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𝚇𝚇𝙸𝙸𝙸.𝙸


















Non c'è terrore nello sparo, ma solo nell'attesa di esso.
Alfred Hitchcock









𝙲𝙰𝙿𝙸𝚃𝙾𝙻𝙾 𝚇𝚇𝙸𝙸𝙸
Parte I







È completamente, totalmente, profondamente fregato.

La parte peggiore di tutto questo?
Beh, che Taehyung ne è consapevole. Ne è consapevole da tempo, in effetti. È fregato, è così che stanno le cose.

È fregato e per il momento non gliene importa niente, il suo cervello è troppo monopolizzato dalle piccole follie di Jeongguk.

«Non sei stanco?» borbotta Taehyung, con la lingua troppo pesante per formare parole corrette, una mano tra i capelli bagnati di Jeongguk, facendo attenzione a non toccare la sua ferita. «Perché io lo sono di sicuro.»

Jeongguk ridacchia contro il suo petto e lascia un ennesimo bacio lì, con grande soddisfazione di Taehyung.

«Dormi, allora.»

Taehyung inarca un sopracciglio, osserva Jeongguk, che a sua volta solleva lo sguardo.

«Come faccio a dormire se tu mi provochi?»

Jeongguk imita l'espressione di Taehyung. «Ti sto provocando?» I suoi occhi tornano sul petto di Taehyung, così come le sue labbra che gli sfiorano la pelle, i denti che la mordono leggermente poco dopo. «Ti sto solo baciando.»

Questo maledetto moccioso.

«Prima mi mordi e poi—»

«Brontolone», dice Jeongguk iniziando a baciare il collo di Taehyung e poi la sua mascella. «Sei sempre così brontolone.»

«Non sono brontolone», borbotta Taehyung, facendo allontanare un po' Jeongguk. «Sono stanco e fottutamente eccitato per colpa tua, di nuovo.»

«Mi sembra che tu sia in una situazione alquanto complicata, tesoro.»

Jeongguk sa cosa sta facendo. Certo che lo sa, lui e quel suo maledetto sorriso, troppo accecante per questo mondo e... stanco. Taehyung è più stanco che eccitato, o troppo stanco per permettersi di essere eccitato, non fa molta differenza.

Anche Jeongguk dovrebbe essere stanco, però. Non è giusto. Non è affatto giusto.

«Come sei fastidioso», dice Taehyung, accarezzando ancora i capelli di Jeongguk.

«Come sei vecchio.»

«Sei ingiusto.» Taehyung si acciglia. «E ho solo due anni più di te, idiota.»

«A venticinque anni eri già vecchio.»

«Questo rende vecchio anche te.»

«No», risponde Jeongguk. «Stiamo parlando solo di te.»

«A venticinque anni non mi conoscevi nemmeno.»

«Conoscevo il tuo nome. E la tua faccia. Emanavi vibes da vecchio.»

Taehyung alza gli occhi al cielo, troppo esausto per replicare con qualcosa di spiritoso, cosa che non sarebbe comunque in grado di fare, non quando Jeongguk lo sta fissando con quegli occhi luminosi.

«Sta' zitto e baciami, ok?»

La sua smorfia si trasforma in un ampio sorriso, condito da un pizzico di soddisfazione. «Con piacere.»

È così strano essere baciati da Jeongguk come se fosse una cosa normale. È comunque una sensazione meravigliosa, e Taehyung si chiede se non abbia sognato per tutto questo tempo... Ma in questo caso sarebbe un sogno terribilmente lungo, no? Allora dev'essere la realtà. Una realtà alternativa ancorata alla realtà vera e propria. O una realtà secondaria. Oppure, beh, sì, solo la realtà, ma come? Com'è possibile?

E se non è un sogno, potrebbe essere un incubo? Forse per il momento non sembra proprio un incubo – le labbra di Jeongguk sulle sue sono l'esatto contrario –, ma se si trasformasse in un incubo? E se quello scorcio di realtà quasi ideale ed effimera fosse destinato a svanire al primo soffio di vento?

Niente di tutto questo ha senso, ma al contempo come potrebbe averlo? Taehyung se lo aspettava, anche se mentire a se stesso sembrava più facile in quel momento non troppo lontano. Cosa lo ha spinto a cambiare idea, per l'amor di Dio? Cosa?

No, conosce la risposta. O almeno la intuisce. La risposta è abbastanza semplice, eppure così complessa.

Jeongguk. Perché si trattava Jeongguk.

Perché si tratta Jeongguk.
Dopotutto, l'ha detto anche Taehyung.

«Cosa ti preoccupa, Taehyung?»

Jeongguk è così delicato, il dorso delle sue dita accarezza la guancia di Taehyung, il suo sguardo caldo fisso su di lui. La sua voce, calma, più premurosa di quanto Taehyung probabilmente meriti.

«Niente», risponde dopo qualche secondo, giocando con i capelli della nuca di Jeongguk. «Sono solo stanco.»

La stanchezza è spesso una comoda scusa, in realtà.

«Non credo che non sia niente, ma non insisterò.» Perché il suo sguardo è di nuovo così caldo? «So per certo che sei davvero stanco.»

Perché è cambiato tutto così in fretta? Ma dopotutto è accaduto davvero così in fretta? Taehyung si sente completamente perso, eppure...

Già. Una casa. Jeongguk potrebbe...?
No. Sarebbe una chimera. Taehyung non può costruire castelli in aria in questo modo.
L'unica cosa che può fare è godersi il momento, perché è sicuro che non durerà. Non dovrebbe nemmeno pensarci, ora.

La vita è ciò che accade quando sei occupato a fare altri piani, giusto?

Non può fare progetti. Non quando si tratta di Jeongguk. Voleva dargli qualcosa, ma non può chiedere a Jeongguk di dargli tutto. In verità gli ha già dato molto.

Ah, tutte sciocchezze.
Vorrebbe poter spegnere la propria mente, a volte. Quella mente fastidiosa e rumorosa senza alcun motivo.

«So che anche tu sei stanco», dice Taehyung. «Non può essere altrimenti.»

«Lo sono», risponde Jeongguk nel modo più calmo possibile, con le braccia che cingono lievemente il collo di Taehyung.

«Perché non dormi, allora?» sussurra.

«Voglio godermi la tua presenza.»

«Sarò ancora qui quando ti sveglierai.»

Jeongguk stringe le labbra e... oh.
Ora ha capito. È proprio uno stupido.

«Pensi che me ne andrei di nuovo?» chiede Taehyung, sfiorando con entrambi i pollici il collo di Jeongguk.

Jeongguk distoglie lo sguardo per un po' e, quando torna a guardare Taehyung, i suoi occhi brillano.
Tristi. Brillano in un modo che non vorrebbe mai vedere.
Gli occhi di Jeongguk sono espressivi, questo è un dato di fatto, ma ciò non implica che debbano celare sentimenti come questo.

«Voglio dire, chi lo sa?» Jeongguk emette un debole sospiro. «Non sei obbligato, sai? Se vuoi andartene, dimmelo, va bene, solo... non scappare. Per favore.»

Jeongguk è un ragazzo forte, a volte troppo sfacciato per il suo bene, ma in questo momento sembra quasi vulnerabile. Taehyung vuole essere qualcuno su cui le persone possano contare, almeno quelle a lui vicine. Non vuole più scappare, non quando si tratta di Jeongguk, non quando sta lentamente facendo i conti con il significato di non odiare Jeongguk.

E quegli occhi...
È così bello, sempre. Anche quando è pieno di sentimenti amari. Taehyung non riesce a distogliere lo sguardo.
È stato un pezzo di merda con Jeongguk per tutto questo tempo, non è vero?

«Non sono scappato da te, Gguk», sussurra, con le dita che ancora percorrono la sua pelle. «Sono scappato da me, dai miei sentimenti, e io...»

Ora ha detto troppo, giusto?
Jeongguk gli dà il tempo di continuare, ma non lo fa.

«Che cosa provi, Taehyung?»

A parole non è facile, i sentimenti non sono facili da descrivere.

Ma Taehyung ha capito un paio di cose. Forse è arrivato il momento di condividerle con Jeongguk.
Dopotutto, ha mentito a sé stesso e a Jeongguk per un bel po' di tempo, ma il suo partner ha ragione. Taehyung non riesce a mentire, nemmeno quando ci prova. Qualcosa lo tradisce sempre e, come tutti, odia essere tradito.

«Mi sento bene quando sono qui», esordisce, mentre le mani percorrono la schiena nuda di Jeongguk. «Come se le cose non andassero così male, come se tutto quel casino non esistesse. Forse ti sembrerà stupido, ma io...» Abbassa lo sguardo, concentrandosi per un po' sulle cosce coperte di Jeongguk, prima di ritrovare il suo sguardo caldo. «Mi sento al sicuro.»

Si sente al sicuro qui, arroccato in un maniero fatto di marmo e mobili scuri, con vista sulla spietata Chicago.

Si sente al sicuro qui, tra le braccia dell'uomo che prima odiava così tanto da star male.

I sentimenti sono cambiati, eppure per qualche motivo fanno ancora male. Un dolore sordo, destinato ad aumentare con il tempo. Lo sa fin troppo bene.

Eppure, si sente al sicuro.

«Davvero?» chiede Jeongguk in tono basso, simile a quello di Taehyung.

Lo fanno con naturalezza, parlano sottovoce non appena entrano in ballo i sentimenti, non appena le loro parole suonano troppo fragili per essere pronunciate a voce alta.

«Sì», si lascia sfuggire Taehyung, con i palmi delle mani sulla vita di Jeongguk. «Tu...»

«Sì», lo interrompe Jeongguk, con voce così dolce, sempre dolce, e le dita che sfiorano la parte superiore della sua schiena. «Con te mi sento al sicuro.»

È difficile credere a una cosa del genere, ma il cuore di Taehyung batte comunque all'impazzata.
Perché odiava quest'uomo? Quel tempo sembra così lontano, adesso, anche se in realtà non lo è.
È strano sentire le sue labbra tendersi in un sorriso per quello che Jeongguk dice o fa. Non gli sembra più sbagliato, però.

Bacia le clavicole di Jeongguk e ridacchia piano contro la sua pelle.

«Siamo terribilmente sdolcinati stasera, non è vero?»

È passato un po' di tempo dall'ultima volta che Taehyung ha lasciato che qualcuno vedesse quella parte di lui – qualcuno che non fosse Jimin, ovviamente – e non è così difficile come aveva immaginato. Ancora una volta, è difficile esprimere ciò che sente, ma gli viene più naturale quando ciò che prova è sincero.

E Taehyung è assolutamente sincero.

«Ci siamo guadagnati questo diritto», risponde Jeongguk, con un adorabile sorrisetto dipinto sulle labbra. «Non credi?»

Taehyung pensa molte cose, in realtà.
E pensa a molte cose, anche se cerca di non farlo. Pensa a quello che ha detto finora, alla posizione vulnerabile in cui si sta mettendo, alle parole di Jeongguk, al caos che c'è lì fuori, a... Sì. Molte cose.

Ma Jeongguk è seduto a cavalcioni su di lui. Jeongguk sta toccando la sua pelle. Jeongguk è qui, e per ora sembra essere sufficiente.

Come sono cambiate le cose.

Sono cambiate in meglio o in peggio?

Taehyung non riesce a capirlo e questo lo spaventa.

«Sì», riesce a dire dopo un po', accarezzando la parte bassa della schiena di Jeongguk. «Penso di sì.»

Non dovrebbe abituarsi a questo, ne è consapevole, ma può davvero decidere ormai? Chi diavolo non desidererebbe che questo preciso istante si ripetesse ancora e ancora e ancora? Non Taehyung, questo è certo.

E Jeongguk? Certo, i suoi occhi danno un'idea di quello che potrebbe pensare, ma forse Taehyung si sbaglia.

«Non è strano, però?» chiede Taehyung, mentre l'incertezza lo attanaglia. «Voglio dire, cazzo, è tutto così improvviso, no?»

«Improvviso, mh?» Il sorriso di Jeongguk è ancora lì, come la luce soffusa della stanza, calda e tenue. «Hai idea di quanto tempo ho aspettato per tutto questo?»

La cosa che ha appena fatto al cuore di Taehyung? Inaccettabile. Ma anche inevitabile.

«Non può essere così tanto tempo», ribatte Taehyung, cercando di reprimere il suo sorriso, ma fallendo miseramente nell'intento. «Mi odiavi fino a un mese fa.»

Ma un mese può sembrare molto più di un mese, è un dato di fatto.

«Non ho mai voluto odiarti.»

«E poi sei entrato nella stazione e io non ti ho stretto la mano», risponde Taehyung in tono drammatico. «Che tragedia.»

«Hey», protesta Jeongguk, pizzicando la pelle di Taehyung e strappandogli una protesta. «Non usare quella cosa contro di me. Eri tu lo stronzo di quella storia.»

Giusto.
Era solo deciso a fare il duro con Jeongguk, per dimostrargli che quello era il suo territorio e che nessuno avrebbe potuto portarglielo via, nemmeno il grande detective Jeon-Kearney, ancora più giovane di lui e già un elemento così promettente. Jeon-Kearney, il figlio di due persone brillanti; Jeon-Kearney, il poliziotto più bello di New York; Jeon-Kearney, il risolutore di casi anche quando non era ancora un detective; Jeon-Kearney, l'adulatore sempre sotto i riflettori; Jeon-Kearney, il...

Gelosia.

Forse era pura gelosia, dopotutto.

E ora si perde negli occhi di quello stesso Jeon-Kearney. Che ironia.
Ha perso quella battaglia, e per una volta non è arrabbiato per questo.

«Sono stato un bastardo, te lo concedo.»

Jeongguk gli rivolge un sorrisetto soddisfatto, che svanisce rapidamente per trasformarsi in un'espressione pensierosa, ma comunque splendida. È sempre splendido, in realtà. Taehyung non ha la più pallida idea del perché ci abbia messo così tanto tempo a capirlo. Naturalmente sapeva quanto Jeongguk fosse bello, già allora, ma ora sembra ancora più bello, anche con i capelli bagnati e scompigliati che gli ricadono sugli occhi, anche con le guance smagrite dal lutto e dall'ansia.

«Ricordi quando ti ho detto che è per te che ho scelto Chicago?» dice Jeongguk mentre sfiora la mascella di Taehyung, facendogli vibrare il cuore ripetutamente.

Le sue dita sono così calde sulla pelle di Taehyung.

«Sì, mi ricordo.»

Come non potrebbe? A dire il vero, ogni tanto si interrogava su quella frase, sul suo vero significato. Voleva saperlo, anche allora, ma il suo orgoglio aveva preso il sopravvento, come sempre.

«Non te l'ho detto per una sorta di intento drammatico», spiega Jeongguk, riportando gli occhi su Taehyung. «Il fatto che Yoongi vivesse qui è stato parte della mia scelta, ma anche tu lo sei stato. Sapevo chi eri e persino a New York si parlava di quel giovane detective, tanto abile quanto bello, e io...» Si ferma, tentenna un po'. «Credo che volessi vederlo con i miei occhi, e non solo in televisione.»

Taehyung si sente ancora più stupido per ciò che ha fatto la prima volta che si sono incontrati.

Si sente anche fortunato ad essere qui con Jeongguk.

«Mi piace analizzare le persone, sai? Noi, come esseri umani, siamo piccole creature affascinanti, e tu, Taehyung? Tu eri fenomenale.» Jeongguk gli regala un leggero sorriso, e gli sposta alcune ciocche di capelli di Taehyung dietro l'orecchio. «Ho avuto l'opportunità di lavorare con te e ho colto l'occasione.»

È strano quanto lo commuova sentirselo dire, anche se si sente ancora il peggior stronzo della città.

«Ero tipo... la tua cotta, in pratica.»

«Non è vero», protesta Jeongguk con una risatina, spettinando un po' Taehyung e mandando all'aria quello che ha fatto pochi secondi fa con quelle ciocche. «Stai travisando le mie parole, splendido bastardo.»

Ovviamente Taehyung sorride. Per forza.

«Sei adorabile.»

E lo pensa davvero.

Jeon-Kearney, il detective sexy di cui era geloso, è anche un adorabile moccioso.

«Potresti esserlo anche tu, se non mi prendessi in giro.»

«Non ti sto prendendo in giro», lo rassicura Taehyung, anche ora ha un sorrisetto sornione stampato in faccia.

Jeongguk preme la lingua contro l'interno della guancia per puro riflesso, ma la cosa spiazza Taehyung ogni maledetta volta. Non fallisce mai, e Taehyung sospetta che sarà sempre così.

«Hai ragione», ammette Jeongguk riflettendoci. «Stai usando l'umorismo per evitare di dirmi cosa provi davvero.»

Cazzo, questa fa male.

«Non c'era bisogno di essere così diretto, idiota.»

«Hai bisogno di qualcuno che ti dica la verità, a volte, lupacchiotto.»

«Ancora quel cazzo di soprannome», mugugna Taehyung.

«Ti piace quel soprannome», assicura Jeongguk, stringendo di nuovo le braccia intorno al collo di Taehyung.

Forse un po' gli piace, ma non lo dirà.

«Dillo un'altra volta e ti bacio fino alla morte.»

Lo sguardo di Jeongguk brilla ancora di più.

«Lupacchiotto.»

Taehyung si impegna a mantenere la prima parte della sua promessa.

















Taehyung non ha mai avuto il sonno pesante.

Quella notte, i movimenti inconsulti di Jeongguk bastano a scuoterlo, ma a lui non importa. Tra svegliarsi lentamente a causa dell'agitazione di Jeongguk e svegliarsi con il cuore a mille perché ha gridato, la scelta non è difficile.

Taehyung si mette a sedere, sbatte le palpebre per abituare la vista all'oscurità e, quando riesce a distinguere i lineamenti stravolti di Jeongguk, gli si stringe il petto. Taehyung si sposta un po' per lasciarlo libero di muoversi e girarsi quanto vuole. Lo osserva per un po', con lo stomaco annodato al pensiero di ciò che sta accadendo in quello che dev'essere un altro dei suoi incubi. Più di chiunque altro, Taehyung sa cosa significa avere paura di addormentarsi a causa di ciò che ti aspetta nella realtà distorta dei sogni.

Ma è ancora più difficile di quanto pensasse, assistere alla lotta di Jeongguk e sentirsi così dannatamente impotente, incapace di allontanare ciò che lo fa soffrire. Jeongguk non gli ha detto che cosa dà forma ai suoi incubi, ma ha detto che sono sempre gli stessi, o almeno con lo stesso schema.

Taehyung sa che è solo questione di tempo prima che Jeongguk inizi a mormorare parole indecifrabili e, infatti, ben presto lo fa. Le parole sono talmente incomprensibili che forse, alla fine, non sono nemmeno parole. I suoni che Jeongguk produce non sembrano parole alle orecchie di Taehyung, ma piuttosto piccoli lamenti di dolore. Il genere di lamenti discreti ma profondi che un cucciolo tenace emetterebbe, che non vuole mostrare il suo dolore, ma che è costretto a manifestarlo perché è semplicemente troppo, cazzo.

Sebbene sia ancora prigioniero del suo subconscio, Jeongguk si aggrappa saldamente al cuscino, torcendolo tra le mani rigide. La coperta non copre più il suo busto, lucido di sudore. Grazie al cielo, il sistema di riscaldamento di Jeongguk funziona, perché congelerebbe se si trovassero nella camera da letto di Taehyung, cosa che probabilmente non accadrà mai. Taehyung non è certo orgoglioso del posto in cui vive e, anche senza menzionare l'orgoglio, perché mai dovrebbero andare in un posto del genere quando Jeongguk vive in un autentico castello?

Certo, magari sta esagerando, ma comunque, rispetto alla baracca di Taehyung, quel posto è il paradiso: ospita persino un angelo, per l'amor di Dio, di cos'altro avete bisogno per crederci?

Jeongguk aggrotta le sopracciglia con tanta forza che una goccia di sudore gli scorre lungo una sopracciglia e si fa strada tra le due, scendendo sul naso e poi cadendo sul cuscino.

Con un gesto accorto, scosta i capelli umidi di Jeongguk dalla sua fronte, facendo attenzione a non sfiorare la ferita. Più la guarda, più il senso di colpa si impossessa di lui. A dispetto di quanto Jeongguk continua a ripetere, non si tratta di un semplice graffio e, anche se lo fosse, Taehyung si sentirebbe in colpa lo stesso. È ovvio che il pericolo fa parte del loro lavoro, è ovvio che i detective si fanno male. Capita a tutti, dal bambino che si sbuccia il ginocchio cadendo dalla bicicletta all'anziano che si fa male alla schiena, ma tant'è. Se non fosse stato in quel cimitero quella notte, Jeongguk non sarebbe stato ferito.

No, rettifica: se non fosse stato ubriaco in quel cimitero quella notte, Jeongguk non sarebbe stato colpito dal pazzoide che stava seguendo Taehyung - o almeno lo stava osservando da lontano come una specie di maniaco, ma non c'è dubbio che l'abbia seguito fin lì. Non poteva sapere che sarebbe stato lì, altrimenti.

Taehyung non è nemmeno sicuro di voler sapere chi fosse, ma deve scoprirlo e, più ci pensa, più sente di dover avvertire Hoseok, il che significa tutta la squadra. Non è stata una coincidenza, per niente e... cazzo! Avrebbero potuto fare di peggio a Jeongguk e, a dirla tutta, Taehyung non se lo sarebbe mai perdonato se fosse successo. E non se lo perdonerebbe nemmeno se dovesse accadere in futuro.

Non gli importa nulla di quello che avrebbero potuto fargli se fosse stato da solo, ma a Jeongguk? La sola vista della sua ferita lo fa star male, il pensiero che quello sconosciuto lo abbia colpito gli fa ribollire il sangue, il cuore arde dal desiderio di distruggere chi ha osato farlo.

Avrebbero potuto fare di peggio, e in verità Taehyung sa bene che questo è solo l'inizio. Sono ancora lì, in giro per Chicago, e...

Cazzo. Per quanto ne sa, potrebbe essere stato uno di quegli psicopatici.

La sola idea basta a fargli salire la bile in gola.

Continua a serrare la mascella per un po', con una mano tra i capelli di Jeongguk ma lo sguardo perso, che vaga da una parete all'altra.

Quando un altro verso di dolore esce dalla bocca di Jeongguk, Taehyung si concentra nuovamente su di lui, accarezzandogli leggermente i capelli e imponendosi di non distogliere lo sguardo dai lineamenti inquieti del suo partner. È che... fa davvero male, vederlo così.

Quando Taehyung sfiora il cuscino per accertarsi di qualcosa e quando nota un paio di macchie umide su di esso, deglutisce il nodo che ha in gola e scruta Jeongguk più da vicino attraverso l'oscurità. Sono davvero...?

Lacrime.

Sono lacrime, insieme al sottile strato di sudore sulle guance di Jeongguk.

Taehyung non riesce più a sopportarlo.

«Jeongguk, hey?» sussurra, continuando ad accarezzargli i capelli.

Jeongguk si muove con un verso soffocato, ma i suoi occhi rimangono tenacemente chiusi.

«Forza», riprova Taehyung, alzando un po' la sua voce gutturale ma con la massima dolcezza possibile. «Devi svegliarti, Gguk.»

Porta la mano sulla fronte di Jeongguk, il palmo incontra la pelle che brucia e inizia a sfiorarla con delicatezza, ma con una pressione sufficiente a disturbare il sonno di Jeongguk... anche se lo è già di per sé.

Jeongguk si avvicina a lui e, senza volerlo, il suo braccio finisce sulla coscia di Taehyung, ma lui sta ancora dormendo... e sta ancora piangendo in silenzio, motivo per cui Taehyung non riesce a rinunciare alla sua prima idea.

«Odio vederti così», mormora Taehyung, poi dice più chiaramente: «Dopo ti rimetterai a letto, ma prima voglio che ti svegli.»

Quello che dice non ha molta importanza, perché Jeongguk non lo ascolta, ma Taehyung continua a dire cose che almeno abbiano un minimo di senso.

«Dai», ripete Taehyung mentre inizia a sfiorare la mascella di Jeongguk, anch'essa umida. «È un incubo, Gguk, basta solo... uscirne, no?»

Un minimo di senso, beh...

Probabilmente no.

Comunque.

Anche lui è stanco. Ha un certo margine di errore.

Non schiaffeggerà Jeongguk per svegliarlo, ovviamente, ma a parte questo farebbe di tutto per non vederlo più così, anche se sa che non è la prima volta che succede.

Non riesce a sopportare la sensazione violenta delle lacrime di Jeongguk sulla sua pelle.

«Forza, amore», sussurra, con la voce che si affievolisce sulla stupida parola che ha appena pronunciato: ha un certo margine di errore, no? «Svegliati.»

Il lento risveglio di Jeongguk avviene dopo una pressione più decisa del suo palmo sulla spalla del minore.

Jeongguk brontola un paio di volte mentre cerca di avvicinarsi ancora di più a lui, ma Taehyung lo tiene un po' indietro per essere sicuro che si stia svegliando e non stia cercando di riaddormentarsi.

«Apri gli occhi», prova a dire Taehyung in quello che deve essere il suo ultimo tentativo, mentre Jeongguk geme e sbatte le palpebre un paio di volte. «Ecco.»

«Cosa...» borbotta Jeongguk, con la voce roca per il sonno, mentre gli occhi smarriti trovano subito quelli di Taehyung.

«Un incubo», risponde Taehyung mentre scosta di nuovo indietro i capelli di Jeongguk, lentamente. «Credo che tu abbia avuto un incubo.»

«Io...» Sbatte forte le palpebre ancora un paio di volte, gli occhi arrossati tornano a guardare quelli di Taehyung dopo un po'.

Esausto.

Sembra così esausto.

«Stai piangendo», dice Taehyung dolcemente mentre il suo pollice inizia a sfiorare una delle guance di Jeongguk.

«Non sto-»

Taehyung gli mostra il polpastrello bagnato. «Invece sì.»

Jeongguk emette una risata flebile e strozzata appoggiandosi stancamente su gomito. «Forse sto piangendo, allora.»

Taehyung è impegnato a cancellare ogni lacrima sulle guance di Jeongguk e, quando ha finito, si concede di guardarlo per davvero ancora una volta.

È bellissimo. Lo è sempre stato e sempre lo sarà.

«Mi dispiace di averti svegliato», si scusa Taehyung, «ma non potevo vederti così, Gguk.»

Jeongguk si passa una mano sul viso e, quando i suoi lineamenti sono di nuovo visibili, le sue labbra sono tese in un sorriso così piccolo che si potrebbe pensare che non ci sia.

«Lo amo», mormora con voce assonnata.

«Ami cosa, Gguk?»

Il suo sorriso diventa leggermente più ampio mentre inizia ad accarezzare l'avambraccio di Taehyung, distruggendo quel poco di lucidità che gli era rimasta.

«Questo.» La sua voce è ancora fiacca, così come i suoi gesti. «Quando mi chiami Gguk.»

Non è la prima volta che Jeongguk gli esprime il suo amore per quel nomignolo, ma il cuore di Taehyung inizia a battere lo stesso all'impazzata. Maledetto traditore.

«Vieni qui», dice Taehyung attirando Jeongguk a sé e, dopo un paio di movimenti stanchi, sono di nuovo entrambi sdraiati.

Le loro gambe si aggrovigliano sotto la coperta mentre Jeongguk preme la guancia contro il petto di Taehyung. È sudato e scarmigliato, ma nessuno dei due sembra prestare attenzione a questo dettaglio.

«Ancora lo stesso?» chiede Taehyung dopo un po' mentre accarezza la pelle di Jeongguk, soffermandosi un po' sulla sua spalla.

Jeongguk annuisce contro il suo petto, sbadiglia leggermente. «Sempre lo stesso schema.»

Deve riguardare il caso e, man mano che le cose si aggiungono con il tempo, altri elementi alimentano gli incubi. O almeno così funziona il cervello di Taehyung.

Cala il silenzio.
Taehyung poggia la mano libera tra il cuscino e la testa, mentre con l'altra accarezza delicatamente i capelli di Jeongguk per un bel po'. Il respiro del suo partner si infrange sulla sua pelle nuda più e più volte, e Taehyung non potrebbe sentirsi più felice in questo momento.

Non fraintendetelo: nel profondo è terrorizzato da tutto questo. Terrorizzato dal fatto di essere felice di essere qui, di sentire il respiro di Jeongguk, di toccarlo, di sentire il suo calore, di... tante cose, cose che non avrebbe nemmeno dovuto provare, ma... sì. Sono cose che capitano, no?

Sono tante le cose che non dovrebbe provare nei confronti di Jeongguk.
Ma quel tempo è finito, non è vero? Non può più tornare indietro, non può fuggire per proteggersi, per tenere la sua mente lontana da Jeongguk, il suo cuore.

All'inizio ci ha provato, davvero, ma non è riuscito ad andare avanti così. Come poteva ignorare un uomo con cui lavorava tutto il giorno? Era impossibile. E poi è successo, l'impossibile.

L'odio si è trasformato in qualcosa di peggiore. Qualcosa di più spaventoso.
Odiare Jeongguk era facile, ma tenere a lui così tanto da voler fare a pezzi chiunque gli faccia del male? È più che preoccupante.

All'inizio non è così evidente, ma il lato protettivo di Taehyung è sempre stato presente fin dalla sua adolescenza e non scomparirà mai. Se tiene a qualcuno, lo proteggerà. Punto.
E se addirittura ama qualcuno?

Chiunque abbia fatto del male a Jeongguk dovrebbe iniziare a pregare che Taehyung non si innamori mai di lui.

O forse quell'uomo dovrebbe iniziare a pregare sin da subito.

C'è stato un tempo in cui Taehyung amava Seokjin, in cui Seokjin amava Taehyung. Difficilmente lo si potrebbe dedurre guardandoli adesso, ma Taehyung è sicuro che quel tempo è esistito. Tra i tanti litigi ci sono ancora frammenti di quell'antico amore e, se dovesse succedere qualcosa a Seokjin, Taehyung sa che andrebbe in bestia.

Non odia Seokjin e probabilmente non lo odierà mai. Non vuole nemmeno odiarlo, anche se ultimamente sembra che Seokjin stia cercando di intaccare questo desiderio, ma Taehyung sa che non accadrà mai. Per quanto lo infastidisca il fatto che Seokjin si comporti come un algido coglione, nel profondo non è così. Anche se Taehyung non perde occasione per replicare aspramente, è consapevole che alla fine sono tutti sulla stessa barca e si preoccupano l'uno dell'altro. Questo è il più grande caso-scandalo delle loro carriere, quella di Taehyung e quella di Seokjin, senza dimenticare il resto della squadra. Anche della carriera di Hoseok. Non è roba da niente. È una cosa grossa, così grossa che le parole sono troppo poche per descrivere il casino in cui si trovano tutti.

I segni di quell'indagine non scompariranno mai. Rimarrà nella storia di Chicago - se non dell'intero Paese -, nella memoria di tutti, in ogni giornale, in ogni sito web, in ogni luogo imbrattato.
Rimarrà nel cuore dei detective, per innumerevoli motivi.

Taehyung non dimenticherà mai la task force per ovvie ragioni, tra cui la sua carriera, ma anche... sì.
Non dimenticherà mai la task force, che è anche il motivo principale che li ha avvicinati, lui e Jeongguk. Come potrebbe dimenticare il motivo per cui si trova qui, nel letto di Jeongguk, insieme a lui?
Non potrebbe mai. Non lo dimenticherà mai.

Quel caso ha causato parecchie situazioni orribili finora, non c'è dubbio, ma in qualche modo ha anche riportato alla luce alcuni sentimenti perduti in Taehyung.
Gli mancava sentirsi così, pelle a pelle con qualcuno a cui tiene e, ora ci crede, con qualcuno che tiene a lui. Jeongguk sa mentire, l'ha visto abbastanza volte da poterlo affermare, ma se Taehyung è sicuro di qualcosa in questo momento, è che Jeongguk non gli ha mentito negli ultimi giorni. Nessuno dei due l'ha fatto.

Perché avrebbero dovuto, dopo tante settimane a struggersi l'uno per l'altro?

Dopo tante settimane passate a cercare di convincersi che non si trattava di affetto, ma solo di attrazione. Dopo tante settimane passate a cercare di odiare Jeongguk, invano.

Scappare come un codardo la prima volta che hanno scopato? Quello lo ha fatto star male. Non riusciva a dormire nel suo letto freddo, solo con i rimpianti e i sensi di colpa.
Accarezzare i capelli di Jeongguk e sentire il suo calore sul petto? È così bello che Taehyung potrebbe piangere.

È passato molto tempo dall'ultima volta che si è sentito così.

Tenere davanti a sé uno scudo ed esserne protetto allo stesso tempo.

Il treno dei pensieri di Taehyung viene interrotto da Jeongguk, che gli accarezza il collo.

«Caldo», dice Jeongguk in un sussurro stanco, poi bacia la mascella di Taehyung. «Sei così caldo.»

È questo che vuole essere per Jeongguk: calore e conforto. Non freddo e dolore.
Non è sicuro di riuscire a continuare così, ma può provarci, almeno per ora.

Almeno per ora, può essere il porto sicuro di Jeongguk, così come Jeongguk è diventato il suo, in modo un po' diverso da Jimin.
Non meglio o peggio, solo diverso... e anche Jimin sembra aver trovato il suo porto sicuro alternativo in Yoongi. Strano, come funziona la vita. Strano, ma non sempre in senso negativo.

«Qui sei al sicuro», risponde Taehyung a bassa voce, accarezzando dolcemente la schiena di Jeongguk. «Dovresti provare a dormire di nuovo, adesso.»

Jeongguk continua a sfiorargli il collo, i suoi capelli solleticano il mento di Taehyung.

«Tra un attimo.»

Il calore e la gentilezza di Jeongguk si diffondono in tutto il corpo di Taehyung, riempiendo le sue vene di nient'altro che... Sì. Non dovrebbe pensarci, in verità, ma è stanco di tutte queste regole.

Il suo corpo è pieno di amore per l'uomo che prima odiava.

Non può più ignorare questo puro e semplice fatto. Deve dirlo, almeno in parte.

Perciò sì, amore.

Una sentimento che fa paura.











«Hmm», biascica Taehyung per quella che deve essere la terza volta, ma quel suono gutturale a quanto pare non soddisfa il suo partner.

«Dai», mormora Jeongguk, con il naso rotondo premuto contro il collo di Taehyung, annusandolo subito dopo. «È ora di alzarsi, tesoro.»

La prima cosa che gli passa per la testa è di mandarlo a quel paese, ma il calore di Jeongguk nell'incavo del suo collo è sufficiente a cancellare quel pensiero incivile.

«È presto», dice la voce roca di Taehyung, che apre gli occhi. «È ancora buio.»

«È vero», ridacchia Jeongguk baciandogli la mascella. «Ma dobbiamo alzarci presto, ricordi?»

«Non proprio, no.»

È troppo occupato dai dolci gesti di Jeongguk per chiedersi se lo ricordi o meno, comunque.

«In pratica hai dimenticato il lavoro, allora.»

Jeongguk è caldo, ha un odore avvolgente. Per ora Taehyung riesce a concentrarsi solo su questo.

«Troppe parole», farfuglia, facendo ridacchiare di nuovo Jeongguk.

È terrificante, quanto Taehyung possa abituarsi a tutto questo.

Svegliarsi con la voce di Jeongguk ogni mattina. Quanto sarebbe follemente meraviglioso?

Nel momento in cui si guardano negli occhi, l'idea diventa ancora più allettante.

Ma è solo un sogno che prima o poi svanirà, no? Un sogno che non si realizzerà mai.

Come potrebbe essere altrimenti?

«Guardati», sussurra Jeongguk mentre passa la mano tra i capelli di Taehyung, liberandogli una parte della fronte. «Sei così bello, anche appena sveglio.»

Il petto di Taehyung potrebbe irradiare calore in questo momento, ma Jeongguk non deve saperlo.

«È questa la tua strategia?» chiede, con gli occhi socchiusi. «Fare il leccaculo per convincermi?»

Jeongguk schiocca la lingua e tira leggermente i capelli di Taehyung.

«Primo, non sto facendo il leccaculo, e secondo, pensa alla faccia di Seokjin quando ci vedrà.»

Interessante, ma non abbastanza da strapparlo al calore di Jeongguk e del suo letto.

«Audace da parte tua pensare che non sarà già lì.»

Jeongguk distoglie lo sguardo, probabilmente per cercare un'altra argomentazione, cosa che, trattandosi di Jeongguk, non tarda ad arrivare.

«Non ci sarà nessuno fuori ad aspettarci se partiamo prima.»

Taehyung inarca un sopracciglio. «Non me ne frega un cazzo se c'è qualcuno che non ha un cazzo da fare che ha voglia di filmarci o stronzate del genere.»

«Stai mentendo.»

«Davvero?»

Jeongguk si umetta le labbra e inizia a tracciare le clavicole di Taehyung.

«Tu odi i giornalisti e tutto quello che li riguarda», risponde Jeongguk, lo sguardo che ritorna su Taehyung. «Sono abbastanza sicuro che questo includa l'essere pedinato, fotografato e così via.»

«Io, non contento di essere una rockstar emergente? Impossibile.»

Il sorriso di Jeongguk sembra amaro.

«Il sarcasmo non sempre ti salverà il culo, lupo solitario.»

Taehyung vorrebbe poterlo detestare in questo momento.

E al contempo... non proprio, no. Anzi, il contrario. Spera di non avere più motivi per odiarlo come in passato. Assurdo, vero?

Taehyung alza gli occhi al cielo per mostrare almeno un segno di disapprovazione.

«Sto aspettando la terza argomentazione.»

Jeongguk gli lancia un'occhiata poco impressionata e, un secondo dopo, il corpo di Taehyung viene privato sia del peso che del calore di Jeongguk. Per qualche motivo, Taehyung si tira su, con la mente improvvisamente vigile, e afferra il polso di Jeongguk per attirarlo di nuovo vicino a sé.

«Andartene», dice Taehyung mentre le sue labbra incontrano lo spazio tra il collo e la spalla di Jeongguk, «non è un argomentazione ammissibile.»

Le cosce di Taehyung sembrano molto meno stanche quando sono affiancate a quelle di Jeongguk.

«Non riuscirai a scamparla», dice Jeongguk, inflessibile malgrado il suo sorriso tenero.

«Mi alzo», risponde Taehyung, con le braccia intorno alla vita di Jeongguk, «ma a una condizione.»

Jeongguk che gioca con i suoi capelli dev'essere una delle sue cose preferite. È rilassante, ma come tutti i gesti di Jeongguk, è anche terrificante. Il modo in cui lo tranquillizza senza nemmeno provarci. Non dovrebbe essere così naturale e... accidenti, basta con le regole, giusto? Se sembra naturale, allora è naturale. Non è poi così importante, no?

O forse lo è.

Taehyung non sa più un cazzo.

«Ti ascolto, tesoro.»

E quella minuscola, fottutissima parola, lo rende debole ogni singola volta.

Come possono quattro lettere avere un tale effetto su di lui? Non è possibile.

E la condizione, beh... è l'unica cosa che vuole in questo momento, per quanto possa sembrare stupido e disperato.

«Baciami.»

Niente di originale, niente di profondo. Ma è una cosa nuova e sembra che Taehyung non riesca a stancarsene. Non vuole, anche se sa che potrebbe essere costretto a rinunciarvi, prima o poi.

Davvero, non vuole, ma...

Fa paura.

È un sentimento che fa paura, con conseguenze che fanno paura.











Per la prima volta, uscire dalla sua Ford da solo è una sensazione strana, ma svanisce subito quando raggiunge di nuovo Jeongguk. Dieci minuti lontano da lui sono sembrati un'eternità, e questa volta sul serio non dovrebbe essere così.

«Niente fan oggi, siamo fortunati», dice Jeongguk, i cui lineamenti sono enfatizzati dal sole che sorge alle sue spalle.

Che merda non poterlo baciare in questo momento.

«E niente Seokjin, a quanto pare», conclude Taehyung lanciando un'occhiata in giro. Non c'è traccia della sua berlina, infatti. «Forse avevi ragione, per una volta.»

Jeongguk ridacchia dandogli una gomitata e, scusate il francesismo, ma perché cazzo è così attraente?

«Praticamente ho sempre ragione, ormai dovresti saperlo.»

Taehyung ha imparato molte cose su Jeongguk in queste settimane e, beh, avere sempre ragione non è la prima cosa che gli verrebbe in mente.

Se gli chiedessero di Jeongguk, parlerebbe di quanto possa essere sfrontato, nella sua veste di figliastro perfetto. Parlerebbe del modo in cui sceglie le parole per ottenere ciò che vuole, del modo in cui quelle stesse parole escono dalla sua bocca, sicure e affascinanti. Parlerebbe di quanto si sia impegnato nel suo lavoro, di quanto sia straordinario vederlo al lavoro ogni giorno. Parlerebbe delle loro colazioni a tarda mattinata in quel caffè di Streeterville, anche se Jeongguk ha dovuto praticamente trascinarcelo la prima volta. Parlerebbe di tutte quelle ore passate a guardare Jeongguk che guidava senza che lui se ne accorgesse, o almeno fingendo di non accorgersene. Parlerebbe anche dei loro litigi nel seminterrato, o sulla strada del ritorno dopo un'infruttuosa giornata di indagini, ma anche delle loro riconciliazioni, semplici o difficili a seconda di parecchi fattori, ma alla fine sempre positive. Parlerebbe del modo in cui Jeongguk lotta contro le palpebre pesanti quando restano nel seminterrato oltre la mezzanotte, del modo in cui a volte si addormenta sulla scrivania per poi svegliarsi cinque minuti dopo. Parlerebbe della loro nuova abitudine, di quelle lunghe sessioni di lavoro a casa di Jeongguk, dei suoi lineamenti concentrati, ma anche del modo in cui non manca mai di prendersi cura di lui, preparando sempre il tè preferito di Taehyung, che ha comprato per lui anche se Taehyung gli aveva detto di non farlo. Parlerebbe di...

Di molte cose.

Ci sono sicuramente molte cose da dire su Jeongguk, se non una lista infinita.

E se glielo chiedessero sul serio, forse Taehyung non le rivelerebbe, nemmeno una. Terrebbe tutto per sé, come un'anima egoista terrebbe per sé un tesoro inestimabile. Se qualcuno sapesse tutto ciò che sa lui di Jeongguk, se qualcuno lo vedesse attraverso gli occhi di Taehyung, allora, forse...

Sì, forse.

Forse anche quella persona si innamorerebbe di Jeongguk. Così tanto da star male.

E sa che anche lui si farà del male, ma se è il prezzo da pagare per vedere ancora un po' quel volto benedetto da Dio, per sentire ancora e ancora quella voce incantevole finché non riuscirà più a sentirla, allora va bene così. Pagherà il prezzo, anche di più se necessario.

Jeongguk non ha prezzo, del resto.

«Non hai sempre ragione», è ciò che esce dalla bocca di Taehyung alla fine. «Mi rincresce dirtelo, amico.»

Jeongguk inarca un sopracciglio e si avvicina un po'.

«Amico?» ripete, sorridendo. «Modo interessante di descrivermi, tesoro.»

Taehyung alza gli occhi al cielo e si volatilizza, mormorando solo un «Andiamo.»

Jeongguk ridacchia dietro di lui e lo segue.

E poi come dovrebbe chiamarlo? Amore, come ha fatto prima quando Jeongguk era troppo assonnato per sentirlo?

No, decisamente una cattiva idea. Era già un'idea stupida qualche ora fa, una parola che gli è uscita di bocca senza il suo consenso. C'è qualcosa tra di loro, questo ormai è chiaro, ma non quello.

Sono... un concetto vago, una relazione non ben definita, una cosa sfocata che non è destinata a durare. Chiamarlo Gguk è già abbastanza intimo. Un'altra parola sarebbe troppo per entrambi, anche se in fin dei conti si tratterebbe solo di una parola.

La vita è già maledettamente complicata senza tutte queste inutili domande.

«Visto?» Jeongguk sorride accendendo una delle luci del seminterrato. «Nessuno.»

Taehyung fa il giro della stanza come se Seokjin potesse essere nascosto sotto la scrivania, ma Jeongguk ha ragione. Sono soli.

«Sei fiero di te, eh?»

Jeongguk gli scivola accanto, Taehyung reprime ciò che riesce a reprimere quando le mani di Jeongguk trovano la sua vita, perché le sue mani addosso sono pura tentazione. Chiunque stia scendendo le scale potrebbe vederli, primo fra tutti Seokjin, eppure Taehyung è troppo ammaliato dal volto di Jeongguk per respingerlo.

«Sì», sussurra Jeongguk, lo sguardo segue il suo dito che sale fino al petto di Taehyung, sfiorando il leggero lembo di pelle sotto le clavicole.

«Non dovremmo...» Taehyung deglutisce a fatica, spiazzato dallo sguardo di Jeongguk, con la testa intontita per i troppi pensieri, per il profumo di Jeongguk, dalla menta tenue ma così attraente.

«Sto mettendo in imbarazzo il grande Lupo Solitario?» mormora Jeongguk in tono basso e scherzoso. «Com'è possibile?»

Quello stupido soprannome, neanche creato da Jeongguk, anche se avrebbe potuto farlo. Taehyung non ricorda bene da dove provenga.

Non importa.

Se non riesce a resistere del tutto, anche Taehyung può fare i suoi giochetti.

«Sai benissimo cosa stai facendo», risponde Taehyung afferrando delicatamente il mento di Jeongguk. «E non ha nulla a che vedere col mettermi in imbarazzo.»

«Cosa sto facendo, allora?»

A dire la verità, non ha una risposta precisa a questa domanda. Certo, lo sta prendendo in giro, lo sta provocando, ma perché farlo quando entrambi sanno che non vogliono che la gente sappia... beh, che la gente li veda comportarsi in un modo in cui non dovrebbero comportarsi. Non qui, non al lavoro, neanche quando non c'è nessuno... o almeno così pare.

Taehyung ha corso raramente questo rischio con Seokjin, se non addirittura mai. Sono sempre stati attenti e discreti – almeno ci hanno provato – e ancora oggi Taehyung crede che nessuno sapesse che erano più che colleghi, a parte le persone a cui avevano confidato quel segreto.

Perché è questo che era, e che è ancora. Un segreto. Sentimenti sepolti sotto uno spesso strato di apparenze, che emergono solo in precisi momenti, in un regno in cui ci sono solo loro due e nessun altro. In un regno come quello puoi sentirti solo molto in fretta, o peggio ancora, può diventare soffocante e opprimente.

Non voleva che Seokjin fosse un segreto, ma come avrebbe potuto essere altrimenti? Non voleva che si nascondessero, che temessero quello che sarebbe potuto accadere se qualcuno li avesse visti; non voleva che litigassero quando erano soli insieme, incazzati per dettagli insignificanti, stanchi e nervosi dopo lunghe ore di un lavoro già pieno di pressioni. E non voleva che parlassero del lavoro quando non avrebbero dovuto farlo. Non voleva che sacrificassero ciò che avevano, ma a un certo punto è successo, e sa che, se le cose dovessero diventare più serie con Jeongguk, allora...

Non vuole che la storia si ripeta, eppure per il momento le cose sembrano andare più o meno allo stesso modo, e in realtà la cosa lo spaventa così tanto che le parole non bastano. È uno stupido, vero? Un uomo grande e grosso, un detective, che ha paura di perdere un'altra parte di sé lungo la strada, di rovinare un'altra storia.

La vita come amante di Seokjin non era stata poi così male, naturalmente, e Taehyung sa per certo che il prossimo ragazzo che avrà modo di conoscerlo come ha fatto lui sarà un tipo molto fortunato— e sarebbe felice se Hoseok fosse quel tipo.

La vita come amante di Seokjin era stata piena di bei momenti, e ne conserva ancora i ricordi, ma Taehyung non può dimenticare ciò che è andato storto. Le cose sono dovute finire nonostante l'amore che provavano l'uno per l'altro, e ora quell'amore si è trasformato in un altro tipo di sentimento, ma non solo a causa di Seokjin. Taehyung non può davvero biasimarlo perché, tra loro due, era lui il disastro. Il disastro peggiore di tutti, distrutto e perseguitato dalla morte di Amber.

Se la storia dovesse ripetersi, sarebbe Jeongguk il disastro. Alla fine, è lui che di recente ha perso un caro amico, proprio come Taehyung più di un anno fa. Jeongguk è forte, sembra persino più forte di Taehyung all'epoca, ma alcune persone riescono a ritardare il momento in cui si spezzano. Forse Jeongguk è uno di loro, forse...

Non ha alcun senso, vero? I suoi pensieri sono incasinati come lui, come sempre.

«A cosa stai pensando, Taehyung?»

Jeongguk inclina la testa, in attesa di una risposta. Le dita sfiorano la pelle di Taehyung, sempre così delicate.

«Niente di che.»

È ovvio che Jeongguk non se la beve, ma cos'altro potrebbe dire? Scusa, stavo solo pensando a come potremmo rovinare una cosa che esiste a malapena. E tu che mi dici?
Sicuramente non questo, no.

«Lo vedo che sei preoccupato, sai?»

Sì, lo sa. Copre la mano di Jeongguk con la sua, ne sfiora il dorso distrattamente.

«Non preoccuparti per me, Jeongguk.»

Quest'ultimo inarca un sopracciglio, irrigidendo leggermente le labbra.

«Come se fosse possibile.»

«Quindi sono solo una fonte di preoccupazione, mh?»

Lo sguardo di Jeongguk si abbassa per una frazione di secondo.

«No», mormora, i suoi occhi luminosi tornano a guardare Taehyung. «Quello che voglio dire è che...»

Jeongguk si paralizza, Taehyung si blocca nel vederlo paralizzarsi, ma anche per le risate non troppo lontane che provengono dalle scale. Si guardano negli occhi, prima di allontanarsi come due bambini colpevoli.
Un attimo dopo, anche Hoseok e Seokjin sono come statue di sale, e tutti e quattro si guardano nel silenzio più imbarazzante del mondo. L'eccessiva distanza tra Jeongguk e Taehyung suggerisce la stessa cosa che suggeriscono i capelli scompigliati e la vicinanza tra Hoseok e Seokjin: ammissione di colpa.

Lui e Jeongguk li hanno quasi colti in flagrante o è accaduto il contrario? Anche se ci provasse, Taehyung non potrebbe dirlo con certezza.

Potrebbe darsi che Seokjin e Hoseok non stessero facendo nulla di particolare, che fossero semplicemente due colleghi che si presentano al lavoro. Si potrebbe anche attribuire la colpa dei loro capelli spettinati al vento che c'è fuori, si potrebbe dire lo stesso della pelle a chiazze rosse del sergente, ma Taehyung non è un cretino. Seokjin non avrebbe altrimenti un'aria così peccaminosa.

Come sempre, è Hoseok a rompere il ghiaccio, mentre la linea dritta delle sue labbra si tramuta in un sorriso.

«Detective!» L'agente dell'FBI sorride ricominciando a scendere le scale, seguito con riluttanza da Seokjin. «Di nuovo mattinieri?»

«A quanto pare», risponde Jeongguk, rilassando il collo e sorridendo a Hoseok, prima di voltarsi a guardare il sergente. «Buongiorno, Seokjin.»

Seokjin è troppo impegnato a sostenere lo sguardo di Taehyung per rispondere subito. Può resistere quanto vuole, ma non sarà Taehyung a distogliere lo sguardo, malgrado il macigno nello stomaco e il cuore che gli martella praticamente in ogni parte del corpo, dalla pancia alle tempie.

«Buongiorno», dice Seokjin una volta arresosi, ma i muscoli di Taehyung sono ancora tesi, lo sguardo fisso sul sergente. «Non mi aspettavo di vedervi qui.»

Ovvio che no, se era già nell'edificio quando sono entrati. Dopotutto, Seokjin parcheggia raramente la sua berlina davanti alla stazione e, beh, Taehyung avrebbe potuto ricordarsene prima.Riguardo a dove fossero Hoseok e Seokjin... non è sicuro di volerlo sapere. Probabilmente no. Ha già fin troppe immagini che gli baluginano nel cervello.

Non fraintendetelo, pensa ancora che Hoseok sarebbe perfetto per Seokjin e sarebbe felice se facessero sul serio l'uno con l'altro – o per non affrettare le cose, se... uscissero insieme –, ma vederlo con i propri occhi è diverso dall'immaginarlo. Anche se ha fatto del suo meglio, Taehyung non può dimenticare che, qualche mese fa, c'era lui al posto di Hoseok. Era lui a far ridere Seokjin in quel modo, era il suo piccolo segreto, proprio come Seokjin era il suo. Era lui a lanciargli occhiate affettuose di tanto in tanto, quando pensava che nessuno lo stesse guardando. Era lui ad avere un posto speciale nel cuore di Seokjin. Forse le cose con Hoseok non sono così profonde per il momento, ma se li osservi per più di trenta secondi diventa abbastanza ovvio che è solo questione di tempo prima che ciò accada.

Ora le cose sono cambiate. Stando alle parole e ai pensieri di Taehyung, Jeongguk è la persona di Taehyung e sembra che anche Taehyung possa essere la persona di Jeongguk... o qualcosa che ci si avvicini.

Le cose sono cambiate, ma i sentimenti non scompaiono, soprattutto quando vuoi che scompaiano. Non sono più gli stessi sentimenti, ma Taehyung mentirebbe se cercasse di convincersi che vedere quei due così vicini non fa che scaldargli il cuore. Vuole che Seokjin sperimenti ciò che ha sperimentato lui ultimamente: preziosi momenti di pace nel gigantesco incubo in cui si ritrovano. Certo che lo vuole. Seokjin se lo merita, forse anche più di lui, volendo farne una questione di merito, ma è solo...

Difficile.

Cazzo, è difficile, e forse è il modo migliore e più semplice per descriverlo.
È più che vedere il proprio ex con un'altra persona, o comunque avvicinarsi a un'altra persona, molto più di questo. Taehyung ha provato la sua buona dose di gelosia in passato, perciò sa riconoscere la differenza.

Seokjin c'era quando lui ne aveva più bisogno, proprio come lui c'era stato per Seokjin. Taehyung sarebbe crollato senza di lui dopo quel 22 ottobre. Seokjin non era il suo unico sostegno al tempo, ovviamente, ma era uno dei suoi pilastri più forti, e Taehyung cercava di essere altrettanto per lui, malgrado il caos nel suo cuore e nella sua testa. C'era già qualcosa tra loro e, in un certo senso, la morte di Amber li aveva uniti, anche se Taehyung avrebbe fatto qualsiasi cosa per non perderla. Il loro legame era stato sigillato con il sangue e le lacrime, e forse è proprio questo che lo ha spezzato alla fine.

Ancora una volta, la situazione attuale non è molto diversa.

Ancora una volta, Taehyung ha trovato qualcuno nel bel mezzo di una tempesta.

Ancora una volta, quella stessa tempesta potrebbe avvicinarli per poi separarli.

Taehyung potrebbe tentare di ritornare sui suoi passi in un ultimo disperato tentativo di proteggere sia Jeongguk che sé stesso, ma sarebbe davvero meglio che tentare un'ultima volta? Si farà male in ogni caso, quindi tanto vale sfidare la sorte, no?

Sì, potrebbe anche farlo.

Dare tutto sé stesso per Jeongguk è il minimo che possa fare per quell'uomo.

«Oddio!» La voce squillante di Leroy disturba Taehyung tanto quanto il suo braccio, gettato intorno alle sue spalle non appena è abbastanza vicino per farlo. «Guarda chi è arrivato in anticipo oggi?»

«Non è un fatto così eclatante», grugnisce Taehyung, fissando di nuovo lo sguardo su quello di Seokjin per qualche secondo. «Anch'io mi sto facendo il culo a lavoro.»

«Nessuno ha detto il contrario», afferma Seokjin con freddezza, mentre li supera e si dirige verso la sua scrivania, seguito da Hoseok subito dopo che ha finito di salutare tutti.

Taehyung alza gli occhi al cielo, poco convinto, poi guarda Leroy, senza badare al suo braccio pesante intorno alle sue spalle. È successo così tante volte che Leroy irrompa nella stanza e invada il suo spazio personale che ormai ci è abituato.

«No, ma sul serio», esordisce l'ufficiale, con lo sguardo curioso fisso su Taehyung e poi su Jeongguk. «Abbiamo interrotto qualcosa?»

«Certo che sì», dice Georgie colpendo la spalla di Leroy, prima di lanciare un'occhiata interessata ai detective. «La domanda è: cosa abbiamo interrotto?»

«La mia vita pacifica e tranquilla», risponde Taehyung con fare melodrammatico. «Ecco cosa avete interrotto, mocciosi.»

«La tua vita è tutto tranne che pacifica e tranquilla.»

Taehyung stringe gli occhi in due fessure.

«Hai mai preso in considerazione il fatto che, forse, è perché tu ne fai parte?»

Un sorriso orgoglioso si fa strada sulle labbra di Leroy.

«Sì, sono un'esperienza sensazionale, lo so.»

Taehyung rotea gli occhi e dà uno spintone al più giovane, facendo sparire immediatamente il peso sulle sue spalle.

«Non era un complimento, Roy.»

«Non sai nemmeno che cosa sia un complimento, campione.»

Taehyung non ha il tempo di replicare, perché la voce limpida di Seokjin lo interrompe.

«Non hai un lavoro vero da svolgere, Leroy? A parte molestare i tuoi colleghi, intendo.»

«Molestare», borbotta Leroy scambiando uno sguardo complice con Taehyung, prima di annuire e parlare più forte: «Sì, sergente, agli ordini.»

«Grazie.» Seokjin si sistema la cravatta, che per una volta ha davvero bisogno di essere sistemata, e si siede alla scrivania. «Lo stesso vale per voi altri.»

All'orizzonte si prospetta una mattinata favolosa.












«Ecco l'elenco delle persone che dobbiamo incontrare oggi», dice Jeongguk porgendogli il foglio.

Per la cronaca, la grafia di Jeongguk è sofisticata quanto lui.Taehyung scandaglia i nomi, ma uno in particolare attira la sua attenzione.

«Erin White?» chiede con un cipiglio. «Dobbiamo davvero incontrarla?»

Il loro primo incontro è ancora fresco nella memoria di Taehyung e quella donna non è il tipo di persona che deve rivedere se vuole che la sua pressione sanguigna rimanga sotto controllo.

«Sì, davvero», dice Jeongguk, spegnendo il suo ultimo barlume di speranza. «Lei, e anche la sua squadra.»

«Che potrebbe includere il nostro duo preferito. Meraviglioso.»

«Vedila come una grande avventura, no?» ci prova Jeongguk. «E non farmi il tuo solito sguardo scettico.»

«Il mio solito sguardo scettico, mh?»

Jeongguk ha ragione, però: Taehyung gli sta decisamente rivolgendo uno sguardo scettico.

«Il tuo sguardo scettico», conferma, dando un piccolo calcio al polpaccio di Taehyung sotto il tavolo. «Andiamo prima da lei, se la cosa ti preoccupa così tanto, così non sarai stressato per tutto il giorno.»

«Non mi preoccupa», lo corregge Taehyung, «so solo che non finirà bene.»

«Sai cosa mi piace di più di te?» dice Jeongguk, con voce attutita dall'improvviso chiacchiericcio dei loro colleghi. «Il tuo leggendario ottimismo.»

«Vaffanculo», ribatte seccamente Taehyung dando un calcio allo stinco di Jeongguk e cercando di reprimere il sorriso che sta spuntando sulle sue labbra. «Che bisogno c'è di incontrare quel branco di imbecilli?»

Jeongguk alza gli occhi al cielo. «È ovvio che non finirà bene se li insulti.» Jeongguk si alza in piedi e si infila il cappotto. «E lo sai perché, non cercare di svignartela.»

Non sta cercando di svignarsela, lo giura.O forse ci sta provando. Forse.

Ma sa che fallirà. Un detective non sceglie le persone che deve interrogare, soprattutto se è in coppia con il detective Jeon-Kearney, l'unico e il solo. Il poliziotto buono tra i due, quello capace di indossare una maschera amichevole anche quando dentro di sé ribolle.

Quindi sì, incontreranno Erin White e la sua squadra, e lui non potrà farci nulla.

«Andiamo, partner.»

Dopo un profondo sospiro, Taehyung è in piedi e pronto a partire. Jeongguk saluta la squadra e avverte Seokjin che probabilmente saranno fuori per tutto il giorno, visto che Taehyung sta già salendo le scale. Tiene la porta aperta per Jeongguk, che sorride mentre esce dal seminterrato.

«Che gentiluomo che sei oggi, Taehyung.»

Taehyung vorrebbe farlo tacere a modo suo, ma qui è impossibile, quindi si limita a usare parole sgarbate, mitigate dal suo tono scherzoso.

«Sta' zitto e basta, ok?»

«Ah», dice Jeongguk, storcendo il naso: perché è così adorabile? «Adesso non sei più così gentiluomo, a quanto pare.»

Se Jeongguk vuole un gentiluomo, lo avrà. Solo... non ogni minuto di ogni giorno.

Ma comunque, Taehyung sa essere un ottimo gentiluomo, per quanto a volte possa essere lo stronzo più scontroso della città. Chiamatela pure dualità, se volete.

Attraversano la sala centrale e si fermano non meno di tre volte, perché Jeongguk è troppo educato e socievole per ignorare un saluto. Entrambi salutano Kristin e Zak, impegnati in una discussione con Tyler – naturalmente saluta anche lui – e finalmente sono fuori, l'aria fredda rimpiazza l'atmosfera pesante del seminterrato.

Fa un freddo cane, ma Taehyung preferirebbe passare l'intera giornata a congelare all'aperto piuttosto che a soffrire tra quattro mura con Seokjin.

La cosa migliore? Non è solo, lì fuori.

È buffo come quella che un tempo era stata la parte peggiore della task force ora sia diventata la migliore.

«Allora?» esordisce Jeongguk avviando il motore. «Ti ricordi perché dobbiamo vedere i nostri cari giornalisti, adesso?»

Taehyung rotea gli occhi e si allaccia la cintura.

«Perché uno di loro potrebbe conoscere Sadie dal suo precedente lavoro, tra le altre cose.»

«Queste altre cose includono il fatto che Erin White la conosceva.»

Ora sì che Taehyung è interessato.

«Ne sei sicuro? Come hai-»

Taehyung guarda meglio lo schermo del telefono di Jeongguk, che mostra la foto di due donne in compagnia di un piccolo gruppetto. Non ci sono dubbi su chi siano.

«E sei orgoglioso di aver tenuto nascoste queste informazioni al tuo partner, uh?»

«Non ho nascosto nulla», dice Jeongguk infilando il telefono in tasca. «Mi ha aiutato Tyler stamattina, a dire il vero.»

«Che cosa ha hackerato questa volta?»

Jeongguk si gira per fare retromarcia senza far male a qualcuno o sbattere contro il muro più vicino, poi ridacchia, fissando per un istante gli occhi su Taehyung.

«Non si tratta sempre di hackerare le cose, sai?»

«Comunque non mi interessano tutte quelle stronzate da nerd», risponde lui, scrollando le spalle. «Finché qualcuno fa quel dannato lavoro per noi, sono a posto.»

«Non posso credere che tu sia davvero così vecchio.»

«Non posso credere che tu sia davvero così irritante.»

Jeongguk controlla entrambi i lati della strada e si immette nel traffico inesistente.

«Sai chiamarmi solo così», protesta Jeongguk in tono scherzoso. «Non riesci a trovare nient'altro?»

«Anche tu mi dai solo del vecchio, idiota», risponde Taehyung. «E poi io ti chiamo in tanti altri modi.»

Tra cui... parole proibite, o diciamo... rischiose, quantomeno.

«Tipo come, tesoro?»

Taehyung distoglie lo sguardo per qualche secondo.

Quella maledetta parolina non smetterà mai di tormentarlo, vero?

«Tipo un sacco di altri modi.»

Jeongguk sbuffa una risata.

«Molto esplicativo.»

«Già.»

Le piccole interazioni che hanno quotidianamente non sono nulla in confronto a... beh, cose più grandi, ma allo stesso tempo sono tutto. Tutto quel tempo trascorso in giro con Jeongguk è ciò che li ha veramente avvicinati. Ha costretto Taehyung a vederlo in modo diverso o, più precisamente, lo ha spinto a sforzarsi di vedere Jeongguk per come era davvero, per come è.

Quel filtro distorto attraverso il quale vedeva Jeongguk? Doveva demolirlo, decostruire tutto ciò che pensava di sapere su Jeongguk.

All'epoca non sapeva un cazzo di Jeongguk e, più riesce a vederlo per quello che è, più sente che non potrà mai conoscerlo del tutto. È come un enigma, un mistero da svelare, ma non c'è niente di meglio che imparare a scoprire una persona come Jeongguk. Troverà sempre il modo di stupire gli altri, di mostrare un altro lato della sua personalità, di imparare cose nuove, di...

Già.In poche parole, Jeongguk è molte cose.

Jeongguk è indimenticabile.Jeongguk è inestimabile.Jeongguk è indecifrabile, ma in senso positivo.

Jeongguk è la persona di Taehyung.

Ed è una sensazione che fa fottutamente paura.















«Pronto a entrare nella tana del leone?»

«Oh, Jeongguk», dice in un sospiro uscendo dal SUV, parcheggiato davanti all'edificio del Tribune. «Siamo noi i leoni.»

«Secondo l'opinione pubblica, tu sei un lupo, non un leone.» Sbatte la portiera. «E magari cerca di non aggredire nessuno qui, va bene?»

«Non ho-»

«Quel giorno hai aggredito Namjoon, proprio contro quel muro.» Indica per un attimo il muro in questione. «Come fai praticamente ogni volta che lo vedi, ma comunque...»

«Non lo farò oggi, sempre che lui sia qui», assicura Taehyung. «Sei contento?»

«Molto contento.»

Taehyung alza gli occhi al cielo e inizia a camminare per nascondere il suo sorriso agli occhi attenti di Jeongguk.Gli mancava avere un partner, in tutta onestà. C'era voluto Jeongguk perché se ne rendesse conto, e qualche altra settimana per accettarlo, e infine amarlo.

Le sue giornate sarebbero così orribili senza Jeongguk al suo fianco. Questo caso e ciò che ne consegue sarebbero davvero troppo per un solo detective, per un solo uomo.

Almeno ci sono loro due, l'uno per l'altro.

All'inizio non significava nulla per lui, era soltanto un continuo grattacapo, ma ora...

Ora è diventato tutto e anche di più.

La vita quotidiana di Taehyung è fatta di preoccupazioni, scandali, violenza e morte, ma Jeongguk è sempre lì a ricordargli che c'è molto altro. Taehyung ha iniziato a credere che, forse, può trovare quell'un per cento di luce in una vita che negli ultimi mesi si è fatta sempre più buia.

Le cose con Jeongguk non sono perfette, non sono nemmeno sicure o stabili – del resto, cosa lo è nella vita? – ma sono qui, a scaldare il cuore di Taehyung quando in altre circostanze quel cuore sarebbe stato simile a una lastra di ghiaccio. Dopo tutto quello che ha visto, tutto quello che sta ancora vedendo e attraversando, non affogare nel mare del pessimismo e dell'odio è difficile.

In passato ha cercato di cristallizzare il proprio cuore, riservando un posto solo a un paio di persone speciali, ma poi Jeongguk ha rivelato il suo vero io e ha distrutto il muro di ghiaccio che Taehyung aveva costruito.

Forse è stato meglio così, forse no. Taehyung non sa dirlo, ma una cosa è certa: senza Jeongguk, le giornate sarebbero così tetre da farlo piangere fino ad addormentarsi ogni notte, ammesso che riesca a dormire.

Quindi, sì, potrebbe essere un disastro, ma per ora, più che essere la cosa migliore, è quella necessaria. Non si tratta nemmeno di dipendere da Jeongguk, o di avere bisogno di lui per sentirsi completo o stronzate del genere; si tratta di ben altro.

È abbastanza semplice, in realtà. Si tratta di due uomini che hanno bisogno l'uno dell'altro per sopravvivere all'inferno che stanno attraversando insieme.

C'è Jimin, c'è sempre stato e ci sarà sempre, ma le cose che Jeongguk e Taehyung hanno visto? Lui non le ha viste, e grazie a Dio. Sa cosa sta succedendo, sa cosa significa essere un poliziotto, affrontare la morte e la violenza così tante volte da pensare di uscirne insensibili, ma quel caso... già. Jimin può capirlo, ma non può provarlo sulla sua pelle. Jimin lo conosce meglio di chiunque altro, ma non era con lui su quelle orrende scene del crimine, non era al suo fianco quando andava incontro a quei cinque cadaveri. Non è stato bersagliato per settimane. Non è stato sotto i riflettori per settimane. Non è stato insultato praticamente ovunque per settimane. Non è stato in quell'enorme ma claustrofobico seminterrato per settimane. Non è stato-

Taehyung è contento che Jimin non sia stato nei suoi panni. Non augurerebbe a nessuno di vivere un'esperienza simile. Ma anche Jeongguk ha vissuto questa esperienza, e lui sa che vuol dire.

Sa quanto sia difficile, lo sente fin dentro le ossa.

Taehyung ha bisogno di Jeongguk perché, più che capirlo, è uguale a lui. Ha passato lo stesso inferno e... sì, la paura tende ad avvicinare le persone.

Ovviamente c'è dell'altro. Non è andato a letto due volte con Jeongguk perché aveva bisogno di qualcuno come lui; lo ha fatto perché lo desiderava da tempo. L'ha fatto perché chi cazzo avrebbe ignorato una simile opportunità? Lo ha fatto per molteplici ragioni, e lo avrebbe fatto anche se non le avesse avute. Del resto, c'è bisogno di una ragione per scopare o farsi scopare?

No, affatto, o almeno lui non ne ha bisogno.

Eppure, è più complicato di così, perché i sentimenti- ah.

I sentimenti spaventano.

Non sono semplicemente... apparsi all'improvviso, ma il succo della storia è che adesso ci sono, e non sembra che se ne andranno tanto presto. C'è qualcosa, e anche se i sentimenti possono cambiare nel tempo, Taehyung deve affrontarle quelli che prova in questo momento.

I sentimenti che prova per Jeongguk, solo per lui.

Non riusciresti a trovare un altro Jeongguk nemmeno se ci provassi per tutta la tua dannata esistenza, e non ci riuscirebbe nemmeno lui.

Jeongguk è Jeongguk, e questo semplice fatto lo travolge mentre il minore lo fissa, con i suoi occhi da cerbiatto luminosi e profondi.

Come possono essere ancora così vispi dopo tutti gli orrori che hanno visto?

«Andiamo, partner», dice Jeongguk, inclinando leggermente la testa. «Qualcuno ci accompagnerà dalla squadra.»

È orribile dover fingere che Jeongguk non sia altro che un suo collega quando si trovano nel luogo selvaggio e pericoloso che è stata Chicago negli ultimi tempi.

È orribile dover annuire e seguirlo all'interno dell'edificio, invece di baciarlo e sparire lontano da quel posto affollato.

«Eccoci qua, detective», dice la donna che li ha condotti al piano di sopra. «Buona fortuna.»

E poi se ne va, lasciandoli soli in un ambiente pieno di avvoltoi... perché quei giornalisti non sono affatto dei leoni. Taehyung è pronto a entrare nella tana degli avvoltoi, e infatti subito lo fa, con Jeongguk al suo fianco.

Ricordate quello che ha detto sul fatto che sono entrambi delle future rockstar? Beh, in questo momento sembra che siano davvero delle fottute rockstar, manca solo la classica folla in delirio, che ora è tutt'altro che in delirio. Alcuni sono in piedi, altri seduti, ma non c'è uno sguardo che non sia rivolto verso di loro. Tutti quei maledetti stronzi li stanno guardando, ma le loro facce non raccontano la stessa storia.

Alcuni di quegli idioti sembrano impressionati, altri fottutamente spaventati e, beh, ci sono anche i tipi come Namjoon, ovviamente; a proposito, grazie a Dio non sembra che sia presente, ma si tratta pur sempre di Namjoon, quindi potrebbe nascondersi in un angolino per coglierli di sorpresa nel giro di un minuto.

I secondi trascorrono così lentamente che il battito di Taehyung, di contro, accelera. Qualcuno potrebbe pensare che si sia abituato a questa situazione, quella in cui viene trattato come un fenomeno da baraccone, ma no. Beh, sì, ci è abituato, ma il suo corpo non la vedrà mai come una situazione normale, e giustamente. Quello spettacolo del cazzo non è affatto normale, ma cosa può farci? Dare in escandescenze e peggiorare la situazione? A Jeongguk non piacerebbe, e alla fine non piacerebbe nemmeno a lui. Anche se Taehyung dice che non gliene frega niente delle conseguenze, non è del tutto vero. Lo fottono sempre alla fine, ed è stanco di tutto questo.

Quindi li lascia fare come vogliono. Non darà loro un altro scandalo di cui parlare o su cui scrivere... non così facilmente almeno.

«Signori!» Ed ecco il capo. «Detective Jeon-Kearney», li saluta Erin White, e Jeongguk ricambia con un cenno educato del capo. «E detective Kim.» Il suo sorriso non è così marcato come quello di Namjoon, ma questo lo rende ancora più fastidioso. Taehyung disprezza quel tipo di sorriso falso. «Quale dei miei dipendenti hai intenzione di picchiare oggi?»

Accanto a lui, Jeongguk trattiene il respiro per un paio di secondi, come praticamente tutti gli altri in quella stanza di merda. Non c'è bisogno di essere così tesi, però. Taehyung non vuole fare nulla, non può fare nulla. Non è che la butta giù dalla finestra solo perché lo sta provocando. Tutti lo stanno provocando, in un certo senso, e stanno anche aspettando che vada su tutte le furie, ma lui non farà loro questo favore. Oggi no. L'ha già fatto troppe volte, ed è per questo che credono che sia così facile costringerlo all'errore.

«Nessuno di loro, se si comportano bene.»

Si assicura di lanciare un'occhiata alla più spaventata di loro, i cui occhi si abbassano all'istante sul pavimento. Sì, proprio come pensava. Non sono così sfacciati quando c'è lui presente in carne e ossa, proprio davanti alle loro stupide facce.

«Perché tu ne sai più di noi su come ci si comporta bene, vero?»

Si sta impegnando in tutti i modi per fargli oltrepassare il limite, tanto che a Taehyung scappa una risatina.

«Ne so di più su come ci si comporta male, quindi ci conduca nel suo maledetto ufficio o le farò vedere fin dove si estende la mia conoscenza.» Fa un sorriso amaro incontrando alcuni sguardi angosciati. «E mi creda, i suoi colleghi non vogliono che vederlo.»

«Oh, ma io mi fido di lei, detective Kim.» Sta ancora sorridendo come la stronza che è – pardon per il francesismo – facendo un gesto dietro di sé. «Da questa parte, signori.» Erin White dà loro le spalle, ma poi lancia una rapida indietro. «O forse non le piace essere chiamato signore, detective Kim? Non le si addice molto.»

Sta rendendo così difficile per Taehyung non fracassarle la testa contro la scrivania più vicina.

«Mi chiami come le pare», ribatte lui, con un tono sorprendentemente non così tagliente. «Lo fa già da settimane, comunque.»

«Ottima osservazione.»

Con le labbra ancora tese in uno snervante sorriso del cazzo, apre la porta e li fa entrare, richiudendola subito dopo alle loro spalle. Ora sono in tre.

A questo punto, dire che il suo luccicante ufficio sia ordinato sarebbe un eufemismo. Si può letteralmente leccare il pavimento, cazzo, e le pareti, la scrivania, gli scaffali, qualsiasi cosa, ma questo lo rende... ancora più inquietante, in un certo senso. A dirla tutta, è un po' soffocante, il modo in cui ogni cosa è al suo posto. È così metodico che un'anima caotica come Taehyung non potrebbe mai sentirsi a proprio agio in un posto del genere.

Entrando nell'ufficio di una giornalista, Taehyung si aspettava di vedere pile disordinate di fascicoli e giornali sparsi ovunque nella stanza, ma qui non c'è niente del genere. Certo, si vede che uno o due giornalisti stanno qui per la maggior parte del tempo, ma... sì. Taehyung non è abituato ad ambienti così ordinati. Ha bisogno di una certa dose di casino per sentirsi bene e il seminterrato soddisfa sicuramente questo requisito. È diventato tanto incasinato quanto organizzato, e questo gli piace molto. Ha la sensazione di riuscire a orientarsi all'interno del proprio guazzabuglio.

Qui si sente perso e in guardia.

«Accomodatevi», dice White sedendosi, seguita poi soltanto da Jeongguk. «Oppure... resti in piedi, direi che per me va bene lo stesso.»

Taehyung incrocia le braccia al petto e si appoggia al muro, sostenendo lo sguardo di White per tutto il tempo in cui lei lo fissa. Quel luccichio nei suoi occhi non gli piace affatto.

«Allora, Miss White...»

«Per favore», la giornalista interrompe Jeongguk, riportando lo sguardo su di lui. «Chiamami pure Erin. Diamoci del tu.»

«Allora, Erin», ricomincia Jeongguk, con un tono gentile ma non cordiale; e fidatevi, ormai Taehyung ha imparato la differenza. «Prima di tutto, non so quanto foste legati, ma mi dispiace che tu abbia perso...»

«Capisco», lo interrompe ancora una volta, ma Jeongguk è molto più paziente di Taehyung quando si tratta di essere interrotto. «Siete qui per Sadie, ovviamente.»

Jeongguk annuisce e tira fuori il telefono per mostrarle, probabilmente, la stessa foto che ha mostrato a Taehyung prima.

«Sei tu in questa foto, vero? Con Sadie?»

«Beh, sì», si lascia sfuggire lei, con gli occhi che brillano un po' di più mentre si china leggermente in avanti per guardarla meglio. «Questa deve essere di tre o quattro anni fa, quando ancora lavorava qui.»

«Mi puoi dire com'era la situazione a quei tempi? Com'era lei?»

«Diversa», risponde senza un briciolo di esitazione, sedendosi. «Vedete, detective, Sadie non è sempre stata quella che tutti conoscevano grazie al suo programma.»

Jeongguk tira di nuovo fuori il suo telefono e si sporge in avanti, appoggiandolo sul tavolo.

«Ti dispiace se registro questa conversazione?» chiede, tornando visibilmente alle sue vecchie abitudini. «Il mio collega è un po' vecchia scuola, perciò prende ancora appunti a mano, ma io preferisco registrarle e concentrarmi su quello che dici.»

Taehyung rotea gli occhi quando Jeongguk volta la testa verso di lui, ma non dice nulla, continuando a tenere le braccia incrociate e un'espressione scontrosa. Questa volta non ha nemmeno intenzione di prendere appunti, come ha detto Jeongguk.

«Certo», accetta Erin. «Alla gente di solito piace la mia voce, sarebbe un peccato non registrarla.»

Alla gente di solito piace leccarle il culo, direbbe Taehyung, ma non importa. Sono qui per il contenuto, non per la stramaledetta forma.

«Grazie», dice Jeongguk attivando la registrazione. «Allora, spiegami meglio com'era diversa Sadie.»

«Era... più amichevole, direi. La fama ha tracciato una sorta di linea di confine tra Sadie e i suoi vecchi amici, me compresa. Era diventata una competizione per lei, e io mi ero stancata.» Una breve pausa. «Anch'io sono competitiva, ma sapete, a quel punto era ben più che una competizione. Era pronta a tutto pur di far funzionare le cose.»

«A tutto, dici?»

«Tutto», ripete, accavallando le gambe sottili sotto il tavolo. «Voleva disperatamente entrare in quel mondo e, anche se so che lavorava sodo, so anche che usava altri... metodi, diciamo.»

Metodi, eh? Avranno bisogno di ben altro.

«Per esempio?» chiede Jeongguk, con tono ancora fermo e calmo, per nulla incalzante.

«Potrebbe essere andata a letto con un po' di gente per raggiungere la vetta», rivela Erin dopo un'altra breve pausa, e Taehyung inarca un sopracciglio. «Non so con chi, ma-»

«Sei solo gelosa», la interrompe a sua volta Taehyung. «Lei era famosa e tu... beh, probabilmente eri troppo impegnata a disprezzare me o qualcun altro.»

Lei si umetta le labbra mentre si gira un po' sulla sedia per incontrare lo sguardo severo di Taehyung.

«Gelosa di cosa? Della sua morte? No, grazie, detective Kim.» Sbuffa una risatina e anche lei incrocia le braccia al petto. «E non ti disprezzo, io e la mia squadra stiamo solo indagando e denunciando le tue azioni.»

«Indagando?» chiede sarcasticamente lui. «Voi, branco di idioti, vi credete davvero dei gran detective, uh? Ecco, non lo siete.»

Quella stronza ci rimane secca se smette di sorridere per un secondo o cosa?

«Se ci pensi, in un certo senso siamo dei detective. In realtà, potremmo anche rubarvi il lavoro.»

«Provo pena per questa città se sarete voi a cercare di proteggerla, tu e-»

«Sadie», interviene Jeongguk, lanciando una rapida occhiata a Taehyung. «Concentriamoci su Sadie. Erin, perché pensi che abbia fatto una cosa del genere?»

Poiché sta ancora fissando Taehyung con aria di sfida, le ci vuole qualche secondo per rispondere: «Chicago è una città chiacchierona, il che è una benedizione per noi giornalisti.»

«E una cazzo di maledizione allo stesso tempo», borbotta Taehyung, facendola sorridere divertita.

«Potrebbe trasformarsi in una benedizione anche per te se iniziassi ad ascoltare.»

Che cazzo significa?

Non c'è bisogno di chiedersi da dove Namjoon abbia preso il suo lato irritante. Passa troppo tempo con lei.

«Quando sono iniziate queste voci?» chiede Jeongguk, cercando di indirizzare la conversazione verso argomenti più importanti.

«Non ne sono sicura», risponde lei. «Forse due anni fa? Era una voce che circolava in cerchie ristrette. Non è mai arrivata alla stampa, ironia della sorte.»

«E tu cosa ne pensavi?»

«Pensavo e penso tuttora che non ne avesse bisogno per avere successo, ma chi lo sa? Io non avrei agito in questo modo, questo è certo.»

Chi diavolo se ne frega di cosa avrebbe fatto lei?

Ad ogni modo.

Deve mantenere la calma, giusto? Non sono qui per discutere con lei e i suoi colleghi. Sono qui per scoprire qualcosa su Sadie, per avere una prospettiva più chiara su chi fosse.

«È per questo che la vostra amicizia è finita?»

«Si, questo ha giocato un ruolo importante. Ho capito che non avevamo più gli stessi valori.»

Valori, eh?

E quali sono i suoi valori, esattamente? Sputare su una task force che ha fatto del suo meglio per settimane? Grandioso. Sono tutti uguali, questi stronzi, pensano di valere più di chiunque altro, giudicano costantemente le azioni degli altri senza riflettere sulle proprie.

«Quando l'hai vista per l'ultima volta, allora?»

Lei ci pensa su per un paio di secondi, durante i quali Jeongguk si assicura che Taehyung se ne stia buono; e sì, lo sta facendo, grazie per la fiducia.

«Qualche mese fa, ci siamo a malapena parlate. Ero andata alla prima ripresa del suo show.»

Un tempo in cui non c'erano due serial killer a piede libero. Sembra così lontano, adesso.

«Capisco.» Jeongguk fa una piccola pausa, appoggia i gomiti sul tavolo e incrocia le dita davanti alla bocca. «Abbiamo sentito dire che ha avuto problemi con il gioco d'azzardo. Ne sa qualcosa?»

«Tutto è partito da delle voci, di nuovo, ma sì, era finita in questa situazione. Se non sbaglio avevamo scritto qualcosa in proposito, all'epoca.»

«Certo che l'avete fatto», sibila Taehyung. «Come sempre.»

«So che hai una reputazione da difendere», risponde lei, e ovviamente non c'è bisogno neanche di dirlo: la stronza sta sorridendo. «Ma non essere così aggressivo, Detective Kim. Non ti porterà da nessuna parte.»

Non ha bisogno dei consigli di una giornalista altezzosa, ma grazie per il tentativo. E comunque non è nemmeno così aggressivo.

«Sai qualcosa di più su questa storia?» chiede Jeongguk. «Forse aveva altre dipendenze? Questo genere di cose hanno la tendenza a moltiplicarsi.»

«Non ne ho mai sentito parlare, ma chi lo sa? L'ambiente in cui viveva non è noto per essere un ambiente sobrio.»

Per una volta ha ragione.

Vanno avanti così per un po', Jeongguk fa domande e ottiene risposte troppo vaghe perché siano davvero utili, ma almeno è qualcosa. Il sorriso di White non si affievolisce nemmeno una volta, e questo continua ad accrescere l'inquietudine di Taehyung, già piuttosto intensa a causa di quella fottuta stanza.

Mentre Jeongguk si sforza di trovare altri argomenti su cui interrogarla, Taehyung inizia a sentirsi sollevato all'idea di lasciare l'ufficio; poi, però, Erin inizia a fissarli entrambi e la sua faccia rivela che il loro incontro non è finito lì. Ovviamente deve cercare di interrogarli a sua volta, quella maledetta—

«Detective? Posso chiedervi una cosa?»

«No.»

«Prego», risponde Jeongguk contemporaneamente; doveva proprio farlo?

Beh, anche se non doveva farlo, Taehyung non può essere arrabbiato con lui. White avrebbe fatto le sue domande con o senza il loro consenso. Non hanno intenzione di rispondere in ogni caso, giusto? Taehyung non ha spedito Namjoon a spasso per soddisfare la curiosità della sua responsabile. Non otterrà nessuna informazione sul caso.

«Che succede tra voi due?»

Quella maledetta stronza non avrà nessuna informazione neppure su loro due.

«Ma chi ti credi di essere?» Taehyung libera le braccia e si spinge via dal muro, avanzando sotto lo sguardo gongolante della giornalista. «Mh? Sei solo-»

«Lavoriamo insieme», dice Jeongguk, riconquistando la sua attenzione. «Non dovresti occuparti dei tuoi dipendenti prima di pensare a quelli degli altri?»

Almeno è sarcastico, un lato di Jeongguk che adora, quando non è rivolto a lui.

White, dal canto suo, rimane fedele a sé stessa e non si lascia intimorire.

«Sono sicura che sapete cosa intendo, signori.»

«Davvero?» dice Jeongguk alzando lo sguardo e incontrando quello di Taehyung. «Tu sai di cosa sta parlando, partner?»

«No.» Taehyung si rilassa un po' e sta al gioco. «Affatto.»

«Namjoon aveva ragione», dice White ridacchiando. «Siete interessanti come partner.»

«Visto?» Taehyung fa un sorrisetto ironico. «In fondo, non è stato così difficile scoprire in che rapporti siamo. Non avevi nemmeno bisogno del nostro aiuto.»

«Ti piace proprio, vero?», chiede lei, con voce melliflua ma stridente alle orecchie di Taehyung. «Giocare con il fuoco.»

Non è che gli piaccia giocare con il fuoco, è che al fuoco piace giocare con lui. È il fuoco che si avvicina sempre troppo, e Taehyung non ha altra scelta che accettarlo per non farsi consumare dalle fiamme. È sempre stato così.

«Quindi tu credi di potermi scottare? Ti sbagli di grosso.»

Quella donna non lo scotterà, perché in lei non c'è niente che sia fuoco, è solo un pugno d'acciaio in un guanto di velluto. Agli occhi di Taehyung, non c'è alcun guanto di velluto che avvolga l'acciaio di cui è fatta, ma agli occhi degli altri c'è sicuramente. Ma non lo dirà. Certo che no. Gonfierebbe troppo l'ego di quella donna.

«Conosco molte persone e molte persone conoscono me», risponde lei, piena di sé. «Questo semplice fatto dovrebbe spaventarti, Detective Kim. Potrei distruggerti nell'arco di qualche giorno.»

Taehyung ignora lo sguardo intenso che Jeongguk gli rivolge e incrocia di nuovo il braccio al petto, guardando la giornalista bionda dall'alto in basso.

«Perché non l'hai ancora fatto, allora?»

Lei poggia un palmo sul tavolo e si alza in piedi, con gli occhi che brillano di sfida.

«Vedi, Detective Kim, ci sono due modi di distruggere.» È abbastanza vicina perché possa sentire il suo profumo sofisticato. All'improvviso sente la mancanza del profumo di menta di Jeongguk. «Rapido o lento. Ora, indovina quale ho scelto?»

Ma cosa crede? Che lui abbia paura di lei?

Ma per favore.

Ha avuto a che fare con due serial killer per settimane. Farsi spaventare da una fottuta giornalista sarebbe una vergogna.

«Sei solo una giornalista», sibila Taehyung. «Non riusciresti a distruggermi nemmeno se ci provassi per una vita intera.»

«Ho scelto la distruzione lenta», continua lei senza badare a lui. «Non devi stare granché bene con tutta questa pressione sulle spalle, non è vero?» Le sue labbra si tendono ancora un po'. «Ogni parola che scrivo, ogni parola che dico agli altri di scrivere... Tutto ciò che faccio può accrescere o diminuire questa pressione, detective Kim. Non vuoi stare meglio?»

Le sputerebbe in faccia se potesse.

«Ma vaffanculo.»

Quell'inutile-

«Sembra che tu non abbia altro da dirci, Erin», interviene Jeongguk alzandosi anche lui. «Forse dovresti restare qui mentre andiamo a parlare con i tuoi colleghi.»

«Forse dovrei», risponde lei con una lieve alzata di spalle. «Forse non lo farò.»

«Comunque sia», dice Jeongguk prima che Taehyung possa sibilare qualcos'altro. «Divertiti a cercare di rovinare la nostra reputazione.»

A questo punto, Jeongguk lo trascina con sé fuori dall'ufficio.

«Non posso restare qui dentro un secondo di più», gli dice Taehyung in tono basso dopo che Jeongguk ha chiuso la porta. «Sto pe-»

«Per farli fuori tutti, ho capito», lo interrompe Jeongguk, sia con le parole che con i gesti. Quel fugace contatto con lui, però, svanisce subito. «Aspettami in macchina, non ci metterò molto.»

«Inizi a non sopportarli più anche tu?»

«Non hai idea», sospira Jeongguk. «Che andassero a farsi fottere.»

Un sorriso sghembo si fa strada sulla bocca di Taehyung.

«La mia influenza è palese.»

«La tua cattiva influenza», lo corregge Jeongguk, prima di lanciare un'occhiata in giro. «Vai, non ci metterò molto.»

«Non è che mi mancherai, comunque.»

Sta mentendo.

Almeno ora ne è consapevole.
















Il suo partner gli manca, eccome.

È stupido, vero?

Sì. Sa quanto sia stupido, eppure, mentre guarda Chicago dalla finestra, Taehyung sente la mancanza di Jeongguk. Non può farne a meno.

Taehyung ha sempre trovato la sua città bellissima, anche attraverso gli occhi del bambino di dieci anni che era, intrappolato in un quartiere secondo alcuni malfamato.

Ma in questo momento Chicago è cupa e pericolosa. Chicago non è la stessa quando Jeongguk non è al suo fianco, e questo è preoccupante.

Ha vissuto qui tutta la vita, conosce questa città meglio di sé stesso, eppure...

Chicago è cambiata negli ultimi mesi, e questo è un dato di fatto. È diventata sempre più oscura, anche sotto tonnellate di neve, ma in fondo dev'essere sempre la stessa, no? E allora perché ha questa sensazione?

No, la vera domanda è: cos'è cambiato? Chicago o Taehyung?

Forse entrambi, alla fine. Come sempre, non ha una risposta adeguata.

Non è nemmeno in grado di dare una risposta alle proprie domande. Ma quanto è patetico?

A volte Chicago non sembra più casa, per niente.

Ma Jeongguk sì.

E questo fa paura.

Taehyung non dovrebbe riporre fede in Jeongguk.

Ma allo stesso tempo non riesce a spegnere le sue speranze.

Perché lui ha delle speranze. Molte di esse donchisciottesche, se non tutte, ma le ha. Contrariamente a quanto qualcuno potrebbe pensare, sé stesso compreso, Taehyung non ha ancora rinunciato alla vita.

Non ha rinunciato a sé stesso.

Comunque sia... non è il momento di costruire castelli in aria, anzi non è mai il momento di farlo, soprattutto quando c'è di mezzo una persona imprevedibile come Jeongguk. Sì, Taehyung sta imparando nuove cose sul suo conto giorno dopo giorno, ma questo non significa che conosca Jeongguk.

Come potrebbe amare qualcuno che non conosce?

Sarebbe stupido.

Eppure.

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