𝙲𝚊𝚖𝚎𝚕𝚒𝚊 {𝟙/𝟝}
02:45 am.
Il suo respiro era regolare, cadenzato, soave. Le palpebre battevano lentamente e lo scorcio di luce improvvisa, le annebbiò argutamente la vista e le svegliarono il dolore lancinante alle tempie. Mosse un braccio con fare brusco e virò il viso di scatto, accorgendosi di essere attaccata ad alcuni cavi trasparenti e di discreta lunghezza e le voci, che risuonavano all'interno di quella stanza, erano tante, chiassose.
Ella schiuse le labbra e prese respiro, alzandosi leggermente con il busto quando l'uomo, dal meraviglioso aspetto e profumo pungente, la fece stendere ancora. «Non ora bambina, sei ancora debole» e quella voce, quella melodia sublime - bastò quel tanto da farla tranquillizzare nel medesimo stesso, nonostante non riuscisse minimamente ad immaginare cosa intorno a lei, stesse in quel momento, succedendo.
Era confusa, completamente disorientata ed il moro, affiancato dalla madre della fanciulla, continuava ad attendere che quest'ultima, prese coscienza del tutto e quando questo accadde, ella sgranó le iridi chiare, inspirando. «Papà!» disse all'improvviso, alzando la voce. «Papà, dov'è papà?»
Michael sospiró, virando la sua attenzione nei confronti della donna al suo fianco, che asciugandosi le lacrime, gli fece cenno che tutto era okay, che da sola - avrebbe parlato a sua figlia, raccontandole poi l'amara verità. Egli infatti, baciò la fronte della sua dama con delicatezza, prima di lasciare la stanza e la giusta intimità, di cui avevano bisogno in quel momento.
«Non te ne vai, vero?» gli afferrò l'avambraccio destro, obbligando così il cantante a voltarsi. «Per favore non farlo..»
«Non vado da nessuna parte, Natalie - ma, ma è giusto che tu parli con Ava, lei ti racconterà tutto. Io sono qui fuori» e le sorrise comprensivo, sfiorando una sua guancia rosea con il palmo caldo e morbido della grande mano.
«Mamma, dove sta papà? Sta bene? Mi ricordo solamente dell'impatto e lui che aveva perso i sensi e poi..» la ragazza si guardava intorno, leggermente attonita dal tutto, sfiorandosi il gesso con le dita.
Ava prese posto vicina la sua bambina, sedendosi sulla piccola poltroncina dove aveva riposato il cantante fino a quel momento e prendendole una minuta mano tra le sue, le raccontò tutto quello che ella, meritasse di sapere. La ragazza pianse, pianse amaramente quando la madre, stringendola al suo petto, la cullava. «Ma andrà tutto bene, bambina mia. Deve - tuo padre è un uomo forte e ci ama tanto, non ci abbandonerà, non è da lui. Dobbiamo solo aspettare e pregare, che si risvegli presto!»
«Vo-voglio vederlo, vo-voglio scusarmi, oh mamma, è tutta colpa mia, stavamo cantando e..»
«Non dire sciocchezze Natalie, non è stata colpa tua ma del conducente della corsia opposta, è uscito di strada - prendendovi in pieno» e con le mani, le racchiuse il volto. «Non è colpa tua, okay? Non dirlo nemmeno per scherzo, anzi se ora siete qui, è solo merito tuo che hai chiamato l'ambulanza..»
Le mani del medico, le sfioravano il corpo, controllando se i parametri vitali fossero apposto e se ella, stesse rispondendo bene alle cure mediche. «Le ferite al volto, guariranno presto - come quelle lungo le braccia, sei stata molto fortunata» e le sorrise comprensivo, mentre Abel e Bonnie, osservavano quest'ultimo con attenzione. «La gamba anche si sta rispondendo bene, ma devi sapere che la tibia era conciata davvero male: la contusione era grave e abbiamo dovuto intervenire noi, con l'inserimento di una placca, ma in giro di trenta - forse quaranta giorni, tornerai come nuova» la ragazza inspirò, abbassando lo sguardo.
«Potrò ballare ancora?» e la voce le venne a mancare, tremava all'idea di dover rinunciare alla sua passione, ciò per cui era nata - e di colpo, ella sentì il mondo caderle addosso.
«Sei giovane, Natalie e vanti di una perfetta forma fisica, quindi rispettando i periodi di guarigione indicati e un buon percorso di riabilitazione, non vedo perché no!» ed il cuore, divenne di colpo più leggero. «Nei soggetti giovani, non in sovrappeso ed esenti da patologie, il recupero è più che assicurato!» Robert le fece un occhiolino comprensivo, quando ella si abbandonò al lettino, un poco più sollevata.
Tuttavia però pensava al padre, a come egli in quel momento stesse, all'amore che nutriva per la sua persona, a quanto temeva per la sua vita. Ebbe un sussulto quando dalla porta bianca, fece capolino la folta e ricca chioma di Bonnie, che con un sorriso a trentadue denti, gli fece un piccolo cenno con il volto. «Possiamo?»
Natalie venne scossa da una risata improvvisa, e battendo le mani, si mise su con il busto. «Certo, entrate» e così, si prese tutte le dolci e meravigliose attenzioni da parte dei suoi amici, compreso Abel che non perse tempo a stritolarla tra le sue possenti braccia.
«Non farmi mai più prendere uno spavento del genere!» la canzonò dopo il fanciullo, pizzicandole una guancia con le dita. «Penso di essere morto cento volte, in due giorni» e le baciò la fronte, sotto lo sguardo del cantante che nel frattempo, era rimasto in disparte, con le braccia legate al petto.
«Biondina, ma che combini?» la prese in giro Frank, smorzando la tensione. «Hai fatto preoccupare anche me, che ero dall'altra parte del mondo con il tuo principe!» aggiunse, ridacchiando mentre con lo sguardo, saettò il moro che di risposta, si tolse il capello e ammiccò un occhiolino.
«Umh - vieni qua galoppino!» e si abbracciarono dolcemente in quanto il ragazzo, nutriva una forte ammirazione per quella semplice giovane. «Fortuna Bonnie che mi ha chiamato. Lei è sempre il motore di tutto..»
«Oh piccola Bonnie!»
«Nat, oh-» si era commossa leggermente ed alzando lo sguardo al soffitto, tentò di trattenere alcuni singhiozzi, tra le sue labbra tremolanti. «Ho avuto tanta - troppa paura» e si fiondò sul minuto corpo dell'amica, piangendo.
«Ah-Ahi!»
«Oh sc-scusa»
Natalie rise e tenendola salda al suo petto, le accarezzava la chioma riccia, lasciando che ella pianse e si liberasse da ogni tipo di preoccupazione, paura, ansia e che capisse che oramai andava tutto bene, che era li. Il restante delle persone presenti si strinsero nelle spalle, entusiasti di vedere una scena così vera, naturale, bella: due amiche che nel bene e nel male, nonostante la distanza, erano presenti l'una per l'altra, in un rapporto di rispetto reciproco.
❀ ❀
04:30 am.
Era notte inoltrata oramai e Natalie era in salute, completamente tornata in sè e gli altri, l'avevano lasciata sola per la notte: Frank e Bonnie scelsero un albergo non troppo lontano dall'ospedale in modo tale da tornare il pomeriggio seguente dalla fanciulla ed Abel invece, fece rientro nella propria dimora - lasciando Ava e Michael, soli.
Javon prese posto tra le sedie, in attesa che il suo capo gli ordinasse cosa fare, ma osservando quest'ultimo, prese parola. «Sta bene signore? Ha il volto stanco e..»
«Sto bene, Javon - grazie» rispose quest'ultimo, passando il palmo della sua mano, sul viso. Roteò gli occhi e serrò le labbra in una linea dura, percependo la stanchezza, impossessarsi mano a mano del suo fragile e debole corpo.
«Ha bisogno di riposo - ha affrontato un viaggio lungo e..» insistette l'altro, quando però si ammutolì di colpo, in seguito ad un'occhiata torva ed adirata del cantante che sbuffando, entrò nella stanza della giovane.
Egli difatti era stremato, totalmente. Le gambe le percepiva molli, deboli, tremolanti e la testa pesante, a tal punto che gli occhi si chiudessero e faticasse quindi, a tenere le palpebre aperte. Affranto si massaggiava il petto con la mano mentre prese posto nella minuta poltrona presente, osservando la piccola e fragile ragazza, riposare con il volto virato alla parte opposta e sereno, abbandonò il capo all'indietro.
«Michael - sei ancora qui?» e con la voce lieve, leggermente tremolante, allungò una minuta e morbida mano, verso il cantante - sfiorando la sua, con una carezza. «Stai bene? Hai un viso provato..» lo vide sorridere mentre le palpebre erano ancora serrate e inumidendosi il labbro inferiore con la lingua, inspirò profondamente.
«Ora che sei sveglia, mi sento bene» e con il pollice le palpava il dorso, coccolando la sua amata, nonostante si sentisse morire dentro. «Ma non ti nego che la schiena mi dá dolore, e..» la voce gli venne a mancare e la vide alzarsi un poco. «Nat che fai? Non puoi sforzarti..»
«Shh..» e la ragazza gli prese il volto tra le mani, lasciando un piccolo e casto bacio sulla sua fronte, incitando quest'ultimo ad abbandonare il capo sulle sue gambe. Gli massaggiava il cuoio capelluto con le lunghe dita, disegnando cerchi immaginari e dolci - ed egli assopì nuovamente lo sguardo, beandosi di quei confortanti ed armoniosi movimenti.
«Grazie per essere qui con me, per aver rischiato tutto, ancora una volta per me» parlava, nonostante egli fosse caduto tra le braccia di Morfeo e lei lo percepí quando il suo respiro divenne pesante e le mani erano abbandonate sulle sue gambe. Prese la coperta morbida, di lana che aveva posata alla fine del letto ed attenta a non svegliarlo, lo coprì sulle spalle.
Era bellissimo in quello stato così confusionario e trasandato ma frutto di una corsa spietata contro il tempo, fatta solo per raggiungere la sua donna, colei che amava e venerava, colei che gli stava ufficialmente salvando la vita.
[...]
05:00 pm.
Robert nel frattempo che guardava le carte, venne preso da parte dal cantante che leggermente intimidito, prese parola. «Robert-» e gesticolava leggermente con le mani, accusando un leggero rossore, pervadergli le guance. «Il signor Carl, come procede?»
L'uomo scosse il capo, sospirando. «È stabile. Stiamo provvedendo ad ogni cosa possibile per vedere se il suo corpo decide di reagire ma per ora rimane in terapia intensiva e..» virò lo sguardo altrove, affranto. «E lo sposteremo in corsia, laddove continueremo con il mantenimento dei medicinali e delle cure, ma..ecco finché non si..»
«Okay, comprendo» lo interruppe l'altro, puntando l'indice in sua direzione. «Mi permetto di espormi nei suoi confronti dottore e di pagare ogni cosa, anche la minima, pur di sapere che il signor. Miller rimanga nelle vostre mani. Qualsiasi cosa serva, soldi, medici professionisti, insomma..»
«Signor. Jackson..»
«Michael-» lo corresse, sorridendo sghembo.
«La ringrazio, davvero lei è così buono, leale con questa famiglia e con..» teneva le braccia salde al corpo ed il volto, inclinato verso destra.
Il moro sorrise, comprensivo nonostante però non volesse dare ulteriori spiegazioni riguardo le sue azioni, auspicava nel buon senso del professionista che aveva di fronte. «Vi prego inoltre di accettare questo mio assegno - per sostenere ogni suo reparto, tra cui quello pediatrico..» e si strinse nelle spalle quando Robert, schiuse le labbra, pizzicandosi il suo baffo scuro e folto.
«Sono solito fare donazioni agli ospedali, è quello che amo fare dopotutto - aiutare e sostenere il prossimo con ogni mio mezzo» e si sedette sulla poltrona morbida dell'ufficio del medico.
❀ ❀
Nel frattempo peró, la ragazza era stata medicata dalle infermiere e la madre le spazzolava i lunghi capelli biondi. Natalie osservava la grande vetrata che affacciava sul minuto giardino della struttura, dove passeggiavano anziani, bambini ricoverati - e dopotutto si riteneva fortunata dato che ne era uscita illesa, dopotutto.
«Michael mi ha proposto di stare da lui, in casa sua finché la mia gamba..» prese parola, vedendo la donna più grande, sorridere. «Si, lo so bambina» e posò il pettine sul piccolo mobile. «Michael me ne ha parlato questa mattina ed io ho accettato, dopotutto sono molto più serena che tu stia con lui finché tuo padre..»
«Ha detto che anche tu potrai stare da lui, mamma. Che ne pensi? Almeno..»
Ava le sfiorò il viso con una mano, abbozzando un sorriso triste. «Vedremo Natalie, per me ora venite prima te e tuo padre. Siete voi la mia priorità e sono grata al signor. Jackson, per il suo aiuto e buon cuore..è davvero..»
«Incredibile» la interruppe la figlia, inspirando profondamente quando un leggero bussare, la fece sobbalzare e posare la testa, sulla spalla dell'altra che entusiasta, rise un poco.
Un volto a lei conosciuto fece capolino dalla porta bianca e la sua chioma leggermente sbarazzina, gli coprivano i tratti del viso, delicati. «K-Klaus?» balbettò la giovane quando egli la raggiunse, a piccoli passi e leggermente incerto sul da farsi.
«Scusami Natalie, ma Ava mi ha riferito quanto è accaduto e appena ho saputo non potevo non passare..insomma, io-» era rosso, impacciato e terribilmente dolce, insomma, come ella lo ricordava e felice, lo fece accomodare vicino a lei e la madre.
«Sono felice che tu sia qui, davvero» ammise l'altra, mentre si beava lo sguardo attento, amorevole del fanciullo che ridacchiando imbarazzato, le accarezzò la guancia con il dorso. «Ti voglio bene, tanto Nat. E dimmi, te come ti senti?»
I due parlarono, parlarono tanto e tra scambi di dolci ed amichevoli effusioni e piccole confidenze, egli le raccontò del suo nuovo lavoro, relazione ed interessi personali - sottolineando però, che la figura della giovane, gli fosse sempre rimasta impressa nella mente. Ava si rese partecipe in quella conversazione e nel frattempo fuori dalla stanza, Michael aveva raggiunto nuovamente Bonnie e Frank.
«C'è ancora Ava dentro?» domandò quest'ultimo, stiracchiandosi un poco e arruffando la sua chioma spettinata e bizzarra.
«Si - e un ragazzo..» rispose il manager, sorseggiando il suo caffè caldo, con un vena di ironia e nonchalance nelle gesta.
«Un ragazzo?»
Cascio scosse il capo sorridendo e Bonnie, facendo posto al cantante al suo fianco, prese parola. «Si Mike, ma tranquillo..» l'altro sospiró, osservando la neo-coppia con fare circospetto. «Insomma, mi volete dire di chi si tratta o preferite tenermi sulle spine un altro po'?» buffo e goffo si mise nuovamente in piedi, raggiungendo la porta semi-chiusa.
Bonnie rise sotto i baffi e gesticolando un poco, confidò alla celebrità, che il ragazzo in questione fosse Klaus, nonchè l'ex della fanciulla di cui lui conosceva solo il nome, ma no l'aspetto.
Michael scosse il capo, cercando di sbirciare dal piccolo spazio che vi era la sua figura, il suo essere e piegandosi un poco sulle ginocchia, chiuse un occhio - cercando di riuscire nel suo intento.
«Jackson, che fai? Diventi uno spione?» lo prese in giro il fanciullo, ridendo. «Per caso sei geloso?»
Il cuore del diretto interessato, fece una capriola nel petto e divenendo rosso sulle gote, si voltò nella direzione del suo amico. «Shh - smettila Frank, non riesco a sentire altrimenti!» e perdendo un poco l'equilibrio, andò a scontrarsi contro il materiale duro della porta, catturando l'attenzione del giovane, che si voltò di scatto.
Frank posò la tazza e rideva a crepapelle, mentre osservava la popstar nascondersi imbarazzato, nonostante però non smise mai di vedere cosa vi accadeva all' interno di quella stanza.
Sbuffò sconfitto quando si accorse di quel minuto e bel ragazzo baciare la ragazza tra i capelli, prima di voltarsi e dirigersi verso l'uscita ed il moro si affrettò nel prendere posto vicino alla riccia, coperto dal cappello di feltro, gli occhiali e la mascherina - in modo tale da non venire riconosciuto e quando egli gli fu di spalle, l'altro stirò il collo, osservando con circospezione quel ragazzo nei minimi particolari, alzando un sopracciglio e serrando il suo labbro inferiore tra i denti.
Sbuffò ancora, battendo le mani sulle cosce - guardando poi se stesso, il suo stato poco curato che discostava dalla sua persona e dal suo essere sempre impeccabile, curato e profumato.
«Non mettere il muso, popstar-» rideva il giovane, dandogli una piccola pacca sulla spalla. «Lo sai che quella ragazza ormai, è tua» e lo fece inspirare esasperato, in completo imbarazzo e agitazione. Si guardava intorno, ansioso e stizzito ma appena vide Ava lasciare la stanza, raggiunse questa, chiudendo la porta alle sue spalle.
Inspirò mentre le dava le spalle e voltandosi lentamente, serrò le palpebre e si strinse nelle spalle, ciondolando un po' sui talloni, con le mani giunte dietro la schiena. Si sentiva improvvisamente timido, impacciato, turbato; una serie di emozioni contrastanti ed incoerenti tra di loro, laddove non vi era un nesso, ma pur sempre un punto di inizio.
Natalie scosse il capo, alzando un sopracciglio biondo con fare circospetto e schiudendo le labbra, ridacchiò. «Mike, è tutto okay?»
L'altro scrollò le braccia, lasciandole andare lungo il busto. «Si, ho aspettato ad entrare. Ho vi-visto che avevi visite..» e prese la bottiglia d'acqua sul comodino, vuotando il contenuto nel medesimo dopo.
«Già, era Klaus - mi ha sorpreso la sua visita, però mi ha fatto molto piacere» gli rispose vaga, con un sorriso nascosto.
«Umh, sono contento Nat-»
«Ah si?»
«Mmh-Mmh» e si grattò il mento con l'indice, guardandosi intorno prima di prendere posto sulla solita poltrona, adiacente alla fanciulla divertita. «Ma?» lo incitò, in attesa che egli parlasse liberamente.
«Umh, nulla piccola» e le stampò un bacio sulla guancia, con un sorriso buffo ed ebete - e l'aria da megalomane dipinta sul viso.
«Vuoi baciarmi, non è vero?» lo sfidò ella, alzandosi con il busto e sfiorandogli il naso, con i polpastrelli. «E fammi indovinare: sei venuto fin qui per sottolineare il tuo territorio, vero popstar?» e lo vide avvampare nel medesimo stesso che ella lo avesse colto in fallo.
«Umh che brutta opinione hai di me, bimba» ridacchiò egli, con voce bassa e roca, mentre si protese verso di lei con il viso - per stampare dei piccoli e languidi baci lungo lo spazio di pelle scoperta del collo della fanciulla, che colta di sorpresa, ebbe un fremito per tutto il corpo. «Ma si, bramo dalla voglia di baciarti, sentirti mia» aggiunse, risalendo lentamente verso il lobo del suo orecchio, racchiudendo questo nella bocca, con scaltrezza e passione.
Il cantante non era solito essere così spavaldo, irrazionale, spudorato ma dinnanzi la figura della ragazza, del suo corpo e del suo essere; gli istinti naturali di uomo, il quale egli era, si risvegliarono di colpo - tuonando impetuosi all'interno del suo petto, dando luce al suo lato malizioso ed amante dell'amore carnale, carezzevole nei confronti della donna per cui era invaghito.
Le baciava la pelle con leggeri schiocchi sonori e ammalianti, mentre con le dita della mano destra, le sfiorò la caviglia della gamba priva di gesso, risalendo lentamente lungo il polpaccio - l'interno coscia ed osservandola nelle sue iridi chiare e profonde, percepí la sua eccitazione palpabile venire rilasciata da ogni poro della sua pelle, leggermente calda e sensibile.
«Furbo il mio Jackson, ma dimmi - crescerai mai?» e lo fece ridacchiare ancora mentre egli, con due dita - picchiettava sulla sua pelle, obbligandola poi con il palmo a divaricare un po' le gambe. «Umh - mio» e soddisfatto, schioccò la lingua al palato. «Bramo dalla voglia di essere il tuo Jackson. Solo tuo» e un lampo di malizia gli attraversò lo sguardo, mentre questo era fermo a scrutare quello della fanciulla, leggermente scossa da quel carico di cupidigia velata. «Come se poi non ti piacesse questo lato di me, Nat-» e rise, schernito. «E ti ricordo che sono estremamente giovane nell'animo, ma al medesimo stesso vanto di un'eccelsa esperienza alle spalle su come essere un uomo, desideroso della propria donna che lo priva del suo senno» e inspirò soddisfatto quando le sue dita si insinuarono tra le sue gambe, facendola sussultare con fare sommesso.
«Mike, ma-ma» ella divenne rossa in quanto era invaghita, totalmente innamorata di quell'uomo che timido apparentemente, nascondesse un lato malizioso e completamente erotico al suo interno. Era una continua sorpresa e giorno dopo giorno, ella perdeva la lucidità, la razionalità e sentiva il suo sentimento andare in continuo crescendo.
«Oh popstar, sei-sei»
«Sono?» e rise, sfiorando la punta del naso con il suo, baciandole a stampo le labbra mentre con il pollice prese ad accarezzare il punto sensibile e morbido della ragazza, con movimenti circolari e leggeri, sotto il camice semi-aperto. Ella scosse il capo, sussultando a quel tocco così spavaldo e tenue e lo lasciò parlare, con la voce bassa, sensuale. «Non pensare che io ti desideri solo fisicamente, piccola. Questo mio gesto non deve sminuire il sentimento che nutro nei tuoi confronti, nè farti pensare che io sia un poco di buono. Sono innamorato di te - ti amo Nat-» e le diede un bacio sulle labbra, in modo tale da sopprimere il piccolo gemito di piacere della donna, causato da quel tocco divenuto più profondo, scaltro. «Ma sono un uomo e per quanto mi sento banale, poco galantuomo nel dirti questo, non posso farne a meno: sono così accecato da quello che sento nei tuoi confronti, che sento di impazzire. E tu-» le dita andavano leggermente più veloci ed egli posò ancora la bocca sulla sua, lasciando che ella reprimesse ogni respiro affannoso in essa, dando inizio ad un bacio dolce, coinvolgente dove le lingue di entrambi, si intrecciassero in qualcosa si completamente erotico, maestoso e bellissimo. «E tu Nat-» ora anche il respiro di lui era veloce, soffocato. «Co-cosa provi per me? Ti prego, di-dimmelo..» ella teneva le palpebre chiuse e percependo quel tocco, rallentare e fermarsi, un poco delusa virò le iridi in quelle ampie e scure di lui, scalpitante di una sua risposta. «Io ti-ti amo Michael, ti amo»
Egli sorrise goliardico prima di reprimere la mano dalle sue gambe ed alzarsi nell'attimo dopo in quanto qualcuno bussò alla porta e appena la fanciulla, confusa ed eccitata si coprì le gambe con la coperta, tentò di ritornare lucida. «A-Avanti!» balbettò, sotto gli occhi infuocati del cantante che si voltò di spalle quando entrarono la madre e Robert, per dare la meravigliosa notizia che la fanciulla poteva essere dimessa il giorno seguente.
«Non sei felice, Nat?» domandò Ava, quando ella annuí - rossa sulle gote e virando lo sguardo alle spalle della donna, intravide Michael guardarla e portare poi alla bocca il suo pollice intrinseco ancora del suo sapore, malizioso e divertito mentre la fece nuovamente avvampare ed imbarazzare.
«Verrai da me, a Neverland bambina» prese parola poi quest'ultimo, facendo un passo in sua direzione, con piena e naturale nonchalance nella voce e nelle gesta. «Avrai tutte le cure del caso e anche te, Ava» e si volse in sua direzione, sorridendole. «Sei la benvenuta anzi, sarei più che lieto di ospitare entrambe finché Carl-» e la voce si assottigliò come se impaurito, di dire qualcosa di sbagliato ma al medesimo tempo confidava che quell'uomo, troppo umile e di animo buono, si fosse presto risvegliato e tornato ad amare la propria moglie e la propria figlia.
Ava inclinò il volto di lato, rincuorata del gesto sublime e candido del cantante, accettando la sua proposta con fare imbarazzato. «Ma preferirei raggiungervi tra qualche giorno, vorrei..»
«Quando credi sia meglio, Ava. Senza alcuna pressione e poi torneremo qua, sia io che Natalie per Carl e le mie guardie del corpo saranno più che propense a scortarvi ogni tal volta lo riterrete opportuno..» e con un cenno di capo, le baciò una guancia rosea prima di affiancare nuovamente la sua dama che ancora scossa, gli strinse un braccio con la mano e quando rimasero nuovamente soli, non smise un attimo di fissarlo, senza emettere un suono.
«Ti amo-» si lasciò sfuggire un secondo dopo, quando le sue mani, cercarono quelle di lui e la sua bocca, bramava in qualche modo, quella del cantante che sghembo, inspirò. «Tutto a tempo debito, giovane ragazzina» la prese in giro, con tono carezzevole. «Quel gesto impulsivo, malizioso - quella coccola» e le sfiorò la fronte con le labbra, burrose e carnose. «Rappresenta in minima parte, la mia venerazione, nei tuoi confronti. Nessuna è come te, nessuna lo sarà mai. Sapessi solo quanto ti ho aspettata..» e quella dichiarazione d'amore continua, quelle frasi, quel corteggiamento smielato e di altri tempi, era una potente scossa di vita e desiderio per la fanciulla che di risposta, gli sorrise beffarda. «Spavaldo sul palcoscenico e anche nella vita di coppia, un eterno uomo passionale..» e gli ammiccò un occhiolino quando egli ridendo, le prese il volto tra le mani. «Questo lato è riservato a poche. Ora solo a te e spero per il resto dei miei giorni..» e chiudendosi nelle spalle, si abbandonò di peso alla poltrona.
Love is a feeling, quench my desire
Give it when I want
Intonò con tono sommesso, schioccando la lingua al palato e tenendo il tempo con il piede destro, mentre con le dita le accarezzava le braccia, le gambe, le guance.
Takin' me higher
Talk to me, woman
E la fece ridere, mentre spavaldo scrollò le spalle in una mossa di danza, muovendosi con il capo e portando i capelli ribelli, che scendevano lungo la fronte, dietro al capo.
«Jackson, non vale adularmi con le tue canzoni!»
Love is a feeling, give in to me - Oh
Give in to me, Nat
Modificò il testo, chinandosi poi sopra la sua figura prima di stampare sulla sua bocca morbida e rosea, un meraviglioso bacio, contenente al suo interno - la loro promessa.
Continua-
Spazio Autrice:
Eccomiiii bellezze mie, okay - capitolo di passaggio ma ricco di momenti maliziosi, dolci, meravigliosi e divertenti. Spero di non offendere nessuno con il mio scritto ma ragazze mie, io me lo immagino in questo modo Jackson: adulatore e spudorato con la propria donna, mi dispiace!
E poi cito FrancescaAssentato che mi ha convinto con la frase «Si vestiva con pantaloni stretti e muoveva quel dito con fare spavaldo e tutt'altro che innocente. Ci sarà un motivo, no?»
E ringrazio anche alessia-MJ per essere maliziosa quanto me e supportarmi!
Come sempre vi aspetto qua sotto nei commenti, ci tengo - fatemi sapere cosa ne pensate!
I love u all girl!
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