𝚇𝚇𝙸𝙸.𝙸
Per quanto tu voglia rimanere in superficie, esistono troppi modi per annegare.
Charles Bukowski
𝙲𝙰𝙿𝙸𝚃𝙾𝙻𝙾 𝚇𝚇𝙸𝙸
Parte I
«Maledizione.»
Jeongguk riattacca e mette via il telefono per l'ennesima volta, giurando di non toccarlo più, anche se ha già infranto questa regola una o due volte. Con entrambe le mani sul volante, inizia a battere le dita su di esso, al ritmo dei suoi pensieri, spasmodico.
Vorrebbe dire che non è da Taehyung non rispondere al telefono, ma è assolutamente una cosa che Taehyung farebbe, intenzionalmente o meno.
Jeongguk avrebbe potuto rinunciare dopo qualche telefonata, ma non ha voluto. Ha persino chiamato Jimin per chiedergli se sapesse dove fosse Taehyung, ma lui non ne aveva idea, cosa che ha contribuito a rafforzare il cattivo presentimento di Jeongguk.
Magari non è niente, certo. Forse Taehyung sta dormendo, forse è uscito senza telefono, forse semplicemente non vuole rispondere, ma comunque. Jeongguk vuole esserne sicuro, non si sa mai.
L'inquietudine si fa strada nel corpo di Jeongguk non appena arriva a Humboldt Park, e ancora di più quando si avvicina alla casa di Taehyung. Non è la prima volta che viene da queste parti, non è la prima volta che si irrigidisce alla vista delle sagome intorno alla casa, ma tant'è. Sembra che ci sia sempre qualcuno che lo pedina e Jeongguk si sente in colpa per questo. Sì, anche lui è sotto pressione, ma Taehyung è più bersagliato di lui— tutto questo clamore per qualcosa che non ha fatto, per di più. Non è così cattivo come i media tendono a dipingerlo, Jeongguk lo sa per certo.
È per questo motivo che Jeongguk lo sta cercando in un mercoledì sera— almeno in parte.
Parcheggia la Range Rover lungo il marciapiede, a pochi metri da casa di Taehyung. Sguardi curiosi sono già puntati verso di lui, visto che la sua auto è come una macchia nel paesaggio. Sa che faranno domande, forse per provocarlo, quindi si prende qualche secondo per sgombrare la mente dalla benché minima traccia di rabbia o frustrazione. Deve comportarsi come dice sempre di fare a Taehyung, con compostezza.
Nel momento in cui esce, il peso dei loro sguardi si abbatte su di lui, ma Jeongguk lo ignora, camminando a passi svelti finché non arriva davanti alla porta. Le tende sono chiuse e non c'è il minimo raggio di luce, tanto che Jeongguk bussa alla porta con poca convinzione.
«Cerchi Taehyung?», dice una voce alle sue spalle. «Non è qui.»
«Primo», dice Jeongguk girandosi, gli occhi si posano su un giornalista che deve aver visto un paio di volte. «È il Detective Kim per te, e secondo: dov'è?»
«Mi piacerebbe saperlo.»
Non sembra un piantagrane, grazie al cielo. Litigare con un giornalista è l'ultima cosa di cui avrebbe bisogno.
«Perché accamparsi qui fuori se sapete che se n'è andato? Non è una cosa da giornalisti, pedinare le persone?»
L'uomo sussulta, colto alla sprovvista. «Le voci sono vere, avete entrambi un carattere alquanto ostinato.»
«È una caratteristica indispensabile nel nostro campo.» Jeongguk guarda oltre la spalla dell'uomo, poi si concentra nuovamente su di lui. «Non siete di più, di solito?»
L'uomo fa spallucce. «Dipende, ma alcuni ragazzi lo hanno seguito, se vuoi saperlo. E no, non so ancora dove.»
Jeongguk aggrotta le sopracciglia, con un presentimento che gli si infila sotto la pelle. «Dovresti andare a casa, allora. O trovare qualcos'altro da fare, qualcosa che non abbia a che fare con lui.»
«Che non abbia a che fare con lui?», ripete il giornalista. «Tutti vogliono sapere cosa sta combinando.»
«Cosa sta combinando? Sta solo facendo il suo lavoro, te ne rendi conto?»
«Anch'io.»
Jeongguk respinge ogni appellativo che potrebbe affibbiargli, concentrandosi sul fatto che non è poi così cattivo con lui, per essere un giornalista— sì, l'avversione di Taehyung nei loro confronti si è in qualche modo trasmessa anche a Jeongguk.
«Dovreste lasciarlo in pace.»
Inarca un sopracciglio. «È una minaccia? Perché—»
«Non è una minaccia», lo interrompe Jeongguk, avvicinandosi di un passo. «Ma un consiglio.»
«Dicono che hai un bel po' di soldi.» Questo ragazzo sa mantenere un buon contegno, Jeongguk glielo concede. «Pagami e prenderò in considerazione il consiglio.»
Jeongguk sbuffa una risata e stringe le labbra, iniziando a esaurire la pazienza. Taehyung potrebbe essere ovunque, magari anche nel bel mezzo di un enorme casino, e questo tizio sta cercando di estorcergli qualche banconota.
«Se ci tieni così tanto, continua a congelarti il culo qui fuori. Non mi interessa.»
Jeongguk non aspetta la risposta e lo supera, dirigendosi verso la sua auto senza degnare di uno sguardo l'altro giornalista, collega o meno. Entra nella Range Rover e allaccia la cintura.
Alcuni giornalisti se ne sono andati per seguire Taehyung, il che significa che probabilmente ha preso la sua auto e, sì, la sua Ford non si vede da nessuna parte.
Dove potrebbe essere?
Quando il motore prende vita, i fari anteriori illuminano il giornalista. Che diavolo vuole, adesso? Jeongguk non ha tutta la notte per parlare con questo qui.
Tuttavia, abbassa il finestrino quando l'uomo si avvicina.
«Non sono uno stronzo, sai? Forse non servirà, ma credo che se ne sia andato con dell'alcol. Almeno è quello che ho visto io.»
Alcol?
Oh, cazzo.
«Grazie», dice Jeongguk, prima di chiudere il finestrino e partire a tutto gas.
Potrebbe sapere dove si trova Taehyung.
I cimiteri sono luoghi interessanti, non è vero?
Alcuni li amano, altri ne hanno paura, altri ancora se ne infischiano finché, un giorno, qualcuno che conoscevano finisce sepolto due metri sottoterra.
Jeongguk non sa a quale gruppo appartiene, ma è chiaro che non gli piacciono, soprattutto quello di fronte al quale si trova. Non gli piace il modo in cui il vecchio cancello sembra fissarlo, il modo in cui le piccole aste logore lo minacciano.
Deve comunque oltrepassa quel cancello, perché ha lasciato la sua auto proprio dietro a quella di Taehyung. È qui, ma Jeongguk ha paura dello stato in cui potrebbe trovarsi.
Dopo un sospiro, Jeongguk si trova di fronte a centinaia di lapidi.
Nonostante i due strati di vestiti, rabbrividisce. Mentirebbe se cercasse di convincersi che è solo per il freddo. C'è qualcosa in più del vento freddo, nel modo in cui fischia tra gli alberi spogli, tagliente come una frusta.
Concentrazione. Deve trovare la concentrazione, deve trovare Taehyung.
Sa per certo che Amber è sepolta qui, ma non ha la minima idea di dove... E cosa facciamo quando non sappiamo dove cercare? Iniziamo da qualche parte, ovviamente.
Avvicinandosi ad alcune tombe, Jeongguk nota quanto siano antiche alcune di esse, a giudicare dalle incisioni appena visibili o dallo stato generale in cui versano. Seguendo il suo istinto, si dirige verso il lato sinistro e lo sguardo cade su delle lapidi più recenti.
Jeongguk si aspettava di vedere uno o due giornalisti, nascosti dietro gli alberi o cose del genere, ma sembra che non ci sia nessuno a parte Taehyung, distante e quindi invisibile al momento. Forse hanno deciso di agire con decenza, per una volta, quando hanno capito dove Taehyung era diretto? O forse li ha notati e li ha seminati subito. In ogni caso, non sono qui, cosa che rassicura un po' Jeongguk.
O forse la presenza dell'auto di Taehyung non significa nulla e nemmeno lui è lì, il che sarebbe peggio di un gruppo di giornalisti che si comportano come degli avvoltoi disumani.
Deve assolutamente trovarlo.
Ma il fatto è che è piuttosto difficile trovare qualcuno quando ci si è persi, e Jeongguk si sente più che perso in questo momento, i suoi sensi sono confusi, mentre cerca di percepire ogni odore, ogni suono, dal vento gelido tra i rami allo scricchiolio della neve sotto i suoi stivali di pelle.
Ma si sta avvicinando. Deve essere così, visto che le date sulle lapidi continuano ad avvicinarsi al presente.
Si congela sul posto.
Sta sognando o c'è una sagoma scura in lontananza?
Il suo cervello gli dice di fare qualche passo, lo vorrebbe davvero, ma in qualche modo rimane congelato, proprio come la persona non così lontana da lui, che gli dà le spalle. Non è Taehyung, Jeongguk ne è sicuro. Taehyung è più alto, più snello. Taehyung se n'è andato con dell'alcol, eppure non c'è nulla nelle mani guantate dello sconosciuto, unite dietro la schiena.
Perché mai qualcuno dovrebbe stare così nel bel mezzo di un cimitero, a quell'ora tarda della sera, da solo?
Jeongguk aggrotta le sopracciglia quando qualcosa di simile a un sussurro gli giunge all'orecchio, mentre i sensi si attivano di nuovo, pronti a cogliere il minimo dettaglio. La voce non proveniva dalla sagoma, ma poco più in là, Jeongguk ci scommetterebbe la vita.
Jeongguk fa del suo meglio per non emettere alcun suono, ma la neve fitta lo tradisce, e la spalla sinistra della sagoma si scuote, attirando l'attenzione della persona su di lui. Chiunque sia, ora sa che Jeongguk è qui. Chiunque sia, ora Jeongguk non può retrocedere.
Dei singhiozzi giungono all'orecchio di Jeongguk, il petto gli duole.
Riconoscerebbe quella voce rotta anche sott'acqua.
Comunque vada è fregato, quindi Jeongguk fa qualche passo in avanti, la sagoma incappucciata è ancora girata di spalle, non così imponente ma comunque minacciosa, come un predatore pronto ad attaccare in qualsiasi momento. È chiaro che non è qui per piangere qualcuno, ma per assistere al lutto di qualcuno. E quella persona è Taehyung, perciò Jeongguk deve fare qualcosa. Non gli importa se è una cosa stupida o meno, avventata o meno. Ha la sua Beretta— dannazione, no, non ha la sua Beretta.
Non importa, che si fotta. Non ha bisogno di una pistola per proteggere se stesso, né Taehyung, anche se è l'ultima persona che avrebbe bisogno o vorrebbe essere protetta da Jeongguk.
C'è uno strano rumore. Il pianto strozzato cessa.
Jeongguk vorrebbe che l'estraneo si girasse, che gli mostrasse il suo volto, per quanto la cosa possa sembrare inquietante. Vorrebbe che si muovesse, che facesse qualcosa di diverso dal rimanere immobile come una minaccia incombente. Che si comporti come un essere umano.
Ma la verità è che anche gli esseri umani possono essere dannatamente spaventosi, quindi dovrebbe davvero desiderarlo?
«Hey», la parola gli esce di bocca senza volerlo. «Che stai facendo?»
Nessuna risposta, nessun movimento.
Che diavolo sta succedendo?
È troppo lontano per capire cosa c'è che non va in Taehyung, ma una cosa è certa: non sta bene.
Spinto più dalla paura per Taehyung che dall'inquietudine provocata dallo sconosciuto, Jeongguk fa qualche passo avanti, avvicinandosi sempre di più.
La sagoma prende vita, si trasforma in un maledetto velocista.
Colto alla sprovvista, Jeongguk impiega secondi preziosi per mettersi in moto, i suoi muscoli congelati si risvegliano bruscamente. La sagoma lontana di Taehyung scompare troppo presto dalla sua vista perché Jeongguk possa tenerla d'occhio, così continua a correre, inseguendo qualcuno che probabilmente ha solo cattive intenzioni.
Questo psicopatico sa correre, Jeongguk deve concederglielo.
Ma non può lasciarlo scappare. Se sta scappando, di sicuro ha qualcosa da nascondere, qualcosa di grosso. Anche se sta per scivolare dopo ogni quattro passi, anche se il terreno innevato lo rallenta, Jeongguk continua ad andare avanti, ignorando l'assurdo bruciore ai suoi polmoni, dovuto sia al freddo che al caldo, sia all'ansia che all'adrenalina.
Anche se sta correndo a perdifiato, il fuggitivo continua a seminarlo, i suoi passi veloci volano sopra la neve, l il suo corpo agile zigzaga tra le lapidi.
Jeongguk geme di frustrazione, accelera il più possibile, il respiro è forte e affannoso, la testa gli gira a mille ogni volta che cambia direzione. Tutto il suo corpo lo implora di fermarsi, dalle caviglie fredde, pronte ad abbandonarlo, alla gola secca, che gli fa male come se innumerevoli aghi gli stessero affondando nella pelle.
Non può fermarsi, non vuole fermarsi.
Continua a lottare contro i suoi muscoli indolenziti, contro le sue viscere in fiamme, contro tutto il suo corpo, in realtà, abbassando solo per un attimo la testa per evitare qualche ramo.
È costretto a fermarsi quando si rende conto di essere ormai solo.
Non c'è nessuna sagoma in vista.
Quando cazzo l'ha perso?
Il petto si alza e si abbassa a un ritmo frenetico, Jeongguk si gira, lo sguardo attento scruta ogni albero, ogni ombra, ogni angolo.
C'è un fruscio alle sue spalle che lo fa spostare e poi...
Blackout.
Caldo.
Ha caldo.
Ma non è reale, giusto? Le sue guance sono ghiacciate, soprattutto quella appoggiata al terreno coperto di neve.
Il terreno. È sdraiato a terra.
Perché è sdraiato a terra? Come ha fatto a...
Lo sconosciuto. C'era qualcuno, no? Dov'è adesso? Come...
Dannazione, perché all'improvviso gli gira la testa?
Con un grugnito, Jeongguk riesce a tirarsi su da terra, con la mano guantata sepolta per un po' nella neve. Si inginocchia, l'umidità gli congela le membra, i pantaloni e il cappotto fradici gli si attaccano alla pelle, probabilmente ormai bluastra.
Che cosa è successo?
C'è del sangue sulla neve, gocce scure che contrastano con quello strato candido, anche se un po' alterato da forme distorte. È il suo sangue?
Con riluttanza, Jeongguk si toglie un guanto, si porta una mano alla tempia e il liquido caldo incontra il suo polpastrello.
Taehyung.
È venuto per Taehyung, vero?
È in pericolo? L'ultima volta che l'ha visto, vicino alla tomba, non sembrava al sicuro.
La tomba. Dov'era?
Deve alzarsi. Non importa quanto sia congelato, non importa quanto gli giri la testa, deve farlo.
Taehyung ha bisogno di lui. Deve trovare Taehyung. Ha bisogno di sapere che è al sicuro.
Ne ha bisogno.
Un altro gemito e Jeongguk si rimette in piedi. Nonostante lo strano velo che gli annebbia la vista, lancia qualche occhiata intorno a sé per assicurarsi di essere solo.
Chiunque sia stato, se n'è andato.
Seguendo i suoi passi precedenti, Jeongguk riesce a ripercorrere la strada che ha fatto. È più lunga di quanto pensasse e più tortuosa. Gli dispiace per le persone che ha disturbato nel loro sonno eterno, ma non aveva scelta.
Dannazione, come ha fatto a seminarlo? Era velocissimo, scaltro e feroce. Anonimo. Proprio come...
Non importa. Ha perso la sua occasione. Taehyung è la sua priorità, adesso.
Ricorda questa zona, quegli alberi terrificanti, soprattutto quello enorme, i rami nudi coperti di neve e qualche uccello che cerca di approfittarne.
Le fonti di luce sono rare, per questo deve sbattere le palpebre più volte per essere sicuro di ciò che vede.
Ma laggiù c'è Taehyung, sdraiato sull'erba innevata.
Laggiù c'è Taehyung, e non sembra affatto stare bene.
Laggiù c'è Taehyung, e il cuore di Jeongguk inizia a battere all'impazzata.
Si precipita da lui, per quanto le gambe glielo permettano, troppo fredde per muoversi velocemente come al solito.
«Taehyung», lo chiama Jeongguk, appoggiando un ginocchio a terra. «Hey, Taehyung?»
Gli preme due dita sotto la mascella, sul collo, poi tira un sospiro di sollievo. Grazie a Dio, respira.
Respira, ma i suoi occhi sono dolorosamente chiusi e non risponde e—
Jeongguk prende un respiro profondo, poi espira.
Calma. Deve restare calmo. È Taehyung, una delle persone più forti che conosca. L'uomo che ammira da molto tempo.
Notando la birra e la fiaschetta di vodka accanto a lui, Jeongguk si toglie il cappotto e lo piega per appoggiarvi la testa di Taehyung, poi lo mette completamente sul fianco, per sicurezza.
È solo svenuto, Jeongguk può farcela. Deve essere delicato, lasciargli un po' di tempo. Taehyung è astemio, ma probabilmente non ha bevuto abbastanza per andare in coma etilico.
È Taehyung, respira ed è l'unica cosa che conta al momento.
Con cautela, Jeongguk libera la fronte di Taehyung dalle ciocche di capelli ormai umide, e la pelle brucia sotto i suoi polpastrelli. Dovrebbe avere un freddo cane, non bruciare in questo modo, ma almeno non c'è nessuna ferita.
«Taehyung?» ritenta Jeongguk, la mano passa lentamente sulla sua guancia, poi sul mento. «Dai, stronzo, svegliati.»
Ma Taehyung proprio non lo sente.
Il cuore di Jeongguk potrebbe spezzarsi se dovesse vederlo in questo stato per un altro paio di minuti.
Cosa gli è venuto in mente, per l'amor del cielo?
Sapere che non è la prima volta che Taehyung si comporta così fa stringere ancora di più il petto di Jeongguk.
«Dai, partner, lo so che sei forte.»
Jeongguk sta per sollevare le palpebre di Taehyung quando il maggiore apre brutalmente gli occhi, un lampo di incomprensione li attraversa mentre si posano su Jeongguk, che resta immobile, anche se sorpreso.
«Stai bene», gli assicura quando Taehyung si mette a sedere e si ritrae, con le sopracciglia aggrottate. «Calma, Taehyung, stai bene. Sono io.»
Lo shock nuota nello sguardo di Taehyung e Jeongguk non riesce a sopportare di vederlo così.
Ma cosa può fare?
«Sai chi sono, vero?»
Un lungo e faticoso battito di ciglia, e un altrettanto lungo silenzio.
«Jeongguk? Cazzo, la mia testa», geme, e Dio, a Jeongguk è mancata quella voce roca, anche se alterata dall'alcol. Gli sono mancate le lamentele di Taehyung, gli sono mancati i suoi sguardi assassini e—
Taehyung sta bene.
E questa è l'unica cosa che conta.
«Calmati, va bene? Puoi farlo per me?»
Taehyung gli lancia un'occhiata smarrita, ma annuisce debolmente, cercando di riprendere fiato, con una mano che si strofina per un attimo la nuca e gli occhi subito puntati sul cappotto di Jeongguk.
«È il tuo cappotto questo?»
«Sì», risponde Jeongguk, riprendendolo e dispiegandolo per metterlo sulle spalle di Taehyung, anche se l'esterno è ormai umido. «Ecco fatto.»
Jeongguk è persino contento di vedere il tipico cipiglio di Taehyung, purché significhi che sta bene, che è vivo.
«No, prendilo tu—»
«Shh.» Jeongguk afferra il polso di Taehyung. «Sto bene.»
Taehyung fissa la mano di Jeongguk, la sfiora con il pollice. «Stai congelando.»
«Non è vero.»
«Invece sì, e—» Alza lo sguardo e i suoi occhi iniettati di sangue si spalancano. «Jeongguk, la tua testa.»
Jeongguk inspira bruscamente quando Taehyung esercita una pressione un po' troppo forte sulla ferita.
«Scusa», si affretta a dire subito dopo Taehyung, con le dita che percorrono delicatamente la sua tempia. «Scusa, Gguk.»
Ancora quel soprannome.
Jeongguk vorrebbe sentirlo più spesso.
Lascia che Taehyung gli tocchi il viso per un po', cercando di reprimere ogni brivido, senza riuscirci.
«Sei davvero gelido.»
Non è per il freddo, ma Taehyung come potrebbe saperlo?
A un certo punto, Jeongguk prende la mano libera di Taehyung nella sua, tenendogli così entrambe le mani.
«Mi hai spaventato a morte», si lascia sfuggire Jeongguk, con il respiro che forma nuvole bianche. «Spero che tu sia fiero di te.»
Il ghigno di Taehyung si trasforma in un colpo di tosse. Jeongguk non lascia andare le sue mani.
«Fiero? No.»
Taehyung continua a fissargli la tempia.
«Sto bene», ripete Jeongguk, cogliendo lo sguardo del maggiore. «Hey, non è niente, lo giuro. È solo un graffio.»
Fa più male di un graffio, e il sangue caldo sta ancora sgorgando dalla ferita, scorrendogli lungo la guancia e la mascella, ma non gliene importa nulla adesso.
Taehyung sta bene.
«Cosa ti è successo?» chiede Taehyung, con la voce ancora bassa e gracchiante e l'alito che puzza di vodka, ma anche in questo caso a Jeongguk non importa nulla.
Taehyung sta bene.
«Potrei chiederti la stessa cosa», risponde Jeongguk, il cui tono ora è basso come quello di Taehyung. «Forza, è ora di andare.»
Jeongguk cerca di tirare con sé Taehyung mentre si alza, ma quest'ultimo riesce a sfuggire alla sua presa.
«No, posso farcela da solo.»
Jeongguk non ne è molto convinto, ma farlo innervosire non servirebbe a nulla, quindi lo lascia provare. Taehyung riesce a tirarsi su e, per una frazione di secondo, sembra che riesca a stare in piedi da solo. Ma solo per una frazione di secondo, perché Jeongguk lo afferra subito dopo, spostando il peso di Taehyung su di lui.
«Preso.»
Taehyung mormora quello che deve essere un ringraziamento, poi impreca quando il suo sguardo cade a terra.
«Queste cazzo di—»
«Aspetta», dice Jeongguk, facendo usare a Taehyung la lapide come sostegno.
Si accovaccia, afferra la fiaschetta di vodka e la lattina con una mano, poi avvolge il braccio libero intorno alla vita di Taehyung.
«Un braccio intorno alle mie spalle, Tae—Taehyung.»
Era solo un balbettio. Dopotutto, ha la mascella intorpidita da morire.
Taehyung geme per protestare – ovviamente lo fa –, ma alla fine ubbidisce.
«Non è troppo?» borbotta Taehyung dopo qualche metro. «Posso—»
«No, non puoi camminare e, no, non è troppo.»
Come potrebbe essere troppo quando si tratta di lui?
Attraversano così il cimitero, e Jeongguk non può fare a meno di lanciare ogni tanto qualche occhiata in giro, sentendosi osservato anche se ormai sembra che qui non ci sia nessuno— a parte loro, due partner esausti, distrutti e disgraziati, ma che almeno respirano.
Il respiro di Taehyung sa di vodka, Jeongguk sente il sapore del sangue sulla lingua, ma almeno respirano. Respirano la stessa aria.
«Cosa stai facendo?»
Jeongguk gli fa appoggiare le mani sul cofano della Range Rover, poi pesca le chiavi per aprire la portiera del passeggero. Poi torna ad aiutare Taehyung, applicando una leggera pressione sulle sue spalle per fargli abbassare la testa.
«Jeongguk, cosa stai facendo?» ripete Taehyung, come se non fosse ovvio.
Jeongguk gira intorno alla macchina e si siede al volante.
«Cintura di sicurezza.»
Fissa Taehyung, aspettando che si allacci la cintura, cosa che riesce a fare dopo un paio di vani tentativi.
«Jeongguk, cosa—»
Esasperato, Jeongguk risponde con la prima cosa che gli viene in mente, ma...
«Andiamo a casa.»
...a volte la prima cosa che ci viene in mente non è detto che sia la migliore.
Grazie a Dio, le capacità cognitive di Taehyung hanno conosciuto giorni migliori, e lascia che le parole di Jeongguk svaniscano nell'aria come se non fossero mai state pronunciate.
O almeno così pensava Jeongguk.
«Casa...» mormora Taehyung, con la tempia appoggiata al finestrino, mentre Jeongguk guida lentamente per non dargli fastidio. «Mi piacerebbe avere una casa.»
Forse Jeongguk non avrebbe dovuto nemmeno sentirlo, ma l'ha sentito, cazzo.
L'ha sentito e gli è arrivato dritto al cuore, come una coltellata. La voce di Taehyung è troppo roca per non essere sincera e, per di più, è ubriaco. Taehyung non mente mai quando è ubriaco, non riesce a mentire come si deve nemmeno quando è sobrio.
Jeongguk vorrebbe offrirgli una casa, ma le cose non sono così semplici, vero?
No, decisamente non sono semplici.
Non sa nemmeno se sia in grado di offrirgli una cosa del genere. Un rifugio? Sì, certo, come ha già fatto in passato, ma una casa? Una casa è più di un paio di pareti e un letto, più di qualche stanza accogliente. Una casa ha una sua dimensione unica, offre un senso di protezione, di amore e—
No. Jeongguk non può.
Giusto?
Maledizione, non importa.
«La mia macchina», borbotta Taehyung, come se non avesse detto la cosa più straziante del mondo un minuto fa.
«La tua macchina non sparirà.» Jeongguk svolta a sinistra, con cautela. «Ti ci riaccompagno domani, quando sarai sobrio.»
«Io—»
«No, credimi, non sei sobrio.»
Taehyung gli lancia un'occhiata, cerca di inarcare un sopracciglio, ma rinuncia in fretta e reclina la testa all'indietro.
«Non lo sono», sospira. «Fottuto mal di testa.»
«Almeno non hai ancora vomitato.»
I lineamenti di Taehyung si contorcono per il disgusto. «Non dire più quella parola o—»
«Ho capito», lo interrompe Jeongguk, pregando che gli interni della sua Range Rover rimangano puliti come sono. «Entreremo nel Loop tra un minuto.»
Il traffico si è fatto intenso, ma la guida di Jeongguk rimane priva di scossoni improvvisi.
«Quel cazzo di Loop.»
Il Loop, che è stato teatro di due omicidi. Non uno, come nelle altre zone, ma due. Perché?
Jeongguk non riesce a trovare la risposta, ma non ha neanche voglia di cercarla, al momento. La sua priorità è ancora Taehyung— e tornare a casa sua il prima possibile per evitare il disastro imminente, ovvero Taehyung che vomita sul suo sedile in pelle.
Sorprendentemente, la missione impossibile si trasforma in un successo.
«Piano», dice Jeongguk mentre aiuta Taehyung a scendere dall'auto. «Aspetta un attimo.»
Jeongguk sbatte la portiera e rafforza la presa intorno alla vita di Taehyung. Questa volta non deve nemmeno chiedergli di mettergli un braccio intorno alle spalle. Si potrebbe definire un miglioramento.
Camminare fino all'edificio è semplice, rispetto al calvario imposto dalle numerose scale che portano all'appartamento di Jeongguk. Perché vive ancora all'ultimo piano? E perché l'ascensore non funziona, di nuovo?
«Attento» dice Jeongguk quando affrontano l'ultima enorme rampa di scale.
Nonostante l'avvertimento, Taehyung inciampa sul primo gradino, ma la presa di Jeongguk è abbastanza salda da trattenerlo.
«Ti ho detto di stare attento, Tae», dice Jeongguk, con la voce più dolce possibile. «Forza, siamo quasi arrivati.»
Tanto Taehyung è ubriaco, tra qualche ora non se ne ricorderà più. Tanto vale che Jeongguk usi questo nomignolo finché può.
«Eccoci qua.»
Jeongguk digita il codice senza lasciar andare Taehyung, sblocca la porta blindata, la chiude con un calcio, poi fa lo stesso con la seconda porta. Accende una luce soffusa e conduce Taehyung al divano, dove lo lascia per un attimo, assicurandosi che sia comodamente seduto.
«Fottuto mal di testa», mormora Taehyung, con gli occhi chiusi rivolti al soffitto.
Jeongguk gira intorno al divano e si posiziona dietro Taehyung, togliendogli subito entrambi i cappotti.
«L'hai già detto.»
«E lo dirò di nuovo. Fottuto—»
«Shh.» Mette le mani sulle spalle di Taehyung, facendogli aprire gli occhi per fissare Jeongguk. «Stai zitto. Parlare non ti servirà a nulla, in questo momento.»
Taehyung risponde con una risata soffocata.
«Cos'hai da ridere, tesoro?»
A Jeongguk non sfugge la contrazione della mascella di Taehyung.
«La tua faccia», risponde Taehyung, continuando a fissarlo. «È sottosopra.»
«Santo cielo, come sei spiritoso stasera.»
«Già.» Taehyung sorride, poi si acciglia. »Aspetta, mi stai prendendo in giro, vero?»
A dire la verità, Jeongguk vorrebbe baciare la fronte di Taehyung e stringerlo a sé.
«Io? Mai.»
Non può fare quello che vuole, ovviamente. Andrebbe contro la volontà di Taehyung, anche se— no, non può decidere per lui. Se Taehyung vuole cancellare quella stupida regola che ha creato, lo farà lui. Jeongguk non può abbattere quel muro al posto suo.
«La tua testa», sussurra Taehyung, come se fosse la prima volta che nota la scia di sangue. «Fammi... uh, fammela disinfettare.»
L'ubriaca gentilezza di Taehyung gli arriva dritta al cuore, Jeongguk non mentirà su questo.
«Tocca a me», dice Jeongguk, rinunciando a pronunciare le ultime parole della frase.
«Tocca a te cosa?»
In fin dei conti, Taehyung potrebbe non essere così ubriaco.
Jeongguk non riesce a staccare lo sguardo da quegli occhi profondi e splendidi, anche se iniettati di rosso. Potrebbe perdercisi per ore, se Taehyung glielo permettesse.
«Prendermi cura di te.»
Detto questo, Jeongguk si allontana rapidamente, dirigendosi verso la cucina, dove riempie un bicchiere d'acqua. È anche veloce a tornare da Taehyung, anche se la testa inizia a girargli di nuovo e un dolore acuto gli trafigge la tempia.
«Ecco.» Jeongguk gli porge il bicchiere e Taehyung lo prende con attenzione. «Bevila piano.»
Jeongguk non vuole che si strozzi con l'acqua.
Taehyung si raddrizza un po' e beve lentamente.
«Pulisci quella ferita», insiste Taehyung, abbassando il bicchiere. «Sembra brutta.»
«Prima devo occuparmi di te.»
Sembra che sia troppo stanco per mentire.
Sembra che Taehyung sia troppo stanco o ubriaco per protestare.
«Testardo, eh?»
«Cosa vuoi fare prima, mangiare o fare la doccia?»
«E se non avessi bisogno di nessuna di queste due cose?»
Per puro riflesso, Jeongguk inarca un sopracciglio— e capisce subito che non avrebbe dovuto farlo. Forse la ferita è davvero brutta, dopotutto.
«Taehyung.»
«Va bene», sospira lui, bevendo di nuovo. «Doccia.»
«Andiamo, allora», dice Jeongguk, offrendogli la mano. «Dai, prendila.»
«Audace da parte tua pensare che non posso camminare da solo.»
«Non puoi, lo hai dimostrato cinque minuti fa.» Jeongguk si avvicina. «Ora dammi la mano o ti porto in bagno di peso, e non credo che ti faccia piacere.»
«Tu non—»
Jeongguk infila il braccio sotto le ginocchia di Taehyung, facendolo sospirare con rassegnazione.
«Va bene, va bene, prenderò la tua maledetta mano.»
Jeongguk fa un sorriso soddisfatto mentre tira Taehyung verso di sé, tenendogli la vita per qualche secondo per fargli ritrovare l'equilibrio— anche se in modo più che approssimativo.
«Mi sento meglio», mormora Taehyung. «Posso camminare.»
Jeongguk lo lascia andare contro la sua volontà, con gli occhi attenti fissi su Taehyung, le mani pronte ad afferrarlo in qualsiasi momento.
Con grande sorpresa di Jeongguk, Taehyung percorre da solo i pochi metri che lo separano dal bagno, anche se con una lentezza infernale. Jeongguk apre la porta, lo conduce all'interno e lo fa appoggiare con la schiena al lavabo.
«Posso?», chiede, mettendo le mani sul primo bottone della camicia di Taehyung.
«Accomodati pure.»
Jeongguk alza gli occhi al cielo mentre slaccia un bottone, poi un altro e così via. «Sto solo cercando di aiutarti.»
Ma può aiutarlo e godersi la vista della pelle nuda di Taehyung, no?
«Certo.» Taehyung riesce a togliersi la camicia. Jeongguk è pronto a slacciargli la cintura, ma: «A quella ci penso io.»
«Puoi provarci, se vuoi», acconsente, facendo un piccolo passo indietro.
Taehyung gli offre un sorriso compiaciuto quando la slaccia – dopo almeno cinque tentativi –, ma quel sorriso non tarda a scomparire, trasformandosi presto in un'espressione frustrata.
«Ecco fatto», dice Jeongguk sottovoce, sbottonando i pantaloni di Taehyung.
«Stai cercando di umiliarmi.»
Forse qualche mese fa avrebbe riso di Taehyung, ma quel periodo è passato da un pezzo.
«Ti sto aiutando, Taehyung. Nient'altro.»
Non è mai umiliante farsi aiutare.
Jeongguk cerca di incontrare lo sguardo sfuggente di Taehyung, invano.
«Vuoi che me ne vada?»
Taehyung alza il mento, le sue pupille dilatate si posano su Jeongguk, congelandolo. Perché i suoi occhi sembrano così vitrei, all'improvviso?
«No», sussurra Taehyung, l'odore di vodka è meno forte di prima. «Non voglio spaccarmi il cranio contro il marmo.»
«Cosa che probabilmente faresti se ti lasciassi da solo», specifica Jeongguk, e la stretta che sente al petto si attenua un po'.
«Già.»
Ci vuole un po' per capire il modo migliore per togliere le scarpe, i pantaloni e i calzini di Taehyung senza rischiare una catastrofe, ma alla fine ci riescono.
Jeongguk entra nella doccia per far scorrere l'acqua e, quando si gira di nuovo, Taehyung ha ancora addosso i boxer.
«Allora?» dice Jeongguk, con la testa inclinata da un lato. «La doccia è pronta.»
«Anch'io.»
Qualcuno è timido, adesso?
«Non so se ricordi, ma ti ho già visto nudo.»
E cazzo, che vista che era.
«Non vuoi vedermi ubriaco e nudo.»
Jeongguk sbuffa una risata, perché quella frase non ha minimamente senso per lui, ma non insiste, spingendo invece delicatamente Taehyung sotto l'acqua.
«È abbastanza calda?» chiede Jeongguk quando il getto arriva al busto di Taehyung.
«Lo sarà se entri anche tu.»
Jeongguk non riesce a distinguere i lineamenti di Taehyung, perché è di profilo, col viso coperto da ciocche di capelli bagnati, ma ha visto le sue labbra muoversi. Quelle parole non erano un'allucinazione, vero?
«Cosa?» mormora Jeongguk, per esserne sicuro.
Taehyung continua a non guardarlo, con la schiena contro il muro. «Mi hai sentito.»
Lo ha sentito e non sa cosa fare con questa... offerta? No, non è un'offerta. Solo parole stupide dettate dall'ubriachezza, considerata la regola di Taehyung. Niente di più. Jeongguk è l'unico sobrio qui, deve agire di conseguenza e pensare per tutti e due.
«Cos'è successo alla storia dei partner di lavoro, mh?»
Un breve silenzio cala tra loro, scandito solo dal rumore incessante delle gocce che colpiscono il piatto della doccia.
«È per assicurarmi di non cadere.»
«A me sembri piuttosto stabile.»
Non è che non voglia farlo, è che la versione sobria di Taehyung non lo vorrebbe.
Ma il Taehyung ubriaco sospira, mettendosi una mano sulla spalla opposta.
«Entra e basta.» Jeongguk sa di essere fregato nel momento in cui Taehyung si volta per guardarlo. «Per favore?»
Jeongguk si toglie la maglietta in segno di resa, e subito dopo ogni capo di abbigliamento subisce la stessa sorte, a parte i boxer, questo è ovvio.
«Non so se ricordi», dice Taehyung mentre Jeongguk si avvicina, «ma ti ho già visto nudo.»
«Zitto o ti affogo.»
«Provaci.»
Jeongguk scuote lentamente la testa, e un altro silenzio cala tra loro. Non è un silenzio pesante, solo un leggero promemoria del fatto che sono entrambi nello stesso spazio ristretto di una doccia.
Quando si rende pienamente conto di questo fatto, Jeongguk avvampa, ha le vertigini e non capisce più niente. Anche se non succede nulla, Taehyung se ne pentirà tra qualche ora, ne è più che certo. Jeongguk non lo farà, ma Taehyung sì, e come diretta conseguenza poi anche Jeongguk potrebbe pentirsene.
Ha senso?
No, probabilmente no.
Taehyung è in piedi nella sua doccia. Per la seconda volta. E stavolta con lui. Nello stesso momento. Sebbene il suo cervello sia in grado di elaborare l'informazione, Jeongguk non riesce a capacitarsene.
Taehyung è in piedi nella sua doccia e, in qualche modo, gli sembra che appartenga a questo luogo.
«Devi farti più vicino, sai?»
Distratto dal tono gutturale di Taehyung, Jeongguk non ha la più pallida idea di cosa stia dicendo.
«Più vicino a?»
Taehyung lo guarda, gli occhi scuri quasi nascosti dietro i capelli bagnati.
È ubriaco, ma assolutamente bellissimo. Così bello che, per una frazione di secondo, Jeongguk sente quasi di non essere degno di una tale vista, ma solo per una frazione di secondo. Dopotutto, è un Jeon-Kearney. Taehyung è un dio greco, ma lo è anche lui.
Ma al momento è concentrato su Taehyung. Solo Taehyung, e i suoi occhi esausti ma incantevoli, i suoi lineamenti segnati ma perfetti.
«A me.» Jeongguk si morde l'interno della guancia, caldissima, quando Taehyung aggiunge: «Per l'acqua.»
L'acqua, naturalmente.
A cosa stava pensando?
Jeongguk fa un piccolo passo in avanti, le gocce d'acqua incontrano il suo cuoio capelluto e il sangue scorre lungo il suo corpo quando si bagna il viso.
Il tocco improvviso e delicato di Taehyung lo congela tanto quanto lo infiamma.
«Fa male?» sussurra Taehyung, la testa inclinata per guardare meglio la ferita e le lunghe dita che spostano all'indietro i capelli di Jeongguk. «È più grande di quanto pensassi.»
Fa male, sì, brucia al contatto con l'acqua.
Ma non è nulla in confronto alla stretta che Jeongguk sente al petto.
Qualunque cosa accada qui e ora, Taehyung non la ricorderà del tutto, ma Jeongguk sì. Ricorderà ogni cosa, e per molto tempo, così come ricorda tutto quello che è successo tra loro due negli ultimi mesi. Ricorda ogni carezza, ogni parola proibita, ogni sguardo intenso.
Tutto ciò che ha toccato il suo cuore, in realtà.
Queste cose sono abbastanza rare perché lui le ricordi tutte.
«Solo un po'», risponde Jeongguk, cercando di non far cadere lo sguardo sul petto di Taehyung, delicatamente tatuato.
Taehyung non si preoccupa quanto lui, lo sguardo vaga lentamente su tutto il torace di Jeongguk e, quando torna sul suo viso, gli occhi di Taehyung sono colmi di una scintilla insolita. Una scintilla triste, però, accompagnata da un leggero cipiglio, quasi impercettibile.
Taehyung sembra davvero infelice, ma Jeongguk non può dargli torto. Deve avere un aspetto simile.
«Anche tu sei bellissimo, sai?»
Tutto è caldo, dall'acqua alla voce profonda e roca di Taehyung, ma Jeongguk non riesce a reprimere il brivido che gli attraversa la schiena. Anche se pensasse davvero queste cose, non si rende conto che le sta dicendo. Domani non significheranno nulla. Non per Taehyung, almeno.
«L'alcol ti rende avventato», sussurra Jeongguk, ripetendo quello che aveva detto la prima volta che Taehyung è venuto a casa sua.
Non riesce a staccare lo sguardo da quello di Taehyung. Perché dovrebbe, dopotutto?
Taehyung gli rivolge un lieve sorriso. «L'alcol mi rende onesto, Jeongguk.»
Non ha mai pronunciato il suo nome nel modo in cui l'ha appena fatto, come una carezza dolce ma dolorosa, come una promessa impossibile da mantenere.
I pannelli di vetro non sono mai stati così appannati.
«L'onestà non significa nulla se il giorno dopo non ricordi niente.»
E non è altro che un sussurro.
I sussurri si addicono ad entrambi, Jeongguk l'ha scoperto di recente.
«Significa qualcosa per te?»
La domanda lo innervosisce, e le dita di Taehyung che ancora percorrono la sua mascella non lo aiutano affatto.
Anche lui deve essere onesto, no?
«Sai che è così.»
Un fragile sospiro, niente di più.
Le mani di Taehyung scendono sul trapezio di Jeongguk, poi vanno avanti e indietro sulla sua spalla.
Significa qualcosa anche per lui? Jeongguk non potrebbe essere meno sicuro di questo. Non sa mai cosa pensare, quando si tratta dei sentimenti di Taehyung.
Ah, i sentimenti.
Cose ingannevoli, sul serio.
Ogni linea tracciata dai polpastrelli di Taehyung sembra una scia infuocata.
Taehyung è qui, reale, di fronte a lui, eppure Jeongguk teme che possa svanire, come sempre.
O come se niente di tutto questo fosse reale, come se fosse una mera illusione.
Jeongguk vorrebbe baciarlo, per esserne sicuro.
Jeongguk vorrebbe baciarlo, solo per assaporare ancora una volta le sue labbra.
Non ne ha mai abbastanza delle sue labbra, dell'intera essenza di Taehyung.
E questo fa paura.
Jeongguk tiene per un istante una mano lievemente tremante vicino al collo di Taehyung, come per chiedergli il permesso, che il maggiore gli concede subito. Lentamente, sempre lentamente, le sue dita sfiorano la pelle di Taehyung, risalendo dalle clavicole al mento, sfiorando la mascella affilata. Presto il pollice di Jeongguk arriva al labbro superiore di Taehyung, soffermandosi su di esso ma osando appena sfiorarlo davvero.
«Le adoro», sussurra Jeongguk, più che altro a se stesso, ma ovviamente Taehyung l'ha sentito.
«Le mie labbra?», chiede, sussurrando a sua volta.
I sussurri rendono sempre tutto meno reale, non è vero? Le parole sembrano meno pesanti, in questo modo.
Quindi, che parole sussurrate siano. È stupido, in realtà, ma Jeongguk è troppo egoista per pensare al domani.
«Le tue labbra», inizia, poi il pollice preme leggermente due punti, «i tuoi nei», le dita viaggiano sul viso di Taehyung, «i tuoi zigomi, la tua mascella», lo sguardo incontra quello di Taehyung, «i tuoi occhi.»
Una volta odiava quest'uomo, ma ora...
«A quanto pare tutto», dice Taehyung sottovoce, in tono un po' scherzoso.
«Hai ragione», ammette Jeongguk, annegando nel suo sguardo profondo. «Tutto.»
Jeongguk sapeva quanto fosse pericoloso addentrarsi in queste acque profonde, ma ha deciso di provarci lo stesso.
Dopotutto, gli abissi sono eccitanti ed elettrizzanti, no? E Jeongguk vive per il brivido, o almeno questo è quello che pensava allora.
Ora si rende conto che non è per il brivido. È per qualcos'altro. Qualcosa di ancora più spaventoso.
Non è più così sicuro di riuscire a tornare in superficie.
È già sceso troppo in profondità, non è vero?
La mano di Taehyung scorre lungo il braccio libero di Jeongguk. Non ce la farà a sopravvivere se continua così.
«Cosa ti piace di più?»
«Del tuo viso?»
Taehyung annuisce, e Jeongguk ci pensa su.
Che cosa ama di più dei lineamenti di Taehyung? È una domanda molto difficile, in realtà.
Ama tutto, è la verità. Chi non amerebbe ogni angolo di un viso così bello ed espressivo?
Ma se proprio deve pensarci, allora...
Jeongguk ama il modo in cui Taehyung lo guarda, a volte, in quel suo modo così intenso e attento, che lo fa sentire come se fosse l'unico uomo al mondo. Ama il modo in cui lo guarda, a volte, quando il bagliore ardente del suo sguardo si concentra su di lui e solo su di lui. Ama il modo in cui lo guarda—
«I tuoi occhi.»
Jeongguk gli posa una mano sulla guancia, il palmo leggero sulla pelle caldissima, il pollice che la accarezza ancora.
«Sono comuni.»
«No», mormora Jeongguk in segno di protesta. «Sono tutto tranne che comuni.»
«Perché?»
È così curioso stasera.
E Jeongguk, beh... è fin troppo sincero.
«Perché sono tuoi.»
E tu sei tutto tranne che comune.
Vorrebbe avere il coraggio di pronunciarlo davvero, ma non ora. Anzi, probabilmente mai. Significherebbe oltrepassare il limite— ammesso che ci sia ancora un limite.
«Sciocchezze.»
La sua voce è così roca, così bassa. Jeongguk potrebbe ascoltarla per tutta la notte, anche se in realtà la ascolta già per tutto il giorno.
«Per te, forse.» Jeongguk non riesce a smettere di accarezzare la guancia di Taehyung. «Non per me, però.»
Ed è sincero. Forse troppo.
Jeongguk avrebbe dovuto mordersi la lingua.
E invece...
Taehyung continua a sfiorargli il braccio, lo sguardo vaga su di esso per un secondo, poi torna sul viso di Jeongguk.
«Anch'io amo i tuoi occhi.» Jeongguk sente le gambe abbandonarlo per un attimo, quando Taehyung aggiunge: «Sono così luminosi, così espressivi, io...» Fa una pausa, sospira. «Sì, mi piace questo di loro.»
Gli piacciono davvero?
«Vedi?» ridacchia Taehyung, abbassando la testa per una frazione di secondo. «No, ovviamente non puoi vederli, ma sono bellissimi. Raccontano sempre qualcosa.»
«Cosa raccontano?» mormora Jeongguk, nonostante il nodo alla gola.
«In questo preciso istante?» chiede Taehyung, e Jeongguk annuisce, spostando delicatamente indietro i capelli di Taehyung. «Una storia triste.» Una pausa. «Sì. Sono lucenti, infuocati, ma in modo triste.»
Il cuore di Jeongguk concorda, ma alla fine ripete: «In modo triste?»
«Come... come quando vuoi fare qualcosa, ma sai che non puoi. Quel tipo di tristezza.»
Taehyung è entrato nei suoi pensieri? O prova la stessa cosa? Probabilmente nessuna delle due, ma se fosse—
Jeongguk vuole baciarlo, vuole baciarlo così tanto che fa male.
Ma come ha detto Taehyung, non può. C'è un muro tra loro, che ha costruito Taehyung stesso. Non può essere Jeongguk ad abbatterlo. L'unica cosa che può fare è rispettare i limiti di Taehyung e magari sperare che prima o poi spariscano, o che almeno si attenuino un po'.
«Qualunque cosa tu voglia fare», erompe la voce di Taehyung, raddoppiando il ritmo delle pulsazioni di Jeongguk, «falla e basta.»
Grazie al cielo sono entrambi bagnati, l'acqua scorre ancora sui loro volti e sui loro corpi, pacificamente, indisturbata dal dilemma che si sta dispiegando nella mente di Jeongguk.
Grazie al cielo sono entrambi bagnati, perché l'acqua che scorre rende impossibile a Taehyung distinguere delle semplici gocce da delle lacrime silenziose.
Non può farlo davvero, giusto?
Il pollice sfiora ancora la guancia di Taehyung, e le dita di Taehyung gli accarezzano ancora il braccio. Jeongguk rimane in silenzio per un po', incapace di decidere se farlo o meno. Non dovrebbe essere lui a fare questo passo, e non è che non voglia farlo, ma— già.
È sempre complicato, non è vero?
«Non posso», sussurra contro la sua volontà, e qualcosa cambia nello sguardo di Taehyung.
Qualcosa cambia nel battito di Taehyung, Jeongguk lo sente accelerare sotto il suo palmo, al lato del suo collo.
Qualcosa cambia nel corpo di Jeongguk, e non è altro che la mano di Taehyung, che passa dal suo braccio alla sua vita nuda.
Jeongguk rabbrividisce mentre si avvicina, incoraggiato da una lieve pressione sulla schiena. La sua mano raggiunge la nuca di Taehyung, giocando con i suoi capelli bagnati.
Nel momento in cui i loro sguardi si incrociano, Jeongguk capisce di esserci dentro fino al collo, mentre il calore si irradia nel suo stomaco.
«Taehyung», dice con voce strozzata, simile a un lieve gemito.
I pochi centimetri d'aria che li separano svaniscono su impulso di Taehyung.
È come se le loro labbra si incontrassero per la prima volta.
In effetti, si baciano come non hanno mai fatto prima, con attenzione, con lentezza, come se applicare troppa pressione potesse far svanire l'altro.
A Jeongguk non importa dell'odore di vodka, non importa dell'acqua calda che gli scivola addosso, non importa del rossore delle sue guance infuocate, non gli importa assolutamente di nulla. Perché è qui, mezzo nudo nella sua doccia e sta baciando Taehyung senza alcun secondo fine. Lo sta baciando per il gusto di baciarlo, per sentire il suo calore come non l'ha mai sentito prima.
Ed è così lento.
Così fragile.
Il respiro di Jeongguk si fa corto, proprio come quello di Taehyung e, per un attimo, ha paura che Taehyung possa ritrarsi e non tornare più da lui. Ma Taehyung non si ritrae nemmeno una volta, le labbra umide assaporano quelle di Jeongguk, la bocca accoglie il suo respiro ansimante.
A Jeongguk non dispiace il sapore della vodka sulla lingua di Taehyung, anzi inizia ad apprezzarlo.
Con un gesto delicato ma febbrile, la mano libera di Jeongguk afferra l'altro lato del collo di Taehyung. La schiena del maggiore si scontra con il muro in un tonfo umido, mentre tira Jeongguk ancora più vicino a sé.
Jeongguk sussulta nel sentire il petto di Taehyung contro il suo, la sensazione di essere davvero pelle contro pelle.
È qui, tangibile. Non c'entra il sesso.
È qualcosa di più complicato.
Ma lui è qui, e Jeongguk potrebbe anche godersela finché dura— perché non durerà a lungo, lo sa per certo.
Ma a un certo punto diventa troppo per i loro polmoni ed entrambi devono fermarsi un attimo. Jeongguk è tanto spaventato quanto rassicurato, quando lo sguardo profondo di Taehyung si sofferma su di lui. È qui. Lo sta guardando e non andrà da nessuna parte.
È qui per restare, almeno per stanotte.
«Sono davvero i tuoi occhi», sussurra Jeongguk tra due respiri affannosi, sfiorando con entrambi i pollici il collo di Taehyung. «È il modo in cui mi guardi.»
«Come?» gracchia Taehyung, con il respiro corto come quello di Jeongguk e il tono altrettanto basso. Sempre così profondo. «Come ti guardo?»
La gola di Jeongguk brucia quando deglutisce.
Non dovrebbe dire quello che gli passa per la testa, ma non ci sarà un altro momento per farlo.
«Come se fossi l'unico.»
Nient'altro che un sussurro, destinato a svanire con l'arrivo dell'alba.
Ma un sussurro tangibile.
È qui.
Ha già raggiunto il fondo, e non vuole nemmeno tornare in superficie.
Lasciami annegare in te. Travolgimi. A me non dispiacerebbe.
Le mani di Taehyung vagano per un po' sulla sua schiena, talvolta si spostano sui fianchi, poi tornano indietro, come un'onda leggera. Gli occhi di Taehyung sembrano smarriti, ma sono ancora immersi in quelli di Jeongguk.
Taehyung è come una nave sventurata e, per quanto sia sciocco, Jeongguk non ha mai desiderato tanto in vita sua di diventare un faro.
«Jeongguk», sospira Taehyung, catturando ogni frammento dell'attenzione di Jeongguk, forse pronto a mandare in frantumi il suo cuore. «Tu sei l'unico.»
Il suo cuore va davvero in frantumi.
Ma non nel modo in cui pensava.
Taehyung non si rende conto di quello che sta dicendo.
Taehyung domani non ricorderà nulla di tutto questo.
Eppure, Jeongguk cattura le sue labbra come se fossero destinate ad essere sue.
Per una volta, si comporta come se non esistesse un domani, e la sensazione è tanto bella quanto dolorosa. Il modo in cui sta baciando Taehyung, come se gli fosse permesso di farlo di nuovo dopo stanotte, è una tortura.
«Ancora», sussurra Jeongguk ogni volta che Taehyung osa riprendere fiato per più di un secondo. «Baciami ancora.»
E così, senza pensarci, Taehyung obbedisce ogni volta.
Come se fossero destinati a stare qui, insieme, in questo istante.
Jeongguk non è un ingenuo, sa che non c'entrano nulla il destino o il fato, eppure...
In qualche modo, il desiderio prende il sopravvento sul ritmo lento che avevano stabilito. Jeongguk infila le mani nei capelli di Taehyung, afferrandoli leggermente, mentre le mani di Taehyung finiscono sul suo sedere, stringendolo attraverso il tessuto fradicio della sua biancheria intima. Jeongguk non ci mette molto ad accorgersi della mezza erezione di Taehyung, ma anche della sua. Non voleva arrivare a questo punto, ma controllarsi non è mai stato facile in presenza di Taehyung, soprattutto adesso, pelle contro pelle nella sua doccia.
Anima contro anima.
«No», protesta Jeongguk contro la bocca di Taehyung quando quest'ultimo inizia a giocare con la sua cintura.
«No?» ripete Taehyung con la stessa voce bassa, le dita immobili e lo sguardo fisso su Jeongguk.
Non è che Jeongguk non lo voglia— anzi, tutto il suo corpo parla per lui in questo momento, è solo che...
«Sei ubriaco», dice, poi ruba un bacio a Taehyung per dimostrargli che non— beh, per dimostrargli che non ha nulla a che fare con il fatto di non desiderarlo.
«Non sono così tanto ubriaco.»
Abbastanza ubriaco da non ricordare nulla tra qualche ora.
Jeongguk vuole che lui ricordi tutto e, anche se ha rinunciato a questa idea per quanto riguarda il bacio, non gli permetterà di dimenticare nient'altro.
Perché c'è dell'altro. Certo che c'è.
Qui. Tangibile.
Non deve per forza sfociare in una notte di sesso. Non è affatto così, non più. Non per Jeongguk, e in fondo spera che Taehyung provi la stessa cosa.
Sei l'unico.
Non si rendeva conto di quello che stava dicendo, ma forse... forse lo pensa davvero, dopotutto.
L'alcol mi rende onesto, Jeongguk.
Prega che sia vero e, allo stesso tempo, desidera che Taehyung non abbia bisogno dell'alcol per dire la verità.
«Mi piace», risponde Jeongguk, continuando a guardare Taehyung negli occhi, anch'essi incandescenti. «Noi due che ci baciamo come...» Si ferma di colpo, ha già parlato troppo.
«Come cosa, Gguk?»
È il momento peggiore per questo maledetto soprannome che Jeongguk adora.
È inutile mentire se Taehyung non lo ricorderà in ogni caso.
«Come se fosse lecito», sussurra Jeongguk, accarezzando i capelli di Taehyung. «Come se entrambi volessimo la stessa cosa.»
Taehyung ricomincia ad accarezzargli la schiena.
«Tu cosa vuoi, Jeongguk?»
Te.
Una risposta così semplice, eppure così complicata.
Vuole lui e molto di più, vuole lui e tutto ciò che Taehyung non può dargli.
«Non posso dirtelo.»
«Invece puoi.»
«È da egoisti», grugnisce Jeongguk. «Non puoi chiedermi di dirtelo se c'è quella stupida regola tra di noi.»
Taehyung si acciglia, ma poi dice: «Fanculo.»
«Fanculo?» ripete Jeongguk, inclinando la testa.
«Fanculo quella regola», ribadisce Taehyung, con lo sguardo più risoluto di prima. «L'ho infranta troppe volte, comunque.»
«Sei ubriaco», gli ricorda Jeongguk per l'ennesima volta. «Lo dici solo perché hai ancora la vodka in circolo.»
«La vodka mi dà il coraggio di dirlo, ma lo penso lo stesso, sobrio o non sobrio.»
Jeongguk non ne è così sicuro, ma per il momento va bene così.
Come se non esistesse un domani, giusto?
«Se non ricordi—»
«Me lo ricorderò», lo interrompe Taehyung. «Domani, dopodomani, tra un mese, tra un anno, me lo ricorderò.»
«Taehyung», esordisce Jeongguk, pronto a protestare, anche se vorrebbe convincersi che Taehyung stia dicendo la verità.
«Jeongguk», lo interrompe ancora una volta, esercitando una piccola pressione sulla sua schiena, attirandolo ancora più vicino, se possibile. «Sei indimenticabile.»
Jeongguk lo bacia come se non dovesse vederlo mai più.
Mentre Taehyung finisce il suo piatto, Jeongguk si rende conto che forse non è così ubriaco come pensava.
Oppure è solo il tempo a fare il suo lavoro, trascinando pian piano l'alcol fuori dall'organismo di Taehyung.
In ogni caso, c'è una possibilità che Taehyung ricordi quello che è successo e, forse, quello che succederà.
«Ti senti meglio?»
«Sì.» Taehyung deglutisce. «Sai cucinare, te lo concedo.»
Jeongguk sbuffa una risata, poggiando le posate sul piatto. «Aspetta di vedere qualcosa di più sofisticato, allora.»
Un lieve sorriso adorna le labbra di Taehyung per un secondo e, sul serio, Jeongguk non ne avrà mai abbastanza. Vorrebbe solo che Taehyung sorridesse più spesso.
«Sono invitato di nuovo?»
«Lo sei, tesoro.»
Forse così è troppo, è vero, ma gli è sfuggito di bocca.
Taehyung, però, non sembra infastidito.
«Mi sta bene.»
Jeongguk non ha bisogno di altro per sorridergli, poi afferra il secondo piatto per mettere tutto in lavastoviglie. Anche se Taehyung ha detto che ricorderà tutto, e anche se dovesse ricordarsene davvero, Jeongguk sa che deve godersi questo momento il più possibile, perché è destinato a essere un'altra cosa di una volta. Deve esserlo. Il contrario non andrebbe bene per Taehyung, e forse non andrebbe bene nemmeno per lui.
Jeongguk sa cosa vuole, ma è sicuro di non poterlo avere. Non nel modo in cui lo vuole lui. Non proprio.
E questo... sembra così banale che diventa ancora più eccezionale.
Cristo, i suoi pensieri sono così confusi che non hanno nemmeno senso. E la testa ricomincia a dolergli, il sangue pulsa più forte del solito contro la tempia ferita.
Ha bisogno di dormire. Ha bisogno di cento ore di sonno.
Presto sono entrambi pronti per andare a letto, il corpo di Taehyung coperto dai vestiti scuri di Jeongguk, che gli stanno benissimo. Non dovrebbe essere così bello vederlo con i suoi abiti addosso, impregnato del suo profumo, ma Jeongguk ha rinunciato a capire cosa sia giusto o sbagliato. Le cose stanno così, e a lui va bene. Deve andargli bene.
«In camera mia o–»
«La tua», risponde Taehyung senza pensarci due volte.
Non significa nulla per Taehyung.
Non significa nulla per Taehyung, eppure il cuore di Jeongguk non può fare a meno di battere più forte. Non a un ritmo folle, non della serie "Oh Cristo, non ho mai dormito accanto a un altro essere umano", ma comunque. Batte più forte perché è Taehyung, e non quello che odiava per motivi stupidi o, beh, per il comportamento stupido di Taehyung.
Gli piace credere che sia il vero Taehyung. Certo, a volte è ancora un po' stronzo, ma... almeno Jeongguk ha imparato che in lui c'è qualcosa di più di un mucchio di difetti.
Nessuno è perfetto, dopotutto. Nemmeno Jeongguk.
È Taehyung che gli fa battere il cuore e Jeongguk non si oppone più.
È Taehyung e, a prescindere da quello che accadrà domani, ha la fortuna di dormire accanto a lui stanotte.
È Taehyung e...
Dannazione. È Taehyung, e questo nome non ha bisogno di un'altra parola di troppo.
Taehyung è più che sufficiente.
All'inizio è strano infilarsi sotto la stessa coperta nello stesso momento. E stavolta non è perché Jeongguk si è svegliato in preda agli incubi, o perché i suoi occhi hanno chiesto a Taehyung di restare, ma perché lo vogliono entrambi.
All'inizio è strano, persino freddo.
Almeno fino a quando non entra in gioco il tocco lieve di Taehyung, il suo pollice che sfiora il mento di Jeongguk, mentre i loro sguardi si incatenano. Jeongguk si raddrizza leggermente per appoggiarsi sul gomito, imitando la posizione di Taehyung.
«Non è da te avere la barba incolta.»
Sì, beh, si è dimenticato di radersi per qualche giorno – o meglio, non ha trovato la forza di farlo – e ha deciso di lasciarla così, radendosi di tanto in tanto per non dare nell'occhio.
«Barba incolta è un po' troppo, si vede appena.»
Taehyung non risponde subito, il pollice ora sfiora le labbra di Jeongguk, poi l'arco di cupido.
«Anche qui.»
«Non ti piace?» chiese Jeongguk, più per curiosità che per altro. Non si raderebbe basandosi sull'opinione di Taehyung. Non è perso per lui fino a questo punto.
«È fottutamente sexy.»
Tuttavia, la risposta di Taehyung lo soddisfa più di quanto— no, non più di quanto dovrebbe. Gli fa piacere, fine della storia. È tutta una questione di accettazione.
«Anche tu ci staresti bene.»
E sul serio, Jeongguk vorrebbe vederla un giorno.
Un giorno. Come se avessero tutta una vita davanti. Divertente.
«Forse la proverò.»
«Per me?» lo stuzzica Jeongguk, e Taehyung alza gli occhi al cielo.
«Sono solo curioso.»
«Per me», insiste Jeongguk. «Lo faresti per me.»
«Lo farei per chiuderti la bocca.»
Jeongguk sorride, scorgendo un'ottima occasione per dire: «Conosco un modo migliore.»
«Sì?»
Anche attraverso l'oscurità, Jeongguk nota il lieve sorriso di Taehyung, lo sente nel suo tono di voce, e poi nota il suo sguardo, intenso come sempre. Fa scorrere il labbro inferiore sul pollice di Taehyung, bagnandone il polpastrello. Taehyung stringe la mascella, fissando la bocca di Jeongguk.
«Non vuoi più che stia zitto?» chiede Jeongguk, con la voce giocosa smorzata dal dito di Taehyung.
Taehyung si china in avanti e trova le labbra di Jeongguk senza esitazioni. Con facilità. Come se fossero fatte per essere premute l'una contro l'altra, per produrre quei suoni umidi, a volte delicati, a volte roventi e famelici— ma soprattutto delicati, questa volta, mentre si baciano con lentezza, entrambi esausti ma affamati.
Jeongguk non può fare a meno di sorridere contro le labbra di Taehyung.
È un piccolo sorriso sincero, ed è bellissimo, è confortante, ma c'è anche una punta di amarezza in tutto questo. Come un retrogusto di vodka scadente.
Jeongguk non ha mai voluto innamorarsi di quest'uomo.
Ma, hey, la vita capita.
___________________
Freddo.
Fa tanto freddo.
Taehyung? Dov'è Tae—
Ah. Giusto, non è qui.
È come incontrare dei vecchi amici.
Vecchi amici gelidi, orribili, mutilati e morti. E uno di loro era davvero suo amico.
Gli incubi sono diventati terribilmente abituali, persino prevedibili. Ogni volta che cade tra le braccia di Morfeo, Jeongguk sa che finirà all'inferno. Un inferno freddo. Il suo.
Un inferno fatto dei suoi stessi errori.
È come una scala. Ogni volta che dorme, la scala guadagna una sbarra, arrugginita come le precedenti, in modo che possa salire più in alto, sempre più in alto. Ma poi arriva la caduta. E più sale... sì. Più in alto cade.
È la stessa aria fredda, le stesse pareti nere, gli stessi corpi lacerati. È la stessa stretta al petto, la stessa sensazione acida nello stomaco, lo stesso nodo alla gola. È tutto uguale, in verità. Non cambia mai nulla. La situazione continua a peggiorare e questo terrorizza Jeongguk. Se continuano ad aggiungersi altri corpi, presto andranno a formare un mucchio, ammassati come carcasse. Jeongguk non vuole che accada, ma pare che non sia in grado di evitarlo.
Janice Doney, Francis Goodman, Kelsey Green, Miles Webb, Sadie Winters.
Janice Doney, Francis Goodman, Kelsey Green, Miles Webb, Sadie Winters.
I nomi delle persone che ha lasciato morire. I nomi che ricorderà per sempre. Una lista lunga, troppo lunga, impossibile da accorciare. Quel che è fatto è fatto, non si può rimediare. Non si può rimediare neanche a lui. Come detective, devi dissociarti il più possibile una volta chiuso il caso, ma questo non è un caso banale e lui non può essere indifferente, perché è stato preso di mira per settimane, proprio come Taehyung.
Taehyung.
È ancora qui, accanto a lui, o si sveglierà in un letto vuoto?
REMEMBER? REMAMBER? REMEMBER? REMAMBER? REMEMBER? REMAMBER? REMEMBER? REMAMBER?
Ovunque, in rosso cremisi. Sangue. Dappertutto.
E poi di nuovo.
BETTER? BETTER? BETTER? BETTER? BETTER? BETTER? BETTER? BETTER? BETTER? BETTER? BETTER? BETTER?
Non si sente alcun rumore, a parte il respiro affannoso di Jeongguk e i suoi denti che battono forte.
Neve.
Inizia a nevicare.
Jeongguk guarda in alto e ora c'è un cielo scuro. Non è innevato, ma i fiocchi continuano a cadere e si trasformano ben presto in strati bianchi che ricoprono il suolo. Anche se si trova in un'enorme piazza all'aperto, fa fatica a respirare. Ed è ancora più opprimente, perché non può uscirne, non importa quanto ci provi.
Non importa quanto ci provi. Esatto.
Per questo ha rinunciato a cercare di fuggire. È in trappola, e questo è un dato di fatto. Intrappolato nella sua mente, turbata da due entità. In fondo è questo che vogliono. Essere considerati entità, degli dèi. Per quanto riguarda Jeongguk, non sono stramaledetti dei, ma possono essere entità. Lui non conosce loro, ma loro conoscono lui. Sono entità, e presto saranno polvere.
O almeno è quello che spera.
Buio.
È tutto così buio, ma poi—
Riflettori.
Ancora più riflettori del solito, la gran parte dei quali sono puntati sul cadavere di Sadie.
Jeongguk si costringe a guardare il suo corpo nudo, si costringe a vedere ciò che ha fatto. È colpa sua. Quelle banconote nella sua bocca e nella vagina, è come se le avesse messe lui stesso. È colpa sua. Non può permettere che uccidano di nuovo, perché non ha mai voluto essere un assassino.
Ma è tutta colpa sua.
E non può urlare contro questo mondo maledetto, non può urlare la sua rabbia. Ha rinunciato anche a gridare. Quegli incubi lo lasciano a malapena respirare, perché dovrebbero lasciarlo urlare?
È sempre rimasto senza parole in questa piazza feroce.
In trappola.
È in trappola.
___________________
«Jeongguk.»
Veloce.
Respira troppo veloce.
«Jeongguk.»
Caldo.
Ha così tanto caldo.
«Hey, Jeongguk.»
Mani.
Delle mani lo stanno toccando.
«Fai un respiro profondo.»
Occhi.
Ci sono degli occhi puntati su di lui.
«Coraggio, va tutto bene.»
Voce.
Una voce profonda gli sta parlando.
«Jeongguk?»
Taehyung.
È Taehyung e—
È qui, seduto accanto a lui. La sua mano è sul braccio di Jeongguk, lo sfiora con il pollice.
«Così, va tutto bene.»
Calde.
Le mani di Taehyung sono così calde. Non roventi come la pelle di Jeongguk. Calde. Rassicuranti.
È davvero qui?
È davvero qui.
«Guardami, Gguk.»
Gguk.
Il soprannome che adora.
Gli occhi di Jeongguk vagano per la stanza per un secondo, poi si posano su Taehyung. Porta la mano sul viso di Taehyung, sente la mascella affilata sotto i polpastrelli. È reale.
«Sono qui.» Taehyung continua a sfiorare il braccio di Jeongguk. «Non vado da nessuna parte.»
Jeongguk fa un respiro profondo.
È la verità?
Per ora lo è.
Jeongguk si accorge di avere i palmi delle mani umidi e allontana la mano dal viso di Taehyung.
«Non mi dà fastidio», dice il maggiore, abbassando la voce. «Toccami. Sono qui.»
La mano di Jeongguk trova di nuovo il viso di Taehyung, inizia a giocherellare con i suoi lunghi capelli. Le sue pulsazioni stanno lentamente tornando a un ritmo decente.
Taehyung è qui.
L'incubo è finito per questa notte, giusto? È ora di svegliarsi?
No. È notte fonda.
«Di nuovo un incubo?» chiede Taehyung, con la voce roca per il sonno, ma il tono dolce.
Jeongguk annuisce, deglutendo nonostante il nodo alla gola.
Non ha mai voluto che gli incubi diventassero una cosa abituale, ma per qualche motivo diventano gestibili quando Taehyung è nei paraggi. Jeongguk affronterebbe cento incubi se questo significasse svegliarsi ogni volta accanto a lui.
Ora, malgrado i suoi pensieri febbrili, ne è sicuro.
Vuole che Taehyung sia una costante nella sua vita.
___________________
Ha avuto un incubo, questo lo sa per certo.
Ha avuto un incubo, ma quello che è successo dopo era reale, no? Taehyung che lo rassicura, Taehyung—
È ancora qui, con un braccio sul petto nudo di Jeongguk.
Era davvero reale. Jeongguk non era a torso nudo quando si è svegliato per la prima volta, ora che ci pensa bene.
Il respiro di Taehyung è lento e regolare. Il suo braccio è caldo, protettivo. Alcune ciocche di capelli gli cadono sull'occhio, mentre l'altro lato del viso è sepolto nel materasso. Jeongguk non ha mai dubitato della bellezza di Taehyung ma, in qualche modo, ne è ancora stupito. Jeongguk non ha mai dubitato della sua attrazione per Taehyung e non dubita più del suo affetto per lui.
Affetto.
Amore?
Jeongguk inspira ed espira silenziosamente.
È una questione complicata, sul serio.
Accarezzare la pelle di Taehyung sembra molto allettante in questo momento, ma Jeongguk resiste all'impulso di farlo. Taehyung merita di dormire, per una volta. Sono più di tre mesi che sacrificano il loro riposo.
Anche senza toccare Taehyung, Jeongguk può godere della sua presenza, può ammirare quanto appaia tranquillo, infagottato per metà nella coperta, con una lunga gamba avvolta intorno ad essa. È raro vedere quei lineamenti rilassati e calmi, non stravolti dalla rabbia o dalla frustrazione. È uno spettacolo stupendo.
Sente una leggera pressione sul petto, poi un mormorio basso.
«Mi stai fissando di nuovo come un maniaco?» borbotta Taehyung, con la voce attutita dal materasso.
Jeongguk soffia aria dal naso. Taehyung inizia a sfiorare la pelle di Jeongguk, con gli occhi ancora chiusi.
«Sono davvero un maniaco se lo faccio?»
Lui sa cos'è, e non ha nulla a che fare con l'essere un maniaco.
Uno stupido idiota, forse. Un inguaribile idealista, ma non un maniaco.
Perché lui è—
«Sì.»
Jeongguk porta una mano sul braccio di Taehyung, lo sfiora, ne sente il calore ma anche la tensione, per una frazione di secondo. Taehyung apre lentamente gli occhi, sbatte le palpebre un paio di volte e si sposta per guardare meglio Jeongguk. Non ha un brutto aspetto, per essere un uomo astemio che ieri ha bevuto un po' troppo.
«Buongiorno anche a te, bellissimo», pronuncia Jeongguk, le corde vocali vibrano, l'angolo delle labbra si tende verso l'alto.
È strano come all'improvviso tutto questo sembri così naturale.
Naturale, ma probabilmente anche eccezionale.
La voce roca di Taehyung produce quella che deve essere una leggera risata mentre si raddrizza un po' per appoggiarsi sul gomito libero, le dita che ora disegnano cerchi immaginari sul petto di Jeongguk, lo sguardo fisso sul suo viso.
«Quella ferita ti fa sembrare un bad boy.»
Jeongguk ridacchia, «Sì?» Continua ad accarezzare il braccio di Taehyung, continua a fissarlo come se fosse la prima volta che vede i suoi splendidi lineamenti. «Penso che sia tu il bad boy della coppia.»
Le dita di Taehyung si bloccano per un secondo, poi riprendono a disegnare cerchi.
«Della coppia.»
Le abitudini sono dure a morire, e Jeongguk sente l'impulso di aggiungere subito, «Coppia di lavoro», certo che Taehyung abbia dimenticato quello che ha detto poche ore fa.
«Non–» Taehyung stringe la mascella, ma non smette di sfiorargli la pelle. «Mi ricordo, Jeongguk. Te l'ho detto che me ne sarei ricordato.»
Jeongguk smette di respirare per un istante.
«Davvero?», si lascia sfuggire, esercitando inconsciamente una lieve pressione sul braccio di Taehyung.
«Sì.»
Jeongguk scruta il suo volto, ma nulla nella sua espressione tradisce rimpianti. Forse pensava davvero tutto quello che ha detto? Ma in tal caso, cosa...
Dannazione. Jeongguk si sente di nuovo un adolescente, senza i lati positivi della cosa.
Non sono niente, a parte i partner di lavoro, e lui lo sa. Non è un ingenuo, ma al contempo si chiede cosa implichi il fatto che Taehyung abbia mandato a fanculo la regola che ha imposto lui stesso.
«Tutto? Ti ricordi tutto?»
Taehyung aggrotta leggermente le sopracciglia, come se cercasse di ricordare ogni dettaglio dalla sua prospettiva.
«Io... sì, credo di sì.» Distoglie lo sguardo per un attimo, poi torna a guardare Jeongguk. «Mi hai portato qui, mi hai fatto sedere, poi la doccia e... ti ho chiesto di venire con me. Giusto?» Jeongguk annuisce, lo sguardo di Taehyung sembra scottarlo. «Ti ho baciato.»
Vorrebbe che Taehyung lo baciasse di nuovo, ma nessuno dei due osa muoversi.
«Ti ricordi cosa mi hai detto?»
I cerchi si trasformano in lievi colpetti per qualche secondo, mentre tamburella le dita.
Sì, d'accordo, Taehyung ricorda la parte in cui ha mandato al diavolo la sua regola, ma il resto?
«Ho detto un sacco di cose, non è vero?»
«Sì», risponde lui. «Puoi dirmelo se non te lo ricordi o... se non lo pensavi davvero.»
Jeongguk non è sicuro che il suo cuore possa sopportare la risposta.
Taehyung abbassa lo sguardo sul petto di Jeongguk, concentrandosi su di esso per un momento, con le dita che si muovono ancora, ma in modo più distratto. Dopo un po', preme leggermente il palmo della mano contro la sua pelle.
«Perché il tuo cuore batte così forte?»
Per te. Sempre per te.
«Perché non rispondi?»
«Non dovresti rispondere a una domanda con un'altra domanda.»
«Taehyung», dice Jeongguk, spostando il peso su un gomito. «Va bene se non—»
«Dicevo sul serio.» Un secondo dopo, Taehyung è seduto a cavalcioni su Jeongguk, facendogli battere il cuore per un motivo completamente diverso. «Dicevo sul serio quando ti ho baciato.» La sua mano torna sul petto di Jeongguk. «Dicevo sul serio quando ho detto fanculo a quella stupida regola.» Jeongguk afferra entrambe le cosce di Taehyung, anche se è ancora poggiato sui gomiti. «Dicevo sul serio quando ho detto che sei indimenticabile.»
Jeongguk solleva di scatto la schiena dal materasso per avvolgere con le braccia la vita di Taehyung. La mano del maggiore trova i capelli di Jeongguk e li tira leggermente per esporgli la gola, lasciando presto scie umide ma infuocate sulla sua pelle. Jeongguk sospira di sollievo e chiude gli occhi per un secondo, la sensazione delle labbra di Taehyung lo fa impazzire.
«Dicevo sul serio quando ho detto che sei l'unico», mormora Taehyung contro la sua mascella, poi lascia qualche bacio su di essa. «Dicevo sul serio.»
Jeongguk è incapace di nuotare nel mare di sentimenti che lo travolge.
«Jeongguk», sussurra Taehyung mentre si ritrae per guardarlo. «Sei l'unico.»
Perché ora? È tutto vero? Non può essere.
«Ancora.»
Vuole solo esserne sicuro. Deve aver sentito male.
Taehyung gli rivolge un lieve sorriso, così lieve che a Jeongguk quasi sfugge, poi porta i palmi delle mani sul collo di Jeongguk, le dita giocano ancora con i capelli della sua nuca.
«Sei l'unico, Gguk.»
Gguk, di nuovo. Respirare correttamente è diventato difficile, ma Jeongguk fa un respiro profondo.
«Che cosa significa?» chiede Jeongguk, con voce roca e strozzata a dispetto della sua volontà.
E in effetti, cosa significa? Per Taehyung? Per lui? Per loro?
«Significa che ho pensato a te così tanto che fa male.»
Fa male anche a lui, ma Jeongguk chiede comunque: «Perché fa male?»
Forse non fa soffrire Taehyung per le stesse ragioni.
«Una volta ti odiavo», inizia Taehyung— grazie per il promemoria, comunque. «Non riuscivo a capire perché– perché avessi smesso di farlo. Non volevo capire.»
Jeongguk espira. «Adesso lo capisci?»
Le labbra di Taehyung si tendono in un altro leggero sorriso, ma stavolta è triste. Un sorriso amaro.
«Non ci capisco un cazzo, a dire il vero.»
Jeongguk non sa bene cosa pensare, ma, grazie al cielo, Taehyung interrompe ancora una volta il flusso dei suoi pensieri.
«Ma so che non riesco ad andare avanti con quella cosa dei partner di lavoro.» Lo sguardo di Taehyung è così profondo che Jeongguk ci sta annegando dentro da parecchi minuti. Non gli dispiace affatto. «Non ci riesco.»
«Dimmi perché.» La voce di Jeongguk viene fuori debole, ma al momento non potrebbe importargliene di meno, perché ha la mente troppo sopraffatta dal timore di ogni risposta.
Taehyung lo fissa come se la risposta fosse ovvia, le labbra ancora tese.
«Perché chiamarti partner di lavoro mi sembra stupido.» Le sue dita sfiorano la fronte di Jeongguk, scostando all'indietro alcune ciocche di capelli. «Sei molto di più.»
Jeongguk stringe la presa intorno alla vita di Taehyung e lo attira a sé per baciarlo. Così, semplicemente, come se lo facessero da mesi.
È una sensazione così bella che, per un attimo, Jeongguk dimentica la fragilità di tutto questo.
Tutto questo. Come se avesse idea di cosa significhi.
«Ti sei preso il tuo tempo», riesce ad esalare Jeongguk tra due baci. «Pensavo—»
«Smettila di pensare e baciami ancora.»
Jeongguk non se lo fa ripetere due volte.
Si baciano per chissà quanto tempo, come se avessero tutta la giornata davanti, come se i loro nomi non fossero sulla bocca di tutti, su tutti i giornali. Come se fosse tutto normale.
È una bella sensazione, baciare ed essere baciati per davvero, non come preliminare prima di una scopata, per riempire gli spazi vuoti tra due spinte o qualsiasi altra cosa.
È bello tenere Taehyung tra le braccia, stringere il corpo di Taehyung contro il suo.
È una bella sensazione, eppure così effimera.
Jeongguk sorride quando Taehyung lo spinge, facendolo sdraiare di nuovo sulla schiena.
«Molto di più», sussurra Taehyung e, per qualche motivo, Jeongguk ha l'impressione che non avrebbe dovuto sentirlo.
Il suo sorriso si trasforma in un sospiro di sollievo quando Taehyung si china per lasciare una scia di baci sul suo petto nudo, mentre le mani di Jeongguk si dirigono istintivamente verso le spalle del suo partner.
Jeongguk non desidera altro che rimanere qui con lui, ma...
«Taehyung», pronuncia a malincuore, con le dita tra i suoi capelli. «Siamo in ritardo.»
Sente già la voce contrariata di Seokjin.
«Mi respingi di nuovo?» mormora Taehyung contro il suo stomaco, mordendolo leggermente e facendo rabbrividire Jeongguk. «Non è da te fare così.»
Jeongguk si morde il labbro inferiore, per un attimo pensa di cedere, ma no. Non possono proprio permetterselo.
Con delicatezza, tira i capelli di Taehyung per farlo raddrizzare, cosa che fa dopo qualche secondo di protesta.
«Stasera», dice Jeongguk guardando Taehyung, con il sangue che ribolle. «Vieni qui stasera e mi farò perdonare.»
«Sì?» chiede Taehyung con un sorrisetto, facendo dubitare Jeongguk ancora una volta dei loro obblighi, anche se, in qualche modo, riesce a resistere.
«Vieni e non te ne pentirai.»
Taehyung lo osserva per un po', con uno sguardo così intenso che, per l'ennesima volta, Jeongguk deve lottare contro la parte eccitata del suo cervello— e non solo, a dire il vero.
«Va bene, allora», si arrende Taehyung, baciando un'ultima volta il petto di Jeongguk prima di allontanarsi da lui, con grande dispiacere di Jeongguk, che sente il suo grembo improvvisamente vuoto e freddo.
Jeongguk è più coinvolto di quanto pensasse, è annegato completamente in un mare che non credeva lo avrebbe travolto fino a questo punto.
Eppure, ora sta fluttuando.
Gli sembra tutto così surreale.
notes
🎶 weeee aaare the chaaaampions 🎶
🎆🥂🎉🍾
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