Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

𝚇𝙸𝙸











Giorni lunghi e notti piacevoli.
Stephen King







𝙲𝙰𝙿𝙸𝚃𝙾𝙻𝙾 𝚇𝙸𝙸








Taehyung ci sa fare con i bambini, ma evidentemente non con gli adulti.
O forse ha solo un problema con Jeongguk.

Ad ogni modo, è uno stronzo.

È stato stupido sperare che lavorare in coppia con Taehyung lo avrebbe reso meno ostile. Non fraintendetelo, a Jeongguk non importa poi molto, è semplicemente divertente vedere quanto sia facile infastidire il detective. Il suo livello di autocontrollo sembrerebbe essere piuttosto basso quando si tratta di Jeongguk.
Eppure, non gli ha rotto i denti come aveva promesso. È un vero peccato, anche se non ci sarebbe riuscito comunque.

Al momento, Taehyung è leggermente più avanti rispetto a lui e si dirige verso il negozio all'angolo. Jaime non mentiva, è davvero vicinissimo a casa sua. L'assassino deve essere stato davvero organizzato per rapire Francis mentre camminava verso il negozio, il che conferma ciò che pensano sul suo conto. 

Taehyung entra nel negozio e Jeongguk lo raggiunge. Il locale è piccolo, stracolmo di cibo e bevande, e naturalmente ne ha l'odore, ma c'è un profumo ancora più forte. Lavanda, e proviene da Taehyung. È un profumo leggero, persino delicato, e molto gradevole—molto più del comportamento di Kim. Stona con il suo carattere, proprio come il suo guardaroba. Davvero interessante.
Si dirigono al bancone e salutano il giovane in piedi dietro di esso. Si chiama Agustín, come rivela la sua targhetta.

«Siamo i detective del Dipartimento di Investigazione», dice Taehyung mostrando il suo distintivo, e Jeongguk fa lo stesso. «Sa chi lavorava qui ieri sera?»

«Sì, signore», risponde con un lieve accento spagnolo.

«Ha notato qualcosa di strano? In particolare verso mezzanotte?»

L'impiegato ci pensa su per qualche secondo e poi scuote la testa. «Mi dispiace, ma no.»

«Conosce un certo Francis Goodman, allora?» dice Jeongguk.

«Ah, cos'ha fatto stavolta?»

«Quindi lo conosce», conferma Jeongguk.

«Tutti lo conoscono. È un idiota.»

«In realtà è morto», lo corregge Taehyung, anche se probabilmente anche lui pensa che Francis fosse un bastardo.

«Mierda, mi dispiace.» I suoi occhi si soffermano per un istante sugli scaffali pieni, ma all'improvviso tornano su Taehyung. «Come sta Jaime?»

«Bene», lo rassicura Taehyung. «È un suo amico?»

«Sì, più o meno. Viene spesso qui a scusarsi per il comportamento di suo padre. È così che ci siamo conosciuti.»

«Che tipo di comportamento?»

Agustín si volta verso Jeongguk. «Il signor Goodman è venuto qui un paio di volte da ubriaco, era più aggressivo del solito, il che la dice lunga. Una volta ha persino rotto un ripiano, perché non avevamo la vodka che voleva.»

«Che uomo affascinante», commenta con voce amara. «Non avete mai chiamato la polizia?»

«No, i suoi colleghi devono avere parecchio lavoro da fare.»

«Non esiti a farlo se qualcuno la infastidisce di nuovo.»

L'impiegato annuisce e accenna un sorriso. Questo ragazzo è amichevole, ma purtroppo non sa granché, come spesso accade. Le persone che hanno informazioni utili non sono mai così collaborative.

«Per caso», inizia Taehyung. «Conosce un certo Byron? Un tipo alto e robusto con i capelli lunghi, a detta di Jaime.»

«Sì, il motociclista.»

Un motociclista? Interessante. Anche un po' cliché.

Che atmosfera da Sons of Anarchy.

«Guida anche una Harley?» Taehyung sogghigna quando il ragazzo glielo conferma. «Lo sapevo.»

Jeongguk alza un sopracciglio, ma non replica. Agustín sospira e alza le spalle. «Viene spesso qui, ma non lo conosco bene.»

Francis era un meccanico, giusto? E Byron ha una cazzo di Harley, quindi forse questo è un collegamento.

«Se lo state cercando, vi consiglio di andare al negozio di Shrod.»

«Shrod?» Jeongguk lo guarda perplesso.

Taehyung ha la risposta pronta, e anche un'espressione seccata. «È un bravissimo tatuatore.»

Accidenti, è tatuato? Jeongguk non ci aveva mai pensato prima. Probabilmente a Taehyung starebbero bene dei tatuaggi, fin troppo per un coglione come lui.

È già troppo bello.

«Credo che qui abbiamo finito», dice Taehyung annuendo. «Grazie, Agustín.»

L'impiegato augura loro buona fortuna, prima che escano dal negozio.

«Stavolta guido io.»

Jeongguk sospira e tira fuori le chiavi dalla tasca. Non è il caso di litigare adesso e, oltretutto, non conosce la strada. Le lancia a Taehyung, che le prende al volo senza nemmeno guardarlo. Il maggiore apre l'auto e Jeongguk salta su, sprofondando nel sedile del passeggero. Taehyung accende il motore e Jeongguk non può fare a meno di fissarlo. Il cielo ha iniziato a imbrunire, cosa che mette in risalto ancora di più i lineamenti di Taehyung, in particolare la sua mascella contratta, che pulsa continuamente. Non è stanco, ma è chiaramente seccato, e non è una novità. Sembra sempre seccato, in particolare vicino a Jeongguk, e la cosa è assolutamente reciproca. Resta comunque un bell'uomo, con i capelli neri e lucenti che gli svolazzano sulle tempie e il collo nudo che lascia intravedere una vena sottile. Essere belli da togliere il fiato dovrebbe essere illegale.
E Taehyung è illegale, proprio come Jeongguk—e Seokjin.

Ah, ma non importa, giusto?

«Come fai a conoscere Shrod?», chiede dopo un po'.

«Te l'ho detto, non conosci Chicago.»

«Che nesso c'è tra l'intera città e un tatuatore?»

Taehyung tiene gli occhi sulla strada, ma solleva un sopracciglio. «Una città non ha alcun valore senza i suoi cittadini, Jeon.»

«Non stai rispondendo alla mia domanda, Kim», replica Jeongguk con lo stesso tono provocatorio.

«Non meriti una risposta.»

Meriti? È di questo che si tratta, sul serio?

«Anche tu non meriti di lavorare con me, ma hey, eccomi qui, impelagato in questa situazione», ribatte il minore e, per la prima volta, Taehyung lo fissa con quegli occhi scuri, le cui lunghe ciglia non tremolano affatto.

«Dovresti stare attento a come parli», lo avverte con voce roca.

«Dovresti stare attento alla strada.»

Taehyung distoglie lo sguardo e fa un sospiro.

Jeongguk non si aspetta che parli molto—accidenti, Jeongguk non vuole nemmeno ascoltarlo parlare—ma una cosa deve ammetterla: vedere Taehyung irritato lo soddisfa. Sentire il suo fastidio lo soddisfa. Il suo guardaroba non si addice affatto alla sua persona, ma la sua voce sì. Una voce roca, più profonda di quanto si possa immaginare. C'è qualcosa di attraente nella sua voce, malgrado la sua durezza.
Sì, la sua voce gli si addice.

Taehyung non dice una parola mentre inserisce la retromarcia per parcheggiare. Non appena il motore si spegne, esce senza fiatare e Jeongguk fa lo stesso. In un silenzio di tomba, si dirigono verso il negozio, un edificio alto con mattoni color sabbia. Taehyung apre la porta di vetro ed entrano all'interno, travolti da una stanza dipinta di verde chiaro, dove una musica rock riecheggia sulle pareti. Dietro il bancone rosso, numerose cornici adornano la parete principale, con al centro un teschio e delle ossa incrociate. Ci sono foto di tatuaggi, naturalmente, ma anche dei tatuatori e dei loro clienti felici. Sembrano dei veri professionisti, ma Jeongguk non si tatuerebbe mai lì, non gli si addice. Certo, l'atmosfera è accogliente e rilassante, ma lui avrebbe bisogno di qualcosa di più... elegante. Sobrio.

Lui ama la sobrietà.

«Taehyung! È da tanto che non ci vediamo, amico», esclama l'uomo che appare accanto al bancone, con un berretto in testa e le braccia ricoperte di tatuaggi.

«Hai ragione, Shrod», conferma il detective, dandogli un rapido abbraccio.

Due cose: primo, Taehyung conosce quell'uomo, e secondo, è davvero capace di abbracciare la gente. Caspita.

«Purtroppo sono qui in qualità di detective.» Taehyung fa un passo indietro. «Questo è Jeongguk, uh...»

«Il suo partner», dice Jeongguk con tono risoluto, porgendo una mano a Shrod, che la stringe.

«Sì, partner», borbotta Taehyung, come il bambino testardo che è.

Almeno l'ha detto. Partner, che gli piaccia o no.

«Cosa posso fare per voi, allora?»

«Conosci un certo Byron?» chiede Taehyung senza mezzi termini. È proprio da lui.

«Byron? È nei guai?»

«No, non preoccuparti», lo rassicura Taehyung. «Quindi lo conosci.»

«Sì, è un cliente affezionato e un amico, ma è da un po' che non lo vedo e non parliamo.»

Ovviamente, è sempre la stessa storia. Mai niente che sia semplice—ma a Jeongguk in fondo piace che sia così.

«È un tipo che si caccia nei guai?» chiede Jeongguk, riferendosi alle precedenti parole di Shrod.

Il tatuatore ridacchia un po', facendo spallucce. «Diciamo che è un tipo tosto.»

Adesso sì che Jeongguk ha fame di sapere.

«È un po' come te, Taehyung», aggiunge Shrod, facendo ridacchiare Jeongguk. Taehyung che fa il duro non sarà mai un'immagine poco divertente per lui–e sembra anche plausibile, a dirla tutta.

«Dove lavora?» Taehyung ignora l'osservazione, tenendo la testa alta.

«Io... davvero non lo so.»

Oppure non vuole rivelare quello che sa. «Non avevi detto che è un tuo amico?» chiede Jeongguk, dubbioso.

«Sì, ma non ne parla e io non sono un amico invadente.»

Taehyung sembra soddisfatto di quella risposta e annuisce al tatuatore. «Ti lasciamo lavorare, allora. Ci vediamo, Shrod.» Gli batte il pugno e si allontana per lasciare spazio a un cliente vero e proprio. Jeongguk aggrotta le sopracciglia, saluta Shrod e segue Taehyung fuori.

«Cosa stai facendo?» protesta il minore, una volta che sono vicini alla macchina.

«Non ci dirà nulla», Taehyung scrolla le spalle e apre la portiera del guidatore.

«Questo non puoi saperlo!» protesta Jeongguk entrando nel SUV.

«Conosco Shrod.»

«A proposito, avresti potuto dirmelo.»

«Sei il mio partner o la mia fottuta guardia carceraria?»

«Quindi adesso siamo partner?» Jeongguk sta per aggiungere qualcosa, ma chiude subito la bocca non appena le mani di Taehyung colpiscono il volante. Diamine, qualcuno ha dei problemi a gestire la rabbia.

«Certo che lo siamo, cazzo!» Volta bruscamente la testa verso di lui. «Smettila di ricordarmelo, Jeon.»

Jeongguk lo fissa di rimando, respirando lentamente dal naso. Vuole chiedergli perché.
Non perché ha colpito il volante – quella è proprio una cosa da Taehyung –, ma perché lo odia. Jeongguk non si cura di lui perché Taehyung per primo non l'ha mai fatto, ma perché deve essere così? Cosa ha fatto Jeongguk per meritarselo, lui che non vedeva l'ora di lavorare con il maggiore appena arrivato a Chicago?

Perché?

E inoltre, perché le parole gli muoiono in gola? Jeongguk vorrebbe fargli questa maledetta domanda, ma non ci riesce. I suoni non riescono a uscire dalla sua bocca, come lui non riesce a uscire dall'auto, stregato da quel luccichio di aggressività che vede negli occhi di Taehyung, dalla tensione nel suo collo.

Dannazione.

«Allora tu smettila di ricordarmi che sei un coglione», dice Jeongguk dopo qualche secondo di gelido silenzio, con gli occhi ancora fissi in quelli di Taehyung.

«Sei incredibile.» Taehyung stringe il volante, le sue falangi sbiancano. «E sei un partner di merda.»

«Però sono il tuo partner.» Jeongguk distoglie lo sguardo, non vuole vedere l'espressione sul volto di Taehyung. È stata una lunga giornata e non è nemmeno finita, perciò non ne ha proprio voglia.

A Jeongguk non importa, giusto?

Allora perché è così bello sentire quella precisa parola provenire dalla bocca di Taehyung?

Ah, non importa.

Non importa è sempre la risposta migliore, alla fine.

«Troviamo quel Byron», conclude Jeongguk non appena il motore romba.











Non l'hanno trovato.

Quel maledetto Byron non si trova da nessuna parte, ma va bene così. Davvero, va bene.

Ciò che non va bene, invece, è il modo in cui Jeongguk fatica a raggiungere la porta di casa. Il modo in cui una cosa così semplice si è trasformata in un calvario stasera. Non è nemmeno così tardi, sono le dieci di sera, ma è stata una giornata piuttosto lunga e faticosa.

Jeongguk sospira una volta arrivato davanti al suo appartamento e apre la porta blindata, dopo aver digitato il codice sul pannello. Come al solito, la richiude subito dopo, controlla tre volte la serratura e poi apre la porta dell'anticamera. Non è sorpreso di vedere una luce lontana, proveniente dalla cucina. Tipico di Yoongi.

«Mi hai aspettato.»

«Certo che ti ho aspettato, idiota», risponde Yoongi senza guardarlo, concentrato sulla padella davanti a lui.

«Ha un buon profumo», nota Jeongguk avvicinandosi. Anche Yoongi ha un buon odore.

«Ma tu no», brontola il maggiore quando Jeongguk cerca di abbracciarlo, facendolo ridacchiare. Ad essere sincero, si aspettava questa risposta.

«Capito.» Lascia andare Yoongi e si allontana. «Torno subito.»









«Saresti davvero un marito fantastico.» Jeongguk sorride quando vede due piatti disposti sul tavolo e Yoongi che lo aspetta per iniziare a mangiare.

«Sì, certo.» Inclina la testa e afferra la forchetta. «Ma non il tuo, grazie a Dio.»

«E perché no?» lo stuzzica Jeongguk, sedendosi. «Mi conosci meglio di chiunque altro.»

«Appunto.» Yoongi assaggia un boccone di riso. «Sarebbe da pazzi sposarti, conoscendoti come ti conosco io.»

«Non sono così male.»

«Oh, sei anche peggio, Ggukkie.»

Quest'ultimo alza gli occhi al cielo e inizia a mangiare. La vita sarebbe noiosa senza Yoongi, per cui lascia che si comporti come gli pare. Tanto nessuno potrebbe mai controllarlo in ogni caso. È sempre stato così: ridicolmente carino con Jeongguk certe volte e un rompipalle il resto del tempo—ma pur sempre adorabile. Il tipo di persona che lo aspetta e cucina per lui dopo una lunga giornata di lavoro.

«Com'è andata la giornata?» chiede Jeongguk.

«Meglio della tua.»

Jeongguk fa un sospiro. «Immagino che non sia difficile.»

«È stata una giornata normale.» Yoongi scrolla le spalle, con lo sguardo rivolto al suo piatto. «Ho dato lezioni e mi sono esercitato.» Poi alza lo sguardo. «Allora?»

«Allora cosa?»

«Primo giorno con Taehyung e non mi racconti un cazzo.» La forchetta di Yoongi si blocca a mezz'aria. «Non l'hai ucciso, vero?»

«Non ti preoccupi nemmeno per me!» finge di offendersi Jeongguk.

«Sei vivo e vegeto, mi pare, quindi non ne ho motivo.»

«Voleva farmi saltare tutti i denti.»

Yoongi alza un sopracciglio. «Che cosa gli hai fatto?»

«Niente!» si difende Jeongguk, ma Yoongi non sembra credergli. «Ok, forse gli ho detto che è un vecchio brontolone.»

«Benvenuti alle lezioni di Jeongguk su come fare amicizia.»

«Non stavo cercando di fare amicizia.»

Yoongi sbuffa una risata e riprende a mangiare, seguito da Jeongguk. Cenano in silenzio, disturbati solo dal rumore delle posate. Non è fastidioso, al contrario. Jeongguk ama parlare, ma riconosce anche l'importanza del silenzio. Tutti ne hanno bisogno, di tanto in tanto—soprattutto dopo una giornata del genere. Con Yoongi, comunque, non dura mai molto, almeno quando Jeongguk è nei paraggi.

«Ha detto che sono un partner di merda.»

«Ma almeno ha detto partner.»

Ecco perché vanno così d'accordo, sono sempre sulla stessa lunghezza d'onda.
Be', forse non sempre, ma comunque spesso.

«E che mi dici del nuovo omicidio?»

Giusto, Jeongguk gli ha scritto i dettagli per messaggio durante la pausa pranzo.

«Un incubo, Yoon.» Jeongguk allontana il piatto e appoggia i gomiti sul tavolo. «Sono un tipo tosto quando si tratta di cadaveri, ma dannazione, ho quasi vomitato.»

Il maggiore aggrotta le sopracciglia, e Jeongguk continua: «L'assassino, lui– lui ha torturato quell'uomo con un attizzatoio e ha lasciato una scritta in lettere maiuscole: "remember".»

«Scritta? Nel senso...»

«Sì, sul suo petto.»

«Che razza di psicopatico farebbe una cosa del genere?»

«Uno molto sicuro di sé.» Jeongguk fa un sospiro e si passa una mano sul viso. «Non ci capisco più niente.»

«E questo è fottutamente preoccupante.»

Il detective gli rivolge un lieve sorriso. «E questo è niente.»

«Dimmi di più.»

«La firma è per me. Per questo hanno formato la task force.»

«Merda, Jeongguk.» Yoongi si passa una mano tra i capelli neri. «Questo stronzo ti ha preso di mira.»

«Ha preso di mira anche Taehyung, evidentemente. Non so perché, non so come, ma credo che tu abbia ragione.»

«C'è qualche altra somiglianza con il primo omicidio?»

«Francis Goodman, la vittima, picchiava il figlio, proprio come Janice Doney.»

Jeongguk non lo direbbe mai a nessuno, ma Yoongi non è nessuno. È speciale, e il minore ha bisogno di esternare a qualcuno ciò che sa. Yoongi è un buon ascoltatore ed è muto come un pesce.

«L'assassino potrebbe essere un ex bambino maltrattato, ma questo lo sai meglio di me.»

«Sì, potrebbe.» Jeongguk appoggia il mento sul palmo della mano. «Taehyung sapeva comunicare con quel ragazzino, Jaime. Mi ha sorpreso.»

«Pensavi davvero che avesse solo difetti?»

«No, ovviamente no, ma fa lo stesso. Mi odia, ma gli piacciono i bambini, non è grandioso?»

«Allora non capisco perché ti odia.»

Jeongguk potrebbe lanciare la forchetta addosso a Yoongi in questo preciso istante. Se lo merita.

«Comunque, la sorella maggiore di Jaime è venuta qui da New York, quindi è al sicuro.»

Yoongi annuisce. «Dovete risolvere il caso alla svelta, o i media non tarderanno a interessarsene.»

«Giusto, ma non è questa la mia preoccupazione più grande.»

«E qual è?» Yoongi si china un po' in avanti, appoggiando anche lui i gomiti sul tavolo.

«Penso che passeranno tre settimane prima che venga commesso un altro omicidio.»









«Tieni», dice Jeongguk, posando la cartella sulla scrivania di Taehyung. «Un amico mi ha mandato il file e io l'ho stampato.»

I pochi altri presenti nella stanza lo ringraziano, ma Taehyung reagisce a malapena.

«Non c'è di che», insiste il minore.

Taehyung lo guarda e incrocia le braccia al petto. «Cosa vuoi che ti dica? Bravo bambino?»

«E lo stronzo di prima categoria colpisce ancora!» Jeongguk alza le mani. «Leggilo e basta.»

Il detective si allontana, prende altri due fascicoli e si dirige verso la propria scrivania, troppo vicina a quella di Taehyung, ma neanche questo ha importanza. In realtà, li ha già letti, vuole solo essere sicuro di ciò che sta facendo. Apre il fascicolo di Janice e lo mette accanto al caso correlato, quello di Taehyung. Li sfoglia entrambi e confronta ciò che sta leggendo. Ecco gli elementi in comune tra i due casi: le vittime sono due donne bianche, nude eccetto la biancheria intima, con le mani mozzate e riposte accanto al corpo, lo ioide rotto e, infine, uccise nello stesso quartiere. Sono parecchie somiglianze, somiglianze volute. E la firma? Be', quella non è un elemento in comune, ovviamente, ma una dannata provocazione. Uno sputo in faccia a Taehyung, e adesso anche uno sputo in faccia a Jeongguk, dopo il secondo omicidio.

Perché l'assassino ha fatto una cosa del genere?

No, anzi. Qual è il suo obiettivo?

Chi è? Un semplice emulatore?
E allora per quale motivo ha lasciato una firma?

Dannazione, troppe domande e poche risposte.

Troverà una soluzione. Ci riesce sempre, no? Pensa che Yoongi sarebbe d'accordo con lui.

«Avete presente quel Byron di cui parlava Jaime?» dice Leroy, in piedi davanti ai due detective.

«Avete una pista?» chiede immediatamente Taehyung.

Leroy si gratta la nuca. «Be', non proprio. Quel tizio è scomparso.»

«Neanche noi abbiamo niente», risponde Jeongguk, tirando fuori il naso dai fascicoli.

«Pensi che sia una coincidenza?» chiede Georgie dopo averli raggiunti, affiancando Leroy.

«Non vuole essere trovato», borbotta Taehyung. «Sicuramente non è una coincidenza.»

«Forse ha paura?»

«Paura di cosa, Jeon? Se se n'è andato per la morte di Francis, significa che lo sapeva.»

«Ma non significa che l'abbia ucciso.»

«Ho detto questo?»

«Va bene, signori, stiamo calmi», cerca di tranquillizzarli Leroy. Invano.

«Calmi?» lo rimprovera Taehyung. «Dovresti essere là fuori a cercare quel maledetto Byron!»

Jeongguk non ha mai visto Taehyung rimproverarlo in questo modo, soprattutto per una cosa così insignificante.

«Dai, Tae–»

«Levati dalle palle, Jeon.» Il maggiore si alza e si infila il cappotto. «Troverò quel cazzo di motociclista da solo.»

E se ne va, come se niente fosse, veloce come un tornado.

È questo che è, un fottuto tornado?

Jeongguk spalanca gli occhi. «Fa spesso così?»

«In realtà, no.» Leroy sospira. «Lascia perdere e basta.»

«Lascia perdere?» Jeongguk chiude i documenti e si alza in piedi. «Col cavolo.»

«Jeongguk–»

«Vuoi che lo lasci in pace, ho capito.» Vede un barlume di speranza negli occhi di Leroy, perciò il detective scuote la testa. «Mi dispiace, ma non posso.»

«Tu–»

Jeongguk non lo lascia neppure finire ed esce dal seminterrato, salendo di corsa le scale. Si affretta verso l'ingresso principale, salutando con un rapido cenno del capo alcuni colleghi. Una volta fuori, attraversa la strada e si ritrova alle spalle di Taehyung, pronto a salire sulla sua auto personale.

«Aspetta!»

Il corpo del maggiore sembra irrigidirsi di colpo, ma Jeongguk resta impassibile. Non gli permetterà di scappare via in questo modo.

«Con "da solo" intendevo dire senza di te, Jeon.»

«Lo so, ma come partner noi–»

«Noi niente!» Taehyung si volta di scatto. «Tra me e te non funziona!»

«E chi lo dice?» Jeongguk sogghigna. «Tu? Andiamo.»

«Lo dice la realtà dei fatti, ragazzino!»

Jeongguk si avvicina un po' di più. «Non sono un ragazzino, sono il tuo–»

«Partner, lo so, cazzo!»

«Smettila di urlare, Kim!»

«Stai urlando anche tu, idiota!»

Dannazione.

Gli occhi di Jeongguk tremolano mentre tira un sospiro per cercare di calmarsi, anche se è già calmo. «Senti, tu mi odi, a me non stai simpatico, va bene così.» Non va affatto bene così, ma chi se ne frega. «Mettiamo da parte tutto e lavoriamo insieme.»

Taehyung abbassa la testa e la scuote, guardando a terra per un attimo. «Non funziona.»

«L'hai già detto, perciò ascoltami.» Con sua grande sorpresa, Taehyung lo fa. «Hai perso Amber, e so che è difficile–»

«Non azzardarti mai più a pronunciare il suo nome», sibila lui. «Non sai di cosa stai parlando.» Taehyung non sta più urlando, ma adesso è ancora più spaventoso di prima.

«Mi dispiace, ma...» Gli occhi di Jeongguk adesso danzano in quelli di Taehyung. «Voglio solo prendere quel maledetto assassino e so che lo vuoi anche tu. Forse questa è la sola cosa che abbiamo in comune, ma dovrebbe essere abbastanza, non pensi?»

«Io penso un sacco di cose, Jeon.» Taehyung socchiude gli occhi. «Non andiamo d'accordo, non è destino.»

«Dai, nulla è predestinato!» Jeongguk odia il fatto che lo stia quasi supplicando, ma non è davvero così, giusto? «Fai uno sforzo, Taehyung.»

Il detective fa un piccolo passo indietro. «Uno sforzo non è sufficiente.»

Le stesse domande si affollano nella sua mente.

Perché mi odi? Che cosa ti ho fatto?

Adesso probabilmente suona un po' troppo melodrammatico, ma non riesce a farne a meno. Vuole capire, per una questione di principio. Sarebbe lo stesso con chiunque altro.

«Che ne dici di due sforzi, mh?»

Taehyung sembra valutare i pro e i contro, come se avesse una scelta. «Mi sorprendi, Jeon.»

«Lavora insieme a me, allora.» Lo sta implorando, non è vero? Non è proprio da lui. Maledizione, perché è scappato via dal seminterrato?

«Non ho mai detto che fosse una cosa buona.» Taehyung gli lancia un'ultima occhiata e poi si volta per salire sulla sua vecchia Ford Pinto, ma Jeongguk è lesto ad afferrargli il braccio.

«Quattro giorni e già ti arrendi, eh?»

Taehyung si libera dalla sua presa. «Io non mi arrendo, ma tu dovresti farlo», lo schernisce, tornando a guardare Jeongguk. «Non sono il poliziotto triste che pensi di dover salvare.»

Cosa? Chi ha parlato di salvarlo? A Jeongguk non frega un cazzo di lui.

Ma, per qualche motivo, questo non glielo dice.

«Allora è così? Il Lupo Solitario in tutto il suo splendore?»

«Non ho mai voluto questo stupido soprannome», brontola lui.

«Eppure eccoti qui, in questo momento ti calza a pennello!»

«Perché non mi lasci in pace, Jeon?» I lineamenti di Taehyung sono tesi, quasi contorti dal dolore. «Solo per un po', ok?»

C'è qualcosa di strano nella sua voce, una certa instabilità. È lui a implorare, adesso?

«Va bene», si arrende Jeongguk. «Ma la prossima volta non lo farò.»

«Fai come vuoi», sentenzia Taehyung, e poi si china per salire in macchina, ponendo fine a questa conversazione.

Almeno Jeongguk è riuscito a parlargli per più di trenta secondi senza rischiare la vita.









«Come sarebbe a dire che non riuscite a trovarlo?» Seokjin aggrotta le sopracciglia, appoggiando la schiena alla scrivania.

«Beh, mi sembra abbastanza chiaro», ribatte Taehyung, incrociando le braccia al petto.

«È chiaro che non avete cercato abbastanza, sì!»

«Ci stiamo lavorando da cinque giorni e–»

«È questo il problema, Jeongguk!» Seokjin stringe la presa sul bordo della scrivania. «Cinque giorni e non abbiamo trovato niente!»

«Non è vero», protesta Jeongguk. «Sappiamo come si comportava Francis, siamo riusciti a mettere al sicuro suo figlio e sappiamo che aveva almeno un nemico.»

«Un nemico scomparso! Non sappiamo nemmeno cosa li legasse.»

«Il denaro», lo corregge Jeongguk. «I debiti li legavano.»

«Ma davvero? Non abbiamo prove, solo le supposizioni di un ragazzino.»

«Un ragazzino sveglio», dice Taehyung.

«Va bene, ammettiamo che si tratti di denaro. Dunque?»

Tra i tre uomini, soli nel seminterrato, cala il silenzio: Seokjin ha chiesto agli altri agenti di tornare a casa prima, oggi.

«Francis era un alcolizzato, giusto? Cosa potrebbe volere un uomo del genere?»

«Altro alcol?» ipotizza Taehyung.

«Probabilmente sì», ammette Seokjin.

«Ma non può essere solo per l'alcol.»

«Oh, invece sì», dice Taehyung, con un'espressione stizzita sul volto. «Quella merda è veleno.»

Non è certo la reazione di una persona normale, ma Taehyung non è esattamente normale, perciò Jeongguk lascia correre.

«Va bene, diciamo che si tratta solo di alcol. Che posti frequentavano?»

«Ne abbiamo già parlato», sbotta Taehyung. «Byron è un motociclista, Francis era un meccanico. Si sono incontrati in officina, ne siamo certi.»

«Ma sappiamo anche che Francis era disoccupato da almeno due mesi. Licenziato.»

«Quindi aveva bisogno di soldi», conclude Seokjin. «E pensi che li abbia chiesti a Byron?»

«Supponiamo che l'abbia fatto. Perché Byron è sparito?»

«Questa è la domanda più importante che mi pongo, Jeongguk.» Seokjin fa un sospiro e si passa una mano sul viso.

«Abbiamo interrogato tutte le persone legate a Francis», gli ricorda Taehyung, soprattutto a Jeongguk. «Suo figlio, sua figlia, il suo capo, l'impiegato del negozio all'angolo, alcuni vicini, e ancora non abbiamo trovato niente.»

«Ci è sfuggito qualcosa, questo è certo», riconosce Jeongguk. «Se Byron è scomparso a causa dell'omicidio, come faceva a saperlo?»

«Forse non lo sapeva», suggerisce Taehyung. «Shrod non lo vede da un po'.»

Giusto, il tatuatore.

«Probabilmente è una pista sbagliata, comunque», aggiunge Taehyung. «Abbiamo un serial killer a piede libero e quel Byron non mi sembra il tipo.»

«Spiegati meglio», chiede Seokjin.

«Janice e Francis non avevano nulla in comune, eccetto la violenza. Penso che l'assassino non sia una persona molto vicina a loro.»

«Non potrei essere più d'accordo», è costretto ad ammettere Jeongguk.

«Probabilmente non lo è, sì, ma dobbiamo tener conto di ogni pista. Non è che ne abbiamo molte altre.»

«Dobbiamo risolverla in fretta, perché i media non possono essere molto lontani. Siamo già stati abbastanza fortunati.»

Taehyung ha ragione.

«Chicago è chiacchierona», aggiunge il maggiore tra i due detective. «Le voci si stanno già diffondendo.»

«Lo so», dice Seokjin. «Non preoccuparti, ci penso io. Trovatemi solo quel Byron.»

Come faceva a saperlo? Maledizione, come faceva?

Nessuno sapeva della morte di Francis, almeno fino a quando non avevano iniziato a cercare il motociclista. Nessuno lo sapeva, tranne... Cazzo.

Perché non ci è arrivato prima?

«Ollie ha visto il corpo», Jeongguk rompe il silenzio, parlando in fretta e con gli occhi sgranati. «E se conosceva Byron? E se Shrod non ci avesse detto del lavoro di Byron perché è uno spacciatore?»

«Cazzo, Jeon, è assolutamente plausibile.»

Se Taehyung è d'accordo con lui, allora è plausibile per davvero.

«Andiamo a trovare quel tipo.» Jeongguk annuisce e Taehyung risponde con un cenno del capo, mentre Seokjin li esorta ad andarci subito.

«Portatemi buone notizie, signori.»










«Okay, l'indirizzo è giusto», conferma Taehyung, così che Jeongguk possa parcheggiare il SUV... che guideranno a turno. Sembrerebbe un primo passo, ma Jeongguk non si lascia abbindolare, sa che per Taehyung non significa un bel niente. Non significa niente nemmeno per lui. Ma comunque, un primo passo è meglio di niente.

Il minore spegne il motore prima di scendere dalla vettura. Si sistema la giacca del suo abito su misura sulla spalla e si dirige verso la porta d'ingresso, seguito da Taehyung. Il parco di West Humboldt è tranquillo stasera o, se non altro, gli spacciatori mantengono un profilo basso, nascondendosi in qualche anfratto inquietante.

«Bella catapecchia per un giovane spacciatore», dice Taehyung guardandosi intorno. Ha ragione, però, è proprio una bella casa.

«Sei geloso?»

Taehyung fa una smorfia di scherno. «Sono costretto a stare qui con te, quindi probabilmente ho scelto il lavoro sbagliato, sì.»

Jeongguk alza gli occhi al cielo e bussa tre volte alla porta, facendo... ridere Taehyung? È questo che dovrebbe essere, una risata? Pensa di sì. Ma è appena percettibile.

La porta si apre subito, ed ecco Ollie, che indossa un'ampia felpa con il cappuccio e dei pantaloni da jogging. «Detective Jeon!»

Beh, questo è piuttosto inaspettato. Raramente i detective vengono accolti in questo modo. Jeongguk non si sbagliava su di lui, è un bravo ragazzo. La faccenda dello spacciatore è solo un dettaglio, finché l'uomo che c'è dietro è una brava persona. Anche le persone migliori possono fare cose spiacevoli, e Jeongguk lo sa bene.

«Come va, Ollie?»

«Bene, bene, ma immagino che per te non sia lo stesso, se sei qui.»

«Perspicace come al solito», osserva Jeongguk. «Questo è il mio collega, il detective Kim.»

Ollie annuisce e stringe la mano a Taehyung. Quest'ultimo ricambia la stretta e lancia una rapida occhiata a Jeongguk, probabilmente chiedendosi cosa diavolo stia facendo Ollie.

Non è necessario che capisca.

«Possiamo entrare, per favore?»

«Certo!» Ollie si fa da parte per farli entrare.

La piccola casa è un po' in disordine, ma Jeongguk ha visto di peggio. Ollie si dirige verso il soggiorno e li fa accomodare sul divano.

«C'è qualche problema con la mia dichiarazione?» chiede il giovane, sedendosi su una poltrona di fronte a loro.

«Non proprio, ma abbiamo altre domande», spiega Jeongguk, mentre Taehyung tira fuori il suo stupido taccuino.

Ollie annuisce per qualche secondo. «Sì, procedete pure.»

«Hai detto a qualcuno quello che hai visto a Humboldt Park?»

I denti di Ollie mordono il suo labbro inferiore, ma scuote subito la testa. «No, signore.»

«Sicuro?» Jeongguk inclina la testa. «Nemmeno a Byron?»

Ollie china leggermente la testa e non risponde. Jeongguk lancia un'occhiata a Taehyung, che fa un cenno di assenso.

«Non te lo chiederò un'altra volta, Ollie.»

Lo spacciatore si morde il labbro per un po', dopodiché sospira. «Sì, l'ho detto a Byron.» Alza lo sguardo verso di loro. «Come fate a conoscerlo?»

«Conoscere chi cerca di evitarci è il nostro lavoro, ragazzo», dice Taehyung.

«Evitarvi? No, cioè... no.»

«Avresti dovuto dirci che conoscevi la vittima.»

«Mi dispiace, detective Jeon, ma non lo conoscevo bene.»

Jeongguk alza un sopracciglio. «Innanzitutto, come fai a conoscere Byron?»

Ollie stringe le labbra, il suo sguardo saetta ripetutamente da Jeongguk a Taehyung. «Beh, ogni spacciatore ha bisogno di un fornitore, no?»

È logico che Byron, essendo un rivenditore più grande, possa fungere da fornitore per quelli più piccoli. Magari è una specie di capo, diciamo così.

«E che mi dici di Francis Goodman?»

«È venuto a trovare Byron un mese fa e c'ero anch'io. Byron mi ha detto che Francis gli doveva dei soldi.»

«Non ti ha detto perché?»

«No, e chiedere cose personali a Byron non è mai una buona idea.»

«È un tipo violento?» chiede Taehyung.

«Quando deve esserlo, ma è più minaccioso che davvero violento. Tipo quei grossi cani che abbaiano ma non mordono.»

Jeongguk ha capito che tipo di uomo potrebbe essere.

«Ti ha contattato di recente?»

«Stamattina, in realtà.» Ollie prende il suo telefono, lo sblocca e mostra loro la conversazione. Accidenti, il ragazzo è davvero collaborativo.

In poche parole, il messaggio dice che Byron tornerà domani, dopo una breve vacanza in una città limitrofa.

Ollie si riprende il telefono e fa spallucce. «Mi ha detto solo che doveva andare a trovare degli amici.»

«Subito dopo la morte di Francis, mh? Comodo», risponde Taehyung.

«Sì, so che sembra strano ma Byron tornerà domani. Vi darò il suo indirizzo, dovrete solo aspettarlo.»

Taehyung fa una smorfia di scherno e si appoggia al divano, con le gambe un po' divaricate. «Ah, sì?»

«Sì, signore.»

«Denunceresti il tuo capo solo per amore del mio collega? Suvvia, non siamo mica scemi.»

«Byron non ha fatto niente, perciò se la caverà.» Una risata sfugge alle labbra di Ollie. «Non lo faccio per amore di qualcuno, ma il detective Jeon mi ha aiutato quella notte. Ricambio il favore.»

È troppo bello per essere vero, giusto?

Ma Jeongguk si rallegra comunque, contento di aver aiutato un ragazzo così gentile.

«E chi mi dice che non lo avvertirai?»

Taehyung è sospettoso e fa bene a esserlo, ma Jeongguk ha un buon presentimento.

Senza rispondere, Ollie si alza in piedi e gli dà le spalle, scrivendo qualcosa su quello che dev'essere un foglio di carta. Poi torna indietro e lo porge a Taehyung.

«Domani andate lì, verso mezzogiorno direi. Se Byron non c'è, tornate qui e fatemi fuori.»

Questo tipo è pazzo.

Però a Jeongguk piace.

Taehyung fa un sospiro e infila il foglio nel suo taccuino. «Molto bene, giovanotto.» Si alza in piedi e lo stesso fa Jeongguk. «Ma se mandi tutto a puttane e poi sparisci, ti verrò a cercare io stesso e non ti piacerà. Per niente.»

Ollie deglutisce e fa un cenno di assenso. «Ricevuto, signore.»

«Perfetto.» Taehyung sorride e gli dà una pacca sulla spalla. «Spero che non ci rivedremo domani.»

Che cliché– che bellissimo cliché.










«Finalmente abbiamo una pista», dice Jeongguk appena Taehyung ha spento il motore.

«Se il tuo amico non ci tradisce.» Il maggiore si raddrizza sul sedile e si slaccia la cintura. «Che stai aspettando?»

Jeongguk alza gli occhi al cielo e si slaccia la cintura di sicurezza, prima di aprire la portiera. «Buona serata anche a te, Kim.»

«Sì, sì, come no.»

Jeongguk sbatte la portiera ed esce dal garage, dirigendosi verso la sua Range Rover. Stasera fa dannatamente freddo e rabbrividisce un po'. In fretta e furia apre l'auto e salta su, sedendosi dietro il volante di pelle. Inspira profondamente, lasciando che l'odore penetri nei suoi polmoni, e poi espira.

È stata una lunga giornata.

Ma potrebbe durare ancora un po'.

E forse così sarà.

Jeongguk mette in moto il SUV e parte a tutto gas. Che piacere guidare la propria auto dopo una giornata del genere. Il parabrezza immacolato mostra ai suoi occhi la bellezza di Chicago, le luci al neon che si riflettono sui finestrini. Guida veloce, ma non in modo incosciente, rallentando quando si imbatte nel traffico più intenso.

È una buona idea fare quello che sta per fare?

No, non è una buona idea. È ragionevole farlo, considerato il suo livello di stanchezza?

Ah, non importa. Jeongguk scrolla le spalle non appena il semaforo diventa verde e schiaccia il piede sull'acceleratore. Non ci mette molto a entrare nella West Town e, pochi minuti dopo, a Wicker Park. Lì tutto sembra più colorato, bar e ristoranti illuminano tutte le strade del quartiere che non dorme mai. Quella zona di Chicago gli si addice.

Jeongguk rallenta per cercare un posto libero e, quando l'ha trovato, parcheggia comodamente l'auto. Apre l'aletta parasole e si sistema i capelli, scostandone una ciocca. Chi sarebbe così bello dopo una giornata del genere, mh? Pochi uomini, risponderebbe Jeongguk.

Rimette a posto l'aletta parasole e scende dall'auto. Si dirige verso l'edificio in mattoni, supera l'ingresso, sale le scale e si precipita al terzo piano. Una volta arrivato, si apre due bottoni della camicia e si avvicina alla porta, bussando tre volte.

La porta si spalanca e Jeongguk si precipita nell'appartamento, spingendo l'uomo al suo interno. Chiude la porta con un calcio e non lascia neppure parlare Seokjin, catturandogli le labbra con le sue, che si muovono con la stessa fretta delle dita di Jeongguk sulla sua camicia. Un attimo dopo, il petto nudo del maggiore è premuto contro quello di Jeongguk e le loro camicie si sono perse da qualche parte nella stanza. Jeongguk lo fa indietreggiare senza abbandonare le sue labbra, finché la schiena di Seokjin non si scontra con il muro e i loro respiri frenetici riecheggiano nel salotto.

E pensare che in parte si era presentato a casa sua per metterlo al corrente della nuova pista.

Seokjin sorride contro le labbra di Jeongguk e sussurra: «Ti sono mancato così tanto, mh?»

Jeongguk vorrebbe ordinargli di inginocchiarsi, ma invece si limita a mordere il labbro inferiore di Seokjin. «Scommetto che io le sono mancato, sergente.»

Quest'ultimo inspira profondamente, il suo sguardo si perde in quello di Jeongguk quando qualche centimetro si frappone tra loro, concedendogli di riprendere fiato. Seokjin non risponde, gli fa strada a sua volta, spingendo Jeongguk sul divano una volta che vi si trova davanti.

Il maggiore continua a rimanere in silenzio, ma si mette in ginocchio senza che nessuno glielo chieda. Jeongguk chiude gli occhi ed emette un profondo sospiro mentre Seokjin gli slaccia la cintura, allentando un po' la pressione sul cazzo già duro di Jeongguk.

Seokjin ha davvero sentito la sua mancanza, data la rapidità con cui gli abbassa i pantaloni, sfiorando la pelle di Jeongguk con le labbra e con le dita, facendolo quasi gemere con quel semplice contatto.

Dannazione, maledetto Seokjin.

Il sergente lo lascia soffrire un po', limitandosi a baciargli l'interno coscia e persino a mordicchiarlo, a un certo punto.

«Ti voglio sopra di me», riesce a dire Jeongguk, afferrandogli alcune ciocche di capelli e percependo le labbra di Seokjin che si tendono in un sorrisetto contro la sua pelle.

«Sei impaziente stasera.»

Jeongguk grugnisce. Fa troppo caldo e i suoi polmoni si riempiono solo di desiderio. È impaziente, in effetti, ma per un'ottima ragione.

È stata una giornata lunga e difficile, deve avere almeno un bel finale.

Le dita del maggiore tracciano l'elastico dei boxer di Jeongguk, pronte a sfilarglielo da un momento all'altro, quando una suoneria insistente li interrompe, facendo accigliare Seokjin.

Anche Jeongguk si acciglia: chi diavolo usa una suoneria così orribile?

Seokjin si alza e si affretta a rispondere al telefono. Che diamine sta succedendo?

«Ciao, non– cosa?»

Jeongguk si rimette in fretta i pantaloni, faticando a tenere a bada la sua maledetta erezione. Riesce ad allacciarsi la cintura e si alza in piedi per raggiungere Seokjin.

«Ma perché adesso?» Seokjin si acciglia ancora di più. «Sì, sì, fai quello che puoi. Grazie.»

Jeongguk inclina la testa da un lato quando il sergente riattacca, aspettando che gli spieghi cosa sia successo.

«Sono trapelate delle informazioni.» Seokjin sospira, mentre Jeongguk serra gli occhi più forte di quanto vorrebbe.

Sa che cosa significa.

«La guerra mediatica è iniziata.»

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro