Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

𝙰𝚝𝚝𝚒𝚖𝚒 {𝟙/𝟝}

Seul, aereoporto - 26 Giugno 1999

Frank si mise seduto su uno dei primi posti della prima classe, seguito dalla celebrità che, al contempo, era intento a chiudere la chiamata con la tata Grace. Egli ogni giorno teneva a sapere come stessero i suoi due bambini.
Il grande mezzo che li avrebbe poi condotti in Germania, era ormai in partenza. Il fanciullo si abbandonò completamente alla comodità delle poltrone in pelle color bianco.

Tuttavia era sereno, estasiato del fatto che il suo amico avesse trovato il coraggio di allacciare un qualsiasi tipo di rapporto con quella magnetica, caparbia ragazza dagli occhi celestiali.
Dopotutto era consapevole che, nel periodo in cui Michael e Debbie andassero d'amore e d'accordo, tra di loro non vi era mai stato romanticismo o intimità, bensì il cantante percepiva solamente un sentimento di forte bene, come si poteva provare per un'amica. Le era infinitamente grato: ella lo aveva reso padre e lei di canto suo, credeva in lui come genitore. 
Ma Michael aveva la capacità innata di vedere il mondo con gli occhi di un fanciullo e quindi non doveva cambiare di una virgola per diventare il tipo di padre che desiderava essere. Difatti era un grande padre e nonostante la sua vita caotica e le sue scelte, nessuno poteva negare il suo grande valore come genitore. Amava profondamente i suoi figli e passava con loro, ogni attimo di pura libertà e tempo libero per cambiare i pannolini, dare loro da mangiare o semplicemente parlare e giocare.

«Rivolgiti con loro come se fossero adulti.» [*1] le aveva detto una volta - «Credimi, capiscono. Ed è meglio abituarli a parlare bene fin dall'inizio.» concluse, rivolgendosi al piccolo Cascio, con piena nonchalance nella voce.

Frank viró il suo sguardo verso il profilo del suo più caro amico, ricordando ogni suo insegnamento, parola - attimo passato con lui, sentendosi fiero e fortunato.
Tuttavia gli dispiaceva dell'immagine che veniva etichettata al cantante - al tal punto da farlo apparire strano - cresceva i suoi figli come ogni genitore dovrebbe fare e quest'ultimi non uscivano mai al pubblico senza avere il volto nascosto. La gente credeva che fosse frutto delle sue eccentricità, per altri invece, erano delle crudeltà, ma il mondo per Michael Jackson era un luogo diverso da quello in cui viveva la gente. Si sentiva in dovere di proteggere i suoi bambini dai media, dal pubblico e dall'intenzione maniacale e persistente cui era stato sottoposto lui per tutta la vita.

«I bambini stanno bene, Frank.» esordí, prendendo posto di fianco al ragazzo. «Paris fa qualche lagna per addormentarsi, ma tutto sommato Grace se la sta cavando bene» concluse, con un sorriso stampato in volto.

«Per fortuna, popstar» gli rispose di rimando, ridendo appena. «Chissà la piccola da chi avrà preso la sua testardaggine!» aggiunse con ilarità nella voce. Si stiracchiò in maniera goffa e poi con disinvolta, accese il piccolo monitor che aveva di fronte; desiderava godersi un film comico. Li amava, lo facevano sentire leggiadro e sereno. Nel mentre peró, rimuginava ancora: al suo rapporto con Michael, alla loro amicizia e infine alla sua proposta di diventare il suo manager.

«Questo è un lavoro.» aveva precisato. «Un giorno avrai una famiglia, da qualche parte devi pur cominciare.» lo aveva informato. «Potevo darlo a chiunque questo lavoro, ma ho scelto te perché mi fido e ti voglio bene come ad un figlio. Ricordati, ti ho allevato. So quale pulsante premere per metterti in moto. Hai un enorme potenziale e voglio vederti crescere.» aveva concluso, gesticolando un poco con le mani. [*2]

Dopotutto gli era grato, di quell'opportunità e del fatto che decise di portarlo con se, per il mondo.
Il cantante rise, virando poi lo sguardo verso pochi posti dietro di loro, trovando sedute e comode le due fanciulle.

«Bonnie, ci aspettano nove ore di volo e sono solamente le sei del mattino.» sospirò Natalie, portando una mano sulla fronte. La fanciulla era esausta, non aveva chiuso un occhio quella notte data la meravigliosa chiacchierata avuta con la celebrità.
«Hai una brutta cera amica, hai fatto nottata?» la canzonò, provocando nell'altra un rossore acceso sulle gote.

«Diciamo» rispose vaga, alzando il suo sguardo al cielo.

«È venuto a trovarti anche ieri sera?» le domandò, con un sorriso beffardo sul volto e un'estrema voglia di sapere.
Natalie scosse il capo, accennando un 'si' muto con le labbra. Scostò una ciocca di capelli dal viso attonito e si abbandonò alla comodità della poltrona, guardando in direzione del cantante.

Michael le agitò di poco la mano per salutarla, ammiccandole un leggero sorriso, prima di tornare concentrato sul suo amico giovane seduto al suo fianco.

«Ascolta Frank.» gli disse, agitando di poco le mani. «Quando voli con me non devi temere che l'aereo precipiti. Non morirò in un incidente aereo. No, non può succedere - mi verrà un colpo.» mormorò, ridendo appena. [*3]

Il ragazzo rise a quell'affermazione bizzarra della popstar, dandogli delle leggere spinte con entrambe le mani.

[...]

Arrivarono in Germania nel tardo pomeriggio, decidendo di dirigersi nell'esatto immediato all'albergo: il Bayerisher Hof. [*4]
Natalie e Bonnie presero nuovamente posto nel medesimo mezzo del cantante accompagnato dal fanciullo. Ella inspirò, sbarrando lo sguardo sorpresa quando si ritrovarono davanti migliaia di fan che acclamavano la loro celebrità con enormi striscioni, poster e schiamazzi intinti di estrema euforia.

«So che è tutto così grande, maestoso» esordí il moro, affiancandosi alla fanciulla. «Ed è difficile abituarsi, però..»

«È tutto okay Michael, davvero.» lo rassicurò Natalie, appoggiando una sua minuta mano sulla spalla spigolosa e ricoperta dal tessuto della giacca dell'uomo.

«Hai impegni questa sera?» le domandò, con voce speranzosa ed adulatoria.
«A meno che il mio capo non mi obblighi a provare qualche canzone..» lo prese in giro, trattenendo una dolce risata.

«Penso che il tuo capo sia d'accordo a lasciarti la serata libera, qua nella meravigliosa Monaco» disse, continuando in quel gioco bizzarro, divertente ed intrigante.

«Beh, allora..» gli sorrise, girando un poco su se stessa. «Direi che si, sono perfettamente libera.»

«D'accordo, ti chiamerò in stanza e ti dirò l'orario per la cena» esordí l'uomo, aggiustandosi i suoi occhiali da sole sul naso sottile. «Sei al numero?»

«Aspetta che controllo..» balbettò, ancora in pieno imbarazzo. Le labbra tese in una linea tesa. Le guance rosee. «313.» concluse.

«Perfetto.» le disse, prendendole una mano, tra le sue. «Ti chiamerò io» concluse, baciandole con estrema cura e maestria il dorso, per poi congedarla con un cenno di capo.

**

Quella sera il cantante alzo la cornetta per richiamare il suo fedele e giovane manager, invitandolo nella sua meravigliosa e spaziosa suite.
«Frank, per favore..» gli disse, posizionando entrambe le mani sui fianchi. «Aiutami a sistemare questo posto. Vedi quei poster laggiù?» continuava, indicando quelli che desiderava avere dal suo terrazzo; senza rimuginarci troppo chiede gentilmente al suo manager di andare a recuperarli. Quest'ultimo scese lungo le strade scortato dalle fedeli guardie de corpo, raccogliendo tutti i doni che regalavano al cantante - scambiando anche qualche parola con i meravigliosi fan, che oramai dopo tutto quel tempo passato insieme alla celebrità, lo conoscevano molto bene.

«Ecco a te, popstar» esordí, lasciando sulla scrivania i molteplici oggetti fatti come dono per il cantante. «Allora, che programma hai per questa sera?»

«Ho invitato Natalie a cena, a dir la verità» gli rispose, con un sorriso soddisfatto in volto. «Sono molto grato che abbia accettato»

«Lo credo bene Michael!» rise l'altro, dileguandosi in poco tempo da quella stanza. «Ah - porta giudizio!» concluse, prima di chiudere la porta alle sue spalle.

Tuttavia la ragazza era in completa agitazione, mentre guardava con disgusto gli abiti che aveva con se, nascosto nella sua valigia.
'Dannazione, nessuno è perfetto per l'occasione.' pensava, mentre portò entrambe le mani tra la chioma folta, morbida e bionda.
Difatti era riuscita solamente ad acconciare per bene i suoi capelli, dirigendosi in bagno per dare poi una leggera luce al suo volto.
Si tamponava con cura quest'ultimo con del fondotinta chiaro, contornando i suoi occhi -color azzurro acceso- con del leggero ombretto scuro.

Decise di non mettere il rossetto. Ella non era una grande amante di tinte sulle labbra e poi le piacevano così come erano, carnose al punto giusto e prive di qualsiasi colore, se non quello naturale.

Bonnie fece irruzione nella sua stanza, intenta a darle una mano.
«Nat, prova questo!» le disse, appoggiando sul morbido materasso - un vestito viola scuro, estremamente lungo ed attillato, con un meraviglioso spacco scoperto lungo tutta la schiena.
«L'ho indossato rare volte, tutte però - estremamente importanti come questa» aggiunse la mora, con ancora il fiatone.

«Oh Bon» sospirò, prendendo tra le mani quel meraviglioso capo, dal tessuto morbido. «È meraviglioso» disse, curiosa di vedere se fosse adatto alle forme del suo corpo.

«Bingo! È il tuo!» si congratulò la ragazza, battendo le mani dall'estremo entusiasmo. «Sembra che sia stato cucito per te, tesoro!»

«Tu dici?»
«Si, io dico»

«Quindi approvi?» le chiese nuovamente, leggermente incerta mentre ammirava con estrema cura il suo riflesso nel grande specchio della camera. «Non pensi sia troppo eccessivo per l'occasione?»

«Penso sia perfetto, Nat!» insistette l'altra, divertita dall'insicurezza di quella ragazza. «Dopotutto sei stava invitata a cena da Michael Jackson, la star di fama mondiale - mica il pizzaiolo sotto casa!» continuò l'altra, ridendo appena.

Natalie sospiró, prendendo coraggio e stirando appena il vestito con entrambe le mani. Bonnie le si affiancò, appoggiando le braccia sulle sue spalle. Entrambe guardarono il loro riflesso allo specchio con fare laconico.

«Riconosco che non è molto che ci consociamo, ma sarei persa senza te Bonnie..» le confessò l'altra, estremamente grata di quella presenza così confortante, buona e genuina.

«Sono grata anch'io, di questa meravigliosa amicizia che sta nascendo. E poi guardarti..» continuava, prendendo una sua mano tra le sue. «Sei bellissima, farai sciogliere il Sign.Jackson come un ghiacciolo al sole!» concluse, provocando in entrambe una risata spontanea e colma di gratitudine.

«Penso sia lui» mormorò Natalie, alludendo al suono del telefono.

«E allora cosa aspetti? Forza, rispondi!»

La bionda sorrise divertita, prima di prendere la cornetta del telefono tra le mani. «Pronto, chi parla?» esordí, coprendosi il risolino con la mano destra.

«Un tuo ammiratore segreto» scherzò il cantante, leggermente imbarazzato, mentre era appoggiato allo stipite della porta.

«Umh, interessante allora..»

L'uomo non rispose, emanò un lungo sospiro e la ragazza riuscì a percepire la sua risata sommessa da dietro la cornetta. «E dica -ammiratore segreto- come mai ha chiamato?» continuava, reggendo quel gioco bizzarro.

«Perché ti pensavo» rispose sinceramente l'altro. «E poi te lo avevo promesso e come devi sapere, signorina Miller, io mantengo sempre le promesse» aggiunse, gesticolando di poco con le mani a sua insaputa.

«Oh bene»

«Sei pronta?»

«Si, ho quasi finito di prepararmi Michael»

«Bene» disse, con voce calda e sensuale. «Ti aspetto nella mia stanza, tra una mezz'ora okay?»

«D'accordo.»

«Allora ti aspetto?» continuava l'uomo, con la stessa intensità del momento precedente, procurando nella fanciulla un leggero ma eccessivo rossore di guance.

«Si, ma smettila di fare così!» lo canzonò, leggermente sopraffatta dalla moltitudine di emozioni positive ma al medesimo tempo strane, provocate in quell'istante.

«Così, come?»

«Così-»

«Pardon?» mormorò, con ilarità. Egli adorava mettere a disagio ed in imbarazzo quella fanciulla.

«Non fare il finto tonto, popstar!» lo canzonò ancora, chiamandolo con il nomignolo affibbiatosi dal suo manager. «Sembra un appuntamento, potremo dare un'idea sbagliata..»

L'uomo rise, torturando con le dita il filo nero della cornetta. «Non faccio mai le cose a caso, mia dolce Nat..» esordí. «Ma tempo al tempo, capirai. A tra poco» la concedò, con un dolce e soffice tono di voce.

Tuttavia la celebrità era in completa trepidazione, mentre attendeva l'arrivo di quella donna - giovane, audace - genuina: insomma una completa boccata d'aria fresca e mai, mai avrebbe sprecato quell'attimo che entrambi, decisero di concedersi.

Indossava una semplice camicia color rosso accesso, con sotto una magna bianca dallo scollo a V, mentre i pantaloni era neri e dal tessuto morbido, ma fasciavano perfettamente le sue gambe toniche.

Girovaga per la stanza, controllando ogni minimo dettaglio: dalla tavola ben apparecchiata, alle posate, al buon vino, alle tende che non fossero stropicciate, al letto che fosse ben fatto, ai mille fogli bianchi riordinati al di sopra della sua scrivania, alla valigia non troppo posta in evidenza.

Viró lo sguardo altrove, tirando fuori dal suo borsone il meraviglioso vinile dei suoi remix, del suo ultimo album: Blood in the dance Floor - ricordando ancora la prima volta che la vide durante i provini per il suo videoclip.

La sua attenzione poi, venne destata da un leggero ma persistente bussare. Aprì, intravedendo le sue guardie del corpo ed una deliziosa, caparbia ragazza estremamente elegante.

«Buonasera, Natalie» esordí, squadrando quella fanciulla da cima a fondo, mordendosi appena il labbro inferiore. Indossava quel vestito che sembrava davvero essere stato cucito per il suo corpo -sinuoso e leggiadro- ma non riusciva, o meglio, non voleva distogliere il suo sguardo da così tanta perfezione.
Ella rasentava una calamita, mentre lui il pezzetto di ferro incapace di staccarsi e quella sensazione, gli appagava l'animo; regalandogli un vero e proprio senso di pienezza.

«Prego, a-accomodati» balbettò, leggermente imbarazzato.

«Grazie» gli rispose, facendosi strada nella grande suite del cantante. «Insomma, ovunque vai ti trattano bene» scherzò, per stemperare un po' quel clima teso che si era venuto a creare.
Dopotutto erano entrambi estremamente timidi, chiusi in se stessi ed avevano in comune l'estrema passione per il ballo e per la voglia di libertà.

«Non sono tanto per il lusso in realtà»
«Non ci avrei scommesso» lo canzonò. «Sei più un tipo semplice?»

«Estremamente, adoro le cose semplici, genuine e ricche d'arte, di messaggi colmi di significato.
Come un bel tramonto!» si spiegò, facendola accomodare. «Niente è paragonabile alla natura che in silenzio, ci regala spettacoli meravigliosi»

«Non so perché, ma ti facevo un tipo estremamente semplice, Michael» mormorò, enfatizzando le ultime parole. «E questa cosa mi piace, mi piace molto»

L'uomo le sorrise, alzando di poco i lati della bocca; prese posto di fronte a lei. Ordinarono al servizio in camera ed intrapresero una lunga conversazione, mentre gustarono del buon cibo e del vino bianco leggermente frizzante. Lei si raccontò ancora una volta, spiegando nei dettagli da cosa era derivata la sua passione per la danza e il suo sogno del cassetto, che grazie alla celebrità stava realizzando.
Mentre lui decise di aprirsi come la sera precedente in Corea, narrando invece, dei suoi più grandi successi musicali, del suo inizio difficile alla vita ed alla sua infanzia rubata.
Lei nel mentre propose un ennesimo brindisi a loro due, che difficilmente si erano incontrati, nonostante l'ambiente circostante tanto angusto quanto complicato.

«Ringrazio ancora quel giorno, in cui le nostre strade si sono incrociate durante quel provino» le confidò, posando la sua bocca sui bordi del bicchiere di cristallo.

«Sono io ad essere grata a te» rispose con veemenza, percependo la testa un poco leggera, a causa della bevanda alcolica.

«A proposito di questo, ti vorrei proporre una cosa!»disse, alzandosi in piedi e trotterellando d'altra parte della stanza, vicino al grande giradischi.

«Cosa?»

«Mi concedi un ballo, Natalie?» le domandò, inserendo il disco e dando inizio alla meravigliosa Blood in the dance Floor. «Dopotutto è qui, che tutto è iniziato!»

Lei rise, leggermente imbarazzata. Lasció il bicchiere contenente il vino. Si alzò in piedi, accusando un leggero capogiro. «D'accordo, ad una condizione..» mormorò.

«Qualsiasi cosa»

«A patto che tu canta, questa canzone per me-» concluse, provocando un leggero risolino da parte del cantante che con estrema prontezza, la accolse tra le sue braccia.

«E sia, allora!» concluse, facendola girare.

She got your number, ah
She know your game, ah
She put you under, ah
It's so insane, ah
Since you seduced her, ah

Intonava lui, stringendola al suo addome e sussurrandole quelle parole, al minuto orecchio. Lei si strinse al corpo, ballando ogni passo come nel videoclip, prendendo la parte della dama protagonista.

How does it fell? Ah

Le domandò, provocandole leggeri brividi lungo la schiena. La fece voltare mentre con le sue grandi mani, stringeva la vita stretta della fanciulla. Quest'ultima, leggermente brilla, posizionò entrambe le braccia lungo le spalle del cantante.

To know that woman, Ah
It out to kill

Continuava lui, avvicinando pericolosamente il suo viso a quello di lei che, sentendosi trasportata da tutte quelle sensazioni positive, continuava a ballare, muovendo il suo bacino in modo sinuoso ed intrigante.
Si abbracciarono. Lei fece toccare le punte dei loro nasi in modo dolce, casto e pulito; e quel gesto provocò nel cantante, l'estrema voglia inconsueta di congiungere le sue labbra alle sue.
Voleva, desiderava, bramava di baciarla. Era convinto peró, di scacciare nell'istante stesso, quell'estremo ed eccelso bisogno.
Non voleva rovinare tutto, non voleva correre o sbagliare, non se lo sarebbe mai perdonato.

Così i due ballarono, mentre lei rideva e si fece abbracciare per un'ennesima giravolta in aria. Respirarono. Un dolce respiro di beatitudine quando il cantante la sollevò da terra, per farla voltare ancora.

I due si abbracciarono un'altra volta, concludendo quella meravigliosa canzone; egli la fece chinare in un dolcissimo casqué, dove i loro visi si avvicinarono nuovamente. Natalie sorrise e incurante del contorno circostante, fece di nuovo sfiorare le punte dei loro nasi. Michael invece, abbandonò per un momento la sua razionalità e la baciò al lato della bocca. Sfiorò appena le sue labbra, schioccando un tenero bacio molto vicino a quest'ultime.

Finito quel brano estremamente potente e sensuale, lei si abbandonò sul morbido materasso del cantante, ancora in preda all'euforia dell'alcol, mentre tentava di contenere la sua risata nervosa.

«Oh, sono stata così bene Michael» blaterava, agitando di poco le mani in aria. «Sei un uomo dalle mille sorprese» continuava, battendo un poco il palmo sulla superficie sotto di lei.
«Vieni qui» aggiunse, attendendo che l'altro prendesse posto vicino a lei. Virò il suo sguardo scuro e profondo, nelle sue iridi chiare e magnetiche.

«Anch'io mi sento bene Nat, quando sono con te» le disse, con voce leggermente roca ed imbarazzata.

«Mi rende felice Michael, nonostante..» prese parola, incupendosi un poco quando il suo pensiero viró nei confronti del ragazzo che, sconsolato e in cerca di risposte, la stava attendendo a casa. Ma non voleva rovinare quella meravigliosa e bizzarra situazione, incerta del naturale e vero interesse che quell'uomo, parecchio più grande di lei nutrisse nei suoi confronti. Si voleva godere il momento, non facendo del male a nessuno; scosse il capo deviando il discorso. «Lascia stare» disse, chiudendo di poco gli occhi.

«Riposa dolce Nat» mormorò, accarezzandole il viso con il dorso della mano, prima di rimanere spettatore del crollo della fanciulla, la quale si addormentò beata, sotto il dolce contatto delle carezze di quell'uomo.

[...]

Monaco di Baviera, 27 Giugno 1999

La sera del secondo concerto di beneficienza era arrivata, così Michael e Frank e insieme a loro Natalie e Bonnie, salirono su un furgone nero. Erano diretti verso lo stadio di Monaco con dietro la scorta della polizia. Quando arrivarono all' Olympic Stadium- lo spettacolo era già iniziato e vi era un pubblico di oltre sessantamila persone ed artisti provenienti da tutte le parti del mondo. Mentre assistevano alle altre esibizioni, Natalie salutó Karen, avvolgendola in un dolce abbraccio.

«Turkle» [*5] la richiamò poi il cantante, con estrema trepidazione. «Sono nelle tue mani, come sempre» rise, mentre la donna gli tamponava con cura il volto.
I due dopotutto, si volevano un gran bene e Jackson - fastidioso ed infantile, le recava sempre piccoli scherzi divertenti: come tirarle giù la zip del vestito o alzarle la gonna ogni tal volta ella la indossasse.
Era presente anche Michael Bush [*6] costumista del cantante, che per l'appunto il suo compito era quello di pensare al vestiario di Michael in ogni suo show.

In attesa del suo turno, si sedette completamente rilassato mentre continuava ad ammirare il resto delle esibizioni; era completamente uguale allo spettacolo in Corea.
Si esibì per ultimo e tutto sembrava andare per il verso giusto. Natalie fece il suo ingresso durante il brano Dangerous; camminando e muovendo il bacino, in prossimità della celebrità - che con fare sfacciato, la prese per i fianchi attirandola al suo corpo mentre erano intenti a ballare quella canzone.

Frank ammirava tutto dall'esterno mentre teneva salda a lui, la piccola Bonnie - che era entusiasta della sua amica ballerina. Fu il momento di Eart Song: un brano estremamente importante per il cantante perché trattava di temi di carattere umanitario. Vi era la bellezza del pianeta Terra e di come l'uomo mano a mano, la stesse distruggendo con guerre e la sua malvagità.
Michael salì sul grande ponte come aveva fatto durante le prove; esso lo sollevava in aria fino ad un'altezza stimata di quindici metri. Il cantante continuava ad intonare il suo brano quando il ponte, che sarebbe poi dovuto scendere in maniera graduale, cadde sul palco provocando un enorme frastuono.
Frank seguito da Bonnie e Natalie, sobbalzarono portando le mani sul volto in completa agitazione e preoccupazione. Michael peró, non smise di cantare  mentre percepiva di cadere nel vuoto, bensì provò con tutte le sue forze a rimanere in piedi. La botta fu grossa, ma nonostante la paura ed il dolore, egli terminò la sua esibizione.
Quando le luci di spensero, l'uomo collassò tra le braccia di Frank, completamente dolorante. Gli occhi ridotti ad una fessura, percepiva tutto in modo ovattato e il cuore fece una capriola nel petto.
«Michael, fermati! Non puoi continuare..»

Ma lui era un professionista e come tale, non ascoltava mai nessuno. La musica era la sua vita. Il palco era la sua casa. Decise di continuare lo spettacolo concludendo con You are not Alone per poi scendere dal palco, pieno di dolori.
Dopotutto era un artista, dedito completamente alla sua arte, al suo lavoro e quindi mai avrebbe lasciato il suo spettacolo in completo - era dell'opinione che il pubblico non lo meritasse.
Accusava del forte dolore alla schiena e nella zona lombare e mentre cantava le ultime frasi di quel brano, portò le sue grandi mani sulla zona dolorante - iniziando un poco a massaggiarla tentando di non dare così, nell'occhio.

«Frank, ti prego aiutami» balbettò il moro, con un'espressione di acuto dolore dipinta sul volto.
«Mike dannazione, perché non ti sei fermato?» lo canzonò l'altro, preoccupato.

«Per il pubblico! Lo show doveva andare avanti.» rispose, con un filo di voce.
Natalie corse subito verso il cantante, che ad occhi chiusi protese una mano verso la sua dama. «Nat» sussurró.

«Sono io Mike, sono qui»

«Ti prego, rimani» la supplicò, leggermente commosso e interdetto per il suo bisogno incessante di quella ragazza.

«Sono qui, non me ne vado» concluse, prendendogli una mano, tra le sue mentre lo accompagnarono fino al furgone nero per portarlo poi all'ospedale.
Dopotutto non avevano chiamato un'ambulanza per non destare il panico e non richiamare l'attenzione dei giornalisti, che erano sempre in cerca dello scoop, sopratutto se questo trattava di Michael Jackson.

Frank teneva saldo al suo corpo quello del suo amico, mentre girovagano per quella città - completamente sperduta e con l'autista di origine tedesche che non capiva bene la loro lingua e per giunta, si perdeva spesso.
Arrivarono alla clinica e Natalie preoccupata in volto, stringeva la mano di Bonnie mentre scalpitante, attendeva notizie della celebrità che giaceva in un letto, dolente.

«Non ha niente di rotto» esordí Frank, una volta sostenuto un dialogo acceso ma estremamente accurato con il medico li presente.

«Quindi, come sta?» domandò la fanciulla, con voce squillante mentre le sue mani, come le sue gambe tremavano.

«Non bene. Grazie al suo istinto durante l'impatto, ha fatto si che non si rompesse nulla ma la zona lombare gli fa così male, che fatica a respirare» si spiegò il ragazzo, in preda alla frustrazione. 
Dopotutto lui era il suo manager, la sua salute era in mano sua.

«Vado un attimo da lui» concluse il ragazzo, congedando le sue fanciulle.

**

«Frank» lo richiamò la celebrità, con un filo di voce.
«Ehy, popstar» tentò di dire l'altro, per sdrammatizzare il momento e per farlo poi ridere, mentre prese una sua mano tra le sue. 
«Scopri chi è il responsabile di questo e preoccupati che venga licenziato!» ringhiò, sbuffando. «E poi, per favore..» continuava, con tono più dolce. «Fai venire qui, Natalie.»

Continua-

Revisionato il: 09/06/2021

[*1] Reale citazione di Michael, nel libro Il mio amico Michael - pag. 109

[*2] Reale citazione di Michael, nel libro Il mio amico di Michael - pag. 114 - 115

[*3]  Reale citazione di Michael, nel libro Il mio amico di Michael - pag. 121

[*4] Bayerisher Hof - vero Hotel dove si fermò Michael a Monaco, nel 1999

[*5] Turkle - soprannome di Karen Faye dato dallo stesso Michael

[*6] Michael Bush - vero stilista di Jackson

❀ ❀

I fatti citati e narrati in questo capitolo, sono davvero successi durante il secondo spettacolo di beneficienze - a Monaco, nel 1999; durante la sua esibizione. Dunque, dell'ultima parte - relativa al l'incidente, è tutto brutalmente vero - ma vi auguro una buona lettura.

Spazio Autrice:

Spero che sia di vostro gradimento,
vi aspetto qua sotto nei commenti.
I love u all -

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro