𝙴𝚌𝚕𝚒𝚜𝚜𝚒 {𝟙/𝟝}
Los Angeles - 7 Luglio 1999
Natalie era pervasa da un agonizzante senso di solitudine, mentre osservava - con acuta attenzione, la piccola palla di fuoco, fare capolino tra la coltre di nuvole bianche e soffici alla vista. Era seduta sulla sua poltrona, di pelle color rosso - mentre teneva saldo tra le mani, un libro non ancora iniziato.
Dopotutto la sua stanza le era sempre piaciuta, ma a distanza di una settimana dal suo ritorno - si sentiva come se fosse, completamente fuori posto.
«Neverland è fantastica Nat, dovresti davvero venire a visitarla.» le aveva detto Bonnie, la sera precedente a telefono. «Mi trovo così bene qui, è tutto così magico però - mi manchi molto, di già.» continuava, sospirando appena.
«Anche te Bon, tantissimo.» le aveva confessato, camminando per la sua stanza, mentre si torturava continuamente le unghie, con i denti. «E con Frank?»
«Beh, è okay - penso sia molto indaffarato con il sign. Jackson ed i suoi figli» le rispose, ridendo sommessamente. «Nat, ma..»
La ragazza ripensava a quella telefonata, dove non era minimamente riuscita a chiederle come stesse il cantante, se avesse mai parlato o chiesto di lei - o semplicemente se lo aveva visto più sereno, sollevato di essere di nuovo nella sua dimora.
«Dovresti chiamarlo Nat, non so cosa stai aspettando.» la canzonò Bonnie, schietta e caparbia come sempre. «So che ti stai trattenendo dal chiedermi qualsiasi cosa su di lui..» aveva continuato, con voce flebile.
«Non ha importanza Bon, lascia stare - per favore.» le aveva risposto la bionda, alludendo al fatto che entrambi erano andati avanti, riprendendo il normale corso della proprio ed incessante quotidianità a innumerevoli chilometri distanza.
Scese le scale con passo sostenuto, per poi fuggire nella cucina, dove trovò la madre intenta a cucinare qualcosa come era solita fare.
«Tesoro, come stai?» le chiese, mantenendo lo sguardo sulle verdure che stava tagliando.
«Tutto okay» le rispose, solamente, prendendo del succo d'arancia in frigo.
«Nat, devo dirti una cosa» esordí Ava, abbandonando ciò che stava facendo, per poi voltarsi ed incrociare così, gli occhi della sua bambina.
«Dimmi»
«Ho invitato a cena la famiglia di Klaus, questa sera.» si spiegò, agitando di poco le mani in aria con fare nervoso. «Non so come sono rimaste le cose tra di voi..»
«Stà tranquilla, mamma.» la interruppe, sorseggiando la sua bevanda zuccherata. «Ho sentito Klaus questa mattina, mi ha già riferito tutto.» rispose, alludendo al fatto che aveva da poco, ripreso i rapporti con quel fanciullo.
«Siete tornati insieme?» le domandò la donna, sgranando di poco lo sguardo con fare sorpreso, ma al medesimo tempo dolce.
«Mh-mmh.» mugolò Natalie, alzando gli occhi al cielo a mo' di esasperazione. «Non saprei dirti mamma, abbiamo solo ripreso..» e fece una pausa, posando il bicchiere ormai vuoto, nel lavandino. «A frequentarci, vogliamo vedere come procede.» concluse, accennando un sorriso sghembo.
«Ti auguro il meglio tesoro.» le rispose Ava, battendo le mani. «È così un bravo ragazzo e poi vedessi - vedessi come parla di te.» continuava, con sguardo sognante. «Sono sicura che saprà rubare ancora una volta, il tuo cuore.» concluse, stringendo al suo corpo - quello della sua bambina.
Natalie sorrise per poi congedare la madre, intenta a voler cercare un film da poter guardare, per coronare quella domenica - leggermente uggiosa e solitaria. Tuttavia era anche per questo, che non desiderava richiamare il cantante - dopotutto aveva da poco ripreso i contatti con quel fanciullo dal cuore d'oro, non voleva dare ulteriore adito alla sua continua e scalpitante confusione.
❀ ❀
La madre aveva accolto la famiglia Smith, con gran entusiasmo e Klaus sedeva sul posto, dove vi era quella sera il cantante e Natalie, pervasa per un lieve momento da quei dolci e fiammanti ricordi, si morse il labbro inferiore, virando lo sguardo altrove.
Percepiva entrambe le sue gote, arrossarsi ed andare in fiamme al solo pensiero di personificare in quella stanza, quell'uomo - dalla folta chioma corvina e gli occhi profondi, che sapevano leggerti dentro - nelle vie più nascoste e buie, della tua anima.
«Tesoro, ti va di andare di sopra?» le aveva chiesto Klaus, destandola così - dai suoi tumultuosi e scalpitanti pensieri ricorrenti a quella meravigliosa persona.
«Oh d'accordo» rispose semplicemente, accettando la presa della sua mano. «Se per voi va bene, noi andiamo di sopra!» aggiunse poi, spostando la sua attenzione verso i genitori di entrambi.
«Certo, andate.» rispose Ava, ammiccando un sorriso sghembo, dopotutto aveva sempre visto di buon occhio quel fanciullo.
Klaus le teneva stretta la mano, mentre percorsero le scale per arrivare nella stanza della ragazza che richiudendo la porta alle sue spalle, viró la sua attenzione verso il biondo lí presente.
«Mi sei mancata, Nat.» prese parola lui, guardandola con occhi buoni, dolci.
«Ma se ci siamo visti ieri!» mormorò, prendendolo in giro per poi sedersi di fianco a lui sul
morbido letto.
«Quindi, sei ancora convinta?»
«Mh - mh» mugolò Natalie, alzando un sopracciglio con fare confuso. «Riguardo?»
«Provarci di nuovo, Nat.» si spiegò poi, agitando di poco le mani. «Ieri, quando ti ho baciata - è stato davvero fantastico e ho capito che mi eri mancata molto» continuava, massaggiandosi le cosce ricoperte dal tessuto dei jeans. «E vorrei davvero riprovarci, se anche te lo desideri..»
«Si, è quello che voglio» lo interruppe, sorridendo. «Dopotutto, lo meritiamo.»
Klaus le sorrise, avvolgendo la vita della sua ragazza con un braccio, per poi attirarla a se. «Sei così bella..» le disse poi, portando una ciocca bionda, dietro al suo minuto orecchio. «Ti desidero così tanto» le sospirò infine, a fior di labbra - mentre le accarezzava una guancia scarlatta con il dorso della sua mano.
«Klaus Smith» lo prese in giro, avvolgendo con entrambe le braccia, il suo collo - prima di far sfiorare le punte dei loro nasi. «Diamoci un'altra possibilità, vediamo se riusciamo a ritrovarci.» continuava, inclinando di poco il volto - virando lo sguardo nelle iridi chiare e profonde del fanciullo.
«Oh Miller, avevo quasi perso la speranza - lo sai?»
Lei accennò un sorriso, per poi mordicchiare il labbro carnoso del ragazzo - tirandolo appena, provocando in lui, un risolino. «Lo so» sussurrò, attendendo che quest'ultimo, la baciasse - tuttavia, è quello che più in quel momento, desiderava.
Klaus la prese di peso, sollevandola dalle natiche, mentre con entrambe le mani - palpava in modo sommesso, il suo fondoschiena. Scaltro e caparbio, protese il busto in avanti, sentendo quello non troppo prosperoso della ragazza.
«Mi era mancato tutto questo tesoro.» le disse poi, soffiando sulle sue tenere e carnose labbra - prima di farle sue, con un abile e dolce gesto.
Si baciarono, per la seconda volta da quando la ragazza aveva fatto ritorno nella magica cittadina americana - e i due, mai come in quel momento, desideravano di possedersi ed amarsi, dando così - un'ultima possibilità a quel sentimento che sembrava fosse davvero andato perduto.
Natalie ricambiava quei dolci e casti baci, accettando ben volentieri l'accesso della lingua calda di lui - nella sua bocca, che sinuosa e veloce - si legó alla sua, dando inizio ad un ballo lento ed erotico tra le due.
Natalie avvolse le gambe, intorno alla sua vita - a fine che egli, baciasse con candore il pezzo di pelle scoperta dai tessuti, spolpando con leggeri schiocchi l'incavo del suo collo.
Tuttavia quella, non era la prima volta che entrambi facevano l'amore - ma era trascorso molto tempo dall'ultima volta ed insieme, in quella minuta e silenziosa stanza, credevano di essersi finalmente ritrovati.
E nuda, leggermente sudata e ancora con il fiato corto - teneva il volto arrossato, posato sull'addome del ragazzo. Percepiva il suo respiro ed il suo petto, muoversi di conseguenza con momenti scaltri e sfuggenti.
Intrecciarono le loro gambe e Klaus, le avvolse le spalle con il braccio destro. «Mi eri mancata, amore» disse con tono dolce, baciandole la punta del naso con fare casto.
«Anche tu.» ammise, dopotutto - nonostante la sua confusione, era ben felice di essersi ceduta nuovamente a quel fanciullo dalla folta chioma color biondo scuro.
«Che ne dici, se domani ti portassi al mare?» le propose, ammiccando un sorriso - mentre teneva lo sguardo fisso sul soffitto.
«Direi che mi piace come idea»
«Sarà la nostra prima uscita ufficiale, dopo mesi di tormenti.»
«Come i vecchi tempi.» concluse Natalie, nascondendo il viso tra la mandibola e la spalla del ragazzo, per poi chiudere gli occhi a fine di cadere in un delicato e avvolgente sonno, tra le braccia di colui che mai, aveva smesso di amarla.
Neverland Ranch, California -
8 Luglio 1999
Il sole era ormai alto ed il cielo limpido ed estremamente pulito da ogni possibile soffice e morbida nuvola - davano inizio, ad una bellissima e lussureggiante giornata di piena estate.
Il cantante cullava tra le braccia la sua piccola e minuta bambina, che dormiente - era avvolta da un soffice telo bianco.
«Bambina mia, sei bellissima.» sussurrò piano l'uomo, mantenendo la sua piena attenzione su sua figlia. «E sei molto più tranquilla di tuo fratello.» sogghignò tra sé e sé, ricordando che il suo ometto era impegnato a giocare con Cascio.
«Dorme?» domandò poi una voce femminile, ben conosciuta dalla celebrità.
«Si Deb, si è addormentata dieci minuti fa.» le rivelò con piena nonchalance, non virando l'attenzione nei suoi confronti.
Debbie fece dei passi leggeri, entrando così nella camera dei bambini e raggiungendo il corpo di suo marito, posando le mani sulle sue spalle - stringendole un poco.
«Come stai?» gli chiese.
«Ora che sono di nuovo con loro, bene.»rispose, alzandosi in piedi con un scatto, mentre teneva ancora tra le braccia la piccola. «Mi sono mancati così tanto, Deb.»
«Lo credo bene, dopotutto sono piccoli - non capiscono ancora a pieno il tuo lavoro e quando devi assentarti.»
Michael sospiró, riponendo sua figlia nella culla - iniziando a camminare per la stanza, virando la sua attenzione verso la moglie - di robusta corporatura, alta e dalla bionda chioma mossa. «Cosa volevi dirmi?» domandò poi, grattandosi il mento con l'indice.
«Nulla in realtà» ammise la donna, chiudendosi nelle spalle. «Volevo solo sapere come stavi»
«Bene.»
«E con il mal di schiena?»
«Meglio.» mentí l'uomo, rimanendo leggermente distante e freddo da quella ragazza, che vedeva solo come una grande amica.
Debbie portò le mani sui fianchi, assumendo nell'istante stesso, il solito atteggiamento accusatorio che tanto esasperava il marito. «E con quella ragazza?» chiese, con tono stizzito.
«Quale ragazza?» le rispose il moro, roteando gli occhi al cielo, captando dove volesse andare a parare la moglie.
«Quella dell'articolo, di quando eri a Parigi - una settimana fa.» si spiegò, mordendosi il labbro inferiore.
«Ah-ah» disse l'altro, grattandosi la nuca con la mano destra. «Beh, non era nessuno.» mormorò, con tono sommesso. «Nessuno di importante.» concluse, con una nota amara e dolente nella voce.
«Mich..»
«Deb, per favore.» la interruppe. «Sono molto stanco, non ho dormito mai questa notte - mi lasci andare?» aggiunse, disprezzando completamente quel discorso, a cui voleva dare inizio ella. «Non era nessuno di cui devi preoccuparti.» concluse, agitando le mani in aria e raggiungendo il corpo della donna dinnanzi a lui.
«È sempre impossibile parlare con te, Jackson.» mormorò quest'ultima, con tono sconsolato.
«Non è per questo - che hai scelto di volere il divorzio?» la canzonò, ammiccando un sorriso sghembo ed un accenno di ira, palpabile agli occhi altrui.
«Esatto.» gli rispose.
«Allora, perché ancora mi stai facendo l'interrogatorio Deb?»
«Perchè da quando sei tornato, sei ancora più assente di quando sei partito.» si spiegò, con un'espressione dilettata. «Quindi mi chiedevo se l'artefice e la protagonista di questo tuo cambiamento, fosse quella ragazza misteriosa.»
Il cantante rimase in silenzio per svariati secondi, riflettendo in maniera attenta sulle parole, sincere e schiette della moglie - protese una mano, verso una sua guancia, per poi accarezzarla. «No Deb, davvero» le disse, amaramente. «Non era - nessuno.» mentí per l'ennesima volta, avanzando poi in direzione opposta alla donna.
«Se davvero non era nessuno» insistette l'altra, obbligandolo a fermarsi sul posto, mentre le dava le spalle. «Perché questa notte, ne parlavi con Cascio?»
«Mi hai spiato Deb?» chiese, voltandosi di scatto - con la mascella contratta e gli occhi neri, profondi - leggermente sgranati.
«Vuoi forse biasimarmi?» si difese lei, incrociando le braccia al petto.
«Sei assurda - sei davvero, assurda.»
«Ti sei innamorato?» continuava la bionda, imperterrita.
«Cosa?» urlò la celebrità, portando le mani al viso. «Ma che fesserie vai dicendo» aggiunse. «È solo una ballerina - e ti ripeto, che non era nessuno di importante.» tentava di farle capire, ignaro del fatto che l'espressione che aveva in viso, lasciasse trapelare le sue vere ed autentiche emozioni a riguardo. «E poi non vedo perché io debba ancora darti spiegazioni, Deb.»
«Perchè siamo ancora sposati e vorrei che - ti frequentassi con altre ragazze, all'attuazione del nostro divorzio o di nascosto dalle telecamere.» rispose, spintonandolo un poco. «Sono stanca di passare da moglie tradita dal re del pop, davanti a tutto il mondo.» concluse, enfatizzando quelle parole con pieno disgusto.
Michael alzó le mani a mo' di resa, voltandosi nuovamente per poi uscire da quella stanza, completamente esasperato. «Va bene, ho capito Deb - non accadrà più, fino al giorno del nostro divorzio.» le disse poi infine, prima di congedarla come era solito fare.
Debbie peró, imperterrita ed un poco scossa, lo raggiunse nuovamente - per poi, afferrarlo da un braccio.
«Sappi solo - che ti voglio bene.» gli disse poi.
«Anch'io Deb, per sempre.» concluse, accennandole un sorriso.
[...]
«Quei bambini possono essere tremendi, eh?» gli disse il cantante, alzando di poco l'angolo destro della bocca.
Tuttavia Frank gli sorrise di rimando, chiedendo del vino - mentre erano seduti ad un ristorante, per una volta soli e pronti a rilassarsi.
«Dobbiamo andare.» proferì il cantante di rimando, all'improvviso, afferrando il braccio del suo amico.
«Cosa?» protestò l'altro, incredulo. «Siamo appena arrivati!»
«Beh, guarda alla tua sinistra Frank!» sussurró la celebrità, con sguardo torvo - mentre il fanciullo fece come gli era stato ordinato, pensando di scorgere qualche fan fuori di senno o peggio, una schiera di paparazzi alla finestra. [*1]
Invece, sul muro vi era un semplice scarafaggio - e Cascio, leggermente schifato chiese il conto - biascicando una scusa e pagando così, la cameriera.
«Hai visto?» urló il moro, mentre era di nuovo per strada. «Hai visto come l'ha preso con le mani? Non poteva assolutamente essere un ristorante kasher.» aggiunse, completamente sconvolto in volto - provocando così, una risata sincera all'amico.
Risalirono in auto e quella sera, guidava il fanciullo - dopotutto voleva che il suo amico, respirasse un poco - dalla normale routine caotica e pesante, a cui era costretto a vivere ogni ora della sua giornata.
«Frank, con Bonnie?» gli chiese poi, nonostante i due avessero un rapporto professionale, non mancavano mai quei momenti di completa confidenza amichevole.
«Ci frequentiamo - mi piace molto.» ammise.
«Mh-mh» mugolò il cantante, coperto dalla sua mascherina. «Ne sono contento, Cascio»
«Te Jackson? Quando la smetterai?»
«Di fare?»
«Il codardo» gli rispose l'altro, mantenendo lo sguardo fisso sulla strada, ma con un leggero ghigno di malizia in volto. «Ti sembra che non ho notato le varie fan che ultimamente ospiti nella tua stanza?» continuava, sospirando.
«Ah»
«Si amico, uscire dalla tua camera da letto, con la fibbia della cintura slacciata ed il pantalone sbottonato - non è stata proprio una bella mossa, se volevi passare inosservato.» continuava il fanciullo, ridendo sommessamente.
«Frank, sono pur sempre un uomo, ricordi?» tentò di difendersi il cantante, sospirando appena.
«Altroché, ma non ti capisco popstar - sei completamente invaghito per quella ragazza, non fai altro che parlare di lei - ma passi notti insieme ad altre misere e povere ragazze» prese nuovamente parola Frank, alzando di poco la voce. «E mai che hai alzato il tuo culo maledetto e le hai fatto una telefonata.» concluse.
«Potrei dire lo stesso di lei, Frank.» rispose Michael, con tono di voce flebile e il volto leggermente arrossato. «E ti ricordo che ha già un ragazzo..» aggiunse, con aria torva e serrando di poco i pugni per via della forte tensione.
«Beh? Tu le piaci, popstar - le piaci.» lo rassicurò.
«Come a tutte le donne a cui piace Michael Jackson, il divo - ma quante davvero rimangono per Michael e basta?» ribatté nuovamente il moro, virando lo sguardo verso il suo amico intento a guidare.
«Smettila Mike, sei esagerato così»
«No Frank, sono realista»
«Ma Natalie non è così, sei stato tu a dirlo.»
«Si, lo so» gli disse, facendo una piccola pausa per pensare bene a cosa dire. «Ma relativamente - per quanto ne so, si è invaghita di me per poi voltarmi le spalle appena ci siamo divisi.» continuava, agitando di poco le mani. «E sono così stanco di sentirmi solo, Frank.»
«Mike, amico» mormorò Cascio, parcheggiando la grande auto all'entrata del meraviglioso e magico ranch. «Devi solo lasciarti andare, tutto qui.»
«E per la cronaca popstar» riprese, ridendo mentre gli apriva la portiera del grande mezzo, per farlo scendere. « Ci fai poco di qualche ragazza occasionale, se ancora sei un uomo sposato - non puoi far succedere nulla di sconcertante.» aggiunse, dandogli una piccola pacca sulla spalla.
«Frank - siamo realisti, sei solo un'esca.» [*2] rispose, ammiccando un sorriso. «Preferiscono me ad un fanciullo come te.»
Entrambi fecero rientro nel grande salone e Cascio, prima di lasciarlo solo, prese nuovamente parola. «E lascia stare quella nuova ragazza che fai venire regolarmente qui, dopotutto sappiamo entrambi che il tuo cuore è già impegnato, che tu lo voglia o no.» concluse, prima di congedarlo con un sorriso ammiccante - alludendo così, a quella nuova conoscenza intrapresa dal suo amico da pressappoco quattro giorni.
La ragazza in questione si chiamava Emily [*3] - era carina, intelligente, slanciata e con i capelli castani - sulla trentina. Tuttavia non era importante per lui - ma era un modo per fuggire dalla normale vita caotica ed al medesimo tempo, era un appellativo per mantenere la mente ed i pensieri lontani dalla ballerina che tanto lo aveva stregato.
Passavano le sere insieme a parlare e passeggiare - mentre altre volte rimanevano in camera da letto del cantante - ma a differenza di Natalie, preferiva non rimanesse a dormire al suo fianco.
«Emily» le sorrise, saettando il suo corpo delicato - mentre ella era in piedi, vicino le scale.
«Michael» gli sorrise, in modo sincero.
In due, con fare furtivo si recarono nella stanza del cantante - lontani così, dagli occhi indiscreti degli altri membri del suo staff.
❀ ❀
«Tieni la gamba più alta Nat - ed il bacino più teso» le disse la sua insegnante di danza, sulla cinquantina.
«Amanda, hai ragione - perdonami.» le rispose, portando le mani sui fianchi e tentando così, di regolarizzare il suo respiro. Era bandita di sudore e aveva entrambe le gote arrossate, tuttavia amava ballare ed imparare da Amanda - era la sua insegnante da quando aveva soli cinque anni e mai - mai l'aveva abbandonata.
«Nat, che succede?» le chiese la donna - dalla folta chioma scura e gli occhi verdi, mentre le labbra erano tinte da un rossetto accesso ed intenso, scarlatto.
«Amanda sto bene» mormorò la bionda, tentando di calmare chi per lei, era quasi una seconda madre.
«Tesoro, lo sai che qualsiasi cosa puoi parlarmene - sono vent'anni che ci conosciamo» continuava, agitando un poco le mani e schioccando la lingua al palato. «Sei come una figlia per me, dopotutto.»
«Lo so e..» sospirò, avvolgendo la donna in un dolce e caloroso abbraccio. «Non sai questo quanto vale per me.» aggiunse, infine.
Amanda le mostrò un sorriso smagliante, prima di dare avvio nuovamente alla base sulla quale stavano lavorando. Entrambe davanti alla grande vetrata, provavamo i passi - e la più anziana, la guardava contando i tempi ed i passi.
«Brava, continua così!» le disse dopo, mentre ancora la base suonava - dolce e leggiadra.
Natalie continuava, con lo sguardo fisso sulla sua figura e completamente concentrata - ballava, ballava fino a quando non sentì le gambe sotto di lei, cedere.
«Ehy bambina, basta così per oggi!» disse Amanda, spegnando la musica. «Altrimenti domani, non camminerai» aggiunse, ridendo sommessamente - mentre alludeva al fatto che la fanciulla fosse stremata dopo quella lezione.
«Và a casa, ci vediamo giovedì!» la congedò, con un abbraccio.
«Giovedì?»
«Si Nat, giovedì condurrai tu la lezione!» concluse l'altra, ammiccandole un occhiolino complice di rimando.
La ragazza ormai stremata, raggiunse i camerini per cambiarsi la maglietta ed il pantaloncino nero, ormai entrambi - completamente fradici.
Raccolse i capelli in una cosa alta ed entusiasta, uscì dalla struttura - intenta a raggiungere casa.
Mentre era in auto, pensava e pensava - e sospirò quando nella sua mente, fece nuovamente capolino l'uomo dalla chioma corvina ed il sorriso smagliante.
Se le mancava? Beh, a quasi dieci giorni di distanza dal loro ultimo saluto - non lo biasimava minimamente del fatto che non la avesse mai chiamata, a differenza di come le aveva promesso poco prima di salire nel mezzo che lo avrebbe ricondotto a molti chilometri di distanza da lei.
E poi si domandava - se fosse rimasto, sarebbe davvero tornata insieme a Klaus? Dopotutto il suo cuore non urlava quel nome, non lo urlava più da molto tempo - ma al medesimo stesso, non le dispiace passare del tempo in sua compagnia e condividere con lui quei dolci e romantici momenti, come erano soliti fare un tempo - quando davvero, erano una coppia consolidata.
E se facendo così - lo stava solo illudendo e quindi, prendendo in giro?
Rimase ferma - con entrambe le mani sul volante, a fissare la finestra che dava nel salotto della sua casa.
Tuttavia percepiva ancora l'amaro in bocca a pensare a lei - insieme a quel fanciullo che tanto desiderava riprovare a tornare insieme - ma sopratutto, che tanto la desiderava, ai suoi occhi.
Il padre fece capolino dalla grande vetrata, salutandola con la mano e accennando un lieve sorriso - intento a far entrare la propria figlia in casa.
Tesoro, questa sera sarò da te - aspettami.
Con affetto, Klaus.
Era quello il messaggio appena ricevuto sul suo telefono e sospirando - scese dall'auto, per raggiungere a passi lenti e tremolanti il grande portone.
«Tesoro, è andata bene la lezione di danza?» le chiese il padre, circondando la vita della figlia, con le braccia.
«Si, molto papà» ammise, virando lo sguardo in quello dolce e buono dell'uomo. «Te come ti senti?»
«Stanco tesoro, ma felice di essere a casa»
Natalie si strinse ancora un po' al corpo del padre, posando il viso sul suo addome, percependo il suo dolce cuore - andare ad un ritmo risoluto e cauto. Rimase in quella posizione, ancora per un po' - ammaliata dall'affetto che nutriva per quell'uomo e desiderosa che egli - si prendesse del tempo per staccare dal tanto lavoro e riposarsi.
Temeva per lui e la sua salute, a tal punto che la sola idea di perderlo - la demoliva dentro, mano a mano.
«Và a cambiarti tesoro, tra poco mangiamo.» le sussurrò Carl, con tono dolce - lasciando a poco a poco la presa dal corpo minuto della sua bambina.
Lei fece un cenno di consenso, risalendo poi le scale a passo svelto - decidendo così, di farsi una doccia calmante.
Insaponò il suo corpo con cura, massaggiando con movimenti lenti e circolari la sua cute, mentre intonava una dolce melodia con le labbra.
Sopraffatta da un senso di solitudine e sensi di colpa, accolse il suo corpo in una morbido asciugamano rosso - facendo lo stesso, con la sua folta chioma.
Scelse un normale vestito giallo, che le ricadeva morbido sui fianchi, pizzicandosi un poco le guance.
«Klaus, di già?» disse, sentendo il telefono vibrare.
«Pronto Kl..»
«Natalie?» la interruppe una voce soave, dolce - melodica che tanto le era mancata - la quale era impossibile, dimenticarsene.
Mise una mano sulla bocca e sgranó di poco gli occhi - iniziando a tremare come una foglia - sentendo nuovamente le gambe, cederle sotto.
«Natalie, ci sei?» continuava lui - si proprio lui, che alla fine dei conti, mantenne la sua promessa.
Ed era proprio lui che riusciva a far rendere balbuziente quella fanciulla, dal carattere forte e caparbio - dall'animo buono e candido.
«Mi-Michael?» balbettó infine quest'ultima, abbandonandosi di colpo, al suo materasso.
«Si Nat, sono proprio io.» aggiunse lui, con tono severo ma al medesimo tempo, implorante e desideroso di sentire quella ragazza.
In fin dei conti - anzi, alla fine di quella fervida e lunga giornata, aveva ceduto al suo estenuante desiderio di sentirla - aveva finalmente dato ascolto, alle parole sagge e sincere, del suo amico Cascio.
«Ci avevo perso le speranze, oramai.» gli aveva ammesso Natalie, leggermente dilettata - di sentire dopo più di dieci giorni di distanza, quel suave suono - capace di calmare, amare - rendere felice.
«Anch'io, Nat - anch'io.» prese nuovamente parola l'uomo. «Ma avevo bisogno di sentirti e così..» fece una pausa, passando la lingua sul labbro inferiore. «E così, l'ho fatto.» concluse.
Continua-
[*1] Questo discorso è stato davvero tenuto tra Michael e Frank - lo potete trovare nel libro: Il mio amico Michael
[*2] «Sei solo un'esca» - frase detta da Michael, quando entrambi facevano gli stupidi con le ragazze, presa sempre dal libro: Il mio amico Michael.
[*3] Emily - non è inventata da me, bensì ne parla sempre Cascio nel suo libro.
Spazio Autrice:
Chiedo venia per l'attesa but - lavoro e mille cose da fare, non aiutano per la stesura di queste enormi macigni.
But, qua sotto nei commenti - fatemi sapere cosa ne pensa te girls.
I love u all.
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