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𝙸𝚛𝚛𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚊𝚕𝚒𝚝𝚊' {𝟚/𝟝}

Michael imperterrito ed allegro come un bambino, raggiunse nuovamente Frank ed il resto delle persone presenti, per concludere il festeggiamento del suo compleanno.
Spense le candeline realizzando che i suoi sogni, a mano a mano - si stessero già realizzando: i suoi figli in salute e la giovane e caparbia ragazza - finalmente vicino a lui fisicamente e per giunta, libera sentimentalmente da ogni vincolo e promessa.
Tuttavia la discussione avvenuta con la moglie, lo stesso pomeriggio - non gli pesava letteralmente più e si era promesso che niente e nessuno si fosse nuovamente intromesso nei suoi bisogni e nella sua ricerca di una promiscua e prossima felicità, nonostante la sua esistenza caotica.

Prince gli stava aggrappato alla gamba destra, mentre egli cullava tra le sue possenti braccia - la minuta e tenera Paris, che batteva le manine allegra mentre il padre sorrideva sereno e spensierato.
Frank sciolse la stretta intorno la vita della sua Bonnie, la quale raggiunse Natalie nelle sue stanze - mentre egli, insieme al cantante - erano impegnati a mettere a dormire i fanciulli.
«Mike, dannazione» rideva il ragazzo, con tono di voce basso mentre accarezzava la testolina del biondo.
«Sono delle pesti, quando vogliono» si difese il moro, ridacchiando sommessamente. «Ma ottimo lavoro, Cascio» ammicò un occhiolino, facendosi strada verso l'uscio della camera. «Anche questa volta, ci siamo riusciti!» concluse, raggiungendo a passo sostenuto, insieme al suo manager, la sua stanza - adiacente a quella dei bambini.

«Ancora auguri, popstar!» gli disse l'altro, versando del buon vino rosso, in due calici ampli - per poi alzarli in sua direzione.
«Oh Cascio!» rispose il moro, sorseggiando il gustoso succo d'uva dal sapore aspro e forte. «Sei sgattaiolato nuovamente nella famosa stanza?» [*1] aggiunse, alludendo alla camera remota di Neverland, laddove dentro - vi erano i migliori e gustosi vini, di ogni annata e sapore e Frank era uno dei pochi, a possederne la chiave.

«Beh dopotutto, questa» e fece una pausa, posando le sue labbra sul bordo di vetro. «Era un'occasione speciale!» sospirò infine, svuotando l'intero contenuto del bicchiere.

❀ ❀

Le due ragazze parlarono per svariati ore, accorgendosi solo in un secondo momento - che si erano fatte ormai, le due del mattino. Bonnie congedò l'amica, mentre si stropicciava gli occhi con i dorsi di entrambe le mani per poi ammiccarle un sorriso sincero.
Ella invece, che non era ancora completamente assonnata - decise di raggiungere il piano di sotto, leggermente intimorita dal fatto di perdersi in quella maestosa ed enorme dimora.
Era ancora scossa a causa di tutto quel drastico cambiamento, successo in davvero pochissime ore - ma meravigliata di trovarsi in un luogo così magico e raro - ma molto diverso dalla piccola dimora che condivideva ancora con i suoi genitori.

«Nat, tesoro» le disse Emily, accogliendola con un ampio sorriso. «Ti serve aiuto?» aggiunse, mentre si aggiustava il grembiule, dopotutto quella sera non aveva lavorato ed aveva concordato con le altre dipendenti, che a lei sarebbe aspettato il turno della notte.
«Oh no Emily» le sorrise cordialmente. «Piuttosto mi dici dove posso trovare una tazzina?» le domandò, chiudendosi un poco nelle spalle.
La ragazza annuí, aiutando quest'ultima nel prepararsi una camomilla calda e rigenerante - in quella che ormai era la fine dell'estate.

«Ora vado, ho del lavoro da sbrigare prima di andare finalmente a riposare» la congedò, posando le sue mani - sulle sue spalle, stringendole un poco.
Natalie ridacchiò, prima di salutarla con una mano - soffermando poi il suo sguardo sulla sua figura snella e slanciata, lieta che il cantante fosse circondato da persone così pure e buone d'animo.

Tuttavia però, era finalmente rimasta sola in quella grande e imponente cucina - ed accusando i primi segni di stanchezza, posò entrambi i palmi delle mani - sul freddo davanzale marmoreo.
Aspettava con acuta trepidazione che il pentolino, contenente l'acqua - si scaldasse, mentre picchiettava con l'indice su di esso.

«Stà attenta, bambina!» la canzonò il moro, sorprendendola da dietro, mentre con le grandi mani - le cinse la vita stretta. «Rischi di scottarti altrimenti!» aggiunse, con voce flebile e leggermente divertita.
La ragazza ridacchiò, rimanendo nella medesima posizione - percependo il petto di lui, appoggiarsi alla sua chiesa ed il suo naso - dolce ed appuntito, sfiorarle la pelle calda e scoperta del collo.
«Umh Nat» continuava il moro, leggermente su di giri a causa dell'alcol poco prima ingerito con il suo manager. «Mi era mancata la tua presenza - non sai quanto!» mormorò, avvicinando maggiormente la sua figura alla sua ed appoggiando il mento sulla sua spalla coperta dalla maglietta. «Ed io, ti sono mancato?» domandò, ancora incerto delle sensazioni provate dalla fanciulla, in sua presenza.

«Mike, hai bevuto per caso?» lo prese in giro quest'ultima, trattenendo ulteriori risa - con il labbro inferiore stretto tra i denti.
«Un po'» le confidò, accusando un leggero tepore sulle gote - continuando a fissare la pelle del suo collo, così allettante e così morbida al tatto - volenteroso solo di riempirla di dolci baci casti per gustarne così, la paradisiaca fragranza.

Lei rimase ancora impassibile, mentre con una mano: prese il pentolino bollente e con l'altra reggeva la tazza. Versò l'acqua calda dentro essa - il tutto con movimenti lenti ed estremamente sensuali agli occhi del cantante, il quale leggermente interdetto, schioccò la lingua al palato prima di trovare il coraggio di posare le sue morbide e calde labbra, sul suo collo.
Aumentò la stretta alla sua vita, prima di risalire il perimetro dei centimetri di pelle scoperta dal tessuto e dalla folta chioma, che accuratamente spostò con le sue dita affusolate.
Il moro, imbarazzato in volto ma spronato dalla quantità di vino che aveva in corpo - decise di seguire il suo istinto e il suo forte bisogno e così - lasciò una scia di baci casti sulla pelle della ragazza.

Lei percepí l'uomo sorridere, a contatto con il suo collo ed al medesimo tempo, delle potenti scosse di piacere - si impossessarono del suo corpo.
«Per-perdonami» balbettó in seguito, facendo un passo indietro ed annullando così, quel caldo contatto. «Non so cosa mi sia preso, è che» tentava di spiegarsi, mentre con una mano - si grattava la nuca per via del forte imbarazzo. «L'idea che tu sia libera, forse»

«Mike, tranquillo» gli rispose, voltandosi ed appoggiando le sue braccia - sulle sue spalle. «Non mi ha disturbato, anzi» gli ammiccò un sorriso complice, passandosi la lingua sul labbro inferiore.

«Oh, damn!» sospirò il moro, quando ella cercò un ulteriore contatto con il suo corpo. «Natalie, io» balbettó, posando nuovamente i palmi delle mani, lungo i fianchi stretti della giovane.
«Tu?» e con il viso si protese verso quello dell'uomo, che imbarazzato, socchiuse le palpebre, ridacchiando appena. «Sei stata così distante ultimamente, per Klaus - per la tua situazione?» le domandò, interessato davvero a capire a fondo della sua situazione sentimentale.
«Ah-ah» mugolò lei, sfiorando il suo naso con il suo. «Ci siamo lasciati Mike perchè nonostante ci abbiamo riprovato, le cose non andavano - non più, da parte di entrambi»

«E perché hai aspettato così tanto nel dirmelo?» aggiunse lui, in maniera innocente ed ammiccando un sorriso.
«Volevo dirtelo» e fece una pausa, virando lo sguardo nelle sue ampie e carnose labbra. «Guardandoti negli occhi» concluse, lasciando un dolce e casto bacio, sulla punta del naso dell'uomo.

Quest'ultimo ebbe un capogiro, a causa di quell'ennesimo contatto, estremamente intimo - così fece nuovamente un passo indietro, portando entrambi le mani alle tempie - percependo il battito del suo cuore andare ad un ritmo galoppante.

«Mike, và tutto bene?» gli domandò, posando una mano sulla sua spalla.
«Nat» mormorò, rosso in volto e posando le mani sul davanzale - intrappolando il corpo della ragazza, nella sua figura.
«Dimmi» gli sussurrò, con voce lieve - risalendo con le dita, il perimetro delle sue braccia, soffermandosi sulle spalle ed infine - affondarle nella sua chioma corvina. «Lasciati andare, Jackson» continuava lei, percependo il forte imbarazzo nel cantante dovuto alla sua estrema timidezza di non sentirsi all'altezza e che con quel gesto, estremamente voluto da entrambi - avesse rovinato ogni cosa.
«In questo modo» balbettó lui, racchiudendo il mento minuto della ragazza, nella sua mano. «Mi stai complicato le cose»

Non le diede il tempo di controbattere che egli, socchiuse le palpabre ancora una volta, avvicinando pericolosamente il suo viso a quello della giovane, schioccando un dolce e umido bacio, all'angolo destro delle labbra.
Ella sbarrò lo sguardo, godendosi a pieno quel caldo contatto tra di loro - sospirando quando egli, si allontanò.
Si morse il labbro, corrucciando l'espressione del viso a mo' di delusione, inclinando esso di lato.
Era in attesa che l'uomo si spingesse oltre, che seguisse definitivamente il corso dei suoi bisogni e che quindi - la baciasse, ma un vero bacio.
Michael schioccò la lingua al palato, ridacchiando sommessamente quando intravide nella giovane, sconforto misto a desiderio - ed era quindi, divertito di essere lui il colpevole di quelle sensazioni.

«Così che la metti eh, bambina?» le domandò, con tono di sfida, mostrando la sua perfetta e bianca dentatura.
Natalie protese il busto leggermente in avanti - a fine che i loro petti si toccassero e le sue minute mani, affondarono ancora di più - nella chioma ribelle del cantante che - visibilmente eccitato, fece in modo che il loro nasi, si sfiorassero ancora.
Le dita affusolate dell'uomo abbandonarono il freddo e rigido davanzale, scivolando nuovamente lungo i fianchi della fanciulla - facendo leva su di essi per poi sollevarla un minimo da terra e farla così accomodare, su di esso.
«Mike, ma che combini?» gli domandò, pervasa dalle risa quando quest'ultimo, invece di risponderle - si insinuò tra le sue gambe lunghe e toniche, mantenendo stretta la presa.
Le sue labbra burrose e morbide si posarono nuovamente sul suo minuto collo - le schiuse e diede ancora inizio, ad una danza lenta con esse - mentre ella, inclinando il viso di lato, abbandonò il peso del corpo, sulle braccia che nel frattempo avevano lasciato il collo del cantante.
«Mike - potrebbero vederci» lo canzonò, ridacchiando quando egli fece un verso gutturale di risposta. «È casa mia e sono le due di notte» le rispose, alzando il volto e virando le sue iridi infuocate nelle sue. «E poi, cosa sto facendo di male?» chiese, ammiccando un sorriso innocente.

«Umh» mormorò ella di risposta, portando l'indice sul naso dell'uomo, percorrendo poi il suo profilo con movimenti lenti - proseguendo con i suoi zigomi, trovandoli buffi e teneri, lungo la sua mandibola ben delineata laddove vi posò un casto bacio, scendendo verso il collo scoperto dalla chioma corvina, posandone un secondo.
Egli chiuse gli occhi, inspirando a pieni polmoni - avvertendo così, l'ennesimo capogiro che gli diede il coraggio di racchiudere il mento della ragazza, ancora una volta nella sua mano.
Si passò la lingua sul suo labbro inferiore mentre manteneva lo sguardo fermo, sulle bocca carnosa ed invitante della dama che da mesi, era protagonista dei suoi sogni più nascosti.
«Cosa stai aspettando, popstar?» gli chiese, alzando un sopracciglio e intrecciando le gambe, con fare provocatorio, intorno la sua vita.
Le loro intimità si sfiorarono ed egli, divenne rosso per via del forte imbarazzo quando accusò il cavallo dei pantaloni gonfiarsi e il tessuto farsi più stretto - ma ella, divertita - e per nulla intimorita, continuava con la sua seduzione, perché dopotutto quello, era un processo naturale e umano quando due persone si piacciono e desiderano.

Egli posò un bacio sulla sua guancia scarlatta e ridacchiò sommessamente quando ella, mise il broncio. «Mike, dannazione» disse, alzando gli occhi al cielo.
«Beh, siamo impazienti - Miller» scherzò, baciandole ancora il collo, troppo imbarazzato dal darle un vero e proprio bacio - probabilmente perché, era talmente tanto che voleva farlo ma - per via del suo carattere, era tremendamente spaventato.

La giovane schiuse le sue labbra, quando egli alzò il volto e virando lo sguardo nel suo - emise un respiro tale, da farle percepire il profumo di menta fuoriuscire dalla sua bocca.
I nasi si sfioravano, entrambi avevano le gote rosse e il moro, ammiccò un risolino ancora prima di catturarsi il labbro inferiore tra i denti.
Ella lo imitò per poi inclinare il viso verso destra, assopendo di poco lo sguardo.
Aumentò la presa intorno la sua vita ed ella gli cinse ancora il collo con le braccia - erano a poco millimetri di distanza. «Ho aspettato tanto questo momento» le confidò, in un sussurro - quando un leggero rumore li fece destare da quel meraviglioso e tanto atteso momento.
Si allontanarono e Natalie scese dal davanzale, stirandosi i vestiti con le mani e aggiustandosi la chioma ormai arruffata per poi - riprendere la tazza tra di esse e il moro - fece lo stesso, virando la sua attenzione laddove proveniva il rumore.

«Oh Mike» balbettó Emily in completo imbarazzo. «Perdonatemi, ho visto la luce accesa allora pensavo..» continuava, agitando le braccia in aria e posando il mocio dinnanzi a lei.

Natalie le sorrise cordialmente, accarezzandole una spalla. «Non preoccuparti Emily» e fece una causa, scambiando uno sguardo complice all'uomo al suo fianco. «È stato premuroso da parte tua, ma è molto tardi» e fece un passo indietro. «Andiamo a riposare, tutti quanti!» concluse, congedendo i due per poi raggiungere a passo felpato, la sua stanza.

Si abbandonò al materasso con una mano sulla tempia, ammiccando un risolino nervoso ricordando cosa i due, stavano per fare. Tuttavia era confusa dal fatto che ella - si fosse lasciata così tanto - coinvolgere da quel momento, pur non facendo caso che egli fosse leggermente ubriaco e quindi più spavaldo del solito.
Dopo poco un leggero bussare la distolse dai suoi torbulenti ed irrazionali pensieri - potè intravedere il volto del cantante fare capolino, da dietro la porta.

«Mike» disse, ammiccando un sorriso.
«Nat» rispose imbarazzato lui, grattandosi ripetutamente il braccio sinistro. «Posso?»

Ella virò lo sguardo altrove, leggermente interdetta - dopotutto era ancora presto e poco prima, nella cucina - stavano commettendo un gesto spavaldo e totalmente irrazionale e temeva che egli, volesse approfondire ulteriormente quel dolce contatto.
«Voglio solo dormire» le spiegó, chiudendo la porta alle sue spalle. «Insomma, sono consapevole di esserlo lasciato andare prima, fin troppo..»

«Oh popstar» tentò di tranquillizzarlo, mentre il moro prese posto sul letto, al suo fianco. «Ma ti prego, non abbandonarmi» continuava egli, appoggiando il viso sul suo petto. «Sto solo cercando di sentirmi» e fece una pausa, virando le sue iridi scure e tristi, in quelle della fanciulla. «Meno solo.»
Lei lo fece accomodare tra le sue braccia, mentre con le dita gli accarezzava il viso - ancora immersa però, nei suoi tumultuosi pensieri che tanto la legavano a quell'uomo.
Quest'ultimo chiuse gli occhi, crollando in un sonno profondo in quel medesimo istante, benedetto e sereno di trovarsi in quel letto, con la presenza di quella giovane a scaldargli il cuore.

[...]

Neverland Ranch, California
- 30 Agosto 1999

Natalie scossa dal forte rombo di un tuono, schiuse le palpebre, tastando con una mano, lo spazio vuoto del materasso al suo fianco - alla ricerca del corpo caldo e possente dell'uomo che poche ore prima, nel cuore della notte - si era addormentato insieme a lei.
Sospiró quando ebbe modo di capire, che egli si fosse già alzato - e quindi, velocemente dileguato dalla sua stanza anche per destare meno sospetti possibili nel resto del personale presente in quella casa.

Resasi conto di essersi addormentata con ancora gli abiti della tuta addosso - prese un cambio dalla sua valigia, per poi raggiungere il bagno a passo scaltro.
Si tolse ogni capi e sciolse la chioma lungo le spalle, per poi girare la sua attenzione ad un biglietto di carta strappato, lasciato dinnanzi al letto e sopra la scrivania presente.

Bambina ho dormito benissimo insieme a te ma come sai, il lavoro chiama e sono corso allo studio.
Ci vediamo più tardi,
Michael.

Ella sorrise, stringendo quel minuto pensiero scritto - al suo petto per poi entrare definitivamente nella vasca e godersi attimi di pura pace e silenzio.
Finalmente sola con i suoi pensieri, aveva modo di riflettere su quella notte appena trascorsa, a loro due - scalpitanti ed eccitati, che stavano per unire entrambe le loro labbra - in un dolce e desideroso bacio ma che - poi, furono interrotti.
Natalie non era ancora consapevole se quel bisogno che percepiva dentro di sè - da ormai qualche tempo - che impetuoso tuonava e rimbombava all'interno del suo cuore, ogni tal volta i suoi occhi incrociavano quelli del cantante - fosse giusto ed adatto a quel preciso momento, alle loro vite.

Si morse il labbro inferiore mentre frizionava la sua chioma sbarazzina e dopo essersi data una breve asciugata con il phone - si vestí, per poi uscire definitivamente dalla stanza.
Raggiunse il grande salone, incrociando la tata Grace - intenta a tenere la piccola Paris tra le braccia, occupata però a piangere ed il piccolo pargolo, giocare con alcuni pezzi di un puzzle della Disney.
«Buongiorno, Grace» disse cordialmente, captando nella donna scusa di carnagione e dal dolce sorriso, aria di stupore.
«Oh, signorina Miller» si affrettò a risponderle, mentre tentava di calmare le urla della piccola. «Non mi aspettavo di vederla qui..»
«Dammi del tu, per favore» la canzonò amorevolmente, avvicinando poi alla sua figura buffa ed impacciata. «Oggi la piccola, è agitata?» domandò, ridacchiando.
«Beh abbastanza» sospirò l'altra, portando una mano alla fronte. «Ogni tal volta piove, piange e non c'è modo di farla calmare» si difese.

«Posso provare?» le chiese nuovamente, mentre con le mani si protese verso il minuto corpo della bambina.
«Oh, certo» le sorrise la tata, porgendo così - quel minuto essere, alla ragazza che sorridente - la fece accomodare tra le sue braccia, mentre iniziò a cullarla lentamente.
Paris era bellissima: due grandi occhi azzurri ed espressivi, un piccolo nasino e le labbra totalmente rosee - che si muovevano piano, simulando il pianto.
Ella le prese una manina tra le sue, iniziando ad intonare una dolce melodia - mostrando un sorriso, quando la piccola - smise di lamentarsi, rimanendo a fissare la donna bionda dinnanzi a lei.
Natalie si sedette a terra, sul grande tappeto - vicino al piccolo Prince che nel frattempo aveva posato la sua testolina, sul braccio della ragazza.

Paris tentò di sorridere, sbattendo le piccoline manine - lasciando stupefatta la tata presente, che con sguardo felice, posò una mano sulla spalla della giovane.
«Le piaci» sussurrò al suo orecchio, ammiccando un sorriso e sgattaiolando lontano, quando il moro fece ingresso nella stanza.

«Sign. Jackson» lo richiamò Grace, sottovoce - prima che egli ebbe modo di raggiungere la ragazza e i suoi figli.
«Grace, dimmi» le rispose, passandosi la lingua sul labbro inferiore, virando lo sguardo - nei confronti di Natalie, percependo il cuore gonfiarsi notevolmente.
«Sua figlia sta bene» e fece una pausa. «La signorina Natalie è riuscita a farla calmare» aggiunse, chiudendosi nelle spalle. «Ora vi lascio soli, con permesso» concluse, prima di congedare il suo capo con un cenno amorevole.

«Non dovevi lavorare?» lo canzonò la fanciulla, sorridendo alla figlia del cantante, caduta in un sonno profondo tra le sue braccia.
«Già» sospirò l'uomo, prendendo posto vicino alla fanciulla e accarezzando la chioma del bambino. «Ma Grace mi ha chiamato disperata - e invece» sorrise, osservando la piccola dormire.
«È una piccola donna» ridacchiò Natalie. «Ha carattere, tutto qua»
«Na-Natalie» balbettó invece Prince, provocando una risata genuina e squillante nel padre.
«Michael, fà silenzio!» la canzonò quest'ultima, con sguardo torvo. «Altrimenti si sveglia»

«Oh, pardon» sghignazzò egli, per poi iniziare a fare il puzzle insieme al figlio. «Prince - hai fatto tutto questo da solo?» gli domandò poi, con aria divertita.
Il bambino annuì, battendo le mani - quando il padre gli passò un pezzo, seguito da un altro e un altro ancora.
Natalie si distese sul divano - mantenendo Paris tra le braccia, coperta dalle fasce e il solito ditino stretto tra le labbra - mentre osservava divertita gli uomini, intenti a dare una svolta al gioco.
Michael viró le iridi scure nelle sue, ammiccando un sorriso ed arrossendo violentemente sulle guance, in ricordo a quella stessa notte ed al fatto che i due - stavano per dare una svolta diversa al loro rapporto,
Ella però, si sentiva completamente partecipe di quel nucleo così caldo e confortante - percependo che non doveva essere poi così male - diventare membro di una famiglia così diversa, complicata - ma bellissima e bisognosa di amore.

Dopo svariato tempo, i due si alzarono e la giovane mise a letto la piccola - prendendo poi per mano, il figlio del cantante.
«Prince - papà ha del lavoro da sbrigare» gli spiegò, chinandosi sulle ginocchia per mettersi alla sua altezza. «Ti lascio con Natalie, va bene?» e gli stampò un bacio sulla fronte.
«Va bene anche per te?» le domandò, sfiorando una sua guancia, con i polpastrelli delle dita - in modo dolce e delicato.
«Certo Mike» gli rispose, sbattendo le palpebre.
Il moro ridacchiò, coprendosi le labbra con la mano destra e virando il suo sguardo altrove, per poi puntare nuovamente la sua concentrazione sulla dama dinnanzi a lui. «Questa sera, prima del tramonto» mormorò, avvicinando il suo volto al suo. «Trovato al grande cancello!»

«Come mai?» gli chiese, abbozzando un risolino ed ampliando lo sguardo a mo' di curiosità.
«Ho una sorpresa per te, bambina!» pronunciò l'uomo, racchiudendo la sua chioma bruna e corvina in una graziosa coda. «Ora devo andare» aggiunse, posando un tenero e casto bacio, sulla sua guancia bordeaux.
«Ci vediamo alle sette, non fare tardi!» concluse, voltandosi - e iniziando a camminare con nonchalance, per poi sparire alla sua vista.
Natalie si chiuse nelle spalle, trovando bizzarro ma al medesimo tempo - divertente, l'atteggiamento del cantante e prendendo il piccolo pargolo tra le braccia - si rintanarono nella stanza giochi, tra pupazzi - giocattoli, costruzioni e cartoni.

«Fà un salto, Prince!» lo incitò, prendendolo poi tra le braccia e farlo librare in aria - sommersa dalle sue potente e delicate risa innocenti.
«Sei molto brava con i bambini» le disse poi Grace, entrando con fare scaltro nella stanza, sorprendendo la fanciulla che leggermente spaventata, si voltò di scatto.
«Oh Grace, sei tu!» disse, prendendo respiro.
La donna la raggiunse, sogghignando e prendendo il bambino tra le sue braccia, riprese parola. «Penso io a loro adesso» e adocchiò uno sguardo complice. «Ora và! Sono quasi le sette e il sign. Jackson - non ama particolarmente aspettare!» concluse, voltandosi.

Continua-

[*1] La famosa stanza: Jackson aveva una stanza a Neverland, laddove teneva i migliori vini e uno dei pochi a possederne la chiave, era appunto Frank Cascio - notizia presa dal suo libro: Il mio amico Michael.

Spazio Autrice:

Abbiate comprensione di me, sono consapevole che non sia perfetto - ma non sto passando un bel periodo, salute parlando! Ovviamente con questo non voglio farvi pena ne tantomeno giustificarmi, semplicemente farò una piccola pausa e poi correggerò laddove ci sono delle mancanze o errori di distrazioni.
Tornerò, più forte di prima ma nel frattempo volevo condividere questo capitolo, comunque con voi.
Vi aspetto nei commenti qua sotto, con pareri personali con l speranza che sia come sempre, di vostro gradimento.
I love u all girls.

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