𝚇𝚅𝙸.𝙸
Mentire a noi stessi è ben più radicato nella nostra anima del mentire agli altri.
Fedor Dostoevskij
𝙲𝙰𝙿𝙸𝚃𝙾𝙻𝙾 𝚇𝚅𝙸
Parte I
Jeongguk sapeva che quel giorno sarebbe arrivato – o una circostanza simile –, ma non si aspettava che accadesse proprio adesso.
Quindi eccolo lì, mezzo nudo come Taehyung ha appena detto, con la camicia sperduta da qualche parte nella stanza. Non è proprio il momento, ma sente l'impulso di ridere, o almeno di sghignazzare, vista la scena cliché che stanno vivendo. Seokjin ha persino rotto un vaso, per l'amor di Dio.
Taehyung, invece, non ride affatto. Se ne sta lì, con i pugni chiusi, e serra dolorosamente la mascella in continuazione. Jeongguk avverte che sta cercando – in tutti i modi – di contenersi, la sua voce e i lineamenti sono mortalmente freddi, ma ormai conosce bene il maggiore— lo conosce meglio di prima. Lineamenti incastonati nel ghiaccio, ma sotto la superficie il fuoco si diffonde in tutto il suo corpo.
Per qualche motivo, la vista dei muscoli di Taehyung che si tendono senza sosta non piace agli occhi di Jeongguk. Non ha fatto nulla di male e non gli importa molto di Taehyung, ma sono comunque partner adesso. E andare a letto con il probabile ex del tuo nuovo partner non è molto amichevole, Jeongguk se ne rende conto.
Ma Taehyung e lui non sono nemmeno amici, quindi non gli deve nulla.
«Sei un detective», lo stuzzica Jeongguk alla fine, dopo lunghi secondi di silenzio. «Deduci.»
Se Taehyung potesse stringere più forte la mascella, probabilmente lo farebbe. Ma non può, quindi si dirige lentamente verso di loro, con gli occhi spenti che si posano su Jeongguk, e i suoi lineamenti non sono ingentiliti neppure dalla luce soffusa.
«Deduco che siete entrambi dei figli di puttana.»
«Ottima scelta di parole, davvero.»
Jeongguk non avrebbe dovuto dirlo, ovviamente, ma, in quanto Jeongguk, non aveva altra scelta.
Che altro poteva fare? Inchinarsi davanti a Taehyung? Avrebbe dovuto scusarsi per aver scopato con Seokjin meglio di lui?
«Tra tutti i fottuti uomini di Chicago», ringhia Taehyung fissando Seokjin, con le sopracciglia aggrottate. «Dovevi scegliere proprio lui?»
«Forse voleva farsi una bella scopata per una volta?»
Questo è stato un errore; Jeongguk se ne rende conto non appena le nocche di Taehyung colpiscono la sua mascella, rapide e forti, inevitabili. Jeongguk si appoggia al tavolo, improvvisamente accanto a lui, per non cadere rovinosamente a terra. Per un attimo si sente stordito, ma poi si mette a ridere mentre si tocca la mascella dolorante e si raddrizza un po', tornando a fissare Taehyung.
«È questa la tua risposta? Un maledetto pugno?»
«Ne vuoi un altro?» chiede Taehyung, facendo un passo verso di lui. «Ti ho toccato, no? Cazzo, dovresti ritenerti soddisfatto.»
Ottima osservazione.
«Toccato?» Seokjin si risveglia, con l'incomprensione sul volto.
«Sì, congratulazioni, esci con un uomo che lo fa duro all'idea di essere toccato da me.»
Le parole di Taehyung sono dure – e forse non del tutto errate – ma Seokjin non reagisce come sicuramente Taehyung si aspettava. Invece di lanciare uno sguardo assassino a Jeongguk, il sergente si limita a prenderlo in giro.
«Ti avevo detto di non provarci, idiota.»
«Non provarci?» sbotta Taehyung, con lo sguardo scuro carico di autentica incomprensione. «Ma che cazzo?» È ancora più teso di prima, l'elettricità fluttua nell'aria come se fosse ossigeno.
Seokjin, con tanto di capelli e camicia in disordine, prova a toccare la spalla di Taehyung, ma quest'ultimo è tempestivo nell'afferrare e torcere il polso del maggiore, prima di lasciarlo andare. «Non osare.» Il tono di Taehyung diventa più alto, colmo di disgusto. La sua voce non è più una melodia di ghiaccio e fuoco. È fatta solo di fuoco e puro risentimento.
«Taehyung, io—»
«Mi hai lasciato per via del lavoro!» Taehyung si scaglia contro Seokjin, la sua voce roca riecheggia nella stanza. «E poi te la fai con il mio partner!» Una pausa, dopo la quale fa una risata amara. «Mi hai mollato per lui?»
Seokjin si acciglia improvvisamente, scuotendo la testa. «No! Mai, non sono nemmeno—»
«Non sei nemmeno cosa, Seokjin?», sibila il detective spintonando il sergente.
«Smettila di fare il drammatico», dice Jeongguk a Taehyung, frapponendosi tra loro. «Non stiamo insieme.»
«Chiudi quella cazzo di bocca!» ribatte Taehyung. Jeongguk alza gli occhi al cielo.
«Smettila di urlare!»
«Non starei urlando se foste degli uomini decenti!»
Silenzio. Un lungo silenzio, intervallato dal respiro affannoso di Taehyung e dai sospiri di Jeongguk.
«Parliamo», mormora Seokjin mettendosi di fianco a Jeongguk.
«Non ci parlo con te», sibila Taehyung, dopo di che tira fuori qualcosa dalla tasca. «Riprenditi il tuo cazzo di orologio.»
Lo lancia a Seokjin, che lo afferra all'ultimo momento, e un attimo dopo se ne va, sbattendo la porta dietro di sé. Jeongguk riesce a trovare la sua camicia a pochi metri di distanza, la indossa e si allaccia i bottoni mentre si dirige verso l'uscita.
«Jeongguk, non—»
«Torno subito», gli assicura Jeongguk, aprendo la porta e attraversando di corsa il corridoio.
Raggiunge in fretta il primo piano, notando la schiena di Taehyung dall'altra parte della porta a vetri. Jeongguk esce dall'edificio e cammina a passo svelto verso di lui, mettendo una mano sulla spalla del detective quando si trova dietro di lui, per farlo voltare.
«Lascia che ti spieghi», dice Jeongguk quando Taehyung si volta verso di lui. Non è obbligato a spiegarsi, ma per qualche motivo vuole farlo. Forse ne ha persino bisogno.
«Non c'è niente da spiegare, Jeon.»
Quelle parole in realtà lo colpiscono in modo diverso. Lo colpiscono duramente, gli fanno tremare il petto.
«Voglio che tu sappia la verità.»
«La verità?» Taehyung fa una risata di scherno, con lo sguardo tagliente e il disprezzo impresso sul volto. «La verità è che sei un fottuto stronzo, proprio come Seokjin.»
«Lo sai che non lo è.»
Un'altra risata amara, seguita da un suono amaro. «Sì, perché ormai lo conosci maledettamente bene.»
Jeongguk schiocca la lingua, Taehyung sta iniziando a dargli sui nervi. Non deve dargli spiegazioni, ma per una volta vuole farlo, quindi perché deve rendere le cose così difficili?
«Sapevo che eri il tipo a cui piace giocare», aggiunge Taehyung scuotendo la testa. «Ma andare a letto con l'uomo che— cazzo, l'uomo che amavo? Hai oltrepassato ogni limite.»
«Come facevo a saperlo?» Jeongguk sta iniziando a perdere la pazienza, anche se in realtà lo sapeva. Non proprio perché Seokjin glielo aveva detto, ma comunque lo sapeva. Non nei dettagli, ma lo sapeva.
«Avrei dovuto immaginarlo», lo ignora Taehyung. «Nel momento in cui ti ha chiamato sulla prima scena del crimine.»
«Taehyung, ascolta—»
«No, ascoltami tu!», ringhia premendo l'indice contro il petto gelido di Jeongguk. «Continuerò a lavorare con entrambi perché non lascerò che i vostri cazzi mi impediscano di catturare quello psicopatico.» I suoi lineamenti sono duri come la sua voce. «Ma non dimenticherò mai quello che hai fatto.»
Perché è così infantile, per l'amor di Dio? Jeongguk voleva essere gentile, ma ora sente un prurito in tutto il corpo a causa del maledetto atteggiamento di Taehyung.
«Quanti anni hai, mh?» Jeongguk inarca un sopracciglio. «Non c'è niente tra noi, solo sesso!»
Un passante si volta, e questo sembra ricordare a Taehyung che sono ancora in strada, perché tira fuori le chiavi e si dirige verso la Ford parcheggiata lì vicino, aprendo la portiera quando la raggiunge.
«Non scappare», quasi gli ordina Jeongguk, non appena Taehyung apre la portiera.
«Entra, Jeon.» Il suo tono è gelido, ma Jeongguk accetterà qualsiasi cosa Taehyung voglia offrirgli, se questo significa che gli sarà concesso di parlare. Per questo motivo apre la portiera ed entra nella vecchia auto del maggiore.
«Per te non è niente, forse», dice Taehyung, rigido, senza guardare Jeongguk. «Ma io e te non siamo uguali.»
«Non è una cosa così importante», protesta Jeongguk fissando il profilo di Taehyung, inasprito dalla mascella serrata.
«Il mio nuovo partner si scopa il mio ex, e il mio ex si scopa il mio nuovo partner, ma non è una cosa così importante, ovviamente!», sbotta Taehyung tornando a fissare Jeongguk, e i loro occhi restano incollati per un lungo momento.
In realtà, Jeongguk non pensa di aver fatto qualcosa di sbagliato. Certo, la situazione è un po' complicata, ma sono adulti, no? Non dovrebbe essere così difficile affrontarla.
«Non sapevo che esistesse la regola non-scopare-con-l'ex-del-mio-partner.»
«Beh, ora lo sai!»
«E io che pensavo che non ti piacessero le regole.»
Taehyung emette un sospiro irritato. «Sei proprio un moccioso del cazzo, parli sempre come se il mondo fosse tuo.»
Il mondo non è suo, ma Taehyung potrebbe esserlo, almeno per brevi periodi di tempo. È difficile ammetterlo, visto il comportamento di Taehyung, ma è lui il motivo per cui Jeongguk è seduto in quel maledetto catorcio. Non è nulla di profondo o di romantico, in realtà, ma Jeongguk è sempre stato un uomo curioso, ed è curioso di Taehyung. È curioso di sapere come si comporterebbe se non odiasse il Jeongguk che crede di conoscere.
«Sono una fottuta scommessa?» Taehyung rompe il silenzio.
«Una scommessa?»
«Seokjin ha accennato al fatto che ti ha detto di non provarci.»
Ah, già.
Forse Jeongguk non avrebbe dovuto parlare di Taehyung a Seokjin.
«Ecco perché ultimamente ti comportavi in modo così strano, eh?» continua Taehyung. «Volevi vantarti di avermi nel tuo fottuto letto. Alla faccia della professionalità.» Una pausa. Taehyung serra le labbra. «Ma perché con Seokjin? Perché dovrebbe volere una cosa del genere?»
Jeongguk non ha una risposta adeguata a questa domanda, ma per lui Seokjin non lo voleva davvero. Forse stava solo cercando di fingere che non gli importasse più.
Ma il fatto è che gli importa. Jeongguk sa che gli importa, ha visto il modo in cui Seokjin si precipita sempre da Taehyung non appena qualcosa non va come dovrebbe. Forse voleva solo usare Jeongguk per sfuggire al suo lavoro stressante, alla sua relazione precedente, a qualsiasi cosa— e a Jeongguk andava bene così, perché Seokjin lo attraeva. Seokjin lo attrae ancora, a dire il vero, ma, beh... anche Taehyung lo attrae. Lo attrae così tanto che il suo stomaco si è sciolto per il desiderio quando Taehyung gli ha premuto addosso la sua dannata Smith & Wesson. Una cazzo di pistola.
Maledetto Taehyung.
Jeongguk dovrebbe odiarlo per il semplice fatto che Taehyung lo odia, e non desiderarlo. È chiaro che questo non è lo sviluppo che si aspettava— eppure è lui che lo ha reso possibile, no? È lui che ha continuato a provocare Taehyung. Anche prima di allora, è stato tentato di andare a letto con lui, anche se la sua mente lo ha camuffato come un modo per partecipare al caso. Ora che ne fa parte, il desiderio non è svanito, quindi non può più nascondere questo particolare.
È stato lui a provocare tutto questo, ma non è una cosa così grave. Davvero, non lo è.
«Non è... questo», risponde vagamente Jeongguk, che per una volta non sa cosa dire.
La stessa domanda continua a tormentargli il cervello e non ha a che fare con quello che è appena successo.
«E allora cosa?»
Ma voleva anche di più, giusto? Per questo era felice quando Taehyung lo ha chiamato per la prima volta partner, era felice quando ha smesso di chiamarlo Jeon. Voleva e vuole ancora la sua approvazione, o qualunque cosa sia. Sì, è questo. Solo approvazione.
E per sapere una cosa— sapere la verità.
«Perché mi odi?» Jeongguk lo chiede senza mezzi termini, senza rispondere alla domanda di Taehyung.
Il maggiore è ancora accigliato, ma Jeongguk nota una contrazione delle sue labbra. «Te l'ho già detto.»
«Dire che mi odi perché sono io non è esattamente una risposta.»
«Però è vero.»
Jeongguk non può accettarlo.
Inoltre, non può accettare che Taehyung lo odi ancora come prima. D'accordo, non è vero amore tra loro e non lo sarà mai, ma Jeongguk sente che qualcosa è cambiato. Passare ogni maledetto giorno insieme ha modificato i loro rapporti— forse di poco, ma è così.
«Non sarei nella tua macchina se lo fosse.»
Taehyung sgrana gli occhi e inizia a battere le sue dita lunghe sul volante— dita delicate, in netto contrasto con la sua persona. «Non capisco cosa vuoi.»
Vuole sapere perché. Il vero motivo, non una risposta banale.
«Mi hai odiato dal primo momento in cui sono entrato nella stazione», dice Jeongguk, accigliandosi un po'. «Non mi hai nemmeno stretto la mano.»
«Ma che cazzo?»
«Non te lo ricordi, mh? Sono deluso ma non sorpreso, immagino.»
«Deluso?» ripete aspramente Taehyung. «Non sei tu che hai trovato il tuo ex con—»
«Oh, basta con questa storia!»
«Fatto sta che è successo!» ribatte Taehyung. «E non osare dirmi queste puttanate quando non hai ancora superato il fatto che non ti ho stretto quella cazzo di mano mesi fa!» Taehyung sta quasi annaspando alla fine della frase, con le mani che adesso si aggrappano al volante sottile.
Segue un silenzio che permette a Taehyung di riprendere fiato.
«Sono io quello deluso», dice Taehyung sottovoce, le parole taglienti gli scivolano dalle labbra.
«Da Seokjin?» si domanda Jeongguk, in tutta sincerità.
Un altro silenzio, che dà modo a Taehyung di stringere ancora più forte il volante.
«Da te.»
Il cuore di Jeongguk deve aver saltato un battito.
Non risponde, lasciando che quelle due semplici parole riecheggino nella sua mente.
Da lui. Taehyung è, per qualche ragione, deluso da lui.
«Pensavo che forse non fossi un completo stronzo, e invece eccoti qui, pronto a dimostrarmi che mi sbagliavo.»
Jeongguk stringe la mascella mentre fissa Taehyung, che stavolta guarda davanti a sé.
«Non sono uno stronzo.»
«Dice lo stronzo», ribatte bruscamente Taehyung.
Jeongguk è molte cose, ma davvero, non è uno stronzo.
«Non ho fatto nulla di male, lo sai.»
«Ah, sì?» chiede Taehyung, voltando lentamente la testa per incontrare gli occhi di Jeongguk. «Quello che ho visto mi è sembrato piuttosto scorretto.»
«Seokjin non mi ha mai parlato di te», dice poi Jeongguk. «Ma non sono uno stupido, sapevo che doveva essere successo qualcosa tra voi due, a un certo punto.»
«Come fai a saperlo?»
È il turno di Jeongguk di fare una mezza risata sarcastica, ma a bassa voce. «Sono un osservatore, e cavolo, quella dinamica tra voi due? Sicuramente nascondeva qualcosa di gay.»
Taehyung espira l'aria dal naso e le sue mani si rilassano un po'. «Qualcosa di gay, già.»
Jeongguk vuole essere sincero. Sarà anche uno a cui piace giocare, come ha detto Taehyung, ma non gioca con l'onestà. Jeongguk è un uomo d'onore, e lo sa. Forse quell'uomo risiede nel profondo di lui, celato dal suo solito atteggiamento, ma è lì, una vasta oasi nascosta da una duna di sabbia.
Fa un respiro profondo, lasciando entrare lentamente l'aria nelle narici. Profuma di cuoio e di lavanda.
«Ho conosciuto Seokjin a settembre, in un bar.» Si gratta la nuca. «Personalmente, intendo.» Poi alza le spalle, con lo sguardo ancora rivolto a Taehyung. «Ero lì con il mio più caro amico, per il mio compleanno. A un certo punto, Seokjin si è unito a noi e, beh, siamo andati nel suo appartamento quando il mio amico è andato via. Eravamo un po' brilli per via dell'alcol, sai com'è.»
«Io non bevo», nega Taehyung in tono freddo, ma meno freddo di prima. La sua mascella si contrae ancora, ma in modo meno duro, e la sua voce è diventata meno tagliente. Lascia che il silenzio si prolunghi per un po', ma alla fine chiede: «Sei innamorato di lui?»
Jeongguk cerca una scintilla di derisione nei suoi occhi, ma vi trova solo pura serietà. Dannazione, gli importa così tanto?
«No», dice scuotendo la testa. «E nemmeno lui di me.»
Onestà, sempre. Pensa davvero che Seokjin non sia innamorato di lui e ha sempre messo in chiaro che si trattava solo di sesso. Certo, Jeongguk tiene a quell'uomo, non è lo stronzo senza cuore che Taehyung pensa che sia, ma non è niente di romantico, niente di troppo profondo. Le cose profonde hanno la brutta tendenza a diventare pericolose a un certo punto, soprattutto quando si tratta del sentimento più complicato di tutti. L'amore.
«Questo non puoi saperlo.»
«Vai a chiederglielo, allora», risponde Jeongguk, sicuro di sé. «Non ho giocato con i suoi sentimenti. Questo te lo posso assicurare.»
«Altrimenti ti avrei ucciso.»
Jeongguk non fa fatica a crederci.
«Vuoi parlarmi della vostra relazione?»
È sempre stato troppo curioso per il suo bene.
«Della mia relazione? E poi che altro? Mi metto a piangere sulla tua spalla pensando a tutti i miei problemi?»
Jeongguk alza gli occhi al cielo. «Magari non così tanto.»
Se Taehyung volesse farlo, però, glielo permetterebbe. Ma non può dirglielo. Evitare di dirgli qualcosa non significa mentire, giusto?
No, non quando si tratta di qualcosa di così banale.
«Non voglio, nah.»
Jeongguk sapeva che avrebbe ottenuto quella risposta, ma non importa.
«Ricordi quando mi hai parlato di fare degli sforzi?» chiede Taehyung, continuando a fissare Jeongguk, che annuisce. «Ora tocca a te farne uno.»
Jeongguk riesce a indovinare quale, ma mormora comunque: «Dimmi.»
«Quella cosa che hai con Seokjin?» Quegli occhi feroci e la sua mascella affilata non sono affatto addolciti dalle luci di Chicago. «È finita.»
Ancora una volta, sapeva che questo giorno sarebbe arrivato. Ecco perché, per l'appunto, affezionarsi troppo è raramente una buona cosa. È un lusso che può permettersi solo con poche persone.
Eppure, il suo cuore si stringe un po' al pensiero. Affezionarsi è inevitabile, anche quando cerca di controllarlo il più possibile.
Deve deglutire a fatica per rispondere: «Lo farò.» Una breve pausa. «Ma non per te, per il caso.»
A volte il suo lavoro deve venire prima di tutto. Ne è consapevole, lo è sempre stato.
Taehyung fa una smorfia divertita. «Non mi aspetto che tu faccia qualcosa per me. Per nessun altro che per te stesso, a dire il vero.»
Jeongguk non è l'uomo egoista che Taehyung crede che sia, ancora una volta, ma protestare sarebbe come parlare a un cazzo di muro.
«Vuoi sapere una cosa divertente?» risponde Jeongguk, evitando di rispondere all'osservazione di Taehyung.
«No, esci dalla mia macchina.»
Jeongguk soffia l'aria dal naso e annuisce brevemente. Apre la portiera e mette fuori il piede destro.
Scenderà, naturalmente, ma prima di farlo ha qualcosa da dire.
«Solo perché tu lo sappia.» Spinge la portiera un po' più in là. «Tu sei la ragione per cui ho scelto Chicago.»
E così si ritrova fuori dalla Ford, la portiera chiusa e i polmoni pieni di aria fredda. Non si volta indietro mentre torna all'edificio di mattoni, entrandovi come se non fosse successo nulla. Sale le scale e, una volta arrivato al terzo piano, si sistema i capelli, dopodiché torna nell'appartamento.
Seokjin si alza dal divano appena lo sente. «Com'è andata?»
Jeongguk alza le spalle. «Sono vivo, quindi direi bene?»
«Bene?» Seokjin si avvicina. «Con Taehyung? Impossibile.»
Jeongguk distoglie lo sguardo per un attimo, ma le dita di Seokjin raggiungono dolcemente il suo mento, sollevandolo un po' per guardarlo in faccia. «Come va la mascella?»
Il detective appoggia la mano su quella di Seokjin, sfiorandone il dorso con il pollice, prima di allontanarla dal suo viso. «Sto bene.»
«Davvero?»
Il sospiro di Jeongguk si interrompe e fissa il suolo per un breve istante. «Beh, non è andata tanto bene.»
Il sergente si pizzica il ponte del naso e si umetta le labbra. «Capisco.»
Silenzio. Un silenzio profondo, pesante, avvilente. Ma va bene così, no? «Lo sai che ho tenuto a cuore quello che avevamo, vero?»
Non era vero amore, o come lo si voglia chiamare, ma qualcosa c'era, di sicuro. Piacere? Ovviamente. Attaccamento? Probabilmente.
«Anch'io.»
Seokjin è un uomo adulto, proprio come Jeongguk. Fin dall'inizio sapevano che il loro legame non era destinato a durare a lungo, soprattutto per quello che hanno in comune. Il loro dovere è molto più importante della loro vita privata.
Il silenzio cala di nuovo, un'occasione perfetta per Jeongguk per dare un'ultima occhiata a tutta la stanza, controllando ogni mobile, ogni piccolo dettaglio, persino ogni odore. Il viso di Seokjin, enfatizzato dall'atmosfera soffusa. Il modo in cui le sue spalle larghe vanno lentamente su e giù, il modo in cui sorride quando guarda Jeongguk.
Il minore solleva la mano e la lascia vagare lungo la mascella di Seokjin, un'ultima volta. Quest'ultimo chiude gli occhi, lasciando che Jeongguk faccia quello che vuole, permettendogli di sentire la sua pelle morbida sotto le dita. Un'ultima volta. Jeongguk è attento, si muove con tanta, tanta lentezza, come se il minimo movimento brusco potesse spezzarlo. Seokjin è bello come sempre, con i suoi lineamenti delicati e affascinanti, ma la consapevolezza che questo momento sia l'ultimo che condivideranno lo rende ancora più meraviglioso. Jeongguk sente già la nostalgia attanagliargli il petto, malgrado lui e le sue regole. Traccia le linee delle labbra di Seokjin, della sua mascella, delle sue tempie, soffermandosi sugli zigomi. Poi raggiunge la nuca, premendo leggermente su di essa mentre il pollice accarezza la guancia di Seokjin.
«È stato bello finché è durato», dice Jeongguk inclinando la testa, con parole dolci ma dal sapore amaro sulla lingua.
Seokjin tiene gli occhi chiusi e le sopracciglia si aggrottano solo per un breve momento.
Con un movimento cauto e lento, Jeongguk si sporge in avanti, le sue labbra si avvicinano a quelle di Seokjin, sfiorandole appena per qualche secondo. E con un movimento altrettanto cauto e lento, le loro labbra si incontrano.
«Sì», mormora Seokjin tra due baci. Delicato. Fragile. «Grazie.»
Jeongguk cattura il suo sguardo, assorbendo quello di Seokjin, prima di rompere la distanza tra loro per l'ultima volta. Si ritrae lentamente, con gli occhi ancora incatenati a quelli di Seokjin. Quest'ultimo annuisce e gli rivolge un lieve sorriso. Jeongguk afferra la sua cravatta sul pavimento, poi si infila la giacca.
Un ultimo sguardo.
«Ci vediamo domani, sergente.»
Seokjin annuisce, poi Jeongguk torna nel corridoio e scende ancora una volta le scale. Ancora una volta, lascia l'edificio, sapendo che non tornerà più.
La Ford è ancora lì.
I suoi fari anteriori si accendono non appena lo sguardo di Jeongguk incontra quello di Taehyung.
«Già di ritorno?» La voce sorpresa di Yoongi riecheggia nella stanza non appena Jeongguk entra nel suo appartamento.
La presenza di Yoongi stasera è davvero una fortuna.
Senza dire una sola parola, Jeongguk si dirige verso l'enorme divano di pelle e abbandona il suo corpo accanto a quello di Yoongi, appoggiando la testa al petto dell'amico.
«Bene, questo è un codice rosso», dichiara Yoongi mentre prende il telecomando per mettere il televisore in muto. «Che cosa è successo?»
Jeongguk non risponde subito, afferrando invece la felpa di Yoongi. Il tessuto è morbido, come sempre quando si tratta delle felpe notturne di Yoongi. Il maggiore non gli fa pressione, accarezzandogli delicatamente i capelli con una mano, in completo silenzio, come fa sempre quando c'è qualcosa che non va.
«Il mio scopamico», borbotta infine Jeongguk dopo qualche altro secondo di silenzio. «Non è proprio un codice rosso, però.»
«Seokjin, sì.» Un lieve sorriso balugina sulle labbra di Jeongguk alla risposta di Yoongi. «Che ha fatto?»
«Lo sai.»
Jeongguk è sicuro che lo abbia indovinato non appena è entrato nell'appartamento.
«Di solito ci metti una pietra sopra.» Yoongi continua ad accarezzargli i capelli con movimenti confortanti. «Cosa c'è di diverso stavolta?»
«Beh... niente.»
«So che non eri innamorato», dice giustamente Yoongi. «Quindi che c'è, Ggukkie?»
Ggukkie.
Jeongguk ha sempre amato quel soprannome.
«Sono solo stanco.»
E lo è davvero, la stanchezza gli appesantisce le palpebre.
Yoongi fa una risatina. «Che altro?»
Jeongguk stringe più forte la felpa per un breve momento, prima di iniziare a sfiorarla.
«È solo che...» Sospira e affonda il naso nel tessuto morbido, inspirando il profumo legnoso di Yoongi. L'ha sempre amato, il suo profumo mischiato al suo solito bagnoschiuma. «Sono nella merda fino al collo.»
Un'altra breve risata. «Niente di nuovo.»
Jeongguk intreccia le gambe con quelle di Yoongi. «Grazie per il tuo aiuto.»
«Non posso aiutarti se sei vago.»
Espira profondamente. «Taehyung ha fatto irruzione nell'appartamento.»
«Irruzione?» Jeongguk sa che le sopracciglia di Yoongi sono sollevate. «Ma che diavolo?»
«La porta non era chiusa a chiave e Seokjin ha rotto un vaso, quindi ha pensato che fosse nei guai, credo.»
«Non chiudere la porta a chiave è un erroraccio da principianti.»
Jeongguk alza gli occhi al cielo, anche se Yoongi non può vederlo. «Avevamo fretta, ok?»
Yoongi scompiglia i capelli di Jeongguk, facendolo brontolare. «Ti ho educato meglio.»
Un'altra risata, ma questa volta da parte di Jeongguk. «Sono io che ho insegnato tutto a te, vecchietto.»
«Ah», esclama Yoongi in tono drammatico, «ecco perché sto ancora aspettando l'amore della mia vita.»
Il palmo di Jeongguk gli colpisce la gamba con un movimento rapido. «Non è colpa mia se nessuno ti vuole.»
«Maledetto idiota.»
«Finirai vecchio scapolo.»
«Lo stesso vale per te, allora. Non lascerò mai casa tua.»
Jeongguk ridacchia flebilmente. «Casa mia sarà sempre casa tua, in ogni caso.»
Ed è la pura verità.
Segue un breve silenzio, durante il quale Jeongguk continua a giocare distrattamente con la felpa.
«Sono sorpreso che non ti abbia ucciso», dice Yoongi dopo un po'.
«Taehyung?» Jeongguk fa spallucce. «Mi ha quasi slogato la mascella, tutto qui.» Yoongi si irrigidisce e Jeongguk gli accarezza lo stomaco. «Non è niente, questa volta me la sono cercata.»
«Che cosa gli hai detto?» Yoongi sospira leggermente.
«In breve, che sono una scopata migliore di lui.»
«D'accordo, è stato un po' sfacciato.»
«Come me.»
«Infatti, esattamente come te, idiota.» Yoongi schiocca la lingua. «Un giorno ti farai ammazzare.»
«No», risponde Jeongguk con voce assonnata. «Sarai tu la mia morte.»
«Sei un idiota insolente anche da mezzo addormentato, è pazzesco.»
«Mi vuoi bene.»
«Certo che ti voglio bene. Non so perché, però.»
Jeongguk si rannicchia ancora di più contro il suo petto, per quanto possibile.
«Cosa è successo dopo?»
La sua lingua è pesante, come tutto il suo corpo, ma ad un certo punto Jeongguk finisce per rispondere: «Ho raggiunto Taehyung nella sua macchina.»Yoongi fa una smorfia divertita, Jeongguk gli dà un calcio sullo stinco. «Abbiamo parlato, è stata un'impresa, e mi ha dato un ultimatum.»
«Lasciare Seokjin o lasciare il caso?»
«Più o meno. Così sono tornato da Seokjin ed è finita lì.»
«Perché il tuo lavoro viene prima di tutto.»
«Infatti.» Jeongguk sorride amaramente contro lo stomaco di Yoongi. «Tutto ha una fine, credo.»
«Solo se lasci la abbia, Ggukkie.» C'è un silenzio, poi Yoongi sposta la mano sulla spalla di Jeongguk, stringendola delicatamente. «Vuoi che dorma con te stanotte?»
«Sì, per favore», è la risposta di Jeongguk, niente più che un sussurro stremato.
Jeongguk ha la sensazione di essere intrappolato nella stanza vuota, circondato da pareti nere e soffocanti.
C'è un raggio di luce molto sottile, quasi invisibile, ma Jeongguk ha sempre avuto una buona vista. Così lo segue, trattenendo un sospiro quando un brivido lo attraversa. L'aria è dannatamente fredda lì.
E tutto è lento, così lento che il peso di Jeongguk sembra essere raddoppiato. La parete di fronte a lui continua ad arretrare mentre Jeongguk si avvicina ad essa, tanto da non raggiungerla mai.
A un certo punto, un riflettore si accende in un angolo e Jeongguk volta la testa verso la fonte del rumore caratteristico che produce. Con cautela, si dirige verso di esso, ma indietreggia non appena si accorge di ciò che è stato illuminato. Due mani mozzate, ricoperte di sangue fresco. Jeongguk non può fare a meno di arricciare il naso quando si avvicina. Riesce ad accovacciarsi, ma dietro di lui risuona un altro rumore, ancora più forte. Si acciglia mentre si gira, un sottile strato di sudore gli cola lungo la schiena, e poi cade, il fondoschiena colpisce il suolo con un tonfo.
Jeongguk deglutisce a fatica e sussurra: "Ma che diavolo?", quando il suo sguardo si posa su un orribile ammasso di carne. È a malapena un corpo, ma riesce a distinguere ciò che resta del torace. L'odore è terribile quanto le numerose ferite che squarciano l'intero cadavere. REMAMBER è inciso sulla coscia.
Un altro rumore, e Jeongguk si torce un po' prima di rialzarsi, con lo sguardo che incontra un altro orribile cadavere e le narici che si riempiono di un disgustoso odore di bruciato.
REMEMBER, dolorosamente radicato nel petto.
REMEMBER o REMAMBER ovunque, scarabocchiato sui muri con il sangue. Ovunque, ma soprattutto nella mente di Jeongguk.
Ricorda, ricorda, ricorda, riecheggia nella sua testa, e gli fa così male che a un certo punto cade in ginocchio, urlando senza far rumore. La sua bocca non riesce più a produrre il minimo suono, per quanto si sforzi di urlare, di dire che ricorda tutto, cazzo, di chiedere alla voce nella sua testa di smetterla.
Ma non importa quanto ci provi.
Non ci riesce.
«Basta!»
Jeongguk si tira su bruscamente, madido di sudore freddo.
Il suo respiro è affannoso nella camera da letto immersa nel silenzio. Non sente nemmeno Yoongi svegliarsi, accanto a lui. Lo intravede soltanto. Percepisce a malapena la mano di Yoongi che raggiunge la sua.
«Hey, Jeongguk?» Il maggiore si china in avanti mentre gli stringe la mano. «Ggukkie, guardami. Così. Stai bene.»
Jeongguk sente a malapena la propria mano aggrappata alla manica di Yoongi.
Sente a malapena le parole che gli sfuggono dalla bocca asciutta. «Sto bene?»
«Stai bene, te lo giuro.»
«Ma la stanza buia? I cadaveri? Il—»
«Era solo un incubo», Yoongi interrompe il delirio di Jeongguk. «Solo un incubo, Ggukie. Te lo prometto.»
Quando Yoongi promette una cosa, allora è vera.
Era solo un incubo.
Jeongguk deglutisce oltre il nodo che ha in gola, ma finisce per tossire fragorosamente. Yoongi si allunga per prendere la borraccia che Jeongguk tiene sempre sul comodino.
«Ecco.» Yoongi gliela porge. «Bevi piano.»
Il minore annuisce e apre la borraccia d'acqua, prosciugandola lentamente. «Grazie», farfuglia debolmente.
«Ti senti meglio?»
Jeongguk gli offre un leggero sorriso. «Perché ci sei tu.»
Ancora una volta, è la pura verità.
Jeongguk non è un bugiardo. Non lo è mai stato.
Yoongi si mette in ginocchio, facendo sprofondare un po' il materasso, prima di afferrare il bordo inferiore della grande maglietta di Jeongguk. «Alza le braccia.» Jeongguk lo fa, permettendo a Yoongi di togliergliela delicatamente.
Il maggiore scende dal letto e subito dopo nella stanza appare un tenue fascio di luce che proviene dal salotto, vicino al bagno, non molto distante. Un attimo dopo, Yoongi torna con un asciugamano e lo porge a Jeongguk, che lo ringrazia nuovamente mentre si asciuga la parte superiore del corpo, soffermandosi sulla nuca. Yoongi sta per dirigersi verso la cabina armadio e poi, probabilmente, verso l'armadio più piccolo, ma Jeongguk gli dice di non farlo.
«Resto a torso nudo, Yoon. Non preoccuparti.»
Yoongi sembra pensarci su per qualche secondo, ma alla fine torna sul letto, accanto all'amico.
«Vuoi parlarne?»
Jeongguk inizia a giocare con la borraccia. «Ero in una stanza buia, fredda e maledettamente strana, e poi c'erano riflettori e cadaveri.»
Yoongi si acciglia. «È collegato al caso?»
«Sì», mormora Jeongguk, vedendo le immagini balenare di nuovo nella sua mente. «Sì.»
Mette via la borraccia e si trascina giù dal letto, con i piedi che sfiorano il pavimento.
«Cosa stai facendo?»
«Devo lavorare.»
«Lavorare?» Yoongi si avvicina, anche se Jeongguk gli dà le spalle. «Sono le tre del mattino.»
«Ho portato le copie dei documenti, io—»
«Lo so, lo fai sempre.» Yoongi mette le braccia intorno alla vita di Jeongguk, tirandolo delicatamente verso il suo petto. «Torna a letto.»
«No, io—»
«Jeongguk Jeon», gli mormora Yoongi all'orecchio mentre applica una leggera pressione sullo stomaco del più giovane. «Torna a letto o ti stendo, cazzo.»
In qualche modo, Jeongguk torna a letto.
Jeongguk ha difficoltà a trovare un posto per parcheggiare la sua Range Rover quel lunedì mattina. Di solito, scende in fretta dalla macchina per dirigersi verso la stazione. Questa volta, preferisce rimanere al suo interno per qualche minuto in più, nel regno della calma.
La calma prima della tempesta.
Il detective inspira ed espira profondamente, con gli occhi chiusi. Le pareti soffocanti del suo incubo non erano nulla in confronto a ciò che lo attende, ma va bene così. Ha sempre saputo come gestire questo tipo di pressione. Apre l'aletta parasole, si sistema i capelli e la cravatta nera e, non appena nota la sagoma di Taehyung, prende la valigetta ed esce dall'auto. Lo raggiunge rapidamente, camminando accanto al suo scontroso partner. Più che scontroso, sembra irritato— e Jeongguk non gliene fa una colpa, soltanto per oggi.
«Cosa stai facendo?» borbotta Taehyung dopo qualche secondo, senza guardarlo.
«Più siamo vicini e meglio è.»
«Non siamo vicini», nega lui.
«Dobbiamo apparire uniti, va bene? Quindi smettila di lamentarti e affrontiamoli.» Jeongguk si ferma e Taehyung si volta a guardarlo. «Insieme.»
Taehyung sgrana gli occhi, ma almeno si attiene a Jeongguk e risponde: «Sì, come ti pare.»
Quindi eccoli lì, che si dirigono vigorosamente verso la stazione, fianco a fianco. Ci sono un sacco di maledetti furgoncini, e uno di essi ha una gigantesca antenna parabolica, cosa che difficilmente potrebbe essere un buon segno. Non appena li individuano, i giornalisti si precipitano verso di loro portandosi dietro tutta la loro confusione e li circondano in un baleno. A occhio e croce, Jeongguk direbbe che ci sono due canali televisivi che trasmettono in diretta, ma anche numerosi giornalisti e persino un fotografo, considerati i flash che tormentano Jeongguk e Taehyung. È tutto così rumoroso e caotico.
A un certo punto, sono costretti a fermarsi, completamente intrappolati, e Taehyung china il capo mentre Jeongguk cerca di tenere il mento alzato— il che è maledettamente difficile, dato che gli bruciano gli occhi. Continua a ripetere che non faranno commenti, ma nessuno sembra dargli ascolto, assillando entrambi con domande chiassosissime.
«Detective, come vanno le indagini?»
«Detective Kim, come ci si sente ad avere di nuovo un partner?»
Che razza di domanda è questa? Dannazione.
«No comment», dichiara di nuovo Jeongguk, la cui voce viene subito coperta da quella degli altri.
«Detective Jeon-Kearney, com'è lavorare con il detective Kim?»
Ancora una volta, che cazzo di domanda è?
«È davvero un serial killer a piede libero?»
«L'FBI sta lavorando a questo caso?»
«La task force si allargherà?»
Riescono a fare un passo avanti, ma non uno di più, perché la folla si attacca a loro come una fottuta colla. Il corpo di Jeongguk è improvvisamente caldo e si sente stordito, il battito cardiaco gli martella sempre più forte nelle orecchie, ma si sforza di apparire calmo e lucido. La testa di Taehyung è ancora china, probabilmente per evitare le luci accecanti, ma Jeongguk lo sente tendersi accanto a lui. Sente l'impulso di afferrargli le spalle e portarlo lontano da quell'inferno rumoroso, ma si trattiene anche stavolta e si limita a cercare di avanzare tra la folla senza assestare gomitate a nessuno.
«Ci dica di più sul caso!»
«Ci sarà un altro omicidio tra tre settimane?»
Che cazzo ne sa lui.
«Non posso parlare di un caso in corso», Jeongguk ha alzato la voce per farsi sentire, ma non sembra ancora sufficiente. «Non ho dichiarazioni da fare.»
«Cosa state nascondendo?»
«Gli abitanti di Chicago vogliono sapere cosa sta succedendo!»
Il battito cardiaco di Jeongguk è così veloce che potrebbe ucciderlo.
«Pensate di essere abbastanza competenti per risolvere quegli omicidi?»
Che diavolo? Jeongguk riesce a reprimere la sua risposta piccata, ma non è il caso di Taehyung: «Cazzo, e tu sei abbastanza competente da farti da parte e lasciarci passare?», sibila con voce pungente, facendo aggrottare le sopracciglia al giornalista, ma facendo anche raddoppiare il clamore.
Dannato Taehyung.
Jeongguk cerca di ricucire la situazione, ma nessuno ha la decenza di ascoltarlo— anche se sono lì per questo, maledizione.
Anche Taehyung tiene il mento alto e serra la mascella senza sosta. Non va bene, non va bene per niente. Ancora una volta, Jeongguk è costretto a trattenere l'istinto che lo spinge ad afferrare il polso di Taehyung e ad andarsene. Un microfono colpisce la guancia del maggiore, e chiaramente quella è la goccia che fa traboccare il vaso.
Taehyung dà una spallata a chi gli sta troppo vicino e a un certo punto urla con la sua voce roca: «Il mio partner ha detto "no comment", cazzo!» Tutti smettono di parlare per qualche secondo, stupiti e forse un po' spaventati. «Quindi toglietevi dalle palle e lasciateci lavorare.»
A quel punto, è Taehyung ad afferrare il braccio libero di Jeongguk per trascinarlo via. Jeongguk non dice nulla e segue i suoi passi, con il cuore che batte ancora troppo forte.
Jeongguk non si accorge di avere il fiato corto prima di entrare nella stazione, quasi silenziosa rispetto all'esterno.
Aspetta che il ritmo del suo cuore si regolarizzi e poi emette un profondo sospiro.
«Non puoi parlare così alla stampa, Taehyung!»
La risposta del maggiore è una secca risata di scherno. «Sì, sì. Non c'è di che, comunque.»
«Perché diavolo dovrei ringraziarti? Il tuo stupido culo ci ha appena infangato!»
«Infangato», ripete Taehyung con tono profondo e gelido. «Con te è sempre una questione di reputazione, vero?»
«Non è— oh, va' all'inferno.»
«Che cazzo avete da guardare?» Ecco il modo in cui Taehyung gestisce la propria irritazione, cosa che fa alzare gli occhi al cielo a Jeongguk, mentre apre la porta che conduce al seminterrato.
Le voci di Hoseok e Seokjin gli arrivano alle orecchie mentre scende le scale. Quando incrocia lo sguardo di Seokjin, il cuore di Jeongguk ricomincia a battere, così distoglie lo sguardo e posa la valigetta sulla scrivania mentre saluta entrambi.
C'è un breve silenzio, spezzato solo dalle parole di Jeongguk. «Dobbiamo fare qualcosa.»
Jeongguk sente la porta aprirsi di nuovo.
Seokjin si schiarisce la gola. «Riguardo ai media?»
«E dire loro cosa?» Taehyung sbeffeggia Jeongguk non appena entra con disinvoltura nella stanza. Jeongguk cerca di ignorarlo e risponde soltanto a Seokjin. «Sì, riguardo ai media. Dovremmo almeno fare una dichiarazione ufficiale.»
«Una dichiarazione ufficiale per dire cosa?» Taehyung ora è vicino a Jeongguk. «Che non faremo alcuna dichiarazione ufficiale?»
Jeongguk schiocca la lingua mentre si gira per guardare il maggiore. «Non saremmo costretti a fare una dichiarazione se tu avessi tenuto la tua maledetta bocca chiusa.»
Seokjin si acciglia. «Che cosa è successo lassù?»
«Ho sgomberato la strada da quegli stronzi.»
«Sei stato maledettamente maleducato!» contesta Jeongguk. «Non è mai un bene essere scortesi con la stampa.»
«Saremmo ancora bloccati là fuori senza la mia maleducazione, stronzo!»
La mano di Seokjin incontra il tavolo di fronte a lui con un forte boato, facendo zittire subito i detective.
«Avreste potuto prendere la porta sul retro, idioti.»
Ah.
Sì, potevano e dovevano prendere questa porta, di cui Jeongguk si era dimenticato.
«E Taehyung? Sii educato con la stampa. Almeno per una volta nella vita.»
Il detective fa un respiro affannoso. «Io terrei la bocca chiusa se fossi in te, Seokjin.»
«Mi sono perso qualcosa?» è il primo intervento di Hoseok, con la testa inclinata e un sopracciglio inarcato.
Beh, dire che si sia perso qualcosa sarebbe un maledetto eufemismo. All'agente speciale non sono sfuggite tre traiettorie che si sono aggrovigliate e poi divise. Eppure, quelle traiettorie sono ancora collegate tra loro, più nel male che nel bene.
Taehyung borbotta qualcosa e si siede alla scrivania. «Non è niente.»
«Aspettiamo il resto della squadra», afferma Seokjin tirando fuori il telefono. «Scrivo a tutti di prendere la porta sul retro, nel caso siano così stupidi da pensare di agire come hai fatto tu.»
Il tono di Seokjin non è molto severo, ma nemmeno gentile. Tutta questa situazione sta iniziando a infastidire Jeongguk, a dire il vero. Lui pensa di essere in grado di mettere da parte i suoi sentimenti per il lavoro, e forse anche Seokjin, ma Taehyung? Taehyung è un maledetto paradosso. Quell'uomo mostra le sue emozioni, ma non in modo comune. Non è il tipo che si emoziona, o che mostra genuinamente gioia o divertimento, ma quando si tratta di rabbia? Oh, cavolo, è il peggiore, sempre pronto a mostrare quanto sia di cattivo umore. È nato per essere uno stronzo brontolone.
Eppure, la mente contorta di Jeongguk riesce a trovarlo bellissimo, e forse anche un po' degno di interesse. Sono poche le persone che riescono a suscitare l'interesse di Jeongguk, in realtà. Beh, può fingere di essere interessato a qualcuno se necessario – diciamo per il suo lavoro perché, sì, a volte deve anche mentire –, ma l'interesse che prova per Taehyung? Dannatamente autentico.
Sarà la sua morte, prima o poi.
Non può permettere che un tale imbecille occupi i suoi pensieri. Eppure, è ancora combattuto tra due desideri opposti: prendere a pugni Taehyung e provocarlo il più possibile, per il semplice gusto di farlo. Jeongguk sa come e quando fermarsi, ma a volte – a volte – non vuole fermarsi affatto, e quella vocina nella sua testa prende il sopravvento sulla ragione. La ragione gli urla di fermarsi, sventolando bandiere rosse davanti ai suoi occhi, ma poi il peggior nemico della ragione si insinua alle sue spalle e sussurra: Continua, Jeongguk. Sai che lo vuoi, sai quanto desideri scoprire ciò che può essere scoperto. Sarebbe un peccato non scavare più a fondo.
Jeongguk è sempre stato troppo curioso, anche se sa quanto possa essere pericoloso addentrarsi in acque troppo profonde. Ma il fatto è che... le acque profonde sono eccitanti, emozionanti.
Jeongguk vive per il brivido.
E finora è sempre riuscito a tornare in superficie.
Leroy e Georgie sono gli ultimi a presentarsi— insieme.
«Hai davvero preso la porta d'ingresso?» Leroy prende in giro Taehyung non appena entra nel seminterrato.
«L'unico motivo per cui non l'hai presa anche tu è perché Seokjin ti aveva avvertito, moccioso.»
Leroy ridacchia, dando una pacca sulla spalla di Taehyung, prima di chiedere: «Quindi siamo sotto attacco?»
Seokjin si strofina il ponte del naso. «In un certo senso.»
«E cosa stiamo facendo a questo proposito?»
«Questa è la grande domanda, Leroy.» La voce di Seokjin ora è tesa. «Perché siete tutti così maledettamente stressati oggi?»
«Non so se l'hai notato, 'Roy, ma c'è un covo di avvoltoi là fuori.»
«Da quando un lupo ha paura di qualche avvoltoio?» risponde l'ufficiale più giovane, facendo alzare gli occhi al cielo a Taehyung.
«Da quando il lupo in questione è un maledetto maleducato», risponde Jeongguk, ottenendo uno sguardo omicida da parte di Taehyung. Niente di nuovo.
«Che cosa ha fatto?» chiede Leroy in tono divertito. «Gli ha detto di chiudere quella cazzo di bocca? Di togliersi di mezzo? Beh, è Taehyung, sanno com'è fatto!»
Taehyung, da seduto, colpisce la gamba dell'agente, probabilmente per dirgli che non è di grande aiuto. «Cosa? È vero, Taehyung non ha mai amato la stampa, ma—»
«Posso parlare per me stesso, Leroy.»
«Parla allora!» esclama Jeongguk dall'altro lato della piccola stanza, con la schiena appoggiata al muro. «Che cosa dobbiamo fare, Taehyung?»
Il maggiore incrocia le braccia al petto e fa spallucce. «Fai come cazzo ti pare, Jeongguk. Non sopporto più i tuoi piagnistei.»
«Forse non sentiresti i miei piagnistei se tu fossi un poliziotto decente!»
«Silenzio, tutti e due!» Il brusco ordine di Seokjin ha messo tutti a tacere. C'è un silenzio fastidioso, di quelli che portano Jeongguk a mordicchiarsi istintivamente il labbro.
«Lo faremo in modo sobrio, e tutti obbediranno. È chiaro?»
Tutti concordano con un mormorio soffocato.
«Perfetto.» Seokjin deglutisce mentre si aggiusta la cravatta. «La regola principale rimane la stessa: nessun commento alla stampa sull'intera task force e sul caso. Sanno già troppe cose.»
«Grazie a chi, mh?»
«Jeongguk», dice Seokjin con il tono più freddo che la sua voce possa produrre. «Taci, per favore.»
Seokjin non vuole essere cattivo. Jeongguk è quasi sicuro che abbia dovuto fingere di usare quel tono con lui.
Quando il sergente capisce che Jeongguk non parlerà più, continua: «Parlerò con loro da solo.»
Jeongguk non vuole parlare, davvero, ma non può farne a meno. «Ma io—»
«Da solo.» Raramente Jeongguk ha visto un tale bagliore negli occhi di Seokjin. «Confermerò il numero delle vittime e parlerò in modo un po' vago per compiacerli. E soprattutto farò una buona impressione, visto che i nostri detective non sono in grado di farlo.»
Jeongguk si contorce, ma riesce a trattenersi dal dire la verità.
«Cosa—»
«Accendi la TV e vedrai.»
Il sergente si sistema la giacca e si avvia verso le scale senza guardare nessuno. Una volta che se n'è andato, tutti escono a loro volta dal seminterrato e si dirigono al primo piano. La televisione è già accesa e alcuni agenti la stanno guardando. Seokjin è splendido sullo schermo, perfettamente vestito e con lineamenti seri. Jeongguk lo troverebbe intimidatorio se non lo conoscesse.
«Siamo davanti alla stazione di polizia dell'11° distretto del Dipartimento di Polizia di Chicago. È qui con noi il sergente Seokjin Kim, responsabile della task force Harrison.» La giornalista sembra più amichevole di quanto non fosse all'arrivo dei detective, ovviamente. «Sergente, può dirci qualcosa di più sugli omicidi del Predicatore?»
Seokjin si avvicina leggermente al microfono e la sua voce si diffonde nella stanza. «Per noi non esiste un 'Predicatore', ma qualcuno che ha ucciso tre persone e che deve essere punito per questo.»
I clic delle fotocamere risuonano attraverso il televisore, ma anche attraverso la porta d'ingresso, come rumore in lontananza.
«Quindi conferma che ci sono tre vittime?»
«Sì, ma non posso confermare nient'altro, perché stiamo parlando di un'indagine in corso.»
«Tre vittime in sei settimane, quindi?»
«Confermo anche questo.» La voce di Seokjin è ferma e chiara. «Questo è tutto ciò che posso condividere sulle vittime. Ci sono altre domande?»
«L'FBI vi sta aiutando in questo caso?»
Si sentono altri clic, in continuazione, ma anche un leggero brusio tra gli altri giornalisti.
«Un agente speciale ci sta aiutando, sì. Anche su questo non dirò altro.»
«Ha qualcosa da dire su quello che è successo stamattina presto, allora?»
Ok, si mette male.
«Per favore, mi dica cos'è successo.»
«Beh, uno dei detective del caso ha reagito brutalmente—»
«E si scusa per questo.»
Taehyung si irrigidisce accanto a Jeongguk. Il minore gli afferra discretamente il polso quando lo sente alzarsi.
«Non farlo», sussurra, ma Taehyung si affretta ad allontanare la mano di Jeongguk.
«Non mi dispiace neanche un po'», sibila mentre si allontana, dirigendosi verso l'uscita principale.
Jeongguk non guarda più lo schermo, ma sente il trambusto che ne proviene, così come sente le ultime parole di Seokjin, che si alzano al di sopra del rumore di fondo.
«Non ho altri commenti da fare per ora. Grazie.»
Ancora una volta, Jeongguk non vede Seokjin lasciare l'area, ma lo vede entrare di nuovo nella stazione, e incontrare Taehyung a metà strada, proprio nel mezzo della grande sala silenziosa. Jeongguk, dal canto suo, si unisce a loro e si mette accanto a Seokjin.
«Non puoi andare là fuori», dice Jeongguk, sbarrando la strada a Taehyung.
Il maggiore fa una risata di scherno mentre lo fissa intensamente. «E chi mi fermerà, eh? Tu, Jeongguk?» Poi fissa il sergente. «O forse tu, Seokjin?» Un'altra risata. «O magari tutti e due, cazzo, in coppia?»
«Abbiamo risolto la questione, Taehyung», risponde Seokjin nel modo più tranquillo possibile. «Ora è il momento di lavorare.»
«Non osare parlarmi di lavoro quando la tua priorità è scoparti un altro detective.»
«Taehyung, stai esagerando.»
«Davvero, Seokjin? Sto davvero esagerando, quando sei tu quello che—»
«Basta!» Jeongguk perde la pazienza. «Ci stanno guardando tutti, dannazione. Cerchiamo di comportarci bene.»
Taehyung alza gli occhi al cielo e cerca di aggirare Jeongguk, ma quest'ultimo è svelto a mettersi davanti a lui, questa volta ancora più vicino.
«Non puoi andare là fuori.»
«Jeongguk, lasciami passare, cazzo.»
«Mettimi alla prova, allora.»
Taehyung si ferma un attimo, esitante, prima di avanzare, ma Jeongguk lo spinge leggermente all'indietro. Il maggiore aggrotta le sopracciglia e ritenta, ottenendo un'altra sconfitta. Con i piedi piantati a terra, Jeongguk sa che non lo lascerà passare, così si permette di inarcare un sopracciglio in modo provocatorio, cosa che spinge Taehyung a ritentare con più forza, costringendo Jeongguk a incrementare la sua resistenza. Taehyung barcolla e Seokjin ne approfitta per frapporsi tra i due.
«È questo che intendi per comportarsi bene?», chiede a Jeongguk, prima di voltare la testa per guardare Taehyung, letteralmente in ebollizione. «E tu... smettila, ok?»
Tutti gli occhi sono puntati su di loro, in particolare quello di Hoseok, distaccato ma calmo davanti al disordine che stanno creando in questo momento. Taehyung continua a serrare la mascella per un po', ma alla fine si arrende, fissando Seokjin.
«Non osare più parlare a nome mio, sergente.»
Detto questo, il detective gira i tacchi e torna nel seminterrato, seguito a ruota da Leroy. Jeongguk sospira e guarda Seokjin, ancora di fronte a lui.
«Vuoi ancora che lavori con lui, adesso?»
L'unica risposta di Seokjin è stringersi di nuovo il ponte del naso.
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