci, scorrevano lungo i tasti dello strumento ed egli, voltandosi in sua direzione - continuava.
But there are worlds and worlds
of ways to explain
To tell you how I fell
Ella riconobbe quella canzone, quel dolce componimento che il cantante già le aveva intonato tempo prima, ricordando che fosse il pezzo sul quale lui stesso, stava ancora lavorando.
Ricordava che lei stessa era stata la sua musa ed arrossendo velocemente sulle guance, posò una sua mano - sulla sua spalla. «Sei riuscito a finirla!» disse, alzando i lati della labbra a mo' di sorriso.
«Ah-Ah» ammise la celebrità. «Dopo la serata passata in tua compagnia sul mio albero, le parole sono venute da sè!» si spiegò, mirando le sue iridi scure in quelle chiare e dolci della ragazza.
Il cuore di Natalie perse un battito, accusando esso andare ad un ritmo risoluto e insolito - e sbattendo ripetutamente le palpebre, era intenta a cercare il coraggio di domandare a quell'uomo il motivo della sua assenza - del suo atteggiamento al quanto bizzarro.
Egli captando confusione nel suo sguardo, sospiró - e protese la sua mano sinistra verso il volto della bionda, accarezzando con i polpastrelli - la morbida e calda pelle della sua guancia.
La fanciulla a quella contatto chiude gli occhi, racchiudendo nella sua mano, quella del cantante - mettendo fine a quel dolce contatto tra di loro.
«Michael?»
«Mh?» sospiró lui, mordendosi ripetutamente il labbro inferiore - godendosi quella dolce sensazione, che tanto lo mandava fuori di senno e gli provocava confusione.
«Perché sei stato assente questi giorni?» gli chiese, prendendo respiro. «Insomma dopo il bacio, tu..» aggiunse, accusando la voce morirle in gola.
Michael sospiró ancora, tornando con il busto rivolto verso lo strumento - cercando dentro di se, le giuste parole per spiegarle la sua paura di perderla - di renderla partecipe del suo caotico stile di vita e quindi, di non riuscire a dimostrarle pienamente quanto veramente egli fosse invaghito di lei.
«Se ti sei pentito..» continuava la ragazza di fronte al suo silenzio, provocando una leggera scossa di dolore al suo interno - captando la presenza del moro muoversi velocemente - per poi racchiudere il suo mento in una mano.
«Assolutamente» disse, facendo una piccola pausa mentre fissava le labbra carnose della fanciulla, con trepidazione. «No, bambina ma..» continuava, sentendosi un emerito idiota del suo comportamento ma - non aveva idea di cosa altro fare. Le prese una mano, posandola poi sul suo petto. «Lo senti?» le domandò, alludendo al suo cuore.
Ella ridacchiò, annuendo appena. «Nat io non sono bravo a..» stava cercando di spiegare quando una leggera vibrazione catturò la sua completa attenzione.
Sbuffò, mettendo il broncio: dopotutto, non voleva interrompere quel delicato momento e dare così, un'idea sbagliata alla sua dama. «Rispondi, Mike» concluse lei, alzandosi di scatto.
«Nat»
«Parliamo un'altra volta» concluse la fanciulla, guardandolo dritto negli occhi quando egli, deglutendo - portò il telefono al suo orecchio, abbassando lo sguardo nel medesimo stesso.
«Deb, dimmi» concluse, mantenendo lo sguardo fisso - sul corpo sinuoso e leggiadro della fanciulla, mentre si allontanava mano a mano, lasciando la stanza - con fine che egli, rimanesse solo.
❀ ❀
«Insomma Nat, mi spieghi perché hai quel muso lungo?» domandò Bonnie, mentre era intenta a posare i piatti nel grande lavandino.
«Aspetta Bon» si intromise Emily, scaffando in piedi ed aggiustando il suo bianco grembiule con le mani. «Ci penso io» aggiunse, dirigendosi poi in sua direzione.
«Oh non preoccuparti» rispose la bruna, abbozzando un sorriso sghembo. «Da adesso - inizia il tuo giorno di risposo, quindi ci penso io» concluse, abbandonando il suo peso, sul piano marmoreo del piano della cucina.
«Allora biondina, mi rispondi?» continuava la ragazza, virando la sua attenzione verso la fanciulla che pensierosa, giocava con il cibo presente nel piatto. «Dopotutto siamo tue amiche, puoi parlarne con noi - di qualsiasi cosa essa si tratti!»
«Giá, tesoro» le disse con tono dolce la governante, posandole una mano su una spalla. «Allora?»
«Ci siamo baciati» rispose, con voce flebile - portando la testa tra i palmi delle mani, catturando il suo labbro inferiore, tra i denti. «Due sere fa, ci siamo baciati - più di una volta e» aggiunse, alzando di poco lo sguardo verso le altre due, che nel frattempo erano rimaste leggermente interdette e sbigottite.
«Michael ti ha baciata?» domandò Bonnie, ridacchiando sommessamente e portando le dita sulle labbra a mo' di stupore - mentre Natalie scosse il capo per fare consenso, trovando buffo e il bizzarro il loro atteggiamento a riguardo.
«Finalmente!» urlò Emily, battendo le mani. «È riuscito a lasciarsi andare!» continuava - camminando per la grande cucina, soffermandosi nel medesimo stesso e voltandosi verso la bionda, prese respiro. «Allora perché tieni il broncio? Ti sei pentita?» chiese, ampliando lo sguardo ed assumendo un'espressione preoccupata, temendo il peggio per il suo amico.
La ragazza scosse ancora la testa, portando le mani sul volto arrossato. «Ma non è stato come pensavo fosse - nel senso» e fece una pausa, cercando di dare voce alle sue paure più nascoste. «Insomma il suo modo di comportarsi con me, dopo quel bacio - il suo repentino distacco, il suo»
«Natalie» intervenne Bonnie, prendendo posto al suo fianco, socchiudendo di poco le palpebre. «Per me non dovresti farti tutti questi problemi» si spiegò, lanciano un'occhiata complice alla loro amica governante, che con un sorriso sghembo - prese parola a sua volta. «Esattamente» e si tolse il grembiule. «Conosco Michael e sono certa che si stia facendo prendere dalle sue paure ed incertezze ma credimi» e battè le mani, entusiasta. «Baciarti, era il suo più grande desiderio.» concluse.
«E per festeggiare - mia cara biondina» intervenne la bruna. «Propongo una serata di puro svago e divertimento, di sole donne» e ridacchiò, con aria infantile.
«Umh, concordo!» sorrise l'altra, prendendo la mano alla fanciulla che interdetta, assunse un'espressione divertita. «Ma Bonnie» mormorò tentando di persuadere le due, ma con scarsi risultati.
«Oh Miller, sei qui da quasi una settimana e non hai visto nulla del posto - Neverland è maestosa ma il contorno ancora di più e poi» prese posto vicino all'altra, incrociando le braccia al petto. «Vedrai, ti farà bene.»
Natalie alzò lo sguardo al cielo, abbozzando poi un sorriso sghembo e prendendo le mani della mora - scosse la testa, sospirando. «E va bene Gote» e le diede una pacca sulla spalla. «Accetto!»
[...]
«I bambini sono a letto che riposano e sono rimasti estremamente entusiasti della fiaba letta dal loro papà.» gli disse Grace, entrando nella stanza del cantante, il quale giaceva immobile sulla sua poltrona in pelle, con i gomiti appoggiati al davanzale della finestra. «E la signora, ha lasciato Neverland poco fa» continuava la donna, nonostante l'uomo rimanesse di spalle ed annuiva di risposta. «Ha detto che dopo ti chiamerà in quanto ora - è dovuta scappare» concluse, incrociando le mani al petto e virando il suo sguardo mesto, verso il basso.
«Grazie Grace» rispose l'uomo, con voce roca mentre mantenevo il volto fisso - osservando l'ignoto al di fuori del grande vetro. «Emily?» domandò poi, notando tre minute figure in lontananza, dirigersi verso i cancelli della dimora - riconoscendo mano a mano che esse, fossero le sue dipendenti: Bonnie, Emily e lei, la sua Natalie.
«Aveva la serata libera, signore» gli rispose la tata, sospirando.
«Umh, d'accordo»
«Ha bisogno di altro?»
Michael scosse la testa, serrando la mascella - congedando la sua dipendente con un misero cenno di capo. «Chiama Frank, per favore» aggiunse poi, sospirando.
La donna abbozzò un sorriso, dileguandosi poi dalla sua stanza e chiudendo alle sue spalle, la grande porta di ciliegio ed egli - osservando la sua dama uscire - spensierata e solare, percepí una leggera morsa prendere il sopravvento nel suo stomaco.
Dopotutto odiava la sua fama - ciò che essa comportava e sopratutto - cosa gli impediva di fare da tutta la sua esistenza in quanto - lui non poteva prendere una bevuta con un amico, in un semplice bar di sera, decidere di fare spesa in un normale centro commerciale - o semplicemente dirigersi al parco più vicino per fare una passeggiata con i suoi bambini.
Era ben consapevole che il suo nome, il suo talento - considerato un dono, ma al medesimo tempo - una maledizione - colui che gli impediva di condurre una vita normale, di piena libertà e spensieratezza - e che quindi, l'essere Michael Jackson - fosse per lo più, una trappola per la sua persona - per i suoi bisogni.
Invidiava quella ragazza che tanto desiderava - in quanto ella era autonoma e sovrana di se stessa e quindi priva di una qualsiasi oppressione da parte del prossimo o dal suo contorno.
«Amico, mi cercavi?» si intromise Frank, facendo ingresso nella stanza.
Michael gli fece cenno di avvicinarsi, rimanendo però - in un tombale e completo silenzio.
«Cosa stai guardando, popstar?» aggiunse l'altro, curioso.
«Umh, niente» mentí, con aria torva e pesante.
«Vediamo - hai visto la biondina, la mia ragazza e la tua governante - uscire, giusto?» continuava il fanciullo, ridacchiando appena.
«Ah-ah»
Frank non smise di ridere, fin troppo divertito dal comportamento bambinesco e di finta nonchalance del suo amico - che agitando le mani in aria, si schiarì la gola con un minuto colpo di tosse. «Sai dove sono dirette?» gli chiese il moro, sfilando il suo fedele fedora dal capo, per poi posarlo sul comodino adiacente a lui.
«Non sei troppo adulto per spiare la ragazza per cui hai una cotta, Jackson?»
«Allora?» insisteva l'altro, alzando un sopracciglio bruno e serrando le labbra in una linea dura, a mo' di separazione. «Lo sai?»
«A fare una bevuta ed in più - entrambe vogliono far visitare a Natalie, la zona» gli spiegò, sedendosi sul materasso. «Cosa che dovremmo fare anche noi» aggiunse, mostrando all'uomo - una bottiglia di buon vino rosso. «Bere intendo, rilassarci un po'»
«Umh» e con l'indice, si sfiorò il mento con fare pensieroso. «Non sono dell'umore» e scattò in piedi, virando la sua attenzione verso il fanciullo che - alzando gli occhi al cielo, scosse il capo. «Insomma Mike, che hai?»
«L'ho baciata Frank, l'ho baciata dannazione!»
«Cazzo amico!» gli rispose, con tono di voce alto. «Che aspettavi a dirmelo? È grandioso, no? E lei?» continuava, battendo le palpebre per via del forte stupore.
«E lei è stata estremamente dolce, sensuale - caparbia e il mio cervello dinnanzi quella donna, smette completamente di funzionare e credo di diventare un perfetto idiota e» agitava le mani e le passava ripetutamente tra la sua chioma mossa, con fare esasperato. «Mai nessuna donna - fanciulla, ballerina è riuscita ad entrarmi dentro così, rendendomi balbuziente ed incapace di intendere e di volere quando la ho di fronte - Oh damn» e guardava il fanciullo, passando la lingua sul labbro inferiore. «Mi piace così tanto - che potrei uscirne matto ma - dopo quel bacio io non riesco più a starle vicino, senza desiderare un qualsiasi tipo di contatto con lei e non voglio sopraffarla, io non»
«Non la perderai, Mike se è questo che temi» lo interruppe l'altro, provando tenerezza per la celebrità a cui tanto, voleva bene.
«Ma - non riesco a»
«Perché pensi troppo, amico mio» sospiró il fanciullo, abbozzando un sorriso. «Insomma dalle tempo di capirti, di leggerti dentro - di amarti, dopotutto entrambi siete attratti l'uno dall'altra e credimi, lo si vede lontano un miglio» ridacchiò. «Ma non puoi pensare solamente a te stesso, mettendo avanti la tua vita e credendo che la tua fama, rovinerà presto tutto quanto - bensí, per una volta - ascolta ciò che dice il tuo istinto e sentiti libero di innamorarti»
«Ma lo capisci che la mia fama, rovinerà tutto - e che troveranno del marcio, anche in questo?» e schioccò la lingua al palato. «Sarei davvero egoista a renderla partecipe del mio mondo - mentre ora lei, è libera di vivere la sua vita senza il pesante fardello del mio nome»
«Allora dovevi pensarci prima, amico» lo canzonò. «Te ne sei invaghito, anni fa - semplicemente vedendola ballare nel tuo video e l'hai cercata disperatamente per mesi - ed una volta che l'hai trovata - l'hai corteggiata e lei, nonostante fosse fidanzata - lei - Mike, ha scelto te» e puntò l'indice verso la sua figura, sfiorandogli il petto. «Ormai è dentro alla tua vita, che tu lo voglia o meno.»
«Perché finisco sempre di rovinare ogni cosa io tocchi? Cosa pensi cambierà dal mio matrimonio con Lisa? Se ne andrà anche lei, come han fatto tutti coloro che - dicevano di amarmi» e si sedette, con fare sconfitto. «Ma non riesco a starle lontano, non riesco»
«Mike, lasciati andare - questa sera, quando torna - va' da lei e falle capire quanto tu ci tenga e vedrai - che capirá in quanto dopotutto, è diversa da qualsiasi donna tu abbia mai frequentato!» e prese la bottiglia, versando il vino in due calici. «E ora beviamo, rilassiamoci e brindiamo a questo» concluse, abbozzando un sorriso.
❀ ❀
Natalie era da poco rientrata nella grande dimora e congedando le due amiche con cui aveva passato una bellissima e divertente serata, era intenta a raggiungere la sua stanza senza recare un minimo rumore e svegliare così - il resto della casa.
Percepiva la testa pesante e dei fortissimi capogiri, causa del tanto alcol ingerito ma - era ancora in grado di intendere e di volere.
Fece le scale con fare lento, reggendosi allo scorri mano - tastando il terreno sotto i piedi con fare attento per paura di cadere nel cuore della notte - immersa nel buio.
Raggiunse la porta e con entrambe le mani, sulla maniglia - sospiró quando un leggero rumore alla sua spalle, la fece sobbalzare.
«Ti sei divertita?» domandò il moro, appoggiato alla parete e leggermente illuminato dalla luce fioca della luna. Era serio in volto, ed era davvero ben vestito - nonostante fosse notte fonda: camicia bianca e pantalone nero elegante.
«Michael, sei tu» mormorò l'altra, in un sospiro. «Mi hai fatto prendere un colpo.» continuava, aprendo la porta e barcollando al suo interno - assumendo poi un'espressione stizzita in quanto era infastidita dalla presenza dell'uomo.
«Stai bene?» continuava l'altro, seguendola - con le mani protese verso il corpo sinuoso, leggermente preoccupando che ella potesse cadere da un momento all'altro. Tuttavia anche egli aveva bevuto ma - a quanto gli sembrava, reggeva molto meglio della fanciulla di cui era invaghito.
«Si, grazie» e si tolse le scarpe con il tacco - tenendole in mano. «Puoi anche andare!» continuava.
Michael ridacchiò, divertito e - virando le sue iridi scure - lungo le gambe sinuose e scoperte della dama, sospiró in quanto quel vestito attillato e corto, mettesse molto bene in risalto - le sue curve perfette.
«Non mi vuoi qui?» le chiese, incrociando le braccia al petto. «Una serata di svago e già ti sei dimenticata di me?» la sfidò.
«Dimenticata, io?» rispose, appoggiando la punta del tacco - sul petto del cantante. «Oh Jackson, che faccia tosta! Guardatemi - sono Michael Jackson e per una misera volta - non sono il centro del mondo della ragazza del momento, che mi diverto a sedurre!» urlava, ridendo - prendendo a stento fiato.
«Nat, quanto hai bevuto?»
«Oh, insomma - ma quante domande questa sera! Mi stai facendo un interrogatorio, Michael?» continuava, lanciando le scarpe - verso una parte remota della stanza buia. «Insomma, mi spieghi perché sei qui? Vuoi forse farmi da babysitter?» aggiunse, accendendo la piccola abat-jour, presente sul comodino.
«Volevo vederti, parlarti - spiegarmi..»
«Beh, di tempo ne abbiamo avuto - ora, non mi sembra il caso»
«Natalie so che evitandoti dopo quello che ci è stato tra di noi, ho sbagliato ma..»
«Ma io devo capirti perché essere te, non è semplice - giusto?» lo interruppe, agitando le mani in aria e sospirando. «Cambia copione Mike, dopo un po' diventa monotono e non preoccuparti» sorrise, con fare maligno. «Non ti piaccio - ci sta, dopotutto questa sera mi sono data alla pazza gioia!» continuava, leggermente fuori di se - tentando così di vedere una sua possibile reazione a riguardo.
«Cosa intendi?» domandò l'altro, serrando la mascella in una morsa rigida, captando che la ragazza - non essendo lucida e spronata dall'eccessiva quantità di alcol che aveva in corpo, stesse vomitando cose - solamente per dare adito alla sua delusione.
«Sai - i ragazzi, non si fanno problemi quando desiderano una donna!» concluse, portando le mani lungo i fianchi - avvertendo un capogiro e vedendo il cantante, irrigidirsi sul posto. «Non te ne vai? Bene.» concluse, sfilando il suo vestito con un abile gesto per poi rimanere totalmente scoperta ai suoi occhi, praticamente in intimo - davanti ad egli che arrossendo sulle gote, si voltò di scatto - portando le mani sul volto.
«Nat, ma che fai?» mormorò, alzando leggermente la voce e prendendo una maglietta bianca - sparsa sulla poltrona.
«Cosa c'è? Ti imbarazzo, forse?»
L'uomo alzò gli occhi al cielo e per quanto fosse tentato di studiare, osservare e fissare nella sua mente - il suo corpo seminudo - le passò la t-shirt, aiutandola ad infilarla.
«Grazie» balbettó lei, tornando un po' in se e mordendosi il labbro inferiore con fare timido.
«Ehy» le disse, accarezzandole le guance con le dita. «Ti senti meglio ora che ti sei liberata?» aggiunse, posando i palmi sul suo collo e portando i loro visi, ad una pericolosa ma al medesimo stesso, deliziosa vicinanza.
«Mmh» mugolò, percependo il dolce respiro del cantante, sfiorarle la pelle delicatamente e socchiudendo di poco le palpebre - posó le braccia sulle sue spalle. «Si un po' - un bel po'»
«Perdonami fanciulla mia - prova a capirmi, di donne come te - ne ho corteggiate poche ed io sono abituato a» e si abbandonò al suo corpo, cingendole la vita con le braccia e nascondendo il volto, nell'incavo del suo collo. «Insomma - temo di rovinare tutto e di perderti» tentava di spiegarle, balbettando appena.
Ella sospiró, portando una mano sulla fronte. «Non sono in grado di affrontare ora, questo discorso ma non voglio sentirmi - un'amante di un uomo ricco e famoso, per giunta sposato»
«Nat, ti giuro che non sei questo - sei molto di più - sei»
«Sono?»
«Bellissima ed io con te mi sento vivo, felice - normale ed ho lottato così tanto per arrivare ad oggi, a questo» e fece una pausa, sfiorandole la pelle del suo collo con le labbra, posando su di esso - un dolce e casto bacio - che la fece ridacchiare.
«Smettila di sedurmi, Jackson!»
«Natalie, guardami!» le disse, con tono serio - prendendole il viso tra le mani e virando le sue iridi spaventate e lucide, nelle sue. «A me piaci, sul serio - non sto giocando, non ti sto prendendo in giro» continuava, deglutendo appena.
«Lo so»
Egli le sorrise, trovandola buffa e divertente in quanto era anche la prima volta, che la vedeva così ubriaca. «Ma voglio che ci andiamo piano e che tu tenti di ascoltare anche i miei bisogni e che - davvero, ci prendiamo del tempo - che torniamo ad essere quelli di prima»
«Spiegati meglio» mormorò, sospirando e percependo nella fanciulla - un'enorme confusione, plausibile ma che al medesimo tempo, lo terrorizzava.
«Dopo il bacio - tutto è divenuto complicato, imbarazzante e - tu eri distante ed io, voglio solo che ci andiamo piano» e posò la fronte sul suo petto, ridendo sommessamente mentre egli sospiró, incerto ed interdetto - sentendosi nuovamente un fallimento.
«Ti sta suonando il telefono» gli fece notare la ragazza. «Rispondi, magari la tua mogliettina, ha bisogno di te!» e sbuffando, stava per allontanarsi dalla sua possente presa quando egli - spense il telefono, passando più volte le dita tra i capelli.
«Sai essere esasperante, Miller!» concluse in un sussurro, posando nuovamente i palmi delle mani, sulle guance accaldate della ragazza - annullando nuovamente la poca distanza presente tra di loro, con fine di congiungere - dopo un'attesa che sembrava interminabile, le loro calde e burrose labbra - bramose di possedersi in quel bacio.
Continua-
Spazio Autrice:
Sorpresa delle 22:15, di un semplice lunedì sera - dopo dieci giorni di assenza. Ed ecco qui - cosa ne pensate, fatemelo sapere nei commenti qua sotto come siete solite fare voi.
In cosa sfocerà, questo bacio? Ho preferito lasciarvi con un po' di suspance, girls.
Ps. Sono vicina ad ognuno di voi, in questo triste periodo.
Ci sentiamo qua sotto,
I love u girls.
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